*Yew villaggio elfico a nord del fiume*
Non persi mai le mie abitudini, mi aggiravo per i territori di yew, questa terra che da sempre mi affascina è abitata principalmente da elfi silvani, questa razza da sempre primeggia nell’esperienza nell’uso dei bendaggi, grandi forme curative e di ristoro sono la conoscenza di tutti i silvani, decisi di stabilirmi in un villaggio per provare ad apprendere nuove forme di sapere da cui avrei potuto fagocitare con ingordigia vecchie tecniche curative. Accolto all’interno del villaggio, non mi presentai con il mio vero nome, mi spacciai per un umano solitario e che voleva apprendere delle conoscenze nuove per sopravvivere in queste terre difficili, la loro natura sociale e indole generosa fece tutto il resto e rese molto semplice l’apprendimento, mi accostarono abili guerrieri nell’arte delle armi con gli archi e non solo, primeggiavano nell’utilizzo lesto ed efficace anche di armi pesanti, infine venni a conoscenza di molti aspetti nella supremazia delle loro radicate abilità curative. Tutto questo era solo di secondaria importanza rispetto ai miei veri fini, nell’attesa che il sommo Chazuck Bellatrix desse seguito alla mia missiva lessi molto attentamente Il Mortuario che ritrovai, uno dei capitoli era dedicato al recupero dell’essenza delle razze per trasformarle in pozioni ed acquisirne le abilità. Questo era il mio scopo, reperire materiale, e gli elfi presenti in quel villaggio avrebbero soddisfatto egregiamente ciò di cui ero in cerca, avevo bisogno di scindere le anime dal corpo per provare a realizzare nuove forme di gestione delle abilità ad un livello più elevato, essenza pura di antico sapere che sarebbe stata privilegio solo per pochi. Il tempo giunse ed arrivò il momento propizio, annunciai alla popolazione del villaggio che sarei partito via a breve ma prima di andare per spezzare la monotonia avrei gradito che tutti gli abitanti mi concedessero l’onore di partecipare al banchetto che avrei preparato per festeggiare. Mi dedicai alla caccia, cervi cinghiali e molte altre libagioni feci preparare per il gran ricevimento che si sarebbe tenuto di lì a poco, uno degli elfi mise a disposizioni il suo grande atrio dove solitamente si inscenavano spettacoli per intrattenersi, tutto era perfetto e quasi tutto era pronto al compimento. La serata scorreva lieta, aria di festa e brio aleggiava nell’aria, la musica allietava tutti e la gioia veniva spigionata senza nessuna remora, si divertivano tutti…. Messo in disparte inizia a chiudere le uniche due entrate principali, con discrezione, senza suscitare nessuna preoccupazione, finita l’operazione mi diressi verso il palchetto, con un gran sorriso feci tintinnare con un cucchiaio il calice per richiamare l’attenzione di tutti.
“Carissimi, è il momento di alzare i calici e di brindare, sappiate che questo augurio è fonte di somma gioia per me, io brindo con gran piacere alla vostra morte!”
Inizia a bere dal calice e guardai con appagamento il loro sguardo prima perplesso ma pochi istanti dopo terrore e paura pervasero la stanza, la mia vera natura venne fuori, ero lì solo con tutto ciò che mi occorreva e nessuno poteva fermarmi, credo che le urla e i lamenti arrivassero lontano ma le uscite chiuse mi dettero il tempo di poter completare tutto. La mattanza era compiuta, rimasi solo io all’interno della stanza, tutto taceva fino a quando inspiegabilmente uno degli elfi che aveva provveduto ad alcuni insegnamenti e conoscevo benissimo, con voce mai udita disse: “grazie Mikael, questo sacrificio è a me gradito, ma non ti concederò tutte le anime che hai mietuto, solo una parte sarà tua e le altre ristoreranno la mia insaziabile sete”, finite le parole stramazzo a terra. Decisi che quel villaggio conteneva troppi segni del mio passaggio, nessuno doveva essere a conoscenza almeno per il momento della mia identità, nessuno ancora doveva capire, quel villaggio non sarebbe mai più esistito dopo il mio passaggio.
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*Yew tempio di Idior*
Un segno, lasciare un segno indelebile a coloro che mi hanno attorniato per molto tempo era atto dovuto, chissà se riusciranno a capire, nessuno avrà voce al momento, mi piacerebbe essere lì a gustare le loro facce quando percorreranno la strada cosparsa non dai petali ai quali sono abituati.
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