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La notte 02/10/2017 17:32 #1

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*Appunti*

“Tyrael è sempre stato un ottimo compagno di caccia, il suo Dio sembra rendere tutto più semplice, anche le creature demoniache più imponenti sembrano aver timore di lui e tentano di sfuggire alla funesta ira del suo Maglio. Siamo in viaggio da 6 giorni oramai e la meta sembra irraggiungibile, abbiamo oltrepassato numerose tenute e città di Sosaria senza però pervenire mai ad un luogo che si addicesse alle nostre esigenze, con un popolo di cacciatori e combattenti. Molte di queste infatti si sono annichilite sotto il peso degli anni dei loro abitanti, popolate da umani e fremen che invecchiano precocemente e non sono più avvezzi alle arti del combattimento. Ci stiamo dirigendo verso una delle più imponenti città portuali di queste terre desolate, il Regno di Trinsic, dove alcuni alleati di quella che fu la grandiosa città di Moonglow ci attendono per rifornirci di viveri ed ospitarci almeno temporaneamente tra le sue mura sicure in cambio del nostro aiuto in combattimento e dei servigi del prezioso Chierico che sembra una figura che questa città non ha da tempo.
Da quando siamo fuggiti da Moonglow però ho una strana sensazione, il Chierico, sembra celarsi in un’aura di mistero e malessere, riesco a percepire il suo animo turbato, i suoi occhi sono vuoti di terrore e smarrimento, malgrado quanto voglia far apparire. Non ci parliamo spesso se non strettamente necessario, vige un clima silenzioso, dove le creature della foresta fanno da padrone. Eppure qualcosa non torna, qualcosa turba anche me”


Io e Tyrael ci accampammo per la notte in un anfratto roccioso, la luce del fuoco danzava nelle tenebre scoppiettando e facendoci sobbalzare a turno tanto eravamo appesantiti dalla stanchezza. Per prendere sonno ripercorrevo nei pensieri più intimi tutti i baldi guerrieri che avrei voluto al mio fianco in quel momento, quando malgrado diversi tentativi andati a vuoto, mi trovavo dispersa in compagnia di un uomo che durante la sua esistenza aveva saputo concedersi solamente al suo Dio. Il calore di un altro corpo era ciò che più mi mancava in quella situazione.

“Apri gli occhi”

D’un tratto mi trovai catapultata in una realtà che oramai pensavo distante, tutto sembrava così reale. Ero in compagnia del mio maestro di arti magiche, Feanor, un elfo oscuro delle terre di Yew, un mago che seguiva un apprendistato per poter praticare l’arte della necromanzia ed entrare a far parte di una cerchia ristretta di individui che praticavano riti misterici in nome di Elhoim, ma più non mi era dato sapere; al suo fianco si stagliava una figura ammantellata, riuscivo a scorgere le sue mani, erano marmoree e possenti, era incappucciato ed il suo viso si scorgeva a malapena. Si trattava del Vampiro a capo dell’antico ordine dei necromanti, il supremo Balron. Ricordo di averlo incontrato in poche occasioni oramai secoli fa, quando aiutavo il mio maestro in alcune mansioni assegnategli per il suo apprendistato, di lui non sento più nulla da allora, c’è chi dice che sia stato ucciso, voci sostengono che se ne sia andato rinunciando alla sua carica e nascondendosi nelle caverne vulcaniche di Sosaria, e chi sostiene che Elhoim stesso lo abbia richiamato al suo fianco.
Tutto era fermo, tutto taceva.
Ad un tratto riuscii a sentire distintamente:


“Apri gli occhi”

Guardando il vampiro mi accorsi che era l’unica figura che riusciva ad interagire in quella situazione e voltatosi verso di me stava sibilando queste parole.
Nell’ombra del suo cappuccio riuscivo a scorgere due riflessi sanguigni, i suoi occhi erano fermi e taglienti, tutto sembrava in silenzio ma l’eco di questa voce riempiva ogni vuoto lasciato dal resto, entrava nella mia mente tramutandomi in un blocco di pietra.

Mi svegliai.
Nonostante fossi tornata nel mondo che conoscevo da sempre, i miei arti erano ancora intorpiditi incapaci di ogni movimento, presa dall’affanno e dal timore cercavo disperatamente la voce, ma non riuscii ad emettere un suono. Respiravo a fatica, il panico mi aveva attanagliata e stretta nella sua morsa quando d’improvviso dalla mia bocca uscì un grido straziato di dolore e lì mi accorsi che anche le mie mani riuscivano finalmente a muoversi. Tyrael svegliato di soprassalto impugnò il suo maglio ed accorse immediatamente quando vide che non c’era nessuno.


