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Racconti e avventure dedicati al mondo di Ultima Online Italia Reborn
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Oceano di Fuoco 30 Sep 2014 09:42 #1
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(Rumore di zoccoli)
- Ssshhh ! Fai piano, siamo arrivati, ora ti potrai riposare. Ma fai piano non ho intenzione di farmi sgridare anche questa sera. La notte era calata ormai da qualche ora, anche oggi come spesso accadeva a dire il vero, non avevo preso alcuna preda, nella mia sacca solo libri e pagine sparse, scritte ed un po’ macchiate dal vecchio calamaio che mi era stato donato. Mi avrebbe fatto la solita ramanzina, non che non la meritassi, ero troppo affascinato dalle avventure, dai segreti e dalle storie da perdere la concentrazione su tutto il resto, ma la colpa era anche sua che mi aveva inviato a perlustrare quelle terre lontane, la dove tra le rovine avevo trovato questi tesori. - Puoi anche finirla di parlare a quella povera bestia, prima o poi ti risponderà e non sarai contento di sapere cosa pensa di te! - Buonasera Lavrentios - Buonasera un corno ! sbrigati a sederti a tavola o mangerò anche la tua razione, se dipendessimo da te mangeremmo solo aria e sogni. Ecco, legato il cavallo, a testa bassa entravo in casa e dopo aver posato le mie cose eseguì l’ordine. Dopotutto dovevo molto a quel Fremen e la sua cucina non era neanche male. Non era una persona dalle molte parole, ma arrivava dritto al punto, sempre. - Cosa hai fatto oggi? - … - Un giorno metterai in pratica tutti gli insegnamenti spero e dimostrerai il tuo valore. Vuoi Meritarti il titolo di Cittadino? Comincia con lo svolgere i tuoi doveri e vedrai che riuscirai. - Quello che ho scoperto nei miei libri mi affascina molto e ci sarà molto utile. - Lo Spero. La cena era veramente buona, la sua abilità nell’uso delle armi si mostrava anche a tavola avrebbe addolcito qualsiasi verità. Per quanto fosse schietto aveva ragione e ciò che aveva detto era la verità. Lo faceva per me, per farmi crescere, ma dopotutto sapevamo entrambi che le mie avventure stavano per cominciare. Quella notte rilessi i miei appunti: Oceano di Fuoco. Duncan della stirpe MacLochlainn, questo è il mio nome. Dei miei genitori e della mia famiglia so poco o nulla, non ho ricordi. Era una mattina ventosa, una notte tremenda era appena passata e avvolto in un mantello in quel mare di sabbia c’ero io, se non fosse stato per quel paladino gentile, la mia storia probabilmente non sarebbe mai cominciata. Si prese cura di me, mi allevò come se fossi suo figlio, in quella casa alle porte di Trinsic, dove trascorsi tutta l’infanzia. Oggi in molti mi chiedono se mi mancasse la mia famiglia, una madre, un padre, dei fratelli, no. No, non mi mancava nulla, anzi, ero coccolato ed educato a dovere, amato, considerato, devo tutto a quel Fremen, Lavrentios, Cittadino di Trinsic. Non mi era permesso allontanarmi da casa, troppo pericolosi quei boschi, quelle grotte e quel cimitero, ma spesso disubbidivo, tornavo a quella spiaggia e di li scrutavo il mare da una parte e quelle alte mura di arenaria dall’altra. Gli anni passarono, volevo scoprire il mondo, decisi di cominciare l’addestramento. Gran maestro nelle armi e nella biologia, Lavrentios, fu un ottimo insegnante, sapeva maneggiare qualsiasi oggetto rendendolo un’arma devastante, ma non solo, le sue conoscenze mediche mi affascinavano di più, così come la sua abilità nel cavalcare. Che fatica, ma ne valse la pena, mai un attimo di pausa, mai un’esitazione, i ricordi di quel periodo sono ben presenti nella memoria e nel fisico. Particolarmente portato nell’uso dei bastoni ancor più provavo piacere nello studiare e scoprire cose nuove, quei pochi tomi che possedeva il Fremen divennero i miei compagni di viaggio, nelle lunghe notti al freddo per temprare lo spirito e nelle missioni, perlopiù esplorazioni, di cui ero incaricato. In quella casa dove fui cresciuto spesso facevano tappa creature di ogni sorta: cavalieri dalle vesti bizzarre, elfi dalle abilità superbe, orchi giganteschi, dagli strani odori, ma a loro modo straordinari, tutti originari di quella città che tanto mi faceva sospirare. Una solo volta mi fu permesso entrare, Trinsic, che splendore quelle strade, ponti, quei palazzi, l’occasione fu La festa del Dragone, ero troppo piccolo per rendermi conto, ricordo giochi gare e duelli, sorrisi ed imprecazioni, vino a volontà, che giornata. Fu quel giorno ormai lontano che vidi per la prima volta Lei, salutata da tutti, rispondeva con gentili sorrisi e cenni, si fermò davanti al grande edificio, che scoprì in seguito essere la banca, cominciò a parlare. Tutti si fermarono estasiati ad ascoltare, come un’aura la circondasse, le sue parole arrivarono dritte al cuore dei presenti, Idior, Idior, Idior. Sapevo della fede di Lavrentios, ma rimasi colpito, quanta forza e ardore poteva mostrare un guerriero che decideva di mettere la sua vita al servizio di un Dio, Idior, portatore d’ideali così grandi e puri. Lei era