l cancelli furono immediatamente issati, alla vista di quel purosangue lanciato al galoppo verso i bastioni della città.
Le guardie non ebbero esitazione nel riconoscere Nahar ed il Cavaliere in groppa, che non fecero per rallerallentare ma al contrario proseguirono a gran velocità dentro le mura di Skara.
Giunto di fronte al municipio, Elvelerith smontò agilmente da cavallo e con un balzo si portò dinnanzi alle porte della sede, laddove ad attenderlo vi era lo stalliere al quale avrebbe affidato il possente destriero.
Spalancò le porte ed oltrepassato il lungo corridoio che lo separava dalla sala detta "del tesoro", chiamata così per tradizione più che per ricchezze custodite, guadagnò l'ingresso nella grande stanza dei convegni.
I bracieri erano già accesi.
Sulla grande tavola imbandita coi colori della Repubblica, grandi coppe d'oro segnavano il posto di ogni membro del consiglio.
Dalle porte laterali, un via vai di mancipi e camerieri che si davano un gran da fare per sistemare ogni cosa affinché tutto fosse pronto per la riunione degli uguali e per il successivo banchetto, che come consuetudine, si sarebbe tenuto poco dopo il termine della consultazione.
Elvelerith fu tra i primi ad arrivare e forse il peso che aveva dentro di sé era davvero troppo da tenere, tanto da fargli accendere la pipa in pubblico, cosa alquanto singolare poiché un elfo del suo rango non era solito concedersi tali sfizi di fronte ad altri, men che meno di fronte ad umani ed elfi oscuri, ritenuti meno nobili e valorosi, ai quali non avrebbe mai potuto mostrare debolezza alcuna, nemmeno quella verso l'erbapipa.
Retaggio di antiche, quanto bigotte tradizioni, alle quali Elvelerith non voleva sottrarsi o venir meno.
E fu proprio alla terza sbuffata di fumo, con gli occhi un po' appannati dalla piccola nube grigia attorno a sè, che vide entrare un nutrito manipolo di cittadini.
Ecco la bella Weishar, pimpante ed allegra con l'arco a tracolla e la sua inseparabile magica arpa intenta a chiacchierare con l'altrettanto affascinante Keira, Fremen possente ma dai modi gentili e garbati.
E poi Trevor indomito cavaliere e sapiente alchimista in grado di mutare forma a piacimento, Vanytas condottiero leale e domatore di draghi, Nsivato abile spadaccino e nobile galantuomo, inguaribile rubacuori.
Mephisto terribile ed impietoso guerriero di enorme coraggio, egli non esisterebbe un momento nel gettarsi nelle fiamme pur di salvare la vita ai propri compagni.
Mistika e Katia, due pettegole di prim'ordine ma di grande abilità con arco e frecce; due micidiali Amazzoni.
Selvaggio e Ungugu, entrambi rozzi e dai modi spiccioli, ma uomini ricchissimi e potenti; il primo ripulisce caverne e miniere di ogni bestialità con l'aiuto del proprio inseparabile dragone, il secondo ripulisce di metalli e pietre preziose quegli stessi luoghi per poi farne opere d'arte vendute in tutto il mondo conosciuto.
Ed infine il grande Mytch, arcano custode di antichi saperi che garbatamente ed in maniera autorevole, consona al proprio ruolo repubblicano, invitava il principale attore ad accedere alla grande sala per poi sedere al posto del Sindaco poichè si trattava dello Stregone Verde, colui che era stato posto a capo della Repubblica di Skara Brae.
Proprio in quel momento l'elfo capì che non avrebbe potuto più attendere e le avvicinandosi allo stregone richiamò la sua attenzione facendo cenno di spostarsi da lì per qualche istante.
Lo stregone intuì e raggiunse Elvelerith.
"Salute Elvelerith. Ditemi."
Ed Elvelerith replicando con un sorriso disse:
"Mio caro Tony, salute a voi. Porto notizie poco rassicuranti, ma confido nella vostra saggezza."
I due spostandosi di qualche passo proseguirono il colloquio e lo stregone dopo aver dato una pacca sulla spalla all'elfo disse:
"Informeremo i cittadini del pericolo. L'unità e la compattezza del nostro popolo farà la differenza."
Nel frattempo ai presenti se ne unirono altri, fino a completare e riempire i posti a sedere.
Tutti si sedetterro al proprio posto in attesa che lo stregone verde prendesse la parola e proprio quando questo mosse appena le labbra ler cominciare il proprio appello un forte rumore interruppe la quiete. La grande porta del salone si spalancò di colpo e tutti videro un goffo individuo incappucciato, avvolto in uno scurissimo mantello blu notte, capitombolare al suolo, farfugliando frasi incomprensibili simili a formule magiche. A quel punto tutti i bracieri presero vita e le loro fiamme furono ravvivate; il goffo individuo si rialzò facendo tornare a sè una piccola fiamma che nel frattempo aveva fatto il giro della stanza.
"Ehm, sono in ritardo?"
E fu allora che tutti compresero.
Mytch si alzò e fece segno di venire avanti.
Alcuni sorrisero, altri borbottarono ed altri ancora risero di gusto.
Lo stregone verde, alzò la mano e fece segno di sedersi al tavolo, ed abbozzando un paterno sorriso pronunciò:
"Vieni Principe, siediti. Sta tranquillo, dobbiamo ancora iniziare."
E proseguì:
"Miei cari concittadini, oggi sarà un giorno memorabile per la Repubblica. Oggi decideremo le sorti della nostra amata Skara."