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La dannazione di Valayth 07 Mar 2017 03:46 #1

  • ummagumma92
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Prologo

Erano tempi oscuri per Sosaria, le continue guerre ed il risveglio del culto di Idior aveva gettato il mondo nel caos. I Deluciani popolo di briganti, assassini e mercenari, aveva costretto le altre città a riunire le forze per non perdere il controllo della città stato di Britain, assediata di continuo. Ma non solo da loro, anche dalla nuova minaccia che era sorta nelle terre dei grandi boschi, e immense Montagne. Li un nuovo gruppo di assassini aveva preso controllo della città di Minoc, fin da subito ci furono scontri con Delucia per il controllo dei territori e per la gloria che coinvolsero anche fazioni esterne, ora i sentieri di Sosaria erano pericolosi e l’appartenenza ad una città o ad un altra poteva costare la vita di intere comitive di viandanti.
Era una notte oscura, la pioggia batteva senza sosta sul pessimo tetto improvvisato da Valayth. Non aveva avuto il tempo di aggiugere più rami al tetto distrutto della vecchia casa nel quale si era rifugiato, il temporale l’aveva colto alla sprovvista. Valayth giovane uomo aveva avuto la sfortuna di imbattersi in un gruppo di cavalieri lungo il sentiero del ritorno che subito gli aveano intimato di farsi riconoscere , lui non apparteneva a nessuno, era un libero mercenario, abitante dei boschi di Yew. Il giovane abbatté il primo nemico con un colpo deciso alla testa, ma poi il numero lo costrinse alla ritirata. Lo inseguirono tra la boscaglia ampia e aperta, formata da immensi alberi secolari, che permetteva un notevole vantaggio per gli uomini a cavallo. Valayth sapeva di non avere opportunità in campo aperto quindi si rifugiò nelle immense cripte che correvano come fiumi sotto il suolo dell immenso bosco di Yew, sapeva che gli abitanti delle cripte nn faceva distinzioni fra fazioni e di certo avrebbero rallentato il suo nemico.. Era un visitatore delle cripte da quando era ragazzino, suo padre Ezrak l’aveva sempre ammonito e picchiato per quelle fughe nelle notti di luna piena, diceva che era pazzo, che sua madre era una cagna folle e come tale aveva partorito un folle, un ragazzo malato che in macabre passioni trovava sollazzo. Stava ore a vivisezionare lucertole o serpenti e quando aveva la fortuna di trovare zombi uccisi da avventurieri o cercatori di tesori vivisezionava anche quelli. Un uomo dannato, cresciuto nella violenza e nella criminalità nel quale il padre l’aveva sempre trascinato, un vecchio taglia gole senza patria che fin da subito, quando era andato a prenderlo nel bordello dove era nato, gli aveva fatto capire il motivo di tale gesto caritatevole, ovvero avere qualcuno come spalla nei suoi saccheggi o nelle imboscate ad esploratori, che il più delle volte finivano in bagni di sangue senza tornaconto. Odiava quell'uomo e l’unica cosa che lo tenesse li erano le rare visite del fratellastro Xelim, figlio delle prima moglie di Ezrak e pirata di Buccaneer’s Deen dalla giovane età di dieci anni. Si erano conosciuti già adulti, uno tredici e l’altro vent'anni, si erano piaciuti fin da subito ed erano molto affiatati anche se si vedevano poche volte all'anno. Ma nell'oscurità, un assalto degli zombi l’aveva obbligato a prendere un uscita della cripta non conosciuta e a perdere molto tempo nell'orientarsi. Le gocce di pioggia che gli colavano giu dritte per la schiena, era quasi completamente inzuppato e il vento gli batteva dritto in faccia dalla fessura fra la roccia della parete quando i sogni si fecero padroni dell sua mente.


