K: “Yarash! Ehi! Pssssst“
K: ”Insomma vuoi rispondermi?!“
Yarash, disteso nel letto, si girava e rigirava cercando di ignorare invano i fastidiosi richiami di Kamariel che spaventata da un brutto sogno cercava conforto nell'amico. Yarash era un ragazzo molto impulsivo ed impaziente quindi pur di mettere a tacere la bambina cedette ai richiami affacciandosi alla finestra guardando verso l'alto , proprio in direzione della stanza di Kamariel.
Y: ”Allora Kamariel vuoi smetterla? Sto cercando di dormire e vedi di farlo anche tu se non vuoi che Amotien ci strigli di nuovo! “
Kamariel con le lacrime agli occhi iniziava a piangere.
K: ”ho fatto un brutto sogno, e non riesco a dormire” *sniff * “ho visto il tempio bruciare, Amotien e Berknorg di spalle non volevano girarsi a parlarmi” *pianto* “e tu non volevi aiutarmi a chiamarli e farli ritornare” *sigh* “io urlavo, urlavo... ma nessuno mi ascoltava”
Y: “Suvvia Kamariel, cosa vuoi che accada al tempio, non vedi che va tutto per il meglio? Non preoccuparti è stato solo un brutto sogno...uhm...forse hai la febbre...”
In realtà le cose non andavano affatto bene, la guerra contro Skara Brae aveva portato miseria come ogni guerra e mantenere l'orfanotrofio era alquanto difficoltoso, inoltre, Amotien era ultimamente molto impegnata a dover fabbricare armature e armi per la difesa della città, e non rara era la possibilità di ritrovarsi in uno scontro dentro e fuori Stirling.
K: ”Lo so, Amotien non mi vuole bene , mi striglia sempre contro”
Y: “Questo non è vero, lei ci vuole bene, fa così per aiutarci ma non è cattiva, adesso vai a riposare”
K: “Yarash...”
Y: “Dimmi Kamariel”
K: “possiamo uscire? Non riesco a stare rinchiusa qui dentro, ti prego scendiamo giù, solo il tempo di prendere una boccata di aria e poi risaliamo...mi sento soffocare”
Y: “Ma non possiamo uscire, lo sai cosa ha detto Amotien! Non puoi nemmeno uscire dalla stanza altrimenti ci scovano.”
K: “Tu potresti scavalcare dalla finestra, sei vicinissimo alle panche che sono giù, io posso soaltare sull'albero di fronte a noi e scendere da lì. Ti prego Yarash! Ho bisogno di prendere una boccata d'aria!”
Y: “Daccordo ma stai attenta mi raccomando, ti aspetto giù”
Fu così che Yarash dal primo piano si tuffò in un cespuglio di paglia che si trovava proprio sotto la finestra uscendone velocemente.
Kamariel, invece, dato che era al secondo piano dell'edificio doveva saltare sul tronco dell'albero che si trovava vicino la finestra per poi calarsi agilmente sino ad arrivare a terra dove l'attendeva l'amico. Uno sguardo sul tronco, poi uno sul davanzale della finestra per stabilire le giuste distanze, successivamente, un abilissimo salto portò Kamariel sul tronco, ma un momento di distrazione rese fatale l'euforia della riuscita del salto. La bambina era si agile e scattante, prerogativa degli elfi silvani, ma al tempo stesso ancora immatura per capire alcune cose, come intuire che quel ramo, prima sempre verde, era lentamente appassito, sino a perder quasi tutte le foglie, a diventare un ramo senza vita. Yarash assistette impotente a ciò che stava accadendo, vedendo il tronco spezzarsi, Kamariel perdere l'equilibrio e irrimediabilmente cadere a terra, ma la cosa più grave che accadde quella serena notte fu vedere l'albero rovinosamente schiantarsi sulla bambina.
Y: “KAMARIEEEL! NO!”
Dal trambusto si passò ad un tetro silenzio, solo le folate di brezza che provenivano dal mare ed un mesto lamento abbracciavano la disperazione di Yarash che, per quanto fosse forte era comunque un ragazzino, impotente, di fronte alla robustezza di quel ramo che sovrastava la bambina oramai senza sensi.
Benchè l'orfanotrofio fosse quasi sempre sorvegliato, quella notte Amotien, Aiur e molti prodi guerrieri dell'Ordine della Rosa Nera e del nobile casato dei Ventrue erano stati richiamati alle armi, per difendere i territori di Stirling dagli attacchi della città di Skara Brae. Amotien aveva chiesto di badare ai ragazzi al buon Raziel il quale calata la notte cadde in un profondo sonno senza accorgersi dell'accaduto.
La battaglia era finita ed i cavalieri erano di ritorno nelle proprie terre. Amotien stava riponendo nella sacca le poche pozioni esplosive che le avevano permesso di portare la vittoria, mentre rovistava distrattamente fra gli oggetti nella borsa sentiva un mite lamento in lontananza cercando di riconoscere quella apollinea triste voce. Man mano che si avvicinava all'orfanotrofio sentiva il lamento farsi più forte sino a scorgere una giovane figura dai bianchi capelli in lacrime chinata mesta su un tronco caduto. Le bastò uno sguardo per capire cosa fosse accaduto, si liberò di tutto ciò che poteva impedirle di muoversi affidandolo ad Aiur ed Euno e si lanciò in una corsa disperata verso il piccolo corpicino riverso a terra in una pozza di sangue elfico.