Valchiria, dell’Ordine dei Chierici, mostrava la strada indicata da Idior, in seguito nominata Vicario per La città di Trinsic, so che la rincontrerò. L’addestramento ricominciò, senza sosta, dovevo mostrare le mie abilità per poter un giorno difendere anch’io quegli ideali e fu proprio durante una piccola missione affidatami dal mio Maestro che m’imbattei nei fedeli dell’Oscuro Signore. L’obiettivo era recuperare dei tomi da un’antica biblioteca, situata nelle rovine di quella grande città che un tempo era chiamata Nujel’m, volevo salvare un sapere che sarebbe andato perduto. Trovati! dentro ad un edificio più grande situato a nord ecco gli scaffali, la stanza era enorme, quante cose avrebbero potuto insegnarmi quelle pagine e pagine, libri, una montagna, ma ecco un bagliore, nemmeno il tempo di voltarmi che un fuoco magico mi colpiva, a terra e quasi senza forze stavo per dire addio a tutto, con un balzo inaspettato mi nascosi dietro una porta, giusto in tempo. Paura, la paura pervase tutto il mio corpo, quanti mostri avevo affrontato nel mio addestramento, ma mai mi ero sentito cosi sopraffatto, per quel poco di cui ero a conoscenza questa non era la magia che avevo già incontrato, la figura che mi stava braccando non era un comune mago, portava una veste con degli strani vessilli. Di quello che accadde dopo, non ho ricordi, mi svegliai a casa, dolorante, ma vivo. Solo qualche momento più tardi venni a sapere cosa era accaduto. Quel giorno un manipolo di Infedeli, aveva tentato di conquistare quell’antica città, nella quale ero stato mandato. Fui salvato da un gruppo di cacciatori, Guerrieri misti delle città di Cove Skara Brae e Trinsic, che si erano recati in quel luogo per combattere l’Oscuro Signore una volta venuti a conoscenza delle intenzioni degli Infedeli, la loro missione era fallita e mi portarono indietro con loro. Appena ripresi le forze, cercai subito il mio zaino, sapevo di esserci riuscito, nonostante il terrore non mi ero perso d’animo e prima di cedere ero riuscito a raccogliere quello che cercavo. Cominciai a leggere i titoli: Nujel’m e l’Ordine di Paladine, Wind ed i Monaci di Idior, Il Ritorno di Idior e Nephil, La Dannazione dell’ Eremita. I giorni passarono, l’addestramento era concluso, ma la mia passione per gli studi era solo agli inizi, non riuscivo a distogliere il pensiero da ciò che leggevo e rileggevo, anche se mi trovavo in cima alle più alte montagne o per mare sulla mia scialuppa, il mio animo era altrove, dovevo dare valore a quella vita che per due volte mi era stata donata. - E’ tardi. Spegni quella luce che domani ti porterò a caccia con me. Le ultime righe raccontando di me oggi, non so ancora dove inserirle, non sono poi così speciale, alto e agile, capelli castani, in tasca qualche spicciolo e nello zaino col pugnale e con i fidati libri qualche reagente per i miei tentativi con la magia, domattina mi verrà in mente.
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Oceano di Fuoco 30 Sep 2014 19:31 #2
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Che Fatica, anche oggi nemmeno un attimo di tregua.
- Eccoli di nuovo, queste creature non finiscono mai? - Sono Ophidian, non sottovalutarli. Sei stanco? - … - Manca poco. Deserto, tutto intorno a noi sabbia e roccia. Ho già visto questi posti, ci sono già passato. Sì. Immagini sfocate di una grande battaglia, fiamme poi il silenzio. - Hai capito dove siamo? - Ermetico di un Fremen, siamo a Papua, vagamente ricordo una grande battaglia, nulla più. Parla! - Seguimi. Dopo qualche passo arrivammo in un punto più coperto, un vento caldo alzò una nube di sabbia e scoprì una strana costruzione, un altare. Teschi colorati sopra colonne antiche, e sul pavimento quei segni. Quei segni che avevo già incontrato, vessilli del male. - E’ qui che ti ho trovato. Ricordo ancora quell’elegante mantello e quel pianto. Tutt’intorno una scena apocalittica, questi luoghi furono teatro di un grande scontro, bisognava fermare le forze dell’Oscuro signore. I Paladini di Idior si schierarono in prima linea, ma in molti ne pagarono le conseguenze. - Anche la mia famiglia ha combattuto? - Certamente. - Grazie Lavrentios. Ho capito qual è il mio destino. Anch’io donerò la mia vita a Idior. Sulla via del ritorno decidemmo di andare alla grande città di Britain. Le emozioni non finirono nei deserti, così tornato a casa ebbi molto da scrivere. Comincia a rileggere. Grandi piazze, fontane, castelli, sedi di gilda, la città sembrava prendere vita con il via vai di persone che la affollavano. Elfi a cavallo, cavalieri dalle scintillanti armature, cavalcature di ogni sorta e portali aperti da gruppi armati per chissà quale avventura. Nell’aria si respirava qualcosa d’insolito, stava per accadere qualcosa. In tutto questo trambusto ecco le grida: “ Assassini al Ponte!”