Il richiamo dell’oscurità

Si svegliò ancora bagnato, ma la sensazione del sole caldo che a raggi gli batteva addosso gli diede sollievo. Era quasi stremano più che riposato, aveva dormito profondamente si ma aveva tremato tutta la notte, i denti gli facevano male, si toccò la mascella a come per metterla a posto si stiracchiò e si tirò su. Il terreno era fangoso e gli sprofondavano i piedi fino quasi a mezza scarpa, fece qualche passo un pò a sforzo poi trovò del terreno più solido, si osservò attorno e in lontananza intravide l’albero secolare dall'immensa chioma sotto il quale c’era casa sua, si incamminò con passo deciso e in poche ore arrivò a casa. Apri la porta, girò verso camera sua e appese spada e scudo, getto la sacca dove teneva i suoi oggetti da viaggio sul letto e si avviò verso la sala. Appena girato l’angolo si accorse subito che l’uomo seduto al tavolo non era Ezrak, la postura era fiera e due lunghe trecce rosse pendevano dal grande cappuccio, Valayth indietreggiò cautamente pronto alla difesa, poi una voce amichevole lo rasserenò << ti è bastato un anno solo per dimenticare tuo fratello?>>. I due si abbracciarono poi Xelim gli fece cenno di sedersi. Iniziò una lunga conversazionè dove parlò quasi sempre Xelim , Valayth era taciturno e riservato, una personalità criptica difficile da comprendere anche per il fratello. Parlarono fino a sera, il fratello gli raccontò di grandi arrembaggi , delle belle donne dei bordelli di Buccaner’s e dei tesori che stava mettendo da parte. Poi prese un sacchetto pieno di monete e glielo porse<<Queste sono per te, penso che nulla più ti trattenga qui. Io tra pochi mesi parto Valayth... parto per l’ultima volta. Ho trovato un lavoro alla città di Britain, sono stanco di fare il pirata, non è nella mia indole uccidere persone e assalire inermi mercanti che nemmeno sanno reggere la spada in mano. Voglio cambiare vita, smettere di vivere nell'ombra di questa vecchia casa maledetta dall'anima di quel vecchio assassino. La tua presenza qui mi vincola capisci? So che hai sempre avuto passione ehm.. diciamo.. per l’anatomia, potresti cercare lavoro presso qualche cerusico per iniziare o un veterinario. Quei soldi ti daranno modo di avere cibo e alloggio per qualche settimana, parti con me domani mattina, andremo a Buccaners e li prenderai una nave per Britain io ti raggiungerò più avanti. Ho delle faccende da sbrigare prima di abbandonare i miei compagni.>> Si fissarono negli occhi per qualche secondo, Valayth si alzò, prese due boccali e la bottiglia di vino già iniziata, con i denti levò il tappo e lo sputò tra le fiamme che scoppiettavano nel camino e lo versò<< Un brindisi alla futura solitudine del vecchio>> Xelim sorrise e brindò, bevve tutto alla goccia <<Il vecchio dov’è? Non se visto tutto il giorno, siamo stati fortunati, però vorrei avere la soddisfazione di dirgli che finalmente non lo rivedrò mai più>> si versò un altro bicchiere bevette anche quello e poi si alzò di scatto <<Andiamo a cercarlo, così poi potremmo dormire, domani dobbiamo partire prima dell alba. Prendi anche la bottiglia la finiremo per strada>>. Vagarono nella notte, il mare di stelle del cielo si rifletteva nelle pozzanghere, cercarono lungo il sentiero che portava a Yew ma non trovarono Ezrak, allora tornarono indietro e proseguirono fino al ponte che porta alle montagne di Wind. Lo trovarono proprio lungo quel sentiero, accasciato contro un albero, morto da almeno un giorno. Lo girarono e subito si intuì la causa <<Un fulmine ha causato quella ferita, opera di un mago senza dubbio, i fulmini del cielo lasciano solo ceneri, non cadaveri>> Valayth prese il padre in spalla, lo sollevò senza il minimo sforzo, era un uomo robusto che aveva combattuto da quand’era un bimbo e di fatica ne aveva fatta tanta per rimanere in vita in un bordello per marinai, ubriachi e senza controllo erano in molti quelli che aveva assaggiato il filo