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Waine Wohla 10 Mar 2016 03:03 #1

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Waine Wohla-C.1-Intro
Il mio nome è Waine Wohla. Sono nato in una piccola isola chiamata Skara Brae dove, fino a qualche tempo fa, vivevo nella casa dei miei genitori.
Mio padre, Willhelm, lavora all’interno della taverna di Skara, mentre mia madre Erika lavora come sarta, sempre lì sull’isola.
Fratelli? Non ne ho, o almeno non ne sono sicuro. Si dice che mio padre Willhelm, prima del matrimonio con mia madre Erika, abbia avuto un rapporto con una nordica, da cui nacque un bambino... Non mi sono mai applicato più di tanto su questa faccenda, ma sembra che il suo nome sia Poncho… Pocho… Vonhainzberg… No, Vonenchen…, o forse no... Vabbe', non ricordo.
Attualmente, abito nei pressi della città di Trinsic. Convivo con due persone: un tipo chiamato Darkettino, Elfo Oscuro Mago dalle enormi capacità combattive, ma anche molto tirchio e abbastanza solitario; un altro tipo di nome Ro, un Fremen Paladino dalle radici skarensi come le mie, e - come Darkettino - dalle enormi capacità combattive.
Il nostro appartamento in affitto si trova in un grande castello, e la proprietaria, Skuld, è una persona molto gentile e permissiva. Anch’essa Fremen come Ro, è la Cancelliera di Trinsic, essendo che il buon vecchio Kira ha deciso di andare in pensione.
I miei coinquilini, come anche la nostra proprietaria, per vivere organizzano battute di caccia, ricerche di tesori, e così via, che vita movimentata…
E poi ci sono io, che per portare la pagnotta a casa, faccio il fattorino.
Si, proprio così.
Il mio compito è quello di portare materiali a vari crafter di zona.
È un lavoro relativamente semplice; ma spesso ho dovuto scappare a gambe levate a causa della presenza di ladri e assassini, che avevano la bava alla bocca vedendo ciò che trasportavo, e disposti ad uccidere per averlo. Ho la fama di un buon fattorino, non avendo mai fallito una consegna.
Nel tempo libero mi alleno con la spada, o al massimo una partita a carte coi ragazzi.
Il mio fisico è quello classico degli umani, alto 1,75, peso 75 Kg., segni particolari una dolorosa cicatrice sul dorso della mano destra, lunga 30 cm in verticale sotto l’indice.
Appartengo ad una classe sociale popolare, diversamente dai miei due coinquilini; non sono bravo con la magia poiché, essendo balbuziente, ho difficoltà a pronunciare le formule magiche, sbagliando così 8 rituali su 10; non riesco a usare martelli da guerra come Ro, visto la pesantezza di questi aggeggi e il mio dolore allucinante al dorso della mano.
Tutto ciò mi ha portato a trovarmi una sistemazione sociale diversa dalla loro. Non sono un nobile e non sono un vero e proprio guerriero; ma, dato che il mio lavoro riesco a svolgerlo abbastanza bene, so farmi rispettare quanto basta per non diventare lo zerbino dei vari combattenti e avventurieri che vanno in giro per Sosaria ad ammazzarsi fra di loro e con quegli orridi mostri.
Anche se un po’ li invidio.
Sono mancino, ma solo per quanto riguarda la scrittura: tempo fa, mentre aiutavo il caro Darkettino a scrivere delle pergamene, dopo una cinquantina di queste, il dolore alla mano cominciò a farsi sentire, allora provai a scrivere con l’altra mano, abituandomi quasi subito.
Da allora, scrivo unicamente con la sinistra, anche se prediligo comunque la destra per qualsiasi altra cosa.

Waine Wohla –C.2-Il passato
La mia infanzia non è stata molto diversa da quella degli altri bambini dell’isola di Skara. Eravamo soliti divertirci ad osservare i combattimenti all’interno dell’Arena di Skara Brae, fatta totalmente in legno. Inutile dire che nei nostri occhi infantili, che brillavano dinanzi a quelle immagini, si nascondeva un grande sogno: tutti i bambini volevano diventare dei guerrieri, forti, tenaci, dallo spirito puro e dal cuore grande.
Il primo ricordo della mia adolescenza, invece, non è un granché.
Come mai? Beh, venire addentati da un lupo dei boschi non è una bella cosa, anzi.
Tutto ciò per colpa di mio padre, troppo impegnato a tagliare il legname per poter dar retta a me.
Quando ero piccolo, adoravo andare a scuola, ho regolarmente frequentato la Scuola Statale Militare Skarense per 8 anni.
Era divertente, anche se negli ultimi anni venivo richiamato spesso dai vari maestri di Arte della Magia oscura, di Arte con il Tiro Con l’Arco e di Arte di guerra con armi a due mani.
Alla fine, non sono riuscito a concludere i miei studi.
Il rapporto con i miei genitori è sempre stato di grande rispetto, anche se non condividevo per nulla il loro culto e la loro grande fede nel dio Idior.
(Idior.
Un dio tanto decantato, tanto bugiardo quanto i suoi fedeli.
Un Dio che dovrebbe essere portatore del bene, della fratellanza e dell’amicizia.
E invece, i suoi fedeli cosa fanno? Seminano guerra e distruzione.


