PROLOGO
La carovana di pellegrini proseguiva a passo d'uomo lungo il sentiero battuto attraverso gli alberi. Avevano da poco superato l'ostile territorio nei pressi di Wind quando il sole stava cominciando a tramontare. Avrebbero dovuto fermarsi a riposare in qualche radura per la notte, ma nessuno voleva farlo nei dintorni di quel luogo ostile all'uomo, quindi gli uomini a capo della carovana decisero di camminare ancora per qualche ora, fino a quando il buio non sarebbe quasi completamente calato su di loro.
Uno di quegli uomini si diresse verso una donna ed un bambino e spiegò loro la situazione, quindi prese per mano il bambino e si diresse verso il proprio carro con la moglie al fianco, pronti a ripartire.
Non fecero in tempo ad aprire la porta del carro che delle grida di dolore si levarono dalla coda della carovana, un vasto gruppo di assassini stava attaccando i pellegrini. Fiamme si levarono dal terreno, fulmini caddero dal cielo, i maghi nemici seminavo morte ovunque posassero lo sguardo.
Sapendo di non avere speranze la madre caricò il bambino su un piccolo pony bianco, mentre il padre cercava affannosamente qualcosa nel suo zaino.
Trovato quello che ai molti sarebbe sembrato un semplice ciondolo un po' esotico che era in realtà il vero motivo per il quale i pellegrini avevano intrapreso quel loro viaggio.
"Porta quest'oggetto a Lucine di Yew, lei ti mostrerà la strada, ora scappa a Ovest con un giorno di marcia dovresti raggiungere Cove . Che Idior vegli sulla tua Via figlio mio. "
Dette queste ultime parole al bambino e stretta la moglie disperata al petto, il padre osservò sorridente e pieno di speranza quel piccolo pony bianco che cavalcava al massimo delle sue piccole forze.
Un cavaliere armato di lancia addocchiò la coppia e spronò il cavallo verso di loro.
L'uomo chiuse gli occhi.
Non ci furono sopravvissuti quella sera in quel di Wind, solamente un piccolo cavaliere ed il suo pony bianco.
CAPITOLO I
La Tempesta
Nel continuo scorrere del tempo non si può definire un inizio o, se mai esisterà, una fine, il continuo susseguirsi degli eventi si procrastina giorno dopo giorno, all'infinito. Le azioni che compiamo e il nostro invecchiamento sono l'unica prova tangibile che abbiamo del suo trascorrere, incurante della nostra esistenza.
Quella che possiamo definire l'alba dell'Ordine dei Templari di Cove fu il momento in cui il vento, nato sulle vette dei monti di Destard che soffiava verso Nord-Est, portando con se il ruggito tonante dei draghi, si fece strada attraverso il grande arcipelago a Est di Britain. Lo stesso vento arrivò sull'accampamento degli orchi a Sud di Cove e su Cove stessa, sulla quale scatenò l'ira del mare: onde furiose si abbattevano incessantemente sulle montagne che circondano quasi completamente la penisola. La maggioranza degli abitanti si era già barricata al sicuro, ma un uomo esitava: fissava il mare come se fosse in trance, la sua potenza lo aveva incantato, le onde che si abbattevano continuamente sugli scogli sembravano non volersi fermare fino a quando non avessero trascinato negli abissi ogni singolo angolo della città.
La tempesta si rifletteva negli occhi castani di Alec, un giovane fremen, che sembrava voler fare propria quella potenza. Lo sguardo fisso sembrava catturare la forza dei cavalloni.
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"
Con una tale forza li avrei potuti salvare tutti " pensava.
Alec quasi sobbalzò quando si rese conto di quale oggetto si stava rigirando tra le mani, un piccolo ovale in ottone raffigurante un cavallo con in groppa due cavalieri: il primo sembrava pronto a combattere, mentre il secondo gli controllava le spalle.
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Quell'oggetto conteneva in se l'essenza stessa della sua scelta. Magari andando a Yew avrebbe scoperto qualcosa di utile per essere d'aiuto.
Scrollandosi le spalle l'uomo ripose l'ovale in una tasca della tunica e si avviò verso il tempio di Idior, la sua casa dal suo arrivo a Cove quasi quindici anni prima.
CAPITOLO II
Decisioni
Svegliatosi di buon'ora Alec si diresse verso l'unica taverna presente a Cove, luogo di ritrovo per gli abitanti. Ad attenderlo trovò una situazione molto tesa: due uomini che mai aveva visto prima stavano in disparte borbottando tra loro, mentre il resto dei cittadini svolgeva i loro soliti compiti, ma con aria mogia e distratta.
Entrato nella taverna Alec si rivolse a Geoffry, il proprietario, chiedendo spiegazioni riguardo agli stranieri.
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" Geoffry buongiorno, ci sono delle novità ? Ho notato i due stranieri, e gli altri hanno un'aria così triste che deve essere successo qualcosa di grave ! "
" Sono dei pellegrini che si stavano recando a Yew. Sono stati attaccati dai briganti un po' come successe a te tempo fa. Loro sono gli unici sopravvissuti ".
