Benvenuto, Ospite
Nome utente: Password: Ricordami
  • Pagina:
  • 1

ARGOMENTO:

Il risveglio 30/09/2015 17:59 #1

  • ZaKXIII
  • Avatar di ZaKXIII Autore della discussione
  • Offline
  • Senior
  • Senior
  • Messaggi: 56
  • Karma: 1
  • Ringraziamenti ricevuti 12
Il risveglio

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Ripresi conoscenza come dopo un lungo sonno, quando il cervello si sveglia ma gli occhi non si vogliono aprire.
Li sentivo pesantissimi e il mio corpo era come congelato, la mia mente era libera e leggera e mi domandai se avevo un motivo per alzarmi, ero così spossato che non seppi darmi neanche una risposta.
Ebbi una strana sensazione e sentivo rumori piuttosto inquietanti intorno a me, come di natura selvaggia.
Raccolsi le forze e cercai con tutto me stesso di sollevarmi e di aprire gli occhi, ma ero come attaccato al pavimento. Non riuscivo ad alzarmi, allora mi concentrai ad aprire gli occhi, ma i raggi del sole erano come spilli che mi provocavano un dolore atroce.
Attesi paziente che imbrunisse e nel frattempo cercai di riprendere confidenza con i miei arti che erano quasi del tutto atrofizzati, poco dopo qualcosa oscurò il sole e tentai di nuovo di riaprire gli occhi.
Ci misi un po’ per mettere a fuoco ciò che mi circondava, quello che vidi non mi piacque neanche un po’, c’era una pila di teschi umani che s’innalzava dinnanzi a me e che formava una sorta di piramide e io ero ricoperto da vegetazione, dei rampicanti mi avevano intrappolato a terra. Fu a quel punto che mi chiesi da quanto tempo ero lì, che posto era quello e, forse, la domanda che mi terrorizzò più di tutte, chi ero Io?
Fui colto da una crisi di panico e per l’agitazione cominciai a divincolarmi e a strappare e scansare tutta la vegetazione che mi sovrastava ero in preda alla follia.

Quando mi riuscii a liberare alzandomi vidi che sotto di me c’era uno strano Libro con una copertina fatta di una pelle molto liscia e la rilegatura era fatta con delle budella di animale, era inquietante, impresso a fuoco c’era una scritta “Necronomicon”.
Mi guardai intorno e vidi delle rovine fatiscenti, la testa mi stava per esplodere, ero terrorizzato, il cercare di ricordare mi ossessionava.
Continuai a rimuovere le erbacce da quello che era stato il mio “letto” per chissà quanto tempo in cerca di indizi. Il Libro giaceva al centro di quello che via via, risultò essere un cerchio di pietra con una grande stella a cinque punte disegnata.
Mi sedetti a riflettere cercavo di capire dove mi trovavo e cosa era successo ed ero incerto se aprire o meno il libro, magari dentro c’erano indizi sugli eventi, forse era un mio Diario?
Dopo aver meditato a lungo decisi di aprire il Libro.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Tanto per chiarirmi le idee, quel libro era scritto (non so neanche se definirla scrittura) in maniera totalmente incomprensibile, l’unica cosa che si capiva era il titolo, Necronomicon.
Anche se veramente inquietante quel libro era l’unico documento che mi legava a un mio passato sconosciuto e dopo averci pensato per un po’, decisi di portarlo con me.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Innanzi a me una Foresta di alte piante e vegetazione fitta si erigeva, mi feci coraggio e dopo aver racimolato degli stracci dalle ossa presenti in quell’assurdo posto per coprirmi le pudenda, mi armai di coraggio intenzionato ad allontanarmi il più possibile da quel posto maledetto in cerca di risposte…

