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In Principio De Cruce 26/12/2016 11:33 #1

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*CLANG* il portone del tempio si spalancò illuminando l'intera navata del tempio... la figura di un uomo sulla soglia...i pochi passi che lo separavano dall'altare rieccheggiavano nel tempio deserto...

il clangore di ferro dell'armatura mentre caddi in ginocchio eccheggiò in tutta la navata...tolsi l'elmo che mi opprimeva e mi soffocava...guardandolo mentre lo tenevo stretto tra le mani mi ci specchiai... quello che si scorgeva tra le ammaccature e i tagli inferti dai fendenti era il volto di un uomo scosso nelle fondamenta...tutto ciò per cui avevo vissuto fino a quel momento veniva messo in discussione da ciò che mi si era rivelato quando il Dio Idior posò il suo sguardo su di me ed aprì i miei occhi alla luce, pervaso dalla sua pienezza mossi i miei passi come guidato da una coscienza superiore che plasmava la mia volontà secondo il suo volere. Una volta davanti al portone di legno la mia mano si mosse da sola e ora mi trovo qui in ginocchio a fissare me stesso riflesso e vedo quello che una volta era un assassino votato al male e in lui mi disconosco...

Passano lunghi attimi e sento il corpo e lo spirito, spezzati ormai da tempo, pervasi da un tepore e dalla soave sensazione di pace che emana il tempio mentre un fiotto di luce che trapela dal rosone illumina di colore la distanza che mi separa dall'altare. corroborato da questa sensazione muovo i miei primi passi insicuri come quelli di un bambino in tutto quello splendore.

In quel momento da un portoncino in legno sotto una delle arcate fa capolino una figura vestita con una tunica finemente ricamata e dall'aria solenne ma allo stesso tempo incuriosita dalla mia presenza.
La figura ammantata da un’aura di pace e serenità viene verso di me a passi lenti quando si trovà a pochi piedi di distanza a me l’uomo toglie il cappuccio della tunica dalla testa svelando una argentea chioma e un sorriso carico di benevolenza.
l’assassino diffidava di ogni contatto con altri esseri viventi e l’unica difesa che conosceva era l’attacco sia fisico che verbale ed esordi con un tono minaccioso...

Alastor: “Chi siete? Rivelate il vostro volto!”

Uomo: “Calma figliolo non dovete temere…in questo luogo nessuno oserà levare la mano sulla vostra persona.” L’uomo continuò “Io sono Padre Angelus custode di questo tempio di Idior, voi chi siete di grazia?”

Alastor:”Nessuno Padre, solo un uomo che aveva perso se stesso e sta lottando per ritrovare il senno dato che ormai la mia testa è invasa da visioni che turbano il mio sonno quanto la mia veglia…”

Angelus:”Avrete pur un nome…Ordunque vogliate rivelarmelo “

Alastor:”Ho un nome che non ho mai conosciuto, i villici mi hanno dato un nome che esprimeva quello che in realtà sono…un demonio conosciuto come Alastor”
Angelus: “Dunque Alastor…avete parlato di visioni? Che tipo di visioni possono dare turbamento a un uomo che nella sua vita ha visto ogni tipo di atrocità?”

Alastor:”Le visioni che ho sono tutt’altro che oscure… vedo sempre una luce calda e talmente accecante che il mio sguardo che ha sempre visto le tenebre non riesce a sostenere, ma le visioni non si limitano a quello e mi hanno condotto qui dove mi trovo dinanzi a voi…crederete che io sia pazzo ma sento che è qui che dovrei essere e in nessun altro posto.”

In quel preciso momento lo sguardo incuriosito del mio interlocutore cambiò e un sorriso si fece largo sulla sua bocca.

Angelus:”Mio caro figliolo non dovete combattere queste visioni ma assecondarle…sono la chiamata del sommo dio Idior che vuole mostrarvi quello che risiede nel fondo della vostra anima, Idior non sbaglia mai se ha scelto voi come suo strumento l’unica cosa che possiate fare è rispondere…se me ne date licenza vorrei parlarvi della nostra dottrina e cercare di indirizzare i vostri primi passi verso il luminoso cammino che vi aspetta.”

*4 ore dopo*

Le parole del chierico che mi spiegava la loro dottrina si scolpirono nella mia mente e nel mio cuore
Ogni parola, ogni sillaba era impressa dentro di me e quando finì il suo discorso la mia volontà era una sola e soltanto…diventare un baluardo della Fede e del credo e mettere al servizio del bene supremo la mia vita e la mia esperienza come guerriero.