"
Ecco spiegata la ragione di tutta quella tensione " pensò Alec fra sé e sé.
L'oste si agitò a disagio quando vide lo sguardo di Alec farsi cupo.
" Non era mia intenzione rievocare in te brutti ricordi Alec, solo che... è già il terzo gruppo che viene assaltato dalle forze di Elhoim, la situazione è precipitata da quando Moonglow è stata ripopolata dagli assassini. Se nessuno interverrà ci piomberanno addosso come falchi. Sai bene quanto me che Cove è da sempre un punto nevralgico per il trasporto di merci e soldati verso le isole. "
"
Io potrei aiutare, No! Io ho il dovere di aiutare queste persone! Forse portando quel medaglione a Yew.. " mormorò Alec a voce così bassa che l'oste non riuscì a sentirlo.
Alzando il tono di voce il ragazzo si rivolse di nuovo al taverniere
" Geoffry ti ringrazio per la chiacchierata, ora dovrei farti una richiesta: riusciresti a prepararmi delle scorte di cibo e acqua per un paio di giorni il prima possibile ? "
" Stai per partire eh ? Nessun problema mio giovane amico, d'altronde è il mio mestiere ! Ti farò portare tutto ciò di cui avrai bisogno ai cancelli Nord domani all'alba ".
Posata una pila di monete d'oro sul bancone Alec prese congedo dall'oste.
" Bene Geoffry, sempre disponibile come al solito. Ora ti saluto, devo andare a controllare che i finimenti di Atos non si siano rovinati. Che Idior vegli su di te e sulla tua locanda ".
E fu così che, ancor prima che il sole tramontasse, Alec controllò lo stato del suo cavallo nelle stalle cittadine, preparò i bagagli e si accomiatò dai suoi conoscenti. Il ragazzo aveva inoltre un amico molto stretto a Cove: Abraxas, colui che lo accolse in casa propria al suo arrivo in città.
Insicuro sul come l'amico avrebbe reagito alla notizia della sua partenza Alec gli scrisse una lettera:
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Caro Abraxas,
Quando aprirai questa lettera io sarò partito alla volta di Yew. Sai benissimo per quale motivo mi sto dirigendo lì: anche se il mio istinto mi dice di continuare ad aspettare il mio animo mi impone di muovermi. Non hai idea di quanto questo conflitto interiore mi stia dilaniando dal mio arrivo a Cove. Il passare degli anni non ha fatto che acuire il mio disagio. Devo però dirti che non sto intraprendendo questo viaggio solo per senso di dovere nei confronti nel mio vecchio. Da quando sono arrivato a Cove il tempio di Idior è diventato, oltre alla tua, la mia seconda casa. Il vivere all'interno delle sue sacre mura mi fà sentire meglio, stare vicino ad Idior mi dona serenità e pace oltre ogni limite. Mi piacerebbe avvicinarmi ulteriormente al suo culto. Qualcosa mi chiama, per anni ho fatto finta di nulla a causa della mia giovinezza. Ora è giunto il tempo di rispondere.
PS: Non essere troppo preoccupato per me, cercherò di tornare il prima possibile.
Il tuo caro amico,
Alec.
Alle prime ora dell'alba Alec lascò la lettera sotto l'uscio della casa di Abraxas e si diresse verso i cancelli Nord della città. Prese le sue scorte e rivolse il suo sguardo ad Ovest, verso Yew, dove il suo destino lo stava attendendo.
CAPITOLO III
Lucine
Alec avvistò la sua meta il pomeriggio del giorno seguente: il tempio di Yew si stagliava sopra le chiome degli alberi. L'aria sembrava magica, scintille di pura energia si muovevano attorno al tempio.
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Arrivato davanti all'entra Alec esitò: " è davvero quello che desidero ? "
Nel mentre rimuginava se quella fosse o meno la strada giusta da intraprendere, una donna si avvicinò alle spalle di Alec, cogliendolo di sorpresa.
" Chi sei ? " chiese una voce femminile.
Sceso da cavallo Alec si inchinò e rispose
" Il mio nome è Alec, mia signora. Lei è Lucine, la guardiana di questo luogo sacro ? "
Lucine: " Si Alec sono io, cosa ti porta qui ? "
Alec: " Tempo fa la mia famiglia ed io, assieme ad un gruppo di fedeli, eravamo in pellegrinaggio verso questo tempio. Purtroppo la carovana venne attaccata da un folto gruppo di briganti, io sono il solo sopravvissuto. "
Lucine: " Capisco... Mi dispiace molto per il tuo lutto, ma questo ancora non spiega la tua presenza qui. Non fraintendermi, i fedeli sono sempre ben accolti, sono solamente curiosa. "
Alec: " La sera in cui venimmo attaccati mio padre mi consegnò un medaglione, dicendomi di portarlo da te. Non so altro. "
Alec porse il medaglione a Lucine che lo esaminò circospetta.