. In men che non si dica, corsi a vedere cosa stava accadendo, fulmini e saette ci colpirono. Una trappola, qualcuno non resse l’urto, io rimasi illeso, nel tentativo di avvelenarmi, sottovalutarono le mie conoscenze mediche, a qualcosa dunque servirono tutti quegli studi. Fu in quell’occasione che lo vidi per la prima volta, quella tunica non mi era nuova, sapevo cosa significasse, ma la sua prontezza nel difendere i compagni mi colpì profondamente. Da un portale che non avevo mai visto, comparve brandendo il suo martello bianco, spaventò a tal punto i criminali che sembrarono battere in ritirata. Ovviamente la battaglia durò più di qualche attimo, ci furono momenti di sconforto, ma la naturalezza con cui infondeva coraggio nei prodi al suo fianco era impareggiabile. Qualche muro di pietra a chiudere le vie di fuga sancirono la fine delle ostilità. Non ebbi l’opportunità di scambiare nemmeno una parola con costui, si diresse subito al Tempio della città di Yew, ma riuscì a carpirne il nome: Mikael Mègas, Pontifex Maximus. Quante domande avrei voluto fargli, mi dissero che questioni urgenti lo stavano aspettando. Mi suggerirono di andare al Tempio, qua a Britan, forse avrei ottenuto le risposte che cercavo. Un sottofondo di bisbigli di preghiera. Oltrepassato il grande portone, si aprì dinanzi a me la grande navata, marmo e pietra bianca, statue dorate, ma su tutto mi colpì la luce che riempiva il grande edificio attraverso le coloratissime vetrate. Avanzai e vidi seduto in disparte un Vicario, Ezra, pregai con lui a lungo. Pace, la sensazione che provai in quei momenti. Per quanto chiacchierammo, non riuscì ad esaurire tutte le mie richieste, ma mi diede delle pergamene. - “Lumen Gentium” questa è la Costituzione del culto, illuminerà il tuo cammino. - Vi ringrazio Ezra, ci rivedremo. L’inchiostro si stava quasi per esaurire, nel mio forziere forse c’era qualche rimasuglio per continuare. Un’importante riunione richiamò a Trinsic il mio maestro fremen, da qualche ora ero solo. Devo ancora dare da mangiare al mio cavallo, non mi avrebbe perdonato. Pensai a lungo agli eventi successi e lessi le pergamene che mi erano state donate. Mi decisi: dovevo incontrare Mikael, avevo capito che strada percorrere. Lessi le ultime righe. Dopo giorni di studio, caccia e duro lavoro, assomigliavo sempre più ad un guerriero, ero sempre più abile con le armi e miglioravo con la magia. La voglia di approfondire le mie conoscenze era sempre maggiore, a partire dal mio passato. Un giorno intenso cambiò le mie prospettive, le mie fatiche furono ripagate. Aver scoperto com’erano scomparsi i miei familiari nel grande deserto e gli eventi nella frizzante città di Britain, mi fecero capire quale sarebbe dovuta essere la mia strada, sotto la luce di Idior. Quell’incontro. Era la seconda volta che m’imbattevo in un Ministro del Culto, Chierici, Valchiria prima e Mikael in quest’occasione, con parole ed i gesti impersonavano ciò che avrei voluto rappresentare. M’incamminai. Duncan. Chissà se qualcuno ricorderà il mio nome. - Arrivo mio fedele amico, non ti lascerò morire di fame.
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Oceano di Fuoco 03 Oct 2014 10:35 #3
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- Giovani Amici, Grazie. Quell’individuo non avrebbe meritato sorte migliore.
- E’ stato un piacere, Duncan, un dovere. Quel portatore di male diceva di essere un Necromante? - Caro Elfo Oscuro, sì, era un servitore dell’Oscuro Signore, quando ha ucciso quella povera guardia a sangue freddo, lo avete sentito? - L’ho sentito io. ‘Un’anima per voi, Elhoim unico Dio!’ - Quasi quasi, Posso prenderne la testa come trofeo? - Come più vi aggrada, non intendo toccare oltre quella carcassa. Ora devo salutarvi amici di Trinsic e che Idior vi guidi. Arrivederci Kratos. Arrivederci Shadow. - A presto. - Ahah ho la testa di Sean ! …alla prossima. Necromante. Una scia di sangue mi aveva condotto sino alla Banca centrale nella città di Britain, ormai erano giorni che frequentavo quei luoghi, ne avevo viste di cose strane, ma questa volta non rimasi a guardare. Mentre m’intrattenevo chiacchierando con un cittadino di Trinsic dai capelli lunghi, Kratos Il Fremen, la sua armatura scintillante quasi incuteva timore, ci raggiunse correndo affannosamente un Elfo Oscuro, Shadow, anch’egli dalla città di Trinsic, era molto spaventato. Un servitore della città, una guardia, era appena stata uccisa ed a macchiarsi le mani del suo sangue lui: Sean. Provai un dispiacere ed un risentimento nel vedere la noncuranza con cui portava avanti le sue faccende, accanto a lui giaceva esanime il malcapitato, come fosse tutto normale. Alle nostre domande rispose con minacce e bestemmie, non avremmo ottenuto valide spiegazioni, il primo che attaccò fu il Fremen. Lo scontro si spostò sino al portale che collega tutte le città, ma non oltre. Quanto dolore dovremo ancora provare, quanto male potremo sopportare. Tornati in città, ci accorgemmo che una piccola folla si era riunita, incrociai lo sguardo di alcuni, fedeli anche loro all’Oscuro Signore, occhi minacciosi, la scelta migliore sarebbe stata ritirarsi. Per ora. E’ giunto il momento, proverò’ a mettermi in contatto con il Pontifex Maximus, a Lui ed al Sacro Concilio Dei Chierici, confesserò il mio desiderio.
