Passano i giorni velocemente, ma il lavoro di restauro dei reperti procede a rilento perché il dipinto è fortemente logorato dal tempo, Servilius e Friar cercano di risalire al periodo in cui è stato pennellato ma non è facile la stima, premo sul fatto che anche i fedeli devono essere messi al corrente sull'importanza dell'accaduto e mio malgrado costringo Servilius a incessanti ore di restauro per accorciare i tempi ed allestire una sala del tempio dove esporre il tutto. Un lavoro da perfezionista che non lascia nulla al caso, ogni singolo centimetro di tela viene controllato per ristabilire il suo antico splendore ma la stanchezza si fa sentire e il volto del sopraffino restauratore inizia ad essere provato, durante il lauto pranzo noto che il sonno pervade Servilius e magari al fine di evitare errori che farebbero perdere altro tempo prezioso gli dico di riposare nel pomeriggio e che avremmo continuato la sera. Mi ritiro nella stanza dello scrittoio per leggere alcune missive ma subito dopo averne aperta una preferisco meditare sulle parole della pergamena, mi ronzano in mente come se celassero un mistero, quelle poche righe fanno riferimento ad un testo benedetto dal nostro predecessore Berknorg, non capisco il perché questo testo protegga i suoi fedeli ma soprattutto l'ultima frase "chi guarda senza vedere rimarrà nell'oscurità" lascia un messaggio incompiuto che non so decifrare.Mentre passeggio a testa bassa in avanti e dietro sento bussare alla porta che aprendosi rivela una testa pelata e lucida a dir poco brillante " il quadro non si restaurerà da solo, due candele si sono consumate e di sopra si sono esaurite, gli altri dormono tutti ma ho sentito i passi dentro la stanza e dopo aver riposato questo pomeriggio la notte è il momento migliore per lavorare, però adesso sali sopra e porta altre candele se ci sono, oppure dell'olio per ricaricare la lanterna che di certo durerà di più", girandomi verso la finestra noto che la luna era alta nel cielo attorniata da poche stelle, però senza indugiare prendo una fiaschetta d'olio, la lanterna, e raggiungo Servilius per prestare il poco aiuto che ho da offrire. Chino sul tavolo da lavoro trovo Servilius, ripongo una candela in prossimità del tavolo e ricarico la lanterna, appena pronta la consegno alle sue sapienti mani per trarre la luce migliore affinché i suoi occhi da rapace colgano ogni singolo tratto di tela che ha bisogno di essere rinfrescato. Accendo un'altra candela e in silenzio giro l'angolo del tavolo per poter illuminare la parte rimasta in penombra ma appena di fronte al retro della tela alzo la voce e grido
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Mezzo impallidito dall'urlo Servilius mi guarda sbigottito, però tutto si spiegava, le parole della pergamena adesso avevano acquistato un senso, tutto era diventato chiaro, il dipinto era la chiave di lettura. Dopo aver bilanciato il quadro sul tavolo con la lanterna da sfondo strattono Servilius con energia sul mio lato e indico sul retro quella che sembra essere una mappa, la trasparenza della tela palesava ai nostri occhi dei caratteri chiari che indicavano precisamente un punto, la destinazione ci è ancora ignota ma di certo una nuova ricerca doveva essere intrapresa.
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