Angelus:”Figliolo la vostra richiesta di prendere i voti mi riempie il cuore di gioia,anche se nel vostro passato avete seguito la via sbagliata,ora il buon Idior ha illuminato il vostro cuore. Ma dovete sapere che intraprendere il cammino di fede non è cosa semplice,dovrete confrontarvi con la vostra fede e con la vostra anima dove risiedono i vostri timori e paure,ma se avrete fede e pazienza nulla vi sarà impossibile fare ora figliolo permettetemi di poter alleviare la vostra anima dai vostri peccati,così da poter incominciare la vostra nuova vita come umile servo di Idior. Venite che vi confesso figliolo”


Alastor:”Padre...nella mia mente sono vividi i ricordi dei corpi straziati delle centinaia di cadaveri degli innocenti di cui è stato lastricato fino ad ora il mio cammino...ma ora tutto ha senso...ogni pezzo ha trovato il suo posto...la promessa che faccio a me stesso e davanti ad Idior in questo luogo è quella di non dimenticare...ma da questo momento in poi di vivere la mia vita secondo la volontà di Idior stesso facendomi suo strumento per estirpare le tenebre che attanagliano il mondo questa da oggi in poi sarà la mia Crociata!”

Il vecchio Alastor oggi è morto...un uomo nuovo e con una rinnovata volontà si accinge ad uscire da quel luogo sacro con una missione ben chiara in mente che di li in avanti sarà lo scopo della sua esistenza...
Ringraziano per il messaggio: egolollo, sevith, andyc76 e 1 altre persone hanno anche detto grazie.

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In Principio De Cruce 24/01/2017 23:29 #2

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Mentre i bendaggi intrisi di unguento fanno il loro effetto sulle ferite, immerso nella pace del monastero mi adopero per riportare di seguito i fatti recentemente accaduti…
Tutto ciò che è il culto di Idior e la suddivisione dell’ordine clericale in questo periodo è stato oggetto di scrupoloso studio da parte mia, grazie a Padre Angelus e Padre Alucard la storia dei culti e del regno mi sono ora più chiare che mai, tuttavia un particolare attirò la mia attenzione…
Lessi dell’esistenza di un ordine di Cavalieri atti a proteggere il culto e i suoi fedeli dal male che scorre nelle viscere di questa terra, questi cavalieri sacri si fondano su di un codice ritrovato dall’ormai scomparso Pontifex Maximo Mikael e Padre Servilius il libro da cui trassi tale informazione riportava oltre a questo il nome del testo sacro da cui l’ordine stesso prendeva nome “Redemptor Idior Peccatoris.”, le informazioni erano incomplete e sentivo crescere in me la curiosità e il desiderio di sapere di più sulla storia di quest’ Ordine.
Raccontai di ciò che avevo appreso a Padre Angelus il quale mi incoraggiò a contattare un altro sacerdote nonché detentore e custode del testo sacro a cui facevo riferimento, Padre Servilius di Nujelm…la decisione era presa…dovevo incontrare Servilius e avere così accesso alla conoscenza che tanto anelavo, così raccolta qualche provvista per il viaggio e controllato l’equipaggiamento spronammo i cavalli alla volta del porto dove ci saremmo imbarcati per raggiungere l’isola di Nujel’m.
Giunti a destinazione dopo un viaggio in barca passeggiavo in compagnia di Padre Angelus nella grande piazza di Nujel’m, il silenzio era rotto soltanto dal gorgoglio della fontana che con i suoi zampilli e giochi d’acqua attirava molti e variopinti volatili intendi a bere la sua purissima acqua.
Mi sentii tirare per la manica della tunica e subito mi voltai, Padre Angelus in silenzio mi indicò un uomo vestito con una sacra tunica tinta di colori scuri, la carnagione olivastra, con la testa calva e una lunga barba bianca…
Angelus:“eccolo figliolo l’abbiamo trovato, quell’uomo laggiù è Servilius lo riconosco…”
Una volta arrivati dinanzi a lui notai che padre Servilius era un uomo robusto e dotato di gran possanza fisica nonostante l’età che dimostrava la candida barba che gli adornava il viso.
Padre Servilius notò il mio compagno di viaggio il suo confratello e vecchio amico Angelus che fece le mie presentazioni, le parole uscirono dalla mia bocca come un fiume in piena e nel giro di pochi minuti raccontai al mio interlocutore tutti quelli che erano i miei dubbi e le domande sull’ordine di cui egli faceva parte.
Colto alla sprovvista Servilius fece un passo indietro e per qualche istante mi fissò dritto negli occhi, poi scrollò le spalle e sorrise…
“Venite figliolo…e anche voi Angelus, voglio sciogliere i dubbi di questo giovane ma non è questo il luogo più adatto.”
Padre Servilius pose di fronte a sé i palmi delle mani e pronunciò a gran voce due parole
Servilius: “Viam Patefacio”
subito l’aria inizio a muoversi vorticosamente mentre una luce blu si addensava nelle mani del sacerdote di Idior, quando le correnti d’aria giunsero al loro culmine si aprì una fenditura nello spazio, dall’altra parte si intravedeva una struttura immersa nel verde lussureggiante foresta.
Il portale conduceva davanti ad un edificio con pesanti porte in ferro ed un’antica tavola di pietra incastonata nel muro.