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Oceano di Fuoco 07 Oct 2014 21:34 #4
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(ticchettio alla porta) - Che cosa sarà a quest’ora? Duncan…vedi di far smettere questo rumore. - Il sole è già alto, sei l’ultima creatura che dorme in questo mondo, smettila di lamentarti. Il rumore era leggero ma continuo, preciso, non avevo idea di cosa mi sarebbe parato davanti, così presi il pugnale, meglio non farsi cogliere impreparati. Aperto un poco la porta, si mostrò: una creatura sorprendentemente elegante, un volatile dalle piume lucenti, portava con sé una pergamena, forse era la risposta che aspettavo. La Presi. Ceralacca, il sigillo, si, aspettavo questo momento con ansia, emozioni contrastanti mi pervasero. Dopo aver dato un po’ di briciole di pane al gentil messaggero, lo liberai. - Grazie. Distese le ali e partì. Con lo sguardo lo segui nel suo volo, il sole era già alto, una splendida mattina, una brezza leggera scosse le fronde degli alberi intorno e li scomparve. Strinsi la pergamena ed entrai in casa, lessi con ingordigia. Recarmi al Monastero, questo era il prossimo passo. Non persi un attimo, riempii la sacca con tutto il necessario, la Luce di Idior mi avrebbe guidato. - Parti? - Si, mi attendono a Yew. - Fai buon viaggio. Presi qualcosa da mangiare e con un sorriso uscii, dirigendomi verso il portale, Yew, il Monastero non è lontano, non vedo l’ora.
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Oceano di Fuoco 17 Oct 2014 21:28 #5
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Pioggia.
Pioggia e ancora pioggia, sono ormai giorni che il sole non vuole mostrarsi. Sono quasi arrivato, non è stato un lungo viaggio, ma tra creature aggressive e assassini non si può certo dire sia stato facile. Il desiderio di arrivare al Monastero di Yew, Tempio di Idior e la speranza di incontrare il sommo Mikael mi hanno sorretto fino a questo punto. Una voce in lontananza - Ehi Voi! Chi siete? Cosa vi porta in questi Luoghi Sacri? - Dite a Me? Il mio nome è Duncan, del casato MacLochlainn, sono in viaggio per raggiungere il Sacro Tempio di Idior, porto con me la missiva del Pontifex Maximus, che confermerà tutto. - Date a me, giovane. … - Questo sigillo. Permettetemi di presentarmi: sono Valchiria, Vicario per la città di Trinsic, fedele servitrice di Idior, non era mia intenzione spaventarvi. Credo abbiate perduto la strada, sarei lieta di accompagnarvi io stessa verso il Monastero. Vedo che cercate la pace, se vorrete, là troveremo un momento di raccoglimento. Come ho fatto a non accorgermi. Che imbarazzo. - Quale onore Vicario, vi seguirò senza indugio, che la luce di Idior illumini il nostro cammino. Il Passo era costante, serrato e deciso, sapeva bene la strada, quante volte si sarà recata in quei luoghi, fonte d’ispirazione ascetica, la sua veste elegante veniva solo lievemente scalfita dalla pioggia che non cessava di cadere, come fosse circondata da una forza, emanazione della sua incredibile Spiritualità. - Eccoci, desiderate entrare? - Vi ringrazio, ma il mio compito era arrivare, ora sarà attendere il momento in cui potrò incontrare Mikael. - Insisto, se desiderate, vi mostrerò questi luoghi, dove potrete ritirarvi in preghiera, attenderete dentro il Pontifex, lui stesso avrebbe fatto in egual modo. - Questa pioggia non cessa, il mio desiderio di avvicinarmi sempre più ad Idior è grande, avete ragione, vi seguirò. Silenzio, una calma rilassante pervadeva questo luogo, all’apparenza scarno e semplice era quanto di più adatto, tante stanze una vicina all’altra, fiancheggiavano la grande navata centrale, luoghi di raccoglimento e ristoro spirituale, di fronte a me i simboli e l’altare, lì vicino un pulpito, potevo intravedere dei libri e la pergamena che avevo anch’io potuto leggere, la Sacra Costituzione. Non ero stato accompagnato in un luogo comune, che onore poter varcare quella porta. Ci avvicinavamo sempre più alla zona di preghiera. - Sediamoci qui figliolo, ora puoi esprimerti alla somma Luce delle Genti. M’inchinai e aperte le mani inneggiai a Idior, a quanto per me fosse grande e fermo riferimento. - Quanta devozione, avvicinati a me e raccontami la tua storia. Che persona stupenda, mi ascoltava interessata e annuiva, soprattutto quando le ricordai dei nostri precedenti incontri, se così si potevano considerare, solo una smorfia le era sfuggita al racconto dei fatti di Nujel’m e un sorriso mentre citavo Idior come fulcro dei miei studi e delle mie azioni. - E’ giunta l’ora, credo che il Pontifex non possa raggiungerci a breve, sicuramente sarà stato trattenuto. Ti mostro l’uscita Duncan. - Sicuramente, vi seguirò. - Se percorrerete il sentiero subito qui fuori incontrerete la Taverna di Lucine, dite chi vi manda e attendete li Mikael. Riposate e al momento opportuno bussate alle porte del Tempio, troverete ciò che state cercando. Dopo aver raccolto le nostre cose, m’indicò la via, chiuse le porte del Monastero, mi salutò con un cenno e ripartì nella direzione opposta. Come suggerito, mi recherò da Lucine. Tornerò domani a bussare alle Porte del Tempio.
