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Racconti e avventure dedicati al mondo di Ultima Online Italia Reborn
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La mano 20 Apr 2014 17:32 #1

  • BurningSoul7
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Del colore dell'avorio è la sua pelle, e i suoi capelli fluenti come maree sembrano neve, il bel viso raffinato e armonioso sembra essere insieme vecchissimo ed eterno, le mani anch'esse bianche come un osso, accarezzano disegnando gesti arcani una stele che sembra ricavata da un unico blocco d'onice. Gli occhi dell'uomo, ora rosso cremisi, ora simile all'oro colato, guizzano sulla superficie levigata in cerca di un qualche segnale, un cambiamento in quello strano materiale che sembra fondersi e pulsare in tutte le sfumature del nero e del giallo. L'uomo è stanco, e con fare febbrile, estrae una fialetta da una delle numerose sacche che adornano la sua cintura, la fiala è piena di un liquido cangiante che sfuma in colori impossibili da concepire ed illumina la stanzetta ormai risucchiata nel buio della folta vegetazione. L'uomo trangugia tutta di un fiato la pozione, e pian piano sembra riacquisire sicurezza nei gesti che si fanno sempre più veloci e precisi, fin al punto che la stele sembra risuonare di voci e canti cacofonici che plasmano e cambiano la stanza afosa e umida in un qualcosa di diverso... Gli occhi dell'uomo, dorati nella luce della stele, sembrano turbati e allo stesso tempo pervasi da una follia profonda mentre tutto intorno cambia, come se il mondo stesso si cancellasse per sprofondare nel silenzio e nel buio cosmico. La stele è ora al centro di una grande sala, fiocamente illuminata, di cui non è possibile definire la grandezza, in essa echi in lingue incomprensibili e blasfeme vorticano come fantasmi antichi, le colonne decrepite adorne di strane raffigurazioni sembrano osservare l'uomo che esterefatto si guarda intorno cercando un appiglio che lo ridesti da questo scenario folle e decrepito ma nulla in quella dimensione sterminata e incomprensibilmente antica sembra voglia dargli ascolto. D'un tratto un suono come un ronzare d'insetti che volesse parlare una lingua umana, una congerie di di flauti suonati da bocche disumane e mostruose, un tamburellare di pelli tirate allo spasimo annunciano l'incedere sommesso di una figura ammanta in un drappo di seta nera corroso e tarlato dal tempo che si piega e si contorce in figure mostruose come animato da vita propria, la figura alta e magra è nel complesso una visione di totale e profonda follia. "Asura, svegliati" queste parole rimbombavano nella testa del negromante appoggiato alla stele, il buio intorno sembra sorridere, "finalmente, Asura" sussurra la sala intera, mentre la figura oscura rimane fissa, senza volto, imperturbabile. " c'è n'è voluto di tempo ma alla fine ti trovi d'inanzi alla mia incarnazione più vera, sono quello che nella vostra lingua definite Elhoim, c'è un motivo ben preciso per cui ti ho richiamato qui... Loro si stanno svegliando e non siete pronti, si riprenderanno tutto, risorgeranno dal sonno in cui sono stati relegati e voi dovrete essere la loro avanguardia, io sono poco piu' che un magiordomo qui, buffo essere un dio per voi" Il negromante come muto, fissa la figura, che sembra fatta della stessa materia del buio primordiale, come se vivesse nelle intersezioni di molteplici dimensioni , un essenza evanescente portatrice di follia in miriadi di mondi. " non c'è tempo da perdere, riunisci gli altri, dovrete essere pronti, sarete la mano degli antichi, gli esecutori del loro nuovo ordine" La figura nera protenede il braccio, e nella mano che si va dischiudendo lentamente, il negromante intravede una chiave argentata, vecchia e vergata da caratteri sconosciuti e inquietanti "Prendila" sembra pronunciare l'intera sala "Al momento giusto, sarà la mano ad aprire il varco per i nuovi dei" gli occhi dell'uomo si chiudono, la sala svanisce nella polvere e nel buio. La figura ,sollevandosi con un sforzo che sembra disumano, si risveglia lentamente ai piedi della stele che ora non emette alcun suono o luce, è notte fonda nella foresta di papua e il tempio sembra risucchiare ancor più oscurità di quanto dovrebbe, nelle mani della figura dagli occhi dorati c'è una chiave, strana e argentata, vergata in una lingua indecifrabile.
Icq: 697811302

"Non sempre è morto ciò che in eterno può attendere, e con il passare delle ere anche la morte può morire."


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