Viaggio verso l'ignoto

Definirla Foresta era un complimento, quello era un vero e proprio inferno verde, la vegetazione era così fitta che anche i raggi del sole faticavano ad entrare.
Tutto era condito da serpi, orsi, lupi che poco spaventavano, vagavano anche loro storditi e impauriti da quell’inferno fatto di piante che celavano bestie assai più aberranti della fauna normale.
L’acqua non mancava, trovavo pozzanghere create dall’umidità notturna, ma la notte pativo il freddo e la fame. Incominciai a sfruttare la fitta natura che mi circondava per cacciare animali, ma anche loro erano rari in quel posto visto che finivano in pasto alle creature che la notte vagavano, ero ormai partecipe del grande gioco della sopravvivenza.
Le mattine erano asfissianti, l’umidità ti entrava nelle ossa e le notti gelide, ormai avevo perso la cognizione del tempo, tutto sembrava già visto, era un vagare incessante mangiavo ciò che racimolavo e spesso mi creava forti dissenterie o stati allucinatori. L’acqua, quella non mancava ma la sete era l’ultimo dei miei problemi, la fame mi stava lacerando le budella e quella notte mi addormentai sopra all’ennesimo albero con la consapevolezza che probabilmente sarei morto, ma così non fu.
Fui svegliato del fragore di un lupo grigio che era rimasto intrappolato al laccetto di arbusti che avevo sistemato sotto il mio giaciglio e armato di un bastone mi lanciai sopra di lui con una ferocia che mise in dubbio dentro di me tra chi fosse la bestia selvaggia tra i due.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.




Uccisi quel “povero” lupo, e con una pietra tagliente lo scuoiai e ne ricavai della pelliccia delle pelli e forse la cosa che più agognavo, carne.
La fame ormai era il mio unico pensiero, ora avevo della carne, ma i miei problemi non erano finiti, dovevo cuocerla, mi serviva del fuoco, raccolsi della legna e con la pietra grattai anche dei legnetti fini dai fusti delle piante, preparai tutto per fare un falò e iniziai a cercare di accenderlo. Pietra contro pietra, legna e pietra tentai e ritentai tanto che venne notte, ma il fuoco non ne voleva sapere di partire, la era legna troppo umida e le mie mani erano devastate dai tentativi. Addentai un pezzo di carne cruda per la fame, ma i dolori che mi causò quel boccone mi fecero capire che sarei morto di qualche infezione se avessi continuato a consumare quel pasto. Forse era meglio non averne di cibo tra le mani.
Risalii sull’albero, mi aspettava una notte non al freddo per lo meno, visto che con la pelliccia del lupo avevo fatto qualcosa per coprirmi, ma con la fame come inseparabile compagna, stavo per assopirmi quando il mio sguardo fu catturato da uno strano bagliore che proveniva dalla foresta, non mi muovevo mai di notte per via delle aberranti creature che sentivo, ma spinto dalla fame decisi di andare a dare un’occhiata.


Mentre mi avvicinavo alla zona, incominciai a sentire odore di legna bruciata e pensai, un fuoco? ma chi accende un fuoco nella notte in questo inferno? Tra paura e curiosità arrivai nei pressi dello strano bagliore, e da un fitto cespuglio celato, guardai e vidi qualcosa che non avevo mai visto, una creatura infuocata con delle braccia e una testa vagava ed ardeva tanto forte che riusciva a bruciare anche l’umida vegetazione circostante, pensai che ormai la fame mi giocasse davvero butti scherzi, ero in preda alle allucinazioni?! Ma, non sapendo neanche come rispondermi, non sapendo più distinguere tra realtà e allucinazione, feci forse la cosa più sensata, raccolsi un ramo incendiato e della legna vicino a dove era passato quell’essere e tornai al mio albero seguendo il sentiero di vegetazione segnata che avevo lasciato.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.