Appena ritenni che fosse arrivato il momento giusto, dissi chiaramente ai miei genitori tutto ciò che pensavo riguardo ad Idior.
I due, totalmente increduli alle mie parole, iniziarono ad entrare nel panico.
Se qualcuno avesse udito i miei discorsi, di sicuro essi sarebbero stati esiliati dalla cittadina, dove entrambi vivevano, lavorando con le proprie forze, ma con la paura, prima o poi, di essere denunciati. Chiunque poteva essere denunciato per calunnia, anche il solo pensiero dissenziente era vietato.
Dopo aver ascoltato la mia terribile esternazione sul loro Dio, mia madre Erika si sedette, totalmente esausta e confusa; mio padre Willhelm, invece, diventò una furia. La loro non era una fede, era una scusa, un camuffamento. Solo così, i due potevano svolgere la propria attività senza dare nell’occhio.
Whillhelm cominciò ad urlare, fin quando una folla di persone si riunì dinanzi alle porte di casa Wohla.
Le parole di mio padre echeggiavano nella strada dove affacciava la nostra abitazione, e la folla confusa dava ascolto alle parole di quell’uomo colto dall’ira.
Nei successivi due giorni, la voce cominciò a diffondersi per l’isola: Waine Wohla, figlio di Willhelm, aveva calunniato il nome di Idior.
Per non far finire nei guai i miei genitori, pensai bene di andarmene da Skara Brae.
Darkettino e Ro, ormai, avevano finito la scuola da un pezzo. Ebbero il titolo ufficiale, rispettivamente, di Mago e Paladino, e entrarono a far parte allo squadrone militare della maestosa Fazione di Trinsic, la città appartenente all’Oscuro Signore.
Dopo un lungo viaggio, riuscii ad arrivare a Trinsic, e quindi ad incontrare i miei due amici, che lì avevano dimora, e decisi di rimanere ad abitare con loro, senza troppe pretese.

Tira più un Pelo di Pocho che un carro di Vesper

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Waine Wohla 27 Mar 2016 17:49 #2

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Waine Wohla-C.3-Lo Scontro-
Prima di andare via da casa dei miei, dato che gli affari giravano abbastanza bene, venni incaricato da Paine l’Elfa silvana, per una consegna di alcune merci pregiate di alto valore, da trasportare dalla banca principale di Britain ad un fabbro chiamato Efrant della città di Papua.
Arrivato all’altezza del cimitero di Delucia, venni attaccato da due maghi, muniti di una lunga veste color magenta, ed una maschera tribale (molto probabilmente rubata a qualche orchetto del loco) che nascondeva i loro volti.
La sola presenza di quelle maschere mi intimorì e, sommato al carico pregiato che trasportavo, entrai in totale stato di panico.
Cominciai a correre.
Ero ormai arrivato a sud di Papua e, controllando più volte alle mie spalle, pensavo ormai di aver seminato i due inseguitori quando, quasi all’entrata della città, il mio cavallo, Schweinsteiger, imbizzarrì, facendomi cadere dalla sua groppa e scappando via.
Cadendo, sbattei la testa sopra una roccia, perdendo i sensi.
Al mio risveglio mi ritrovai paralizzato.
Non riuscivo più a muovere nessun arto né la testa e, preso dal panico, cominciai ad urlare.
Alle mie spalle, due persone sghignazzavano e dopo aver messo a fuoco, capii subito che erano i due malfattori che mi inseguivano precedentemente.
Insieme i due, recitarono un incantesimo che più volte sentii all’Accademia di Magia:
“Kal Vas Flam”

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La magia, in simultanea, era fatale per un umano come me e quindi, capendo la gravità della cosa, cominciai ad imprecare.
Le imprecazioni erano forti. E tutte, colpivano Idior e i suoi fedeli.
Quando ormai sembrava al termine, e i due incantesimi ormai prossimi ad essere emessi, richiusi gli occhi.
Con il corpo completamente paralizzato e gli occhi chiusi, l’unico senso a captare qualcosa in quel momento era l’udito.
Folate di vento scuotevano e facevano gemere gli alberi. Pareva un coro di anime dolenti, in attesa dell’esecuzione del povero e malcapitato Waine.
Passarono più di cinque secondi ed io ero ancora lì, con gli occhi sbarrati.
Qualcosa si aggrappò al braccio.
Aprii gli occhi.
Ero vivo.
Svenni.
Al mio risveglio, mi ritrovai in una piccola stanza, con le pareti fatte completamente in listelli di legno di un verdastro chiaro, un piccolo tavolino in legno su di cui sopra c’era una lanterna ad olio accesa, ed una torcia a muro poco sopra una finestra senza persiane e senza nessun tipo di protezione. Ero sdraiato su di una brandina (talmente scomoda che era fin troppo difficile chiamarlo letto) e toccandomi la testa, mi accorsi di essere stato medicato. Alzandomi lentamente, avrei voluto ringraziare la persona che mi aveva medicato e mi aveva portato in quel posto.

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Neanche il tempo di alzarmi ed entrò un uomo, con una veste lunga che gli arrivava alle caviglie, ed un pentacolo inciso all’altezza del petto.
Si chiamava Raven, un Ministro dell’Oscuro Signore.
All’ultimo istante, aprì un portale magico e mi tirò al suo interno, teletrasportandomi così in zona sicura, salvando me e Swainstaigher da una morte certa.
E così, spiegandomi tutte le sfaccettature, mi convertii all’Oscuro e iniziai a studiare la Necromanzia.

Tira più un Pelo di Pocho che un carro di Vesper

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