Servilius: “Voglio mostrarvi mio giovane Alastor la sede del Sacro Ordine su cui mi avete fatto tante domande, cosicché possiate vedere con i vostri occhi le origini dello stesso e comprenderne gli scopi.”
Rimasi attonito dalla bellezza e dalla solennità di quella struttura, in ivi erano conservate le reliquie dei fondatori dell’Ordine e di sacerdoti che fecero la storia del culto e si distinsero per la loro incrollabile fede e per il valore dimostrato negli anni.
Servilius ci fece strada tra un succedersi di sale adornate di arazzi e candelabri, e infine giungemmo alla nostra destinazione…dinanzi a noi una sala con un enorme tavolata di marmo bianchissimo e posto su di esso, sopra ad un piedistallo di vetro un tomo... la copertina ormai logora riportava incisi i caratteri in oro zecchino “R.I.P.”.
Servilius mi rivelò i dettagli del ritrovamento di questo testo perduto e delle vicende ad esso legato.
Dopo una lunga chiacchierata e dopo aver compreso che l’Ordine si ergeva a difesa dei figli di Idior laddove le preghiere non erano sufficienti, ultima ed estrema difesa contro ogni sorta di oscurità, capii che quello era il sentiero che dovevo percorrere, ed era il modo per fare ammenda dei miei peccati… tutte le visioni dei crimini da me commessi che mi avevano tormentato fino a quel momento presero forma e si incanalarono in un unico desiderio…Dovevo farne parte…
Tuttavia Servilius rimase perplesso dalla mia richiesta di unirmi ai Cavalieri R.I.P, nonostante io fossi mosso dai migliori propositi l’ordine non era mai stato aperto a membri che non fossero sacerdoti di Idior…dopo alcuni minuti presi per pensare Servilius si diresse verso il tomo e ci chiese di seguirlo.
Le pagine di quel libro videro per la prima volta la luce e Servilius con cura scorse le pagine fino ad arrivare ai capisaldi e ci espose le regole fondamentali dell’ordine R.I.P.

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La mia missione mi venne in seguito spiegata nel dettaglio da Padre Servilius, consisteva nel scortare un figlio di Idior, un mio fratello, attraverso le Terre maledette dell’oscura roccaforte di Midian ed essere la sua spada e il suo scudo in quel covo di assassini e Negromanti, malvagi figli e veneratori dell’immondo Elhoim il corruttore di anime, questi malvagi sacerdoti si macchiarono sin dai tempi antichi di atrocità e i loro riti di sangue erano visti con disprezzo da laici ed ecclesiastici tant’è che furono scacciati dalle città e costretti a ritirarsi a Midian decadi orsono per continuare a professare il loro macabro credo.
Nei giorni seguenti tornai a Nujel’m in attesa di partire per il mio incarico, qui feci la conoscenza di Martino il Fremen un giovane mercante che doveva attraversare le Terre dimenticate per recarsi sul suolo maledetto di Midian, il suo intento era recuperare i resti della defunta moglie i quali erano stati trafugati dai Negromanti, insieme alle spoglie di molti altri figli di Idior ed utilizzarli per i loro immondi riti pagani.
Il giovane giunse da me palesemente turbato da tutte le storie che aveva sentito sul conto della roccaforte delle tenebre e non potevo assolutamente biasimarlo, lo rassicurai e gli dissi di tenere salda la fede in Idior,
Alastor:“le tenebre in cui dovremo addentrarci per compiere la nostra missione si diraderanno come nebbia al sole al cospetto della luce di Idior, non temere fratello io sarò al tuo fianco sarò il tuo scudo e la tua spada.”