Giunto all’albero con quella torcia improvvisata tentai di accendere la legna secca che avevo raccolto nei pressi dell’essere di fuoco e di far partire un bel falò per cucinare la carne di lupo e finalmente mangiare. Era notte ma ormai non m’ interessava, non potevo rischiare di far spegnere la torcia aspettando la mattina e così mi adoperai a bruciare la legna incurante di tutti i pericoli dai cui da giorni mi nascondevo, un’incoscienza dettata forse dalla fame.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Fu quasi mattina ma riuscii a dar vita ad un fuoco adatto a cucinare la carne di lupo, misi anche altra legna vicino al falò ad asciugare, volevo sfruttare al massimo quel calore visto quanto sacrificio ci era voluto per accenderlo. Mi scaldai e gustai quel pezzo di carne che pareva una gran specialità rispetto a quello che fino a quel momento ero riuscito a rimediare.
Placata la fame, i miei pensieri ripresero a farmi visita e mi ricordai anche del libro che portavo con me, finora mi era servito solo come poggiatesta, ma riaprendolo fui sorpreso di come l’umidità e la poca cura che gli avevo prestato non l’avessero per nulla intaccato.
Il contenuto? incomprensibile, il mio passato? un mistero, quel posto? un inferno, insomma, cosa chiedere di più alla vita? Sorrisi dentro di me e pensai, almeno ho mangiato, mi bastava.
Quel fuoco mi ancorò a quella zona, mi ero sempre mosso nei giorni infernali in quella foresta maledetta, ma adesso il solo pensiero di non riuscire a accenderne un altro mi provocò un istinto materno e mi presi cura di lui come una madre nutre il proprio figlio. Passai molti giorni a curare il fuoco, finchè.
L’odore di carne cotta attirò un orso che vagava nella foresta, anche lui in preda alla fame, presi il mio bastone pronto ad affrontarlo, ma poi mi dissi, un orso spezzerà il bastone e mi ucciderà, così sacrificai l’ultimo pezzo di lupo cotto per attirarlo in una trappola di arbusti sotto ad un albero così da avere un vantaggio. L’orso si avvicinò titubante e sospettoso, ma la fame evidentemente gli fece perdere la ragione, si tuffò sulla carne di lupo rimanendo intrappolato, gli saltai addosso dall’albero colpendolo con tanta forza sulla testa che il mio bastone si spezzò, l’orso si alzo in piedi frastornato, era un colosso, ma io mi lanciai con tutta la mia forza addosso con il pezzo di bastone che mi era rimasto cercando di trafiggerlo al cuore, riuscì a conficcarne solo una parte, l’orso accusò il colpo e bramì di dolore, poi si abbassò e cominciò a fare degli strani movimenti sordi, collassò al suolo e il bastone fece il resto. Rimasi sbalordito, chiedendomi come quel povero orso forse morto, poi mentre lo macellavo con la mia pietra affilata, trovai il pezzo di carne di lupo incastrato nella sua gola, ed esclamai dentro di me “La morte vuole la scusa”… e dunque mi riaffiorò quello che sembrava un detto che conoscevo, qualcosa che apparteneva al mio passato, la cosa mi fece ben sperare.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Ricavai altra pelliccia, pelli e molta carne. Con la testa dell’orso feci un copricapo che desse tregua ai dolori alla cervicale procurati da quella umidità infernale..
Con il fuoco essiccai la carne facendone una gran scorta, adesso il cibo non mi mancava, mangiai abbondantemente, (la carne di orso era meno stoppacciosa di quella di lupo per via del grasso), caricai la sacca ricavata dalle pelli dell’orso molto più capiente del sacchetto ricavato con le pelli di lupo e decisi che l’indomani mattina mi sarei rimesso in viaggio per trovare delle risposte alle mie domande, misi anche dei pezzi di carbone nel sacchetto e salii sull’albero. Mi addormentai con malinconia all’idea che l’indomani avrei lasciato quella che per alcuni giorni era stata la mia casa.
