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ARGOMENTO:
Storia di Amenadiel... 26/11/2017 22:43 #1
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Storia di Amenadiel
La ricerca della sorella Sibilla
La preoccupazione di Amenadiel :
Erano ormai trascorsi dieci anni da quando Amenadiel litigò con sua sorella Sibilla, e lei, in quel giorno triste, prese i suoi effetti e lasciò la loro dimora. Ella era stanca di sentire suo fratello lamentarsi della vita che conducevano dalla tragica scomparsa dei loro genitori per mano di alcuni necromanti di Elhoim, stando a quanto riportarono le indagini condotte dalle guardie imperiali.
Sibilla sapeva benissimo che i suoi genitori erano fortemente devoti a Idior e che lottavano in continuazione contro le forze dell’oscurità per proteggere i più deboli e la loro famiglia. I continui litigi tra i due fratelli erano tuttavia riconducibili sia al loro pensiero religioso che per il carattere di essi. Sibilla era una ragazza dal carattere dolce e amorevole, riusciva sempre a vedere il lato migliore delle persone e si preoccupava di portare conforto e consolazione a chi serviva ed era molto devota al dio Idior, proprio come i suoi genitori. Non si rifiutava mai di fare una buona azione quando qualcuno glielo chiedeva, forse troppo ingenua ma il suo cuore era pieno d’amore. Amenadiel, d’altro canto, era più scettico: credeva sì in Idior, tuttavia era convinto che il bene non potesse sconfiggere il male, forse indurito dalla dura esperienza famigliare. Era un ragazzo pieno di vita, incredibilmente attaccato ai suoi genitori ed in parte geloso della sorella, come spesso accade in gioventù, a tal punto di litigare continuamente per qualsiasi cosa futile accadesse. Era una notte d’inverno fredda e gelida quando Amenadiel, allora un giovane ragazzo, vide dalla finestra di casa una scena raccapricciante. A pochi metri, nel terreno agricolo adiacente al loro, i suoi genitori stavano combattendo contro un gruppo di maghi oscuri intenzionati ad uccidere un povero contadino indifeso. Rimase pietrificato dalla scena mentre Sibilla, senza perdere tempo, prese la porta di casa e si avviò verso il luogo di quell’abuso ma era troppo tardi. Una nebbia gelida e fitta travolse i genitori di Sibilla e Amenadiel mentre i maghi oscuri svanirono nel nulla portando via con loro il povero contadino. E quella nebbia così fredda e dall’odore amarognolo fece perdere i sensi alla ragazza, che si accasciò a terra. Amenadiel si riprese dallo shock e si precipitò a soccorrere la sua famiglia ma, ormai la vita aveva abbandonato i genitori. Prese quindi in braccio la sorella e la riportò in casa. Furono i tre giorni più lunghi della sua vita in quanto Sibilla non accennava a risvegliarsi, fino a quando il quarto giorno riprese conoscenza. Amenadiel era fortemente combattuto tra la felicità per la salvezza della sorella ma al contempo irato per il suo comportamento incosciente. “Ah, ti sei svegliata finalmente!” le disse freddo, e se ne andò nell’altra stanza. Passarono diversi giorni e i due fratelli non si scambiarono neanche una parola, finché un giorno Sibilla chiese il motivo di questo silenzio nei suoi confronti. “Amenadiel, fratello mio, non mi rivolgete più la parola. Cosa mai vi ho fatto?” chiese Sibilla. “Sorella quella maledetta notte avete rischiato anche voi di morire! Tutto per salvare uno stupido contadino oltre ai nostri cari genitori. Vi siete chiesta cosa sarebbe successo se foste morta anche voi? Avete mai provato a pensare che siamo poveri, egualmente a quel contadino. Cosa gli dobbiamo? Dovremmo lasciare che si arrangiassero da soli, esattamente come facciamo noi” rispose Amenadiel. Sibilla replicò precisamente come il fratello si aspettava facesse, “Mio caro fratello, pensare è facile, agire è difficile, e mettere i propri pensieri in pratica è la cosa più difficile del mondo. La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore, ma la vostra ottusità tutto questo non vi permette di capirlo.” Amenadiel perse la pazienza e urlò, “Basta! Ora sono io il capo famiglia e vi ordino di smettere con queste pagliacciate! Se la cosa non vi aggrada, sorella, quella è la porta.” concluse indicando l’ingresso della modesta abitazione. “Amenadiel, avete perso il senno?” la ragazza era incredula. “Basta! Andatevene! Non voglio più vedervi.” chiuse il giovane. Sibilla, in silenzio, raccolse le sue