Cavalcammo in carriera per giorni attraverso foreste e fiumi in direzione delle terre selvagge, attraversato l’ennesimo ponte oltre la foschia la vidi… nere mura si stagliavano verso l’alto, guglie spaventose graffiavano il cielo notturno illuminato dai bracieri e la foresta tutt’intorno seccava e marciva lentamente corrotta dal male che ristagnava in quel luogo di morte…eravamo giunti di fronte alle porte di Midian.
Martino era visibilmente terrorizzato e stringeva il passo del suo cavallo con il mio cercando riparo da quella opprimente sensazione che aleggiava nell’aria.
Davanti alle porte scesi da cavallo e intimai alla guardia presente sull’avamposto di aprire i cancelli.
Alastor: “Aprite! Siamo due viandanti vogliamo soltanto attraversare la città…”
Guardia: “Ho l’ordine di non aprire a nessuno! Andatevene!”
Mi girai per osservare Martino, il giovane intuite le mie intenzioni fu scosso da un tremito di agitazione e rimase immobile ad occhi spalancati mentre presi dalla spalla e impugnai la mia pesante bardica e con due possenti colpi buttai a terra la grata che ci impediva il passaggio, della guardia non v’era nessuna traccia, doveva essere corso ad avvertire qualcuno del nostro arrivo perciò sapevo che i guai non avrebbero tardato ad arrivare.
Incoraggiai Il mio compagno a spronare il cavallo e a seguirmi tra le intricate vie della cittadella fortificata, una volta dentro quello che ci si presentò davanti era un groviglio di strade che ci si stringevano addosso ed esalazioni venefiche salivano dagli sfiati di quella che doveva essere un tentativo molto approssimativo di sistema fognario…
Arrivati al cuore della città le vie si aprivano in un enorme piazzale con al centro una nera pietra ivi incisi i nomi di coloro che avevano abbracciato l’oscurità e risiedevano in quel luogo intenti allo studio della negromanzia e alla pratica di immondi rituali su esseri viventi e cadaveri.

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Cercammo di passare inosservati tenendo le cappe delle nostre vesti ben sopra alla testa quando ad un tratto Martino terrorizzato indicò la figura di un essere sopra le mura di cinta che ci fissò con occhi rossi come rubini scintillanti, la pelle bianca dell’essere risplendeva come un diamante alla luce delle fiaccole appese al muro, indossava veste e cappello sicuramente si trattava di un esperto di arti arcane…prima che potessimo rendercene conto la figura era balzata verso di noi con una agilità sovraumana e ci scagliò contro i suoi incantesimi di attacco più potenti…