La mattina fui svegliato da un aroma molto strano che si differenziava molto dagli olezzi della foresta di cui ormai ero assuefatto. Visto che dovevo riprendere il cammino e non avendo idea di quale direzione prendere ( in quella foresta tutto sembrava uguale), m’incamminai seguendo quell’odore “strano”. Camminai per un bel po’, fino a che sbucai in una radura dove al centro vi era un piccolo lago. Seduto su uno sgabello di legno se ne stava un anziano signore con i capelli verdi e un cappellaccio in testa, una canna da pesca in una mano e una pipa nell’altra, come se nulla fosse, pescava e fumava in quel luogo infernale. Era una situazione irreale in quel contesto (devo ammettere che i capelli verdi mi fecero sbroccare) ma ormai non sapendo più quale fosse la realtà mi avvicinai. Vicino a lui c’era un cavallo che si voltò mentre mi avvicinavo, il Vecchio non mosse un cenno e io non sapendo come esordire feci un bel colpo di tosse nervosa, a quel punto il Vecchio sempre immobile mi disse: “Dove te ne vai di bello Giovanotto”? Io risposi: “In verità mi sono perso nella foresta” e lui: “Sicuro che è solo la via che hai smarrito, Giovanotto”? e si fece una boccata di pipa. Quella domanda mi spiazzò, subito mi domandai chi era quel vecchio se fosse reale o ero di nuovo vittima di allucinazioni, sospirai e decisi di rispondere ma mentre stavo per farlo il mio silenzio fu rotto da un'altra sua domanda: “Comunque, come ti chiami Giovanotto”? Ecco un'altra domanda alla quale non sapevo rispondere, ma mi venne in mente di manipolare l’unica parola letta che forse mi agganciava al mio passato, il nome del Libro che avevo con me, Necronomicon, ma decisamente troppo lungo così risposi: Mi chiamo Necromicon! (due lettere in meno…genio) il vecchio rimase in silenzio, si fece un’altra boccata dalla sua pipa e disse: “Necromicon, ho già sentito quel nome da un Sacerdote di Moonglow, ma non sembrava parlasse di qualcuno”… Moonglow? Sacerdote? Inutile dire che nella mia mente non riaffiorò nulla che potesse farmi ricordare qualcosa di chi ero, però mi sembrò una buona cosa e decisi di chiedere più informazioni al Vecchio a riguardo e gli domandai: “Spiegati meglio”? e lui mi raccontò che una volta si era mutato in Serpente per esplorare indisturbato le zone selvagge intorno a Papua (cosa?!? Mutato? Serpente?) e mentre era nei pressi di un Tempio in quella zona sentii due Sacerdoti con i vessilli di Moonglow confabulare di un certo Necronomicon, a quel punto la domanda nacque spontanea: “Cosa c’è nella Pipa”? e lui mosse le spalle come se accennò a una risata e rispose: “Malerba Giovanotto, perché me lo chiedi”? e io: “Oh, nulla, mi piace l’aroma”. Ora, il racconto del Vecchio fu a dir poco bizzarro, e il fumo passivo emanato dalla pipa stava cominciando a farmi sentire strano, ma le informazioni emerse erano di più di quello che potevo sperare, dovevo arrivare a Moonglow e trovare quel Sacerdote. Così chiesi al Vecchio come potevo uscire da quella foresta e come raggiungere Moonglow, mi parlò di una città poco distante (sempre per chi conosce quel posto) Trinsic, da lì mi sarei dovuto imbarcare visto che Moonglow era un’ Isola lontana e mi diede anche un nome, Azazel, suo amico e capitano contrabbandiere. Stavo per chiedergli in che direzione dovevo andare per raggiungere Trinsic quando mi anticipò dicendomi: “Sali sul mio cavallo Giovanotto, ti porterà lui fuori dalla foresta fino a Trinsic” e indicò il suo cavallo. Il cavallo si avvicinò e io salii, poi aggiunse: “Nella sacca c’è del pesce cotto, buona fortuna Giovanotto”. Il cavallo si mise subito in marcia ebbi solo il tempo di dire: “Grazie, ma qual è il tuo nome”? e il vecchio rispose: “ Polifeus, Giovanotto” il cavallo s’infilò nella foresta spedito.


Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.





Verso un nuovo inizio

Dopo alcune ore di marcia la Foresta iniziava a sfittirsi , il paesaggio inizio ad essere meno selvaggio e l’aria era decisamente meno fitta e vidi in lontananza le mura di una città, Trinsic. La vista di segni di Civiltà mi rincuorò e pensai a tutto quello che avevo patito in quell’inferno verde, avevo poco di cui essere contento vista la mia situazione, ma l’essere sopravvissuto mi bastò.
Giunti alle porte di Trinsic il cavallo si fermò (era uno strano cavallo un po’ innaturale, ma a vedere il padrone) scesi e feci qualche passo in avanti mi voltai per esclamare al cavallo: “ce l’abbiamo fatta”!!! ma, il cavallo era sparito. Ormai poco mi stupiva, non mi domandai neanche se magari era stato tutto frutto della mia immaginazione, ero fuori da quell’inferno, avevo davanti una città e un luogo da raggiungere, forse erano macchinazioni del mio cervello che in forma piuttosto fantasiosa mi guidavano verso il mio passato, chissà.
Arrivato al cancello la Guardia della città non voleva farmi entrare, diceva che l’accesso era permesso solo ai cittadini di Trinsic e poco gli importò che ero un sopravvissuto della Foresta a quel punto gli chiesi del Capitato Azazel e mi disse di chiedere alla guardia del cancello a Est e così feci. La guardia del cancello Est mi disse che il Capitano era solito attraccare alla spiaggia poco prima del ponticello sotto il cancello est così da scamparsi i dazi per l’attracco al porto di Trinsic. Mi accampai alla spiaggia e attesi.
Alle prime luci dell’alba mi svegliai e vidi una barca che si stava accostando alla spiaggia, raccolsi la cima e li aiutai ad attraccare … domandai del capitato Azazel e subito sentii: “Sono io, cosa vuoi ragazzo”? così gli dissi che dovevo raggiungere Moonglow e lui: “Sei fortunato ragazzo, domani all’Alba partiremo per Moonglow e visto che sono a corto di uomini per via dello scorbuto ti pagherò 200 gp e ti darò questi stracci , sarai il mio mozzo fino a Moonglow”. L’unica cosa che m’interessava era raggiungere Moonglow, quindi accettai la proposta del capitano senza pensarci molto (anche perché non ero neanche in grado di stabilire se fosse onesta).


Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.




Scaricai e ricaricai la stiva di strane casse fino a tarda notte e poco dopo che mi ero assopito un urlo ruppe il nostro sonno: “SVEGLIA SVEGLIA SOTTOSPECE DI MOZZI, MOLLATE GLI ORMEGGI SI SALPA PER MOONGLOW” sulla nave fu un caos… Il capitano anticipò la partenza, chissà per quale motivo…
Fu un lungo viaggio, quasi rimpiangevo la Foresta….