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Oceano di Fuoco 26 Oct 2014 12:18 #6
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(Rumore di pagine sfogliate)
- Metti via quel tomo e raggiungimi, bisogna seguire l’ordine degli eventi. - Eccomi - Le Memorie di Sir Elios saranno anche Lollose come cita lui stesso, ma prima dobbiamo terminare lo studio della storia, dove c’eravamo fermati. Mi porse diversi tomi molto pesanti. - Leggili una prima volta, quando avrai finito ne discuteremo. - Comincio subito. Non avrei mai pensato di trovarmi ora in questo luogo, speravo, desideravo. E’ solo all’inizio ma questo mio percorso mi affascina, sotto la guida di Idior per sempre. Qualche giorno era passato dal nostro ultimo incontro, ora la seguirò. Lei che mi accompagnerà negli studi, è Valchiria, severa e precisa come giusto che sia. La mia passione per la scrittura. Non ho potuto fare a meno di scrivere gli eventi che si sono susseguiti, per rendermene conto e gioirne. Alcune mattine passarono, il sole nasceva e non mancava giorno in cui non vedi arrivare quella cavalcatura dal colore rosso di cadmio, un cenno di riverenza poi costei entrando nel Sacro Tempio, accompagnava dietro di se quella porta. La stessa dove al tramonto non mancai mai di bussare, ero desideroso ad approfittare degli inviti di costei a entrare, ma, nonostante la sua grande cordialità, mi limitavo ad attendere di essere ricevuto dal Pontifex Maximus, non mi sarei perdonato di far perdere tempo ad entrambi. Un giorno fu lei che mi avvicinò, portava con sé novità. Mikael, suo malgrado, ancora per molto non avrebbe potuto raggiungermi, la guerra all’Oscuro Signore non permetteva tregue e distrazioni, mi concedeva di confessarmi con Valchiria. Dopo avermi fatto accomodare, ascoltò le mie parole: - Sono desideroso di cominciare il percorso, il seminario per meritarsi il compito di Chierico, espressione del sommo Idior, Luce delle Genti Con uno sguardo austero mi disse che non sarebbe stata una cosa semplice, che mi sarei dovuto applicare e alla fine solo il Sommo Idior per mano del Sacro Concilio avrebbe decretato quale sarebbe stato il mio destino, ero pronto? Sì. Mi fissò appuntamento a tre giorni da quell’incontro, una trepida attesa, ma ne valse la pena. Mi diede una pergamena: Duncan della casata Maclochlainn, potete cominciare i vostri studi, vi affido alla sapiente guida del Vicario di Trinsic, Valchiria, seguirete le sue direttive sarete suo Discepolo, vi accompagnerà se ne sarete meritevole verso la Luce. (bussano alla porta della biblioteca) Mi avvicinai per aprire, la mia Maestra era raccolta in meditazione, meglio non disturbarla. - Salve giovane. - Salve Padre, quale onore. - Sono qui solo di passaggio, faccende molto importanti mi assillano. Vedo che state studiando, dove siete arrivati? - Cominciavo ora La Rivelazione, ho appena terminato lo studio della Genesi. - Bene, ma di grazia, studiate in piedi? - Che vergogna, sono troppo affamato di questi saperi, troverò un luogo più comodo. Avvicinatosi a Valchiria, vedo che le sussurra qualcosa all’orecchio, con un gesto furtivo le da un pizzicotto non capisco bene dove e si riavvia verso la porta. - A presto figliolo. - A presto Padre Mikael. Valchiria ancora attonita, cambia colore in viso, dalla solita carnagione rosea passa prima ad un bianco lenzuolo sino poi ad un viola acceso, negli occhi un grido di vendetta. - Tutto bene Maestra? - Studia!