“Cosa vi ha turbata sorella? Per un istante ho temuto il peggio ma non odo ne scorgo nulla nelle tenebre”

Ero ammutolita e con il cenno del capo feci capire che non era ancora tempo di parlarne. Il Chierico tornò dunque alla sua postazione e passammo il resto della notte a fissare le braci del fuoco oramai spento, in silenzio, fino alle prime luci dell’alba.
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La notte 08/10/2017 04:21 #2

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Trinsic

*appunti*

“Trinsic non fu né un arrivo né una partenza, ci ha accolto come una matrona anziana e saggia, ci ha sfamato e rimesso in sesto; numerosi combattimenti hanno animato quei giorni di pura ospitalità. Non ho avuto molte occasioni per incontrare il Re, che preso dai suoi doveri vagava senza sosta all’interno del castello in cui risiede. Sono riuscita a ritrovare un’anziana emissaria che, ormai un secolo fa, mi istruì su come realizzare bendaggi efficaci e come distinguere i minerali più preziosi, Skuld la fremen, ottima combattente oltre che stratega minuzioso, che si occupava della gestione delle ricchezze del Regno e, armata di penna e calamaio, tracciava su pergamena i confini delle terre su diretta supervisione del Re.
Non ho ancora parlato al chierico di ciò che avevo sognato, forse perché inspiegabile, forse perché spaventoso, forse perché aveva scatenato dentro me una curiosità inspiegabile, quasi un’attrazione.
Non ero più riuscita a ricavare del tempo per intavolare una discussione a riguardo.
Più i giorni passavano e meno entusiasmo riuscivo a leggere nei suoi occhi, la caratteristica luce che ero abituata a vedere di riflesso era svanita, di lui restava un viso tormentato che si traduceva in una completa apatia riguardo ciò che lo circondava. Non lo si trova quasi mai in città, i fedeli aspettano redenzioni che non avvengono se non in casi eccezionali e con un evidente sforzo per portare a termine i riti.
Le mie notti si svolgono come sempre, tra i bordelli nascosti dentro le mura, nei sotterranei di alcune case di Trinsic e saltuariamente, assieme alla mia fidata Zizzania, escursioni notturne nel suo Tempio, dove tra sostanze allucinogene, torture e intimità non sapevamo limitare le nostre fantasie e perversioni. Ogni desiderio lo esaudivamo all’istante, senza freni o indugi, all’oscuro delle cariche religiose e di Padre Tyrael.
La mia vita viaggia con i piedi in due staffe: una vicina al culto di Idior anche per ottenere un aiuto durante le mie sessioni di caccia, ricercando tesori appartenuti alle caste più facoltose delle terre di Sosaria, e l’altra dedita alla perversione ed all’oltrepassare gli stretti limiti che il culto di Idior impone. Questo mi fa riflettere.”

Dalla finestra della sede di Trinsic entra un’aria fresca, l’odore di erbe e bagnato mi risveglia come da un profondo sonno, sono estasiata. Il mio sguardo è rivolto lontano, perso nei pensieri, oltre le paludi a nord della città. D’un tratto un battito di ali infrange la mia concentrazione e noto un piccione entrare dalla finestra e posarsi su un legno all’interno della stanza, portava una piccola pergamena legata alla zampa destra. Osservo il timbro in cera e con grande stupore immediatamente riconosco l’emblema di Padre Tyrael, strappai al volatile il foglio di carta e subito lo aprii per leggere il suo contenuto:

“Mia fedele Walla, vi scrivo perché la mia fiducia nei vostri confronti va oltre ogni immaginazione. Ho bisogno di parlarvi e presto. Attenderò con ansia che arriviate qui nella vostra Isola, dove mi trovo.”

Non faccio quasi in tempo a leggere quel piccolo messaggio che la mia attenzione viene attirata dalle trombe delle torri di vedetta della città. Nelle ultime lune le lande di Sosaria sono state invase da crudeli stregoni che uccidono qualunque viandante per depredarlo e successivamente scuoiarlo come monito a tutti coloro che passassero per quelle parti. La loro città e campo base è l’antica Delucia, una città con una tetra storia di assassini e malfattori alle spalle, e che spesso recluta nuovi membri, di volta in volta più crudeli e sanguinari.

