Uscii dalla taverna della città di Britain, nauseato. Come sempre avevo mangiato qualcosa bevendo appena un goccio d'acqua, eppure mi pareva che la mia testa fosse schiacciata tra due enormi massi.
A condividere la mensa con me avevo trovato svariati cittadini della capitale, negozianti direi vista l'ora di chiusura delle botteghe per un fugace pranzo, e un gran numero di stranieri, visitatori provenienti dalle più svariate città. Ho sempre amato il clima cosmopolita della capitale, una boccata di movimento e vitalità ad intermezzo dei lunghi periodi di meditazione. Avevo appena iniziato a mangiare quando sentii che le discussioni dei miei commensali assumevano toni sempre più aspri. Di lì a poco seguirono urla e insulti tra le diverse fazioni presenti nella locanda.
Che fine aveva fatto lo spirito allegro e spensierato che tanto ricercavo? I racconti gonfiati dei trionfi di qualche avventuriero, i resoconti sulle improbabili evocazioni di sempre anonimi fattucchieri? Tutto risucchiato in una spirale di odio.
Mi ritrovai quindi per la strada, la mente riempita da tutte quelle maldicenze. Come un bambino spaurito in cerca di riparo durante una tempesta, mi diressi istintivamente ad est. Il fedele Lux mi seguiva zampettando ignaro. Dopo aver superato alcuni edifici, botteghe, attraversai il grande ponte e mi ritrovai di fronte al grande Tempio di Idior. Le sue mura bianche e le grandi vetrate subito riportarono la pace nel mio animo, come solo la carezza di una madre può fare.
Ma che stavo facendo? Perchè andavo al tempio quando tante anime si perdevano a così poca distanza?
Con decisione salii in groppa al Lama e tornai alla locanda. Il taverniere, assalito da tutta la confusione mi fece un cenno di saluto e subito corse a placare una discussione tra due tavoli vicino alla finestra.
Non sapevo bene come e cosa fare, sicuramente i miei confratelli sarebbero stati più bravi e sicuri di me, ma decisi di non perdermi d'animo. Afferrai un piccolo sgabello e vi salii in cima. Notai subito qualche espressione incuriosita.
"Figlioli,
Prestatemi orecchio, ve ne prego.
Perchè distruggere un momento sacro come la comunione del pasto in questa bella città? Ricordo con tanto affetto pranzi e cene proprio in questa locanda alcuni anni fa, in cui ci si trovava ed oltre a condividere questo buon cibo e bevande ci si scambiava resoconti di magnifiche avventure e prodi gesta.
Ora invece non si ode che odio ed amarezza eppure, da quanto posso vedere dagli stemmi delle vostre fazioni che tanto fieramente indossate, la maggior parte di voi abita sotto il tetto di un Unico Grande Padre.
Idior non ci ama solo per quanto valorosi fossero i nostri avi, per quante cattedrali e abbazie erigiamo in Suo Nome, ciò che conta davvero è la purezza del nostro animo, la possibilità di agire nel bene e nella luce. Ma ancor più quanto di questa bontà d'animo decidiamo di condividere con il nostro prossimo.
Ricordate sempre che Lui non vuole sapere da chi discendiamo o quanto bene potremmo fare, ma quanto invece decidiamo di farne.
Vi prego di ricordare queste mie parole e di tornare a camminare nella sua luce ed a godere della sua gloria con un rinnovato spirito di fratellanza."
Imbarazzato per l'improvvisata predica mi resi conto che stringevo a me il libro delle preghiere come fosse uno scudo. Decisi di scendere dallo sgabello e tra sguardi increduli, sorrisi e rossore diffuso mi diressi verso l'uscita e nuovamente al tempio. Pregherò perchè queste parole possano restare impresse nelle loro menti.