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Con l’ultimo fendente preciso posi fine allo scontro decapitando di netto la creatura, strattonai Martino e corremmo in direzione della cripta che sovrastava il cimitero maledetto, una volta dentro ad attenderci trovammo un sotterraneo che scendeva negli abissi della vecchia Midian su cui era stata riedificata la nuova roccaforte degli oscuri figli di Elhoim, svoltato l’angolo il sangue ci si gelò nelle vene alla vista di una montagna di salme accatastate una sopra all’altra come meri sacchi di carne… chiesi al mio giovane compagno come pensava di ritrovare i resti della sua amata in quel groviglio di corpi ammassati…
Martino mentre frugava nelle tasche mi rivelò che il giorno delle nozze in segno di eterno legame tra i giovani un mago donò loro due medaglioni gemelli che se avvicinati tra loro scatenavano una risonanza magica brillando di luce dorata, quel dono doveva servire per guidare i giovani innamorati anche nella notte più scura.
Martino alzò più in alto che poté il medaglione e pronunciò a gran voce “In Lor!” Subito dalla pila di corpi scaturì un rigolo di luce ed entrambi ci mettemmo a spostare i poveri resti dei compianti uomini e donne di Skara Brae, trovammo i resti della giovane e Martino si strinse nel mantello mentre le lacrime rigavano il suo viso.
Poggiai la mano sulla spalla del giovane ma mentre tentavo di spendere delle parole che potessero consolarlo rumore di spade e grida echeggiavano nelle sovrastanti vie della città, la guardia doveva aver dato l’allarme… il tempo a nostra disposizione volgeva al termine, dovevamo dileguarci al più presto o la nostra vita sarebbe finita tra le più atroci sofferenze…
Martino conscio dell’impossibilità di trasportare i resti della moglie ebbe un’idea, prese le lanterne appese al muro, gettò l’olio infiammabile in esse contenute sulla montagna di cadaveri e mi guardò mentre mi urlava di scagliare un incantesimo di fuoco per innescare un incendio che avrebbe arso i corpi rendendoli inutilizzabili per i fini dei Negromanti.
Lingue di fuoco iniziarono a salire e subito l’intero sotterraneo fu invaso dal fumo che salendo verso l’ingresso rallentò la discesa dei nostri inseguitori facendoli battere in ritirata, nel mentre noi in quel denso fumo con gli occhi pieni di lacrime e senza respiro, stesi a carponi, tastando il pavimento ci accorgemmo che in un punto in particolare il fumo veniva spinto verso l’alto da uno spiffero d’aria che trapelava da un’apertura sul pavimento…trovammo una botola che scoprimmo in seguito ci avrebbe condotto ai cunicoli della rete fognaria, doveva essere un passaggio segreto costruito dai negromanti, in caso la città venisse assediata, per permettere loro la fuga.
Di corsa ci addentrammo nella buia galleria guidati solo dal nostro istinto e cercando di dirigerci verso la maleodorante brezza che ci avrebbe condotto verso l’uscita, in silenzio distaccammo la grata che bloccava l’uscita del condotto da cui eravamo arrivati, continuammo a correre per raggiungere i cancelli a Nord della città, alle nostre spalle dalla galleria sì udivano le urla e le imprecazioni degli assassini di Midian lanciati al nostro inseguimento, il cuore batteva all’impazzata, i polmoni sembravano esplodere nel petto per le esalazioni di quel posto, facemmo ricorso a ogni briciolo di energia rimasta mentre pregammo Idior di condurci sani e salvi fuori da quell’inferno…
Quando non si udirono più le voci dei nostri inseguitori ci accorgemmo di essere già a miglia di distanza dalla roccaforte immersi nel fitto della vegetazione e la luce di un nuovo giorno trapelava nell’intrico di rami della foresta.
Insieme a Martino decidemmo che a tal punto era meglio dividersi per confondere le tracce e depistare eventuali inseguitori
Dopo qualche giorno di cammino e di navigazione riuscii a ritornare nella città di Nujel’m dove ad attendermi trovai Padre Angelus che mi informò del fatto che il mio compagno mi aveva preceduto di una settimana e in seguito mi portò nel templio di Nujel’m dove le mie ferite sarebbero state medicate.
Dopo una settimana passata nella tranquillità della solare Nujel’m per ritemprare corpo e spirito dopo la missione venni nuovamente convocato da Padre Servilius nella sede dell’ordine R.I.P, al mio ingresso trovai ad attendermi anche il mio compagno di disavventura, il giovane Martino, che sorrise non appena mi vide…
Servilius: “Mio caro Alastor, vi ho convocato qui oggi perché ho ricevuto missiva da parte di Martino che ha richiesto espressamente la vostra presenza mentre voleva raccontarmi delle gesta che avete compiuto e inoltre di come egli vi debba la sua vita.”

*Qualche ora più tardi dopo il racconto di Martino*

Servilius: “Bene non aggiungete altro mio giovane amico…ho sentito a sufficienza”
Padre Servilius si alzò e mi fece cenno di seguirlo mentre congedò il giovane che mi salutò calorosamente prima di montare a cavallo e sparire nel fitto della foresta di Yew.
Io e Servilius entrammo insieme nel campanile del grande tempio e tra l’assordante rumore delle campane procedemmo fino ad arrivare davanti ad una stele con incisi i nomi dei cavalieri passati e presenti dell’Ordine
Servilius: “Inginocchiati figliolo”
Servilius: “Ser Alastor, amico mio, per i vostri meriti, le imprese da voi compiute e la fede da voi dimostrata durante le situazioni di grande pericolo… Io Servilius custode dell’Ordine vi nomino Cavaliere dello stesso…Ora alzatevi e portate con orgoglio e merito il titolo di cui siete stato fregiato.”

Mentre osservai il mio nome scolpito nella pietra sentii che parte del mio destino si era appena compiuto.
Ringraziano per il messaggio: EdricDraven, andyc76

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In Principio De Cruce 11/03/2017 21:05 #3

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<<Resurrectionem>>


In una tarda serata come tante le abitudini si susseguivano con lo stesso incedere di sempre, tra preghiera e allenamento, ma un particolare senso di inquietudine mi attanagliava, il mio stato d’animo irrequieto era palese agli occhi del Gran Sacerdote, i suoi occhi sembravano scrutare il mio animo nei più reconditi anfratti…
Quella sera mentre parlavamo ebbi nuovamente una visione, come quelle che mi tormentavano all’inizio del mio cammino di Fede ma differiva dalle altre, questa volta riuscii a discernere distintamente la sagoma di una spada, un oggetto che irradiava una Luce candida e pura tuttavia questa luce era ammantata da un alone di tenebra, subito mi scrollai di dosso quella sensazione ma Padre Alucard vide in me qualcosa di diverso e mi chiese immediatamente…

Alucard: “Figliolo, cosa vi turba? sembrate aver veduto qualcosa di terribilmente sconcertante”

E così raccontai la mia visione al Gran Sacerdote che dopo essersi preso qualche attimo per riflettere mi rispose con un sorriso eloquente

Alucard:” Bene mio caro, credo che il momento sia giunto per voi di concludere il vostro cammino, seguitemi dunque al grande tempio di Yew”

Tornammo dove tutto ha avuto inizio… nelle sale della basilica di Yew ove tempo orsono feci il mio voto di seguire la Luce di Idior e di mettere al suo servizio la mia intera esistenza.
All’interno del tempio risiedeva colei, che unitamente a me, aveva mosso i suoi passi verso la via della Luce la cara e insostituibile Sorella Sibilla animo gentile che non appena mi vide mi accolse con un sorriso caldo e accogliente come il focolare di un posto chiamato “casa”.
Ora insieme con Sibilla il Gran Sacerdote ci disse di seguirlo nella sala dove soleva intrattenere il nostro seminario, una sala piccola ed elegante adorna di preziosi arazzi alle pareti e una biblioteca traboccante di sapere, Padre Alucard mise la mano sulla mia spalla e mi consegnò la pergamena dell’atto di incarico insieme alla raccomandazione di continuare a perseguire la via della rettitudine anche attraverso l’oscurità a cui sarei divenuto più suscettibile e che avrei dovuto affrontare una volta rinato nella Luce.
Con la pergamena mi diressi dalla cara Lucine che aveva visto prima di me nascere e scomparire molti sacerdoti, quando vide nelle mie mani il rotolo di pergamena con in ceralacca impresso il sigillo di Padre Alucard capì subito che il momento era giunto per affidarmi il compito di riportare indietro una sacra reliquia appartenuta ad un antico guerriero, al quale lo stesso Idior diede parte della sua scintilla divina, permettendogli così di sconfiggere l’Oscuro Elhoim e le sue immonde armate di demoni, alle sue parole la mia visione prese allora una forma consistente, quasi palpabile e vidi chiaramente delle rovine immerse nella fitta vegetazione della foresta, le montagne a picco poco più avanti e riconobbi la vallata di fronte alle gallerie scavate nella roccia, i miei passi mi avrebbero condotto nel fitto groviglio di alberi della foresta di Cove.
Insieme a Sibilla partimmo alla ricerca della reliquia e mano a mano che i nostri passi ci portarono più vicini alla nostra meta sentii crescere in me un senso di disagio e irrequietezza.
Ad attenderci al nostro arrivo sul posto le rovine di un’antica costruzione, ormai ridotta ad un cumulo di macerie informi, al suo centro due figure incappucciate intente ad un antico ed oscuro rituale di sangue, dal pentacolo immondo generato dalle viscere di esseri viventi i due malvagi sacerdoti evocarono un oscuro demone delle legioni di Elhoim e offrirono in pegno a questo demoniaco essere l’oggetto delle nostre ricerche La Spada Sacra.
Senza indugiare oltre spronai il cavallo al galoppo e Sibilla al mio seguito, caricammo i due oscuri sacerdoti e l’essere venuto dalle profondità degli abissi infernali, lo scontro fu cruento e più volte rischiammo entrambi la vita ma dopo quella che sembrava una battaglia infinita finalmente dopo gli ultimi fendenti il demone cadde esanime in una pozza di ribollente sangue nero pece.
La Spada era ormai nostra e portammo la reliquia alla basilica e l’affidammo nelle mani della buona Lucine, ella mi diede un altro incarico, ma questa volta non avrei potuto contare su nessuno se non me stesso, unica mia compagna la Fede in Idior, avrei dovuto recarmi nelle lande ghiacciate del Nord per trovare la Sacra Fonte…Per la missione mi affidò la Sacra Spada come protezione contro i pericoli e le creature malvagie che avrei incontrato durante il mio cammino.
Con un abbraccio ci salutammo e la buona Sibilla mi accompagnò fuori dalle porte del tempio.
Sibilla:” Pregherò Idior perché facciate ritorno dalla vostra ricerca Fratello Alastor, possa egli vegliare su di voi e proteggervi dalle tenebre con la sua Luce”.
Dopo una lunga navigazione a bordo di un vascello rompighiaccio approdai nelle gihacciate terre del Nord, ad attendermi null’altro che desolazione e una sferzante tormenta di neve, pugnali di ghiaccio sferzavano il mio volto e i miei occhi…mi strinsi nel pesante manto di pelliccia di orso e andai avanti verso la mia meta…
Gli antichi testi parlavano di una grotta all’estremo Nord di quel luogo senza vita, chiunque fosse riuscito a raggiungere le sue profondità dotato di cuore puro e spirito incrollabile sarebbe stato ammesso al luogo dove la Sacra Fonte sgorgava limpida dalle rocce della montagna da tempi immemori.

Dopo una spedizione durata giorni la vidi di fronte a me una grotta in mezzo al nulla, come un miraggio, si addentrava nelle viscere della terra. Marciai senza sosta alla traballante luce della fiaccola che rifletteva sul ghiaccio come uno specchio e irradiava l’intera caverna di una insolita luce spettrale tutto d’un tratto la vidi…un’antica giara, non appena mi avvicinai per sfiorarla con le dita una fortissima fitta e un calore immane mi colpì la fronte…venni investito da un massiccio attacco mentale che mi fece vacillare, le gambe immobili come paralizzate, di fronte a me si manifestarono degli oscuri spiriti incappucciati, uno di loro mi afferrò con un balzo e mi costrinse a terra, le sue dita scheletriche strette alla mia gola e gli occhi di quella creatura due tizzoni ardenti di un fuoco bluastro, mentre estrasse un pugnale nero dalla tunica mi divincolai dalla sua presa e riuscii ad estrarre la spada dal fodero, la creatura maligna si ritrasse terrorizzata alla vista della luce irradiata dalla Spada Sacra lanciandomi uno sguardo fiammeggiante d’odio…quando lo spettro si riprese dal dolore inflittogli dalla luce divina della spada si lanciò nuovamente all’assalto letteralmente volando verso di me, ne approfittai e con un affondo fatale trafissi il ventre della creatura infernale che prendendo fuoco divenne polvere in pochi istanti.
Alzai la Spada al cielo e una luce bianca e senza pari mise in fuga tutte le creature delle tenebre che si erano manifestate, l’atmosfera tornò normale e l’aria smise di odorare di zolfo mentre dalla giara iniziò magicamente a sgorgare della purissima acqua che tracimava dal suo contenitore…eccola ero finalmente giunto alla mia meta finale.
Mi abbeverai in quella cristallina acqua, i miei occhi divennero bianchi e la mia mente leggera…mi sentii pervadere interamente da una corroborante sensazione di calore, il mio intero corpo venne avvolto in una candida luce, sentivo chiaramente i poteri del divino Idior nascere dentro di me come una scintilla che diede nuova vita alla mia anima.
Così rinato e purificato da ogni male, mi accinsi ad uscire da quel dedalo di gallerie con i vestiti ridotti a brandelli e barcollante riuscii a riemergere dal cuore della terra, ad attendermi al di fuori della grotta il fido Padre Angelus che con un enorme sorriso carico di benevolenza mi consegnò le vestigia da sacerdote dell’ordine e congratulandosi con me aggiunse…

Angelus: “L’efferato assassino noto come Alastor ha cessato di esistere completamente, in questo gaudio giorno è nato un Figlio di Idior, da oggi inizia per voi un nuovo cammino fratello, siate illuminato dalla Luce in ogni vostra azione”.

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