Senza indugiare mi affretto a scendere le scale del palazzo fino all’ingresso dove avevo tolto l’armatura ad anelli, in fretta e furia la infilo senza badare a sottigliezze, facendomi aiutare da un inserviente. Esco dalle porte, monto in sella al mio fido Megadio e corro alla sala d’armi per recuperare arco balestra e munizioni; in questa città non risparmiano in scrupolosità e rigore per ciò che riguarda l’introduzione di armi all’interno delle sue mura, e un’ospite come me di certo non poteva portarsele appresso.
Raggiungo finalmente la sala scendo dallo scarabeo e corro dentro gridando in cerca dell’armaiolo, lo trovo pronto con in mano la faretra carica e le mie armi, mi metto di spalle per farmi allacciare il contenitore ed allungo un braccio prendere l’arco, lo afferro.

*Trance*

E’ buio, apro gli occhi.
Sono sulle mura di una città oscura, le tinte nere prevalgono sulla vegetazione, una leggera foschia avvolge tutto ciò che riesco a scorgere. Due ruggiti demoniaci rompono il silenzio, giratami riesco immediatamente ad individuare due demoni in piedi dinnanzi alle porte di un tempio, un pentacolo di sangue li divideva.
I pochi arbusti che riesco a scorgere sono morti, il senso di morte regna tutto intorno. Sembra inverno, sembra di essere in un posto sperduto nelle terre del nord. Il mio naso ora percepisce solo morte, un odore ferroso di sangue. In mano ho lo stesso arco che un momento fa ho afferrato, sono sola, sono in attesa di qualcosa.
Dentro di me sento una certa familiarità con queste mura e un calore che malgrado il tempo e il luogo, riesce a scaldare ogni singola parte di me, compreso il cuore; è come se mi infuocassi dall’interno.
Il silenzio dopo il ruggito sembra eterno, interrotto in un istante dallo spezzarsi di un ramo al di là delle mura su cui mi trovo. Giro lo sguardo e scostando leggermente il lembo del cappuccio che indosso, scorgo in lontananza un gruppo di uomini capitanati da Padre Angelus che, come con un rullo di tamburo a seguirli, si avvicinava minaccioso alla mia postazione.
Non faccio in tempo a realizzare ciò che sta succedendo che mi accorgo di non avere il minimo controllo di ciò che faccio, dalla mia bocca escono suoni sibilanti ed indecifrabili, all’improvviso mi ritrovo in piedi sul tetto di un edificio che avevo alle spalle, l’arco che ho in mano si accende di una luce verde accecante, come se ardesse, fino a svanire.
Le mie mani sono ora avvolte da fiamme verde smeraldo, altri versi indecifrabili si fanno strada attraverso le mie labbra, d’un tratto uno degli uomini alle spalle del chierico si trasforma in una torcia umana, ma non arde, il bersaglio sembra visibilmente ammalato, lascia la cavalcatura e stramazza agonizzante al suolo.


La mia presa sull’arco è più rigida che mai, l’armaiolo è ancora alle mie spalle che aggiunge frecce avvelenate nella mia faretra, stacco quasi a fatica la mano dall’impugnatura e noto che l’impronta nera della mia mano era impressa sul cuoio come se fosse stato marchiato a fuoco.
La vista di tutto questo non avrebbe potuto disarmarmi più di quanto non lo avesse già fatto, la mia voce è ancora una volta strozzata; fino a questo momento ero quasi arrivata a pensare che la prima volta fosse stata solo colpa di qualche allucinogeno preso in compagnia della fida Zizzania, ma ora sono certa sia qualcosa di più, un segnale, una premonizione.
Non attendo ulteriormente che il ragazzo finisca di prepararmi, corro fuori dall’armeria, esco di fretta dai cancelli non per combattere i nemici ma per andarmene, non avrei potuto sostenere altri combattimenti, non posso più servire questa città, non in queste condizioni. Devo raggiungere padre Tyrael al più presto. Farò sosta dal banchiere di Yew dove ho depositato le rune magiche che mi condurranno alla mia isola, spero solo che le bande di assassini non mi seguano fino là.
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La notte 12/10/2017 20:48 #3

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*Appunti*

"Ho lasciato Trinsic alle mie spalle da diversi giorni, la cacciagione nei boschi non manca ed è più che sufficiente a sostentarmi; l’ultimo episodio di trance non mi ha fatto dormire le prime notti, uno stato di shock ha fatto sì che non sentissi il bisogno di mangiare o di trovare un bordello nemmeno quando mi sono avvicinata ai pochi centri abitati che incontravo sul mio cammino. Tutt’ora non mi sono rimessa e la mia mente sembra affaticata, sento dentro una debolezza che rende questo viaggio molto più duro del previsto. Yew è a pochi giorni ormai e non posso attendere oltre, Tyrael ha bisogno di me ed io di lui.
Megadio è affamato, tutto questo camminare senza sosta lo ha notevolmente affaticato e non avrei potuto forzarlo oltre. Da ieri sono accampata nei boschi che costeggiano l’isola di Skara Brae, la meta è ormai vicina, partirò all’alba."


