La strada:
Lunga è la strada che conduce a Stirling, città oramai in cui il monaco Berknorg risiedeva da tempo, quel giorno egli volle percorrere la strada a piedi, nonostante non facesse più strade a piedi, spesso e volentieri questa voglia in lui ritornava, forte e selvaggia, come quando viveva da solo in isolamento nelle terre perdute, come un eremita, da solo, ed il mondo fuori. Ma sebbene in altre occasioni le sue camminate il più delle volte si concludevano in passeggiate nello sconosciuto, nell'ignoto pericolo, quel giorno la sua meta era ben definita, sapeva cosa voleva e dove voleva andare, sentendo in sè uno strano desiderio, il desiderio della ricerca, ma neanche lui seppe bene di cosa.
Eppure la strada e poi il prato e poi la palude sotto di lui scorrevano veloci...Egli stesso ignaro di cosa stesse cercando e di cosa avrebbe infine trovato.
La Ricerca:
Ed eccolo infine arrivare ai pianori paludosi che precedono Stirling, nell'aria malsana ed al contempo aspra e forte di acquitrinii stagnanti e di alghe putride, degne forse neanche di essere usate come ingredienti per i peggiori incantesimi del mondo, con al suo interno le rimanenze degli abitanti mostruosi che un tempo popolavano il luogo, con quel silenzio lugubre, ancora in cerca di un qualche segno che si aspettava da un momento all'altro, provenire da un rumore o il più piccolo movimento, quand'ecco immediatamente, dietro di lui, sentì un tonfo, qualcosa cadde al suolo, andando a finire negli acquitrini della palude, capii subito che era ciò per cui era venuto e subito si mise alla cerca di quello che aveva in cuor suo sperato di trovare....Scansò fango e terra e acqua marcescente, sporcandosi completamente…Questa sua ricerca sembrava diventare ogni minuto più furiosa del previsto, ed ecco finalmente quello che cercava apparirgli dietro delle foglie d’alga, una pietra nera con delle incisioni, incisioni che lui conosceva benissimo e che imparò a conoscere da bambino, quando apprese i primi rudimenti degli incanti del trasporto, una runa che grazie alle parole giuste lo avrebbe condotto nel luogo in cui quei simboli erano stati impressi, simboli che poteva anche notare VIVIDI, segnati di recente….
Il Cammino:
Subito pronunciò quelle antiche parole che gli avrebbero permesso di trasportare il proprio corpo nel luogo in cui quell’oggetto era stato formato, arrivando per direttissima ai piedi di una tenda nel bel mezzo del deserto, lui stesso non conosceva bene il dove si trovasse, continuando a guardarsi intorno, quand’ecco che sentì alle proprie spalle un rumore di ferro, girandosi di scatto vide una figura giovane, nei suoi occhi un misto tra terrore e curiosità, con un martello pesante in mano….Sicuramente se lo avesse attaccato in quel frangente avrebbe avuto qualche possibilità di fare MOLTO male, e mentre il tempo attorno a loro scorreva Berknorg parlò, forse cominciando a comprendere il perché si trovasse lì:
Berknorg: “Chi sei figliolo, qual’e’ il tuo nome?”
Ragazzo: “Y-Yarash signore…..chi siete voi e dove sono i miei genitori? Mi avevano detto che sarebbero tornati dopo la caccia, sono passati giorni ma ancora non è ritornato nessuno….Come avete fatto a venire qui? E sopratt………..”; Si paralizzò, fissando la rune magica che Berknorg aveva in mano, riconoscendo immediatamente il monile dei genitori…
Yarash: “Chi vi ha dato quell’oggetto!! CHI!”; Il tono della sua voce divenne furente e rialzando il martello si scaglio con furia sul monaco che venne quasi colto di sopresa, quando Berknorg pensò che avrebbe dovuto parare, alzando il suo piccolo scudo metallico, si accorse che niente stava per arrivare, senti un tonfo ed il ragazzo cadere sulle ginocchia in lacrime, che urlava.
Yarash: “Che cosa gli è successo, lo devo sapere!! dove sono ora!”
Berknorg: “Non so dirtelo con certezza, questa mattina mi sono svegliato e mi sono accorto che dovevo cercare qualcosa e sono stato guidato qui….forse fui guidato dalla grazia divina, lodo Idior per avermi portato a te e spero di poter fare qualcosa per aiutarti a superare questo momento”.
Yarash rimase in silenzio per diversi secondi, rendendosi conto di essere con molta probabilità solo in quel mondo privo di ogni bene, niente di strano certamente, lui come barbaro e come guerriero sarebbe tranquillamente sopravvissuto, ma questa persona che si trovava di fronte a lui gli dava un senso di pace e di tranquillità, sentiva nel profondo che mai al mondo quell’uomo lo avrebbe condotto nel pericolo per propria volontà…
Berknorg, disse lentamente: “Figliolo, perché non venite con me, lasceremo qui una pietra come questa che i vostri genitori hanno perduto, se sono ancora lì fuori potranno usarla per trovarvi rapidamente, e lascerò anche un messaggio per loro”; Subito prese della carta ed un calamaio dalla borsa, ma un braccio muscoloso ma davvero piccolo si posò sul suo braccio, facendogli capire che non sarebbe servito.
Yarash: “Tra due anni compivo la mia età, se i miei genitori”, delle lacrime cercarono di sfociare dagli occhi, Berknorg se ne accorse, ma fece finta di niente, mentre Yarash, riprendendo compostezza, prosegui con voce ferma “se i miei genitori sono davvero morti, allora dovrò onorare la loro fatica ed il loro ricordo...Ed è quello che desidero fare più di ogni altra cosa”
Berknorg: “Volete venire con me?”
Yarash, sorpreso per la domanda repentina: “Non posso accettare, disonorerei ciò che sono e che voglio diventare”.
Berknorg rimase in silenzio diversi istanti, poi un lampo balenò nella sua mente: “Voi verrete con me come figlio, dovrete comunque trascorrere altri due anni sotto la tutela e la supervisione di una persona che vi istruisca in cosa sia il combattimento e cosa è il giusto, trascorso quel periodo deciderete per conto vostro cosa fare…”
Yarash rimase sorpreso per una simile proposta, ma dopotutto era lecito, ancora era giovane e si accorse che quella persona gli stava proponendo un qualcosa che lo avrebbe forse aiutato a capire meglio la verità sui fatti riguardanti i propri genitori: “Accetto”, infine disse, “Ma dovrò comunque fare qualcosa, questo è il minimo che posso per sdebitarmi”
Berknorg: “Benissimo”, esclamo, “Di certo il lavoro non manca, né al monastero né sicuramente fuori, se desideri potrai fare quello che più ti piace, in cambio però ti chiedo di venire qualche ora, di tanto in tanto, con me al tempio, dovrò farti conoscere meglio il mio dio, Ah, il mio nome è Berknorg, Berknorg Tarafan…”