della sua spada <<Lo seppelliremo a casa andiamo>>. I due ripercorsero la strada in silenzio, come in silenzio lo seppellirono, entrarono in casa si salutarono e si misero nei loro letti, fu una notte senza sogni. Si svegliarono con la lotta fra la notte e il giorno ancora a metà, Valayth raccolse tutta la sua roba, non sarebbe mai più tornato. Legato lo scudo alla schiena e presi viveri e i suoi libri su anatomia esoterismo e necromanzia saltò in sella al cavallo e senza voltarsi partì verso il mare dove ad attenderli c’era la barca del fratello. Sostarono solo per mangiare qualcosa a mezza mattinata e poi proseguirono diretti all'imbarcazione. Il viaggio proseguì senza problemi, il mare era calmo il vento ottimo la Cacciatrice dei mari filava svelta fra le basse onde e l’arrivo era previsto con due giorni di anticipo. Ma il secondo giorno una tempesta in lontananza costrinse Xelim e deviare di rotta verso Est, quella sera i fratelli osservarono la mappa di Sosaria per capire se osare fra grandi fiumi che portano a Vesper o allungare e passare le immense montagne a picco sul mare di Minoc. Dopo un attenta riflessione Xelim decise <<Passeremo da sopra Minoc e invece che riportarti con me a Buccaners ti lascierò a Britain, tanto e di strada non allungherò di molto>> Valayth annuì non sprecò parole. Prese una delle candele dal tavolo, illuminò la pila di libri nell'angolo della stanza e la slegò, prese “Le leggende dei cimiteri di Sosaria” un libro sulle storia dei Lich che dimorano nelle cripte dei cimiteri, protettori di ricchezze e maestri di arti oscure. Salutò il fratello con un cenno della mano e andò a dormire, lesse tutta la notte alla luce della candela che andava spegnendosi e quando il sole filtrò fra le assi di legno si alzò, lavò la faccia nella tinozza e uscì ancora gocciolante, il fratello era sveglio, non l’aveva sentito talmente preso dalla lettura. Si guardò attorno e subito vide sulla sua destra Britain <<Siamo arrivati prepara le tue cose, non sarà un attracco facile, dovremmo scendere alla spiaggia non possiamo attraccare in città mi arresterebbero. >> Xelim era agitato Valayth non capiva perchè. Le onde si facevano più frequenti, la barca sobbalzava da tutte le parti, l’esperienza di Xelim si fece vedere e senza troppi danni attraccarono, legarono la barca ad una possente quercia e si incamminarono per il sentiero. Subito dopo pochi minuti di viaggio si udirono delle urla in lontananza <<Proprio quello che speravo non accadesse...>> Valayth guardò il fratello <<Gli scontri di cui vanno parlando i viaggiatori sono veri allora>> non fecero in tempo a dire altro che un gruppo di cavalieri dalle azzurre vesti gli fu addosso, sguainarono le spade e imbracciarono gli scudi. Una voce urlo nel gruppo parole incomprensibili per Valayth ed una fiamma lo colpì in pieno scudo zampillandogli in faccia, nemmeno il tempo di riaprire gli occhi e subito venne colpito in pieno viso, il sapore metallico del sangue gli riempi la bocca, scosse la testa e alzò lo scudo appena in tempo per parare un affondo che deviò sulla sinistra e senza esitare balzò in avanti infilzando sotto l’elmo l’avversario. Si voltò di scatto con il ghigno sul volto, amava combattere era la cosa che più lo faceva sentire vivo, senza badare al fratello assalito dal mago e da altri cavalieri, balzò sull’arcere recidendogli in un sol colpo il braccio, poi la testa, scattò ancora deviando un fendente verso il mago che però si accorse di lui e in un sola parola lo paralizzò. Non capiva perchè non riusciva a muoversi, era come pietrificato riusciva solo a muovere la testa, si guardò attorno e di fianco a se vide il fratello, circondato dal mago e cavalieri con lunghe casacche azzurre, Xelim era anche lui paralizzato, un cavaliere si fece avanti e parlò <<Nel nome di Idior io ti purifico, con la luce libero la tua anima. Ferio!