Getto un secchio d’acqua sulle braci per evitare di lasciare segni tangibili del mio passaggio e finisco di sellare Megadio. La sella, che avevo appeso dinnanzi al fuoco, mi stava ora riscaldando, sono ormai nelle terre del nord e il clima è rigido. Cammino mantenendo un’andatura rilassata, gli alberi attorno a me sembrano quasi parlare, più mi avvicino a Yew e più la fitta foresta si dirada e lascia spazio agli alberi secolari che sono ancora impressi nella mia memoria; mi sento al sicuro e spero di trovare un rimedio al mio malessere non appena giunta alla città che secoli fa mi diede i natali.
Giro lo sguardo per essere certa che nessuno mi stia seguendo, la foresta è vuota, solo qualche creatura diurna di tanto in tanto attira la mia attenzione, i raggi del sole ora rendono tutto più nitido, i miei occhi di elfa silvana mi permetterebbero di stare all’erta ma in testa ora sento un fischio acuto, fatico a tenere le briglie e stare in equilibrio sulla sella.
Megadio fa dei curiosi versi e di tanto in tanto si ferma e fa qualche passo indietro come se non volesse procedere ma andarsene. Non cammina spesso in questi luoghi e probabilmente questo lo rende irrequieto.

Più mi avvicino alla meta e più il fischio nella mia testa si fa acuto, ogni tanto abbasso lo sguardo e la vista mi si appanna. Alzo lo sguardo dopo un principio di svenimento e noto che una figura incappucciata mi da le spalle. Immediatamente fermo lo scarabeo ed attendo in silenzio. Passano pochi istanti ed a voce alta domando:


“Ei voi, chi siete?”

Non ricevo risposta, la figura sembra immobile, non colgo nemmeno il movimento selle spalle, sembra quasi non respirare.

“Dico a voi di spalle! Chi siete?!”

Ancora una volta non ricevo risposta ma mi accorgo che altre 3 figure incappucciate sono ora alle mie spalle. Sono accerchiata.
Di scatto provo ad impugnare l’arco che ho agganciato alla sella, ma come nel sogno non riesco ad essere padrona del mio corpo, sono pietrificata.
La figura di fronte a me ora si volta e mi guarda negli occhi. Era Tyrael.
Non capivo cosa stesse accadendo, il suo viso era segnato da evidenti ferite e i suoi occhi cupi.
Ora era la sua bocca ad emettere suoni indecifrabili. Dietro di lui si apriva un portale infuocato, i tre alle mie spalle mi incappucciano e conducono il mio scarabeo in avanti verso il portale e sento che perdo i sensi.

*Buio*

Non capisco dove mi trovo, i miei occhi sono aperti ma non vedo nulla, riesco ad udire solo grida e suoni che non riesco a comprendere, suoni sibilanti come nei miei incubi. Non avverto più il senso di spossatezza dei giorni precedenti, nessun rumore invade la mia testa. E’come se fluttuassi nel nulla, non capisco da quanti giorni mi trovo qui e non so per quanto ancora ci rimarrò, sono terrorizzata ma sapere che Tyrael è dietro tutto questo da un lato riaccende al mia fiducia e dall’altro mi spaventa ancora più, non capisco cosa aspettarmi dal futuro, non capisco se avrò un futuro.
Sento di essere stesa a terra e ancora sono immobilizzata.


*Rumore metallico*

Sembra una porta che si sta aprendo, un cancello. Sento ancora un bisbiglio di parole, forse incantesimi.
Ora sento che qualcuno mi afferra il braccio, è la prima sensazione che percepisco. Mi accorgo che ora posso camminare e mi alzo in piedi, mi lascio guidare dalla figura che mi tiene per il braccio.
Sono scalza e posso sentire il pavimento a tratti bagnato sotto i miei piedi, quasi viscido. Ho gli occhi chiusi ma ora un bagliore illumina le mie palpebre chiuse e riesco a vederlo.
Una voce altisonante interrompe quel silenzio sacro che vigeva nella mia testa, ma non in quella stanza.


*Apri gli occhi!*


Aperto gli occhi mi rendo conto di essere in piedi al centro di un pentacolo disegnato a terra con il sangue, le figure incappucciate ora mi circondano e sono tutte immobili e silenziose.

*Elfa la luce di Idior non ha mai illuminato il tuo cammino, sei nata per servire l'oscuro signore, e qualunque strada tu prendessi la sua mano ti ha sempre guidata. Ora é giunto per te il momento di servirlo con dedizione e consapevolezza, riceverai il sacro incarico come é riportato nelle pergamene del Tempio affinchè tu possa contribuire nel portare a compimento il grandioso progetto che Elhoim ha in serbo per noi*

D’un tratto le osservo mentre innalzano le loro mani al cielo, se le afferrano l’un l’altro ed iniziano a recitare formule all’unisono. Il rumore delle loro voci è sempre più forte. Ora attorno a me riesco quasi a vedere un aura verde e rossa, ho freddo, le mie ginocchia cedono.
Perdo i sensi.
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La notte 21/11/2017 00:17 #4

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Rinascita

Un rumore sordo di passi mi desta, i miei sensi si risvegliano, l’odore del sangue è ora quasi tangibile.
Mi rendo conto di trovarmi all’interno di un sotterraneo, le volte a crociera danzavano illuminate dalla luce delle fiaccole, sono tutta umida ma l’ambiente stesso sembrava riscaldarmi dall’interno. Mi sentivo al sicuro. Metto a fuoco il pavimento su cui giaccio e mi rendo conto che nessuno mi ha mai spostato dal luogo in cui evidentemente ho perso i sensi, il sangue che sentivo era ancora quello sparso a terra, ma di tutti i sacerdoti ora non era rimasto nessuno, se non Tyrael.
Dico Tyrael ma la sua pelle era marmorea, i suoi occhi color rubino, una figura opposta a quella che un tempo conoscevo.
Fino a quell’istante nessuno aveva parlato, un silenzio innaturale quasi rumoroso ci circonda, lo scoppiettio delle fiaccole batte il ritmo. Lui mi osserva impassibile mentre quasi svestita giaccio a terra nel sangue e tento di rialzarmi, ma le forze tardano ad arrivare.

"Alas, sorella. Il vostro percorso è stato duro, immagino che ora tutto vi sia più chiaro…non erano sogni quelli che tormentavano le vostre notti. L’oscuro signore ha espresso il suo volere e, poiché noi non siamo altro che la sua mano in terra, abbiamo agito di conseguenza. Quando vi sarete rimessa in forze sono certo che capirete. "

Alza le mani al cielo e pronuncia parole che solo un esperto di arti magiche saprebbe intonare a quel modo:

*Rel Sanct*

*In Vas Mani*

"Bene questo dovrebbe esservi d’aiuto, se i miei studi non vanno errando; sono certo che farete tesoro della vostra permanenza in questo luogo sacro, come potete immaginare le vostre stanze si trovano ai piani superiori, avete a disposizione tutto il necessario per meditare e affinare le vostre abilità. Il sommo Elhoim sta costruendo un nuovo Ordine ed è necessario che espandiate la vostra mente tramite la preghiera e la affiniate con l’esercizio e la caccia. "

Con un’espressione sempre impassibile si volta, accende una candela e mi esorta a seguirlo.
E’notte fonda, il rumore degli animali notturni all’esterno è quasi assordante uscendo da quel lungo silenzio. Delle scale ci hanno condotto ad un chiostro, ma la fioca luce emanata dalla candela non mi permette di vedere molto. Un’altra rampa di scale ci porta ora ad un corridoio che su un lato sovrasta il portico e sull’altro è scandito da delle porte in legno massiccio.
Percorriamo pochi passi prima che Tyrael si ferma e sussurra.

"Bene, riposatevi ora"

Facendomi dedurre che fosse quella la mia stanza. Allora apro la porta e noto che all’interno delle candele erano già state accese. Un colpo d’occhio mi fa notare una libreria piena di tomi antichi e pergamene arrotolate, un grosso mortaio e pestello in pietra, alambicchi su un tavolo e un grande letto in legno. Mi sembrava tutto così surreale da non accorgermi che Tyrael non mi stava più a fianco, era scomparso silenziosamente, come svanito.
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