Minòs, la prigione degli Elementi
Se agli uomini fosse dato sapere quali misteri cela la terra, nessuno vivrebbe più la sua esistenza con tanta spensieratezza. Vi riporto, mio signore Lord British IV, le antiche cronache da me raccolte in merito alle perdute gallerie che si diramano sotto la grande montagna di Minoc.
Nei miei lunghi viaggi ho avuto la possibilità di visitare in più occasioni la città dei sovrani del metallo e, se mi concedete un piccolo vanto, posso dire di avere riscosso un discreto successo presso questa modesta corte -sia chiaro che il merito è grandemente legato ai miei studi presso la vostra grandiosa biblioteca reale nella Città di Britannia. Credo comunque sia doveroso riconoscere a questi re del nord, un grande impegno nella raccolta e nella archiviazione di una incredibile quantità di storie popolari. In questa missiva mi pregio di inserirvi una trascrizione dal dialetto di Minoc alla lingua della Felucca unita di una delle storie che maggiormente mi hanno colpito: “il pozzo del Diavolo” (trattandosi di leggende in particolare legate alla montagna ed ai suoi duri mestieri, spero avrete l’indulgenza di perdonare eventuali traduzioni inesatte di termini che si potrebbero considerare specifici di chi abita questi luoghi).
Il Re nel Monte
Millenni fa, quando gli déi crearono tutto ciò che esiste, capirono che per rendere il loro nuovo regno abitabile avrebbero dovuto inserirvi gli elementi: forze del caos in grado di smuovere, e al contempo di completare, il loro grande progetto. Portarono quindi su Felucca il Fuoco ed i suoi sudditi, l’Acqua e tutte le sue ancelle, il Vento coi messaggeri alati ed infine la Terra con i plasmatori di roccia. Questi quattro grandi esterni, giganteschi titani dal potere quasi sconfinato, erano però troppo possenti ed intrinsicamente caotici e finirono per devastare tutte le cose belle da poco ultimate dai tre creatori. Sotto la grande montagna del nord (ndr. forse il monte Minòs?), i quattro elementi unirono le loro forze in un unico avatar, Signore degli Elementi, e crearono la loro corte. Da qui partirono grandi terremoti, trombe d’aria, incendi e inondazioni (ndr. è presumibile che in tempi antichi questa montagna fosse un vulcano attivo, cosa che spiegherebbe anche la incredibile varietà di minerali preziosi in essa celati) di una tale potenza che gli déi temevano per la sopravvivenza degli esseri mortali appena creati.
(riporto ora i versi di una filastrocca popolare cantata ai bambini del luogo fin dai tempi antichi – personalmente credo per spaventarli…)
Su per il monte, se ci vai,
fuoco e fiamme troverai.
Là, dalle cime e più su,
acqua a frotte scende giù.
Ulula il vento e tutto devasta
quando l’orrido re si sposta.
Nemmeno la terra sta dov’è,
se nelle grotte urla il re.
Gli déi decisero quindi di limitare il potere di questa caotica entità, senza però poterla eliminare del tutto poiché la vita stessa ha bisogno del caos. Hilianor ed i suoi figli lanciarono incantesimi potentissimi sul monte e trasformarono la corte del Signore degli Elementi nella sua prigione eterna. Da lì non avrebbe mai potuto uscire, se non fossero stati gli déi stessi ad aprirgli il passaggio. Solo una lieve manifestazione del potere degli elementi sarebbe fuoriuscita su Felucca, un pallido riflesso di quello che era il potere del grandioso titano, e noi conosciamo tale manifestazione nella forma degli elementi naturali e delle catastrofi che sono in grado di provocare.
Il Diavolo della Fossa
Sono tante le leggende che narrano del male che si insidia nelle zone più impervie e nascoste del monte Minòs. Tra queste storie popolari, generalmente tramandate tramite i racconti dei minatori a riposo dopo infinite giornate di onesto lavoro, una delle più oscure e terribili è senza dubbio alcuno quella di Les il Diavolo.
Lontani sono oramai i tempi che seguirono l'imprigionamento del famigerato Demone Primordiale per mano del grande Ixidor e dei suoi coraggiosi discepoli. Tale eroica azione ebbe come inaspettata conseguenza che altri demoni si ritrovarono ad aspirare al ruolo di comando lasciato vacante dalla scomparsa del Primordiale.
Patrono di Ira e Distruzione, Les era a capo di settantadue legioni demoniache e mirava ad accrescere il suo potere a discapito dei suoi simili. Vide quindi nella disgrazia del Primordiale un'occasione da non perdere e quindi volse il suo sguardo sul piano materiale di Sosaria per nuove fonti da assimilare. Ghiotta gli parve fin da subito la prigionia del Signore degli Elementi, il cui spaventoso potere era incatenato all'interno di una gabbia da cui non sarebbe potuto uscire fino alla fine dei tempi, tragico simulacro di un cuore pulsante del mondo costretto a subire un eterna agonia per garantire la vita dei mortali.
Les preparò il suo piano per lustri interi e riuscì finalmente a trovare un modo per sgattaiolare all'interno delle caverne sotto il monte Minòs. Presentandosi sotto le mentite spoglie di una nuova divinità offrì al grande titano l'unica cosa che questi bramava, l'opportunità di uscire dalla sua prigione per vendicarsi sui suoi agguzzini distruggendo le creature che questi tanto amavano.
Il Signore degli Elementi, accecato dall'ira, abboccò e non capì l'inganno del demone che, per riuscire ad abbattere le mura che lo intrappolavano, chiedeva in cambio la cessione di una parte del suo potere.
Il processo di trasferimento di questi poteri era lento e si dice che potrà durare per secoli, o millenni, ma questo non rappresentava un problema per il grande demone, ogni anno sempre più possente.
E' credenza popolare che entrando nell'antica corte del Signore degli Elementi, Les abbia lasciato dietro di sè un varco.
Di tanto in tanto, degli avventurieri scompaiono dopo aver percorso la via della montagna; il popolo del regno di Minoc crede che queste anime abbiano trovato per errore il passaggio e siano caduti nelle grinfie delle temibili creature che abitano le antiche sale.