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Oceano di Fuoco 21 Nov 2014 18:14 #7
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Il vento freddo lambiva le finestre del mio piccolo studiolo, il suono che si produceva era nuovo, diverso da quello che avevo sentito fino a quel giorno, forse era solo una mia impressione.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che avevo assaporato la calda luce dell’estate, ma soprattutto da quando ci incontrammo l’ultima volta, Lavrentios, il mio salvatore. Le settimane erano trascorse a studiare gli insegnamenti della mia benevola Guida Spirituale, Valchiria, e la lettura delle Sacre Scritture, come principio del mio avvicinamento alla Luce di Idior, non mi accorsi di quello che stava accadendo in questo mondo. Conclusi gli ultimi appunti, mi diressi verso gli alti cancelli di Trinsic, freddo, tanto freddo circondava quelle terre che ricordavo accoglienti, ma solo li avrei potuto incontrare la mia insegnante, quale sarebbe stato il prossimo passo, solo lei avrebbe potuto indicarmelo. - Buon giorno Guardia, annunciatemi di grazia, vado cercando il Vicario Del Sacro Culto. - Non siete il benvenuto, andate via. - Perdonate la mia ignoranza, Valchiria, Timorata della Luce di Idior si trova qui? - No, il vostro Idior non risiede più qui. Un colpo al cuore, una freccia di ghiaccio mi colpì, cosa era mai potuto succedere? Cercando delle risposte mi diressi alla grande Capitale di Britain, quando giunsi in prossimità del ponte a sud della città ecco che ci rincontrammo, ma non portava con sé i vessilli della città del Dragone, anche lui. - Lavrentios, Fremen, fermatevi, ci sono molte cose che dovete raccontarmi. - Seguimi! Offrimi da bere la taverna non è lontana. “ … La figura di Chierica e Vicaria è stata presa a calci ogni volta …ero così felice che altre due anime di Trinsic si votassero a Idior ed invece … Invece di sedare i malumori fra le città si sta giocando a chi fa più alleanze di comodo…come faccio a guardarvi in volto dicendo di rispettare il culto?... Lasciami partire ora, ho bisogno di respirare aria fresca, e prego affinché il culto rinsavisca…” - Vedi Duncan, con queste parole la cara Valchiria si è ritirata, credo dobbiate rivolgervi ad altri, non badate a me, non è per Lei che ho maturato il mio allontanamento, altre figure mi hanno mostrato l’ordine che regnava a Trinsic, ero cieco ed ho aperto gli occhi, ma questa è un’altra storia. - Nobile e Saggia Valchiria, grazie! Le devo molto e molto non potrò più renderle, capisco le sue parole, qualcosa di poco chiaro sarà accaduto, ma tale scelta? Ritirarsi a vita privata, farò tesoro dei suoi insegnamenti, conserverò il suo ricordo nel cuore. - (si scolò un intero boccale) Ah, dimenticavo, ora hanno riposto la loro fede nell’Oscuro Signore. Il Grande Regno di Trinsic, vanto del Sacro Ordine, esempio di pace e prosperità, di aiuto verso il bisognoso, da sempre schierato nel bene si vota al Male. Guerrieri il cui onore portava alla non offesa, scelgono la via della corruzione, della falsità e della cattiveria, anime nere mietitrici per l’Oscuro Signore, non può essere. Al seguito poi di quelle creature, quegli esseri, Necromanti, il cui credo porta ad essere colpevoli, le mani sporche di sangue simbolo oscuro, sono privi di anima e di coscienza. Dal giorno lucente alla notte più buia. - E con loro anche la gloriosa Valchiria? Anzi no, non rispondere, non voglio sapere. (Battei i pugni sul tavolo) - Non vi risponderò. - (Presi Fiato) Sapete Lavrentios, tutto questo rafforza il mio credo. Sradicherò il germoglio del male che l’Oscuro Signore sta cospargendo. Essere strano, la sua natura mutevole, esiste una malattia nel cuore dell’uomo, essa si esprime con la crudeltà verso l’uomo stesso, non avrei mai creduto che i tuoi compagni potessero abbracciare tutto questo. E con loro Valchiria. (Una lacrima mi solcò il viso) Lasciai delle monete sul tavolo, mi avviai senza guardarmi dietro. - Sacro Idior, guidatemi. Al Tempio di Yew, troverò chi può aiutarmi.
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Oceano di Fuoco 18 May 2015 22:35 #8
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(Sottofondo da taverna)
