“Fermatevi messere!” la voce roca della ronda cittadina coprì il cinguettio che mi aveva accompagnato negli ultimi minuti. “Cosa vi porta a Britannia del sorgere del sole?”
In effetti aveva ragione. La fretta mi aveva portato a viaggiare di notte, come fossi stato un ladro o, peggio ancora, un vile assassino.
“Il mio nome è Alucard,” dissi togliendo il cappellaccio e scendendo dalla groppa del fedele llama Lux, “è per fede che ho intrapreso questo viaggio, per poter pregare nella casa della luce.”
Una voce più squillante intervenne.
“Perdonate l'ardire del ragazzo, mio signore.” Etta, ufficiale della guardiana cittadina, appoggiò la mano sulla spalla del giovane e gli fece segno di proseguire col suo lavoro.
“Vi chiedo perdono, messere.” balbettò il ragazzo eseguendo il comando.
La donna in armatura pesante e con un lungo manto blu -il colore tradizionale delle forze armate della città- mi si avvicinò. Con la mano sinistra reggeva una torcia scoppiettante mentre la destra era appoggiata sull'elsa di una elegante spada bastarda. Il freddo della notte era ancora pungente eppure, non saprei dire se per educazione o rispetto, si sfilò lentamente l'elmo e lo agganciò alla cintura. Una lunga chioma di capelli ricci e biondi le cadde sulle spalle mentre con il bagliore della torcia potevo vedere i suoi occhi, stanchi.
“Milady,” dissi rivolgendomi alla guardia, “come dicevo al vostro sottoposto sono qui per visitare il tempio di Idior. Spero vorrete perdonarmi se giungo a quest'ora.”
La donna sorrise, “Non dovete nemmeno pensarlo! Eppure sono tempi bui, empie creature si muovono nelle ombre e sempre più spesso, al suo risveglio, la città scopre che la notte ha coperto orrori innominabili.”
“I sogni divengono incubi...” pronunciai distrattamente.
“Proprio così,” continuò la donna “ma sta a noi fare in modo che l'oscurità non prevalga. Avete detto che siete diretto al tempio, giusto?”
Mi guardai attorno, cercando di individuare la via da seguire tra i palazzi fiocamente illuminati dalle torce.
“Precisamente.” risposi concentrandomi su quella che mi pareva la via corretta.
“Perfetto, allora permettete che vi scorti!”
L'offerta della guardia mi colse impreparato, “Siete troppo gentile eppure non voglio approfittare oltremodo della vostra cortesia, mia signora.”
Lei sorrise di nuovo e alzò la torcia indicandomi la direzione, incamminandosi. “Venite, da questa parte.”
“Vi ringrazio nuovamente.” mi rimisi il cappellaccio e, seguendo Etta, tirai dolcemente le briglie di Lux. Mi guardai ancora attorno, la capitale di notte non mi era per niente familiare, “Probabilmente avrei sbagliato strada...” ammisi sorridendo.
“Ne sono certa!” rispose lei ridacchiando.