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Finalmente, un giorno l’urlo che tanto aspettavo arrivò “TERRA, TERRA” … Finalmente Moonglow. Il Capitano ormeggiò la nave sulla costa sud lontano dalla città, per evitarsi i dazi o chissà cosa, mi diede i 200 gp dopo che scaricai la stiva e mi disse: “Sei un bravo marinaio ragazzo, se vorrai ci sarà sempre posto per te sulla mia nave come mozzo” Lo ringraziai dell’offerta (avrei affrontato piuttosto il mare a nuoto) e m’incamminai verso nord per il sentiero che portava alla Città di Moonglow. Lungo la strada incontrai un cavallo che pascolava sulla via, mi venne vicino, cercai di domarlo e dopo un po’ mi permise di cavalcarlo.
Arrivai nei pressi di un cimitero e vidi uno strano corpo per terra, mi avvicinai per dare un occhiata, era proprio strano sembrava un morto dissotterrato e mi chiesi come fosse finito lì, dalla vegetazione circostante il cimitero sbucò uno strano individuo in sella a un cavallo nero, piuttosto “inquietante”.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Con fare gelido mi chiese chi ero e cosa facevo lì, un po’ titubante gli dissi che stavo recandomi in città e che il mio nome era Necromicon.
All’istante lo sguardo dell’individuo cambiò, e mi chiese che cosa ne sapevo io del Necronomicon con voce minacciosa, a quel punto non mi rimase che dirgli del Libro che avevo con me e di come ne ero venuto in possesso, glielo mostrai chiedendogli se era in grado di leggerlo, ma con un secco no mi chiese di seguirlo senza discutere. Lo seguii anche perché percepivo di non avere altra scelta, mi portò vicino a uno strano “portale” come lo definì lui. Quel portale permetteva di viaggiare di luogo in luogo immediatamente (potevo evitarmi il viaggio con il Cap. Azazel porc…) fui sbalordito da quell’affare, ma neanche il tempo di sbalordire che fui spinto a entrare dall’individuo con destinazione Papua.
Papua? Dove avevo sentito questo nome, certo, Polifeus e i territori selvaggi nei dintorni di Papua, tutto stava combaciando con il racconto di quel vecchio pazzo, infatti poco dopo venni condotto al tempio (anch’esso menzionato da Polifeus). Attaccati i cavalli all’ingresso del Tempio, all’ennesimo: “seguimi” pretesi di conoscere il nome dell’individuo, e, finalmente si presentò, dicendo: “Sono Sean, sono un Sacerdote, ma ora seguimi, presto”. Sacerdote, ancora un pezzo combaciava con la storia di Polifeus sentivo di essere sulla strada giusta, lo seguì e fui guidato all’interno del tempio in una stanza piena di strani oggetti , in una vetrinetta spiccava un grande libro di fattura molto simile a quello che portavo con me, sulla copertina c’era scritto Necronomicon, come nel mio, solo che era molto più grande.