- ‘Hic’ MacBeth cosa stai facendo? Ehi scendi da quel tavolo! - Temo che tu abbia bevuto troppo per questa sera. Non c’è nessuno su quel tavolo, andiamo a casa. - E chi paga ? ‘Hic’ - Eh indovina un po’ ? Sempre io ultimamente ! (Risate dei presenti) (Canto del Gallo) Non ricordo nemmeno come sono tornato nelle mie stanze. Quasi non mi sembra vero di aver riposato in un letto vero, sono passati mesi ormai. Da quando il Sacro Ordine accettò la mia candidatura a frequentare il seminario erano successe molte cose, gli equilibri erano stravolti, quelli che un tempo chiamavo alleati fidati, si presentavano di fronte alla mia porta, assetati di sangue, in cerca di anime da donare al loro falso dio. Anche colei che aveva mi aveva accompagnato, umile uomo comune, alla fede, tentava di corrompere la mia fermezza professando un falso credo. Furono allora ad accogliermi Padre Mikael e Padre Friar, alla cui saggezza e benevolenza fui affidato. L’onore di ricevere lezioni da colui il cui nome e le cui azioni erano riportate sui libri del Culto era indescrivibile, non solo la storia, ma le basi stesse su cui nacque il nostro credo, alla ricerca della via illuminata da Idior. Il concetto cardine di tutte le sue esposizioni era il Perdono, la vera forza è di chi sa perdonare, chi perdona si è già vendicato abbastanza; più volte di fronte alle mie ingenue mire di vendetta verso gli infedeli, venivo ammonito, la pacatezza e la fede nell’assoluzione di Idior come ideale primo, non libera dall’enormità degli errori passati, ma libera dalla disperazione. Era una giornata come le altre, il sole appena sorto, vento forte fuori le mura della città di Dregoth dove orami risiedevo da qualche tempo; la sera prima avevo concluso una delle tante lezioni con Padre Friar, argomento la città di Wind, sede dei Monaci di Idior, per un lungo periodo. Ero come sempre affascinato, con la sua eloquenza, con le parole, il monaco mi aveva ipnotizzato, dovevo visitare in prima persona quei luoghi. Chiesi ad un giovane elfo, Eregon credo, di aprirmi un portale verso la città di Britain, avrei da li proseguito in direzione nord fino alle montagne, un piccolo sentiero mi avrebbe condotto dove speravo. Raccolta una frugale scorta di cibo ed acqua mi incamminai, le informazioni in mio possesso erano molto precise, con me portavo oltre ad una copia del tomo sugli eventi, il fidato taccuino su cui avevo preso appunti, avevo scritto tutto, tutto tranne di una faticosissima salita tra i boschi che non potevo evitare. Giunsi ai piedi della montagna che era quasi il tramonto, decisi di proseguire ancora, le energie non mi mancavano, giust’appunto imboccata la via per raggiungere i territori di wind ecco delle creature elementari, mi assalirono, ma con un’agilità ed una scaltrezza alquanto imbarazzanti persero immediatamente le mie tracce, a qualcosa era pur servito l’addestramento. Altrettanto facilmente però mi persi tra quelle vie, la scelta migliore fu allora accamparmi anche se sentivo che la meta era ormai vicina, accesi un fuoco con della legna e rosolai una bella gallina che fortunatamente avevo incontrato e catturato lungo la strada. Quando alle prime luci dell’alba attraversai l’elegante entrata, ciò che mi si parò davanti non fu esattamente quello che mi aspettavo. Cunicoli, cunicoli ed ancora cunicoli, il buio regnava in quel luogo, accesi una torcia, per non rendere le cose semplici, questi erano abitati da creature imponenti e dai nomi bizzarri, Utukku, El Tanahari se non ricordo male, tutti accomunati da un desiderio: mangiarmi in un sol boccone. Più mi inoltravo nelle profondità più venivo pervaso da una strana sensazione, mi nascosi qualche attimo in un anfratto, da li vidi una caverna più ampia delle altre, ma altrettanto buia, decisi di accendere una lanterna, non appena la forte luce si irradiò la paura mi pervase: ragni dappertutto, infiniti ragni di tutti i colori, dimensioni e bruttezza, al grido “Idior, salvami!” gettai la lanterna e, voltate le spalle al pericolo, cominciai a correre a più non posso. Non mi accorsi come e quando questi desistettero dall’inseguirmi, ma ritenni opportuno prendere fiato, fu allora che notai una feritoia nella parete, avvicinai la torcia per ispezionare a fondo, con una piccola esplosione la fiamma divampò, un complesso sistema portò ad accendersi una grande fiaccola al centro della enorme caverna dove inaspettatamente mi trovavo, sotto il mio sguardo quasi un miraggio. Una città incastonata nella roccia, che spettacolo formidabile, pietra bianche, marmi lucidi, nessun uomo comune avrebbe potuto costruire cotanta bellezza se non ispirato da una luce divina. Gli edifici erano intatti, alcuni portavano ancora i segni del passaggio dell’uomo, librerie, letti, tavoli, in una casa più alta delle altre c’erano anche quadri specchi e un piccolo strumento musicale. Nella grande piazza, un tempo viva e rigogliosa di uomini, della civiltà rimaneva soltanto una statua centrale con una incisione ormai illeggibile. Alzando lo sguardo vidi il tempio, giunto sugli scalini decisi di fermarmi a pregare, ero arrivato in un luogo Sacro. Rimasi qualche giorno tra quelle mura per cercare delle informazioni, presi molti appunti e mi segnai molte domande per il mio insegnante, non trovai molto e col passare del tempo stavo finendo le mie scorte, la scelta migliore, cercare una via per tornare a casa.
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Oceano di Fuoco 19 Sep 2015 12:16 #9
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- Duncan, giusto?