>> un lampo accecante colpi il fratello che bruciante si accasciò al terreno. In quel momento qualcosa dentro Valayth si spezzò, la sua mente già oscura si perse. Rimase inerme davanti ai cinque ed iniziò a ridere follemente, il chierico si fece avanti alzò la mano e fece per parlare, ma non riuscì. In quel momento cinque uomini a cavallo travolsero i cavalieri e lui, colpì il terreno senza potersi parare ma subitò dopo riprese movimento, l’incantesimo era sparito. Riprese la spada e come un demone si avventò verso il gruppo di cavalieri che in balia delle forze nemiche non si accorse della morte che arrivava alle spalle, li finì tutti personalmente finchè non si trovò circondato dagliuomini a cavallo<<Salve brigante, non pensa che meriteremo un grazie?>> Valayth sputò << Non vi ringrazierò per qualcosa che non vi è di peso>> l’uomo dai capelli neri che aveva parlato scoppiò a ridere<<Sei sulla lama di un coltello brigante, sei minacciato dalle magie e dalle lance di tutti noi e pensi di poterti permettere questo sfotto? Non vedo stemmi o colori distintivi nei tuoi indumenti, per me vali meno di zero, e quei bei libri e la bella barca spiaggiata a poco da qui sarebbero un buon bottino, signor pirata.>> Valayth ignorò completamente le sue parole, spinse le lame che lo minacciavano e cercò di passare, lo colpirono con un calcio e tornò al centro , si lecco il sangue dal labbro <<Dai vostri stemmi io posso riconoscervi, siete Deluciani, assassini e briganti come la mia famiglia, non vi ringrazierò per ciò che avete fatto ma vi ringrazierò per ciò che farete>>. L’uomo dai lunghi capelli neri saltò giù da cavallo, strappo dalle mani di uno dei suoi una lancia e gliela puntò alla gola, Valayth impassibile continuò <<Verrò con voi lungo la strada del ritorno e vi darò i miei servigi come mercenario>>.
Il viaggio di ritorno fù lungo, molti furono gli scontri e gli agguati lungo il sentiero di ritorno, la follia che si era impossessata della mente di Valayth trovava sollazzo e conforto nei bagni di sangue che comportavano tali battaglie, più si avvicinava verso le terre perdute del Nord e più il richiamo del tempio di Papua si faceva forte. Nei suoi libri aveva letto del culto di Elhoim, dei necromanti e dei loro sacrifici di anime in cambio di poteri inimmaginabili, poteri che ridavano la vita ai morti, poteri in grado di evocare demoni antichi dalle più profonde oscurità della terra, e risucchiare la vita dai propri nemici. Lui era cresciuto nel caos e nel caos avrebbe mandato l’intera Sosaria, voleva il potere per distruggere i suoi nemici e sapeva che li al tempio avrebbe ottenuto risposte. Non parlò con nessuno dei membri della sua temporanea compagnia, si limitò a restare in disparte e consultare i suoi vecchi tomi, fra la gente di Delucia si era già guadagnato il nome di sadico e la cosa gli faceva piacere anche se nn lo mostrava, l’unica occasione in cui sorrideva era sul campo di battaglia con il suo ghigno satanico stampato in volto. Attraversarono immense paludi e distese collinari, passarono deserti e valichi e finalmente quasi un mese dopo la sua partenza da Yew giunse alle porte del tempio di Elhoim. Il gruppo di Deluciani nn si perse in saluti, non temevano Valayth ma l’oscurità che l’avvolgeva e i demoni che parevano danzargli attorno come ombre la notte avevano inquietato i più scettici, così se ne separarono volentieri. Valayth scese da cavallo, fece qualche passo sul terreno melmoso che circondava la cittadella, alzò la testa e osservò l’immenso edificio di pietra scura, maestoso e inquietante, avvolto nel più profondo silenzio. Era una giornata grigia e piovosa, le lisce pietre della scalinata che portava all ingresso erano scivolose e le salì cautamente. Il vento faceva danzare le fiamme dei due bracieri posti ai lati del portone di ferro che blindava l’ingrezzo, Valayth bussò con fermezza <<Aprite! Sono Valayth servo dell’oscuro signore>>.



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