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Sean mi raccontò di come quel libro era stato ritrovato sepolto sotto delle macerie, notai che a differenza del libro in mio possesso, oltre alle dimensioni, il libro era una sorta di raccoglitore e non aveva delle pagine scritte come il mio, a quel punto Sean mi disse di tornare a Moonglow e di cercare il Capo del Culto il sommo Gabriel, l’unico che poteva darmi delle risposte sul libro in mio possesso. Improvvisamente si ammorbidì, nei toni e nei modi, mi disse che potevo fermarmi al tempio per la notte e riposare, poi mi diede indicazioni su Moonglow e di come incontrare Gabriel, ci rifocillammo e mi mostrò la mia stanza. Fu una notte piena di domande, ma sentivo che ero sulla via giusta.
La mattina mi alzai di buon’ora, scesi nella mensa del Tempio, trovai sul tavolo del pane e una brocca d’acqua, non c’era traccia di Sean. Mangiai il pane e bevvi l’acqua, dopo tornai a prendere i miei effetti in camera e uscii dal tempio alla volta di Moonglow.
Arrivai a Moonglow in tarda mattina, esplorai la città e trovai la locanda dove Sean mi aveva detto di avere una sua stanza in cui potevo alloggiare, dovevo solo attendere. Così per giorni non feci altro che girare per la città in cerca di qualcuno che mi salutasse o che mi tornasse in mente qualcosa del mio passato, ma così non fu, uscivo dalle mura per cacciare nei boschi intorno Moonglow e la sera tornavo a dormire alla Locanda in attesa di incontrare Gabriel.
Passò una settimana, mi sentivo meglio, quella vita per me era agiata dopo quello che avevo patito dal mio “risveglio”, ma, i giorni passavano e di Gabriel non vi era traccia, chiesi a chiunque nella città, mercanti, cittadini nessuno sapeva chi fosse o dove si trovasse questo Sommo, forse dovevo fare più domande a Sean su come incontrarlo.
Una mattina finalmente, scesi le scale della locanda che portavano alla mia stanza e a un tavolo vidi un tipo sinistro, pensai subito che si trattasse del Sommo Gabriel capo del Culto.
Mi avvicinai a lui e neanche aprii bocca che mi chiese di seguirlo, camminammo fino al Tempio della Città, (la gente non incrociava mai il suo sguardo, anzi direi che abbassavano la testa pur di non incrociarlo e la strada si liberava al suo passaggio, si notava una sorta di soggezione nei suoi confronti). Giunti al Tempio mi chiese di entrare e di mostrargli il libro, stavo per fargli una domanda quando alzò la mano mimando il gesto di fermarmi dal domandare e disse: ” Recati subito alla costa di sud-ovest, il Sommo ti attende” e indicò la porta del tempio, feci un cenno con il capo in segno di consenso e uscii dal tempio in tutta fretta, tornai alla locanda a prendere il mio cavallo, passai per il cancello ovest della città dove c’era la strada che girava intorno all’isola,invitai di briglie il mio cavallo a fare svelto e dentro di me pensai che forse di lì a poco le risposte che cercavo mi attendevano. Provai ad immaginare l’aspetto di questo Sommo Gabriel, a vedere i suoi Sacerdoti doveva essere un tipo terrificante.
Dopo una mezz’ora a cavallo, ero giunto alla costa sud-ovest, c’erano solo un paio di costruzioni, ma di tipi terrificanti neanche l’ombra. Girai i dintorni per un’oretta e l’unica persona da quelle parti era un Vecchio contadino intento a raccogliere il grano, decisi di chiedergli se aveva visto qualcuno aggirarsi nei dintorni e lui mi disse: “No, a parte te, qui non è passato nessuno Giovane” e poi aggiunse: “Cerchi qualcuno in particolare”? (Titubante se mettere a parte quel vecchio dei miei affari decisi di chiedergli se conosceva il sommo Gabriel), così dissi: “Cerco il Sommo Gabriel, ma dubito che tu lo conosca vecchio” (ammetto che usai un tono sbeffeggiante), ma il vecchio mi rispose: “Invece sei in errore, conosco molto bene il Sommo Gabriel, sono io” a quel punto alle dichiarazioni del vecchio scoppiai a ridere, ma improvvisamente l’aria diventò fredda, la natura aggrinzi e una sorta d’ombra calò tutt’intorno. Improvvisamente quel vecchio contadino sornione non appariva più tanto amichevole i suoi occhi divennero terrificanti, lì capì che avevo trovato veramente il Sommo Gabriel. Rimasi scosso dall’evento, Gabriel mi disse: “ora mostrami il Libro” e si avvicino verso me, con le mani che mi tremavano presi il Libro dal mio zaino e glielo diedi, il Sommo, aprii il libro e sollevò un sopraciglio e poi esclamo: “Bene, adesso non avrai risposte da Me, prendi questa lettera e portala alla Sacerdotessa del Tempio di Papua, conosci la via, svelto, terrò io il tuo libro, ora va”…

Questa immagine è nascosta per gli ospiti.
Effettua il login o registrati per vederlo.



Presi la lettera e non mi sentii di dire nulla mimai con la testa un “si”, ero ancora turbato dal nostro incontro, mi diressi con il mio cavallo verso il portale per raggiungere Papua.

Giunto a Papua nella mia testa i pensieri si intrecciavano, tutto diventava sempre più intricato, ogni domanda generava altre domande a quel punto pensaii a cosa mi aspettasse al tempio, ma la voglia di risposte mi diede la forza di avanzare nel fitto mistero nel quale mi ero risvegliato, “ forse sto inseguendo una Chimera”…
Ecco che sbucò un altro modo di dire, cos’era una Chimera? (fa anche rima)… mi levai subito quella domanda dalla testa, la presi come un riaffiorare di remoti pensieri e diedi un colpo di redini al mio cavallo per farlo accelerare verso il Tempio, dovevo consegnare la lettera di Gabriel alla Sacerdotessa, non avevo tempo da perdere.

Si prega Accedi a partecipare alla conversazione.

Ultima Modifica: da .
  • Pagina:
  • 1
Moderatori: Biagioxassuntapeppemt83thetraffickerBanned92piecoroneBigHunterBurningSoul7narabocchiskami88MythosVermilinguoCervantesgiampiYgrituoiOwlUOIlucadominadudaShadowUOIr3v3Mercuri03thespawn77zinzunsoulblade
Tempo creazione pagina: 0.163 secondi