Sbigottito mi voltai. - Sono io, ma come conoscete il mio nome? Non avevo nemmeno finito la frase che mi resi conto, un arpia. Di fronte a me proprio un’arpia, un’arpia parlante. Nulla delle cose che portavo con me sarebbe servita a difendermi, così raccolsi una pietra da terra ed un ramo. Gridai. - Creatura famelica non mi avrai! - Aiuto! Aiuto! L’arpia prese a svolazzare in modo casuale senza una meta, starnazzando e gridando preso dalla paura. - Aiuto fermatevi! Fermatevi, sono un cittadino di Dregoth. Mi fermai. - Da quando anche le bestie si definiscono cittadini? Pronunciò parole magiche: "An Ort" Dopo essersi ricomposto, sbatte la veste sgualcita e si mise in testa un cappello da mago, osservai meglio, un elfo oscuro. - Sei sempre il solito Mergus. Un Fremen avvicinatosi bofonchiò qualche parola e silenziosamente come era arrivato così se ne Andò. - Lasciate perdere Kalypso. Avete visto, era solo magia. Piacere. Il mio nome è Mergus, cittadino di Dregoth. Mi porse la mano e accompagnò le sue parole con un sorriso difficile da ignorare. - Piacere mio, Mergus l’Arpia, il mio nome lo conoscete, Duncan, novizio studioso di Fede. - Esattamente, prima che mi dimentichi: Padre Friar sono giorni che va’ cercandovi. Attende con ansia al Tempio di Yew. Quel siparietto aveva attirato molti curiosi, in molti ormai si trovavano nella piazza centrale, tra la banca e la sede della gilda cittadina. Vedendomi incamminare tornarono alle loro faccende. Mi voltai un’ultima volta salutando l’elfo simpatico. - Grazie Mergus l’Arpia, a presto. Dregoth era tornata agli antichi splendori. Ripensai a quegli ultimi momenti nella città di Wind. (Silenzio) In quella città bianca marmorea nelle profondità delle caverne un sensazione di pace mi avvolgeva, quasi inspiegabile, ma ben tangibile. Avevo deciso ormai da qualche tempo di cercare una via d’uscita, ma i miei tentativi erano stati fino a quel momento vani, stavo per arrendermi, la disperazione stava per avere la meglio sul mio spirito, quando mi inginocchiai. L’altare era lontano, mi ero raccolto in preghiera di fronte alla grande statua che dominava la piazza: un uomo di fede con una umile tonaca, una barba appena accennata portava in grembo una borsa dalla quale spuntava un libro, sacro. Il braccio destro intento in un gesto di benedizione, quello sinistro teso con l’indice indicava qualcuno, qualcosa. Osservai meglio e un’incisione su quel libro catturò la mia attenzione: R†P. Avevo già visto quell’incisione, sul muro dietro una grossa pietra, proprio nella direzione indicata dalla statua, ma anche al Sacro Tempio di Yew, era un segno inconfondibile: non che ne avessi mai dubitato, Idior aveva ancora in mente qualcosa per me, non ero stato abbandonato. Decisi di avvicinarmi alla grande pietra, appoggiai il palmo sul simbolo e con un grosso rumore il masso si mosse, liberando un passaggio. Un cunicolo stretto e buoi mi si parò davanti, non ebbi alcun dubbio, la luce divina mi stava guidando verso il ritorno. - Ehi, aspettatemi, verrò con voi - Macbeth, cosa fate? - Vi ho già salvato la vita una volta che eravate disperso in quelle grotte, il viaggio non è lungo, ma preferisco accompagnarvi. - Spero siate pieno di energia perché dobbiamo andare di corsa, mi sono fatto attendere troppo a lungo. Con una risata ci lasciammo i cancelli di Dregoth alle spalle. |
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Oceano di Fuoco 27 Sep 2015 17:41 #10
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(colpi rumorosi sulle porte del tempio)
- Padre Duncan, vi disturbo? - Entrate Lola, ditemi tutto come posso aiutarvi? - Abbiamo bisogno di voi Padre, perdonate se interrompo la vostra preghiera, vengo a nome mio dei fratelli e delle sorelle di Dregoth. Abbiamo compiuto molteplici crimini, le nostre mani sono macchiate del sangue degli infedeli. - Sediamoci e raccontatemi tutto. Che cosa è successo? - Vedete Padre, l’oscuro signore ha mandato schiere di guerrieri armati ai nostri cancelli, le mura hanno ceduto e ci siamo trovati invasi, la paura dilagava e sentendo le grida strazianti dei miei compagni, dei miei fratelli mi sono trovata di fronte ad un bivio: macchiare la mia anima, difendere un fratello in difficoltà, difendere ciò che di buono c’è in queste terre o cedere il passo, permettere agli infedeli di portare morte e distruzione, vedere perire degli amici ed i loro cadaveri depredati. Non ho avuto dubbi, le mie frecce sono volate in direzione del nemico, con me i pochi rimasti hanno strenuamente difeso ciò che rimaneva e molti sono caduti in battaglia. Alla fine dello scontro avevo le mani piene di sangue, non era il mio. - Figliola non temete, Idior accoglie le preghiere dei suoi figli, Idior con la sua luce ci conduce sulla via del perdono. Sono la vera consapevolezza del peccato, l’ammissione dei propri crimini, l’assunzione delle proprie colpe, i primi passi verso la riconciliazione con la strada di pace che ci viene indicata. La fama delle vostre imprese in battaglia vi precede in ogni roccaforte del culto, l’oscuro signore sta perdendo, ma non la singola battaglia, perde in partenza insinuandosi negli animi puri, corrompendoli e guidandoli sulla via della guerra verso di noi, ogni occasione colta per minare le certezze della nostra fede si sgretola sul nascere. Non disperate, sono solo un servo, vi porto la parola di chi è nel giusto, ma vi farò un quesito che spero partiate con voi, al quale troverete un giorno risposta: Che ruolo date ad Idior nella vostra vita ? Non è con le parole dette o scritte, sono le opere compiute che indicano cosa portate nel cuore. Vedete anche questo tempio, umile e spoglio, è eretto al centro perfetto della città, qualcuno la chiama geometria della fede, ecco, al centro della città il tempio così come al centro del vