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Disperso nella Foresta 30/09/2018 18:18 #1

  • alien
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24 Antewanwa
Ancora una volta mi trovavo a vagare nella foresta di Yew, titanica opera degli dei a protezione delle comunità elfiche che sempre hanno abitato queste lande.
Sono partito ormai tre giorni or sono dalla città marittima di Skara Brae -che, disinteressatamente, mi offrì riparo a seguito del mio ritrovamento sul limitare della grande foresta, al confine coi territori della Repubblica-, ma qui, dove talvolta anche il sole non riesce a penetrare il fitto tetto di rami e foglie, mi è difficile essere sicuro di ciò, e queste poche decine di ore mi sono parse il cammino di una vita intera. Quel ponte ligneo, sottile, consumato e misero come me, che traversai un paio di ore fa -o un paio di giorni?- tremava ad ogni mio passo, lasciandomi intendere il grande sforzo che stava facendo perché non mi sfracellassi sulle rocce, ad un tratto mi parve come un’ultimo, disperato tentativo della mia mente di non lasciarsi andare tra le dolci braccia delle sirene.
Ed è in onore di quel ponte che ho deciso di scrivere questo diario di viaggio, ultima lettera di addio di un’uomo che poco a poco, trascinandosi procede verso le ombre.
Un uomo di fede direbbe qualcosa “Che gli Dei guidino i tuoi passi!”, ma io chiedo dove? Dove vogliono che vada, ridotto in questo stato? Io, pallido riflesso dei fieri eroi che un tempo asseriscono di aver creato.
Continuerò il mio cammino, finché le gambe me lo permetteranno, ma non in onore di entità immortali la cui esistenza é provata da una manciata di uomini in terra. Lo farò per quel ponte, un oggetto inanimato che con la sua gentilezza ha salvato la mia vita!

26 Antewanwa
So che mi ero prefissato di tenere un diario, ma la giornata di ieri -sempre secondo i miei calcoli, ammettendo che davvero un giorno sia passato- non mi ha presentato nessuno spunto da riportare in questo diario, se non il mio continuo muovermi senza una meta. Riportare i miei pensieri, talvolta nocivi come fiele, temo che non avrebbe fatto altro che duplicarne la portata, quindi ho preferito un modesto silenzio.
Ma oggi qualcosa è diverso ed ha catturato la mia attenzione! Questa mattina, trovandomi su quella che potremmo definire una piccola isoletta in questo verde mare di chiome, ho guardato ad ovest e posso affermare di aver avvistato il fumo di un qualche fuoco, magari di un accampamento. Ho deciso quindi di scendere la collina mantenendo sempre quella direzione per avvicinarmi il più possibile e vedere chi lo ha acceso.
Più rimango qui dentro, intrappolato in questo “paradiso del taglialegna”, più mi rendo conto di quanto la foresta sia maliziosa e beffarda. Sembra infatti provare un insano gusto nel portare chi la attraversa sull’orlo del crollo, appeso ad un filo sottile mentre ti fa dondolare nel vuoto. Sotto di te solo le rocce, le stesse rocce affilate e sporche di sangue che vidi ringhiarmi mentre attraversavo quel ponte.

27 Antewanwa
Fuggi, scappa viaggiatore da chi accende un fuoco nella foresta e lascia che il fumo si stagli orgoglioso e senza timore sulla sua testa! Ora è sera, ma il mio cuore batte ancora come se intonasse la fanfara del giorno delle messi! Questa mattina infatti, poco prima che albeggiasse, inerpicando tra pungenti rovi di pruno ed altre bacche selvatiche, ho raggiunto il bordo di una radura, proprio da dove proveniva il segnale di fumo che malauguratamente avevo individuato ieri. Quatto quatto mi avvicinai e trovai una costruzione di legno illuminata da diverse torce. “Finalmente ero salvo!” pensai, come un perfetto idiota.
Invece, allo stesso modo di quei pesci che nei fondali usano piccole esche luminose per attrarre le proprie sciocche prede, poco ci mancava che entrassi nell’accampamento di una banda di orchi mangiatori di uomini.
Non credo mi abbiano veduto, non ho sentito versi di alcun tipo, ma non rimasi di certo lì abbastanza per appurarlo. Scappai, dapprima attento a non fare rumore alcuno che tradisse la mia presenza, e poi -raggiunta una distanza adeguata- al massimo della velocità che le mie gambe ormai a pezzi riuscivano a sostenere.

29 Antewanwa
Ancora una volta credo di aver saltato un giorno nel mio diario. Ieri, sempre secondo i miei calcoli, lo ho passato in una alternanza continua di lunghe ore di riposo a piccoli momenti di veglia.
Per quanto amena e povera di contenuto sia stata quella giornata, debbo comunque riportare alcuni fatti.
Premetto che non ricordo se, raggiunto quello che mi pareva un rifugio sicuro tra le grandi radici di uno dei giganteschi alberi della foresta, vi fosse già qualcosa in terra. Eppure, quando mi sveglia, il mio sguardo cadde su di un piccolo pacchetto, se così possiamo definirlo, di foglie di acero. Incuriosito lo aprii e trovai al suo interno la più inaspettata delle sorprese: un pezzo di focaccia che aveva l’aspetto di essere stata sfornata da poco! In realtà sono sicuro di poter affermare che, dopo tre giorni almeno di digiuno avrei mangiato senza esitare anche del pane raffermo, facendo i complimenti più vivi e sinceri al fornaio che lo aveva cucinato e me lo aveva conservato per così tanto tempo. Eppure quella focaccia mi parve la pietanza più buona che ebbi mai assaggiato e la mangiai ringraziando qualsiasi entità benevola che se la era scordata in un tanto improbabile punto di Sosaria.

30 Antewanwa
Mi chiamo Lucine, custode della grande abbazia di Idior a Yew. Questa mattina all’alba io e le miei sorelle e fratelli, abbiamo trovato questo povero uomo disperso ai confini della foresta dinnanzi al nostro sacro tempio. Era coperto con una manta di fattura Silvana, evidentemente i sudditi del re degli Elfi, guardiani della foresta, devono aver vegliato su questa anima perduta.
Ho pensato che sarebbe stato saggio inserire questa mia nota nel diario del nostro anonimo ospite, sperando possa aiutarlo a ritrovare la memoria, non appena le nostre cure avranno ristabilito il suo corpo.
Possa Idior vegliare su di lui.
In fede,
Sorella Lucine

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