cose, aprì e guardandolo un’ultima volta, se ne andò senza aggiungere altro. Passarono dieci anni e Amenadiel con il rimorso che gli stringeva la gola decise di mettersi in viaggio alla ricerca di sua sorella aveva sentito dire che poteva essere nella tranquilla cittadina di Skara Brae. Sapeva che il viaggio era lungo e pericoloso ma si mise in viaggio lo stesso. Viaggiò per giorni interi finché, stremato, arrivò davanti a una struttura imponente e quindi svenne… L’incontro con il Chierico: Amenadiel si risvegliò in una piccola stanza adibita a dormitorio, arredata in modo modesto e con diversi letti. In piedi dinnanzi a lui c’era una persona che non aveva mai visto prima. Lo sconosciuto accennò una espressione di sollievo, lo salutò e di lì a poco i due si ritrovarono a parlare. “Salute, figliolo. Vedo con piacere che vi state rimettendo. Ci siamo molto preoccupati.” disse l’uomo. “Salute a voi, buon uomo. Il mio nome è Amenadiel.” ribatté il giovane chinando il capo in segno di gratitudine. “Dove mi trovo?” chiese. “Siete al monastero di Skara Brae. Vi avviamo trovato privo di sensi all'ingresso e, confesso, eravamo molto preoccupati per la vostra salute.” rispose l’uomo, "Ma perdonate i miei modi, il mio nome è Angelus, Abate dei Monaci di Skara Brae." Amenadiel ebbe quasi un mancamento. Evidentemente qualcuno lo proteggeva dall'alto in questa sua cerca. Iniziò quindi a raccontare al sacerdote del motivo del suo viaggio, sperando che egli potesse fornirgli le informazioni che stava cercando e quindi ricongiungerlo con la perduta sorella. "Figliolo," lo interruppe il monaco, "ci sono tantissime cose che potrei raccontarvi su colei che entrambi chiamiamo sorella. Ma prima, seguitemi, ne parleremo davanti ad una tazza di té caldo ed insieme ad un caro amico." Detto questo, Angelus fece segno al giovane di seguirlo ed insieme si incamminarono verso il piano di sotto. Entrarono in una stanza adibita a cucina e ad attenderli c'era un'altro sacerdote, indaffarato con un tegame di acqua calda. Questa nuova figura, visibilmente più anziana di Angelus, fece loro un gran sorriso e li invitò a sedersi al tavolo dove già erano stati disposte due tazze ed un vaso di biscotti. "Mio caro Amenadiel," disse Angelus, "Costui è padre Alucard, Gran Sacerdote di Idior e mio grade amico. Sediamoci e parliamo di tua sorella, la nostra cara Sibilla." "Sedete miei cari, mentre prendo un'altra tazza," li invitò Alucard, "vorrai scusarmi, giovane Amenadiel, ma non speravo in un tuo risveglio così presto. Sia lode ad Idior!" Angelus chinò il capo in segno di assenso ed i tre si sedettero. Mentre sorseggiavano la bevanda ristoratrice, Alucard prese di nuovo la parola. "Devi sapere, mio caro ragazzo, che io e fratello Angelus abbiamo avuto l'onore di essere maestri della donna che vai cercando." attaccò l'anziano sacerdote, "Una giovane ragazza in cui la grazia di Idior era forte e che in più di una occasione ha dimostrato sia un grande valore che buon cuore. Devi essere fiero di vantare vincoli di sangue così nobili." Man mano che il racconto proseguiva, Amenadiel vide finalmente il vero volto della sua amata sorella e capì quanto fosse stato egoista in passato. Capì quanto la giovane avesse davvero colto i valori che il padre e la madre cercavano di trasmettere loro in gioventù e si vergognò profondamente per il suo comportamento, lui che era il maggiore ed avrebbe dovuto capire e proteggerli, proteggerli tutti. Scoppiò in un pianto di somma commozione e quindi ricambiò i due sacerdoti narrando loro di come persero i genitori e successivamente si ritrovarono a litigare. "Caro Amenadiel," intervenne Angelus, "avete agito bene e pensando al bene della vostra famiglia." "Esatto," continuò il patriarca, "vi siete trovato a sorreggere un peso che un giovane non dovrebbe mai dover fronteggiare. Non dovete crucciarvi per questo, poiché agivate per il bene della vostra famiglia, e sono sicuro che la cara Sibilla lo sappia." Il giovane si asciugò le lacrime e guardò i due uomini. Un sorriso amaro si stava aprendo sul suo viso. Finalmente aveva trovato la sua strada, la via che i suoi genitori e la sua amata sorella avevano trovato prima di lui, ma che egli avrebbe percorso forte del loro ricordo. In Idior avrebbe ritrovato la pace e forse, un giorno, anche la sua perduta Sibilla.
Fine..
In Fede. Amenadiel
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