Il profumo del dolce appena sfornato ebbe un effetto simile a quello di una campana che suona a festa, capace nei giorni sacri di convocare e radunare a sé i fedeli.
Sicuramente l'umore di quella mattina fu incrementato positivamente da quella golosa fragranza, che con note di cannella e fior d'arancio, fece levare l'elfo dal proprio talamo.
Il sole era già alto nel cielo ed Elvelerith aveva riposato abbastanza; adorava dormire a lungo nelle mattinate di primavera, poiché soventemente in quella stagione, soleva far tardi la notte, spesso a causa di rastrellamenti e battute di caccia, talvolta per concedersi alcuni piaceri dati da gola e lussuria.
Vino, erbapipa e compagnia femminile erano certamente punti deboli di quel nobile arciere, che faceva di tutto pur di non mostrarsi simile ai mortali, molto più vicini ai piaceri terreni di qualunque altra creatura conosciuta.
Si vestì di tutto punto, pronto per affrontare il resto della giornata con gli abiti lindi e freschi che quotidianamente la servitù gli faceva trovare all'interno della predella del letto.
Partì dalla calzamaglia di cotone, proseguendo infilandosi dei calzoni di pelle scura con legacci di cuoio per poi calzare robusti stivaletti neri, anch'essi di pelle ma senza lacci e provvisti di un risvolto di colore verde che cingeva la metà dei polpacci. Per la parte superiore vestì una delle tante corazza ad anelli, questa volta ne scelse una di un colore simile a quello dell'ossidiana con sfumature tendenti al blu scuro. Infine, a completamento dell'equipaggiamento, prese guanti, bracciali e gorgiera, tutti e tre dall'aspetto scintillante e lucido fatti dello stesso materiale del busto dell'armatura.
Una volta pronto, si portò nella sala da pranzo della tenuta, laddove finalmente, avrebbe assaggiato la deliziosa crostata alla confettura di mele ancora calda e fragrante tanto da sentirne il dolce profumo propagarsi in ogni ambiente della magione.
La cuoca l'aveva preparata appositamente per lui, poiché sapeva benissimo che ne avrebbe conquistato prima olfatto e poi gusto, vincendo il possibile malumore causato da un riposo disturbato o troppo breve.
L'elfo non fece complimenti e felicemente ne fece man bassa.
[...]
Keira non credette ai propri occhi nel vedere quel losco individuo circolare liberamente nei pressi della banca di Britain, luogo di incontro di centinaia e centinaia di cittadini onesti e liberi.
"Elve! Eccolo!"
Esclamò Keira indicando in lontananza un individuo incappucciato in sella a cavallo.
"E' quel vile traditore che ha tentato di uccidermi a Skara!"
Proseguì la possente guerriera.
"Come?! E perché si trova qui a Britain?"
Rispose Elvelerith con tono di disappunto.
"Che ne so, Elve. So solo che quel vigliacco mi ha attaccata alle spalle, dentro le mura di Skara! Si è approfittato del fatto di essere ritenuto amico e cittadino della Repubblica!"
Affermò decisa e con grande fervore.
"Molto bene Keira. Diamogli una lezione. Si pentirà di ciò che ha fatto."
Ed imbracciando il bellissimo arco d'ebano che fino a poco prima aveva a tracolla, proseguì:
"Non conduce insegne di città amiche. Porta con sé il vessillo di una gilda di noti criminali. Si aggira per le vie della grande Britain tentando di travisare il proprio volto. Credo che questi siano buoni motivi per i quali il nostro caro e viscido amichetto possa ricevere una bella lezione. Seguimi!"
L'uno al fianco dell'altra, in groppa a due magnifici sauri del nord, si fecero avanti verso il criminale individuato come tale e giunti ad una distanza di qualche passo da lui, Keira sguainò dal fodero la propria spada..
Si trattava di un'arma di rara fattura, riccamente decorata su tutta la lama con incisioni raffiguranti antiche rune, dall'elsa finemente intarsiata con pietre preziose, tutte incastonate sulla sua parte superiore.
La Fremen indicò il criminale puntandogli contro la lama e chiese in maniera decisa:
"Sei tu colui che si fa chiamare Ssidhe, traditore di Skara Brae?"
Il tempo parve fermarsi e con esso ogni cosa attorno a loro.
Il silenzio rese quel momento ancor più surreale.
Silenzio.
L'attimo sembrò infinito e la tensione fu grande ma la possibilità di compiere errori non era contemplata.
Qualcosa d'inaspettato accadde da lì a poco e ciò che avvenne in seguito fece della vicenda episodio d'importanza cruciale.
Il vociare degli strilloni e dei messi che andavano qua e la tornò ad essere chiaro e stressante, lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli che al trotto procedevano sul ciottolato era regolare e ben marcato,
Il criminale mosse lo sguardo sulla donna e spostando leggermente il capo fece intravedere il proprio volto.
Ad entrambi fu chiaro d'avere di fronte la persona giusta.
Elvelerith non ebbe esitazione.
Con un rapido movimento afferrò una freccia, estraendola dalla faretra legata sul lato sinistro della sella di Nahar ed incoccandola quasi contemporaneamente.
La freccia partì rapida come un fulmine, diretta a colpire il criminale che aveva di fronte, che malauguratamente per l'arciere, non aveva reso l'effetto sperato, ferendo la vittima al braccio destro, probabilmente fermata dall'osso più lungo dell'arto..
In quel preciso istante, Ssidhe fu abile nel fare la cosa più consona al proprio grado di vigliaccheria, ovvero quella di richiamare a sé l'attenzione delle guardie della città, gridando come una pecorella indifesa ed implorando aiuto.
"Guardie, aiuto! Vi prego! Guardie! Aiutatemi!"
Questo fu l'appello dello spregevole criminale, impaurito e privo di vergogna, nel chiedere aiuto facendo ricadere colpe su coloro che in realtà avrebbero voluto solo rendere giustizia ad una buona causa.
Le guardie, udito questo appello di paura e sgomento, accorsero in massa in aiuto del criminale, credendolo vittima dell'attacco di un assassino.
Nel frattempo, poco distanti, due cittadini della città di Nujel'm, che fino ad allora non avevano proferito parola poiché estranei allo scontro, si fecero avanti.
Uno di questi, un vecchio stregone dalla barba bianca a cavalcioni su di un orribile insetto gigante simile ad uno scarafaggio, senza alcun preavviso e né tanto meno senza alcuna ragione, infilò la mano nella sacchetta dei reagenti estraendone una manciata, per poi recitare alcune strane formule magiche all'indirizzo di Elvelerith e Keira.
La situazione ebbe a degenerare completamente, nel momento in cui le guardie anziché colpire il criminale, fecero per prendersela con i due skarensi.
Come se non bastasse, in maniera infima e sleale, lo stregone di Nujel'm prese a scagliare incantesimi di fuoco e fiamme sia contro l'elfo sia contro la fremen, accorrendo in soccorso di un criminale che nel contempo, aiutato dalle guardie, era riuscito a darsi alla fuga facendo perdere le proprie tracce.
[...]