Oggi mi ritrovo nella capitale, il tempio é come al solito deserto. Mi interrogo sul perché sia così difficile trovare del tempo per dedicarsi alla riflessione e alla preghiera.
Guardo accanto all'altare, sull'ambone ci sono ancora le mie righe di settimana scorsa. Chissà se qualcuno avrà avuto l'occasione di mettere in pratica le mie proposte.
Prendo carta e penna e comincio a impostare il mio nuovo sermone:
"Fratelli, compagni, amici.
Questa settimana voglio cercare di farvi riflettere sul concetto di carità. Che cos'è la carità? Fare l'elemosina a chi ve la mendica? Regalare fiale corroboranti o somme di denaro per soddisfare le effimere richieste di qualcuno? Donare armature, cavalcature o armi a chi ne è meno provvisto?
Queste azioni fino a se stesse, non sono carità. Queste azioni benevole, se non compiute con coscienza, non sono nient'altro che azioni benevole, compiute per soddisfare la propria coscienza e i desideri altrui. La caritá non la si può pesare in denaro, in fiale o armi incantate. La carità é un atto d'amore.é il cercare di comprendere chi abbiamo di fronte e instradarlo sulla via della luce. Curiamoci dei nostri fratelli, del nostri compagni con azioni magnanime, ma ben più importante é crescere come gruppo unito, e questo non sarà possibile se non sarete caritatevoli gli uni con gli altri.
In fede
Jiraya l'Eremita