Alec: " bhe, sai cosa possa essere ? Anche se non è nulla di importante io devo sapere capisci ? Quell'oggetto è tutto ciò che mi rimane della mia famiglia oltre ad Atos e alla fede in Idior. "
Lucine scosse il capo e disse: " Alec, questo medaglione non rappresenta affatto una cosa di poco conto, al contrario era tempo che aspettavo di riceverlo. Una lunga storia è legato ad esso. Ora però non ho tempo di spiegartela: ho delle faccende importanti da sbrigare e devo ritirarmi in preghiera per chiedere consiglio sul da farsi. Ti invito a restare nel tempio almeno fino a questa sera, in maniera tale possa spiegarti tutto con la dovuta calma. "
Alec accettò l'invito entusiasta, finalmente quella sera avrebbe ricevuto le risposte che da tanto desiderava.
CAPITOLO IV
L'Ordine dei Templari di Cove
Calato il buio Alex uscì dalla stanza datagli da Lucine per dirigersi verso le cucine, dove la donna gli aveva detto che si sarebbero incontrati. Difatti Lucine era seduta ad un tavolo con due piatti.
" Scusami se ho ritardato, ero immerso nella preghiera e non mi sono accorto dello scorrere del tempo. Questo luogo ha un'aria così magica che rimarrei per ora a pensare ai miracoli di Idior. " disse Alec sedendosi.
" Figurati anche io sono appena arrivata. Mangiamo, poi parleremo del tuo futuro ragazzo. "
Dopo che ebbero consumato il pasto fu Lucine a prendere la parola.
" Alec, quello che mi hai portato è l'antico sigillo dei Templari, sai qualcosa su quell'Ordine svanito da tempo ? "
" Quel poco che so lo devo ad alcune storie di mio padre ed agli antichi registri che ho trovato a Cove. Correggimi se sbaglio, i Templari erano monaci e volontari che erano stati scelti dal Concilio di Britain per trovare ed uccidere gli infedeli. L'Ordine era nato a Cove ma subito reclute da ogni angolo di Sosaria si unirono."
" Esattamente, l'Ordine era la cosiddetta Mano Armata di Idior. Non che uccidessero indiscriminatamente: effettuavano solamente malicidi. "
In risposta allo sguardo interrogativo di Alec Lucine aggiunse:
" Il malicidio è tecnicamente un omicidio, ma viene messo in atto solamente quando sono state tentate tutte le altre strade della redenzione. Inoltre erano i Cappelani, cioè i Chierici dell'Ordine, che ritenevano giusto o meno praticarlo a seconda delle situazioni.
Devi inoltre sapere Alec che i Templari erano divisi in ranghi, dai documenti che ho consultato oggi pomeriggio ve ne erano fondamentalmente quattro: il più basso era quello degli scudieri, i giovani novizi che si erano appena aggiunti all'Ordine. In seguito vi erano gli ufficiali, che gestivano gli scudieri e li addestravano. Infine, per chi desiderasse di più di essere un fedele di Idior, vi erano i cappellani che, come ti ho già spiegato erano dei chierici. I Cavalieri del Tempio erano sotto le direttive di un Gran Maestro, un chierico, il quale li guidava con saggezza e lungimiranza. "
Alec annuì confuso e rispose:
"Capisco Lucine, ma questo cosa centra con me ? Ho il desiderio di aiutare gli altri credenti e mi unirei volentieri all'Ordine, magari anche come cappellano data la mia grande fede in Idior, ma i Templari sono spariti centinaia di anni fa ! "
Lucine sorrise al ragazzo
" Alec, oggi ho avuto una visione: ho visto te guidare alla carica un drappello di guerrieri. In una mano tenevi la bandiera dell'Ordine che è conservata in questo Tempio, nell'altra un Martello della Fede. Ragazzo il tuo destino è quello di diventare un sacerdote di Idior e di far rinascere i Templari. So che vieni da Cove, la sono sicura che ci saranno delle persone disposte a seguirti. "
Alec esterrefatto osservò il medaglione in ottone sul tavolo.
" Si, è quello che voglio. Troverò in Idior la forza di aiutare i più deboli ! "
" Va bene Lucine, seguirò il mio destino. È meglio che io vada a preparare le mie scorte in vista di domani! " disse Alec alzandosi.
" Aspetta. Prima del tuo ritorno a Cove ho una missione da affidarti, se la riuscirai a portare a termine allora sarai degno di riportare in vita l'Ordine e verrai riconosciuto come Chierico di Idior. Ora siedi, ti ripeterò le indicazioni una volta sola. Ascolta attentamente, nel luogo dove ti recherai domani il potere del Male è potente, il minimo errore potrebbe risultarti fatale ! "
Il giorno seguente il ragazzo partì in groppa al suo cavallo bianco alle prime luci dell'alba.
" Nessuno mi ostacolerà ora che la mia strada mi è finalmente chiara. "