Waine Wohla-C.3-Lo Scontro-
Prima di andare via da casa dei miei, dato che gli affari giravano abbastanza bene, venni incaricato da Paine l’Elfa silvana, per una consegna di alcune merci pregiate di alto valore, da trasportare dalla banca principale di Britain ad un fabbro chiamato Efrant della città di Papua.
Arrivato all’altezza del cimitero di Delucia, venni attaccato da due maghi, muniti di una lunga veste color magenta, ed una maschera tribale (molto probabilmente rubata a qualche orchetto del loco) che nascondeva i loro volti.
La sola presenza di quelle maschere mi intimorì e, sommato al carico pregiato che trasportavo, entrai in totale stato di panico.
Cominciai a correre.
Ero ormai arrivato a sud di Papua e, controllando più volte alle mie spalle, pensavo ormai di aver seminato i due inseguitori quando, quasi all’entrata della città, il mio cavallo, Schweinsteiger, imbizzarrì, facendomi cadere dalla sua groppa e scappando via.
Cadendo, sbattei la testa sopra una roccia, perdendo i sensi.
Al mio risveglio mi ritrovai paralizzato.
Non riuscivo più a muovere nessun arto né la testa e, preso dal panico, cominciai ad urlare.
Alle mie spalle, due persone sghignazzavano e dopo aver messo a fuoco, capii subito che erano i due malfattori che mi inseguivano precedentemente.
Insieme i due, recitarono un incantesimo che più volte sentii all’Accademia di Magia:
“Kal Vas Flam”
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La magia, in simultanea, era fatale per un umano come me e quindi, capendo la gravità della cosa, cominciai ad imprecare.
Le imprecazioni erano forti. E tutte, colpivano Idior e i suoi fedeli.
Quando ormai sembrava al termine, e i due incantesimi ormai prossimi ad essere emessi, richiusi gli occhi.
Con il corpo completamente paralizzato e gli occhi chiusi, l’unico senso a captare qualcosa in quel momento era l’udito.
Folate di vento scuotevano e facevano gemere gli alberi. Pareva un coro di anime dolenti, in attesa dell’esecuzione del povero e malcapitato Waine.
Passarono più di cinque secondi ed io ero ancora lì, con gli occhi sbarrati.
Qualcosa si aggrappò al braccio.
Aprii gli occhi.
Ero vivo.
Svenni.
Al mio risveglio, mi ritrovai in una piccola stanza, con le pareti fatte completamente in listelli di legno di un verdastro chiaro, un piccolo tavolino in legno su di cui sopra c’era una lanterna ad olio accesa, ed una torcia a muro poco sopra una finestra senza persiane e senza nessun tipo di protezione. Ero sdraiato su di una brandina (talmente scomoda che era fin troppo difficile chiamarlo letto) e toccandomi la testa, mi accorsi di essere stato medicato. Alzandomi lentamente, avrei voluto ringraziare la persona che mi aveva medicato e mi aveva portato in quel posto.
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Neanche il tempo di alzarmi ed entrò un uomo, con una veste lunga che gli arrivava alle caviglie, ed un pentacolo inciso all’altezza del petto.
Si chiamava Raven, un Ministro dell’Oscuro Signore.
All’ultimo istante, aprì un portale magico e mi tirò al suo interno, teletrasportandomi così in zona sicura, salvando me e Swainstaigher da una morte certa.
E così, spiegandomi tutte le sfaccettature, mi convertii all’Oscuro e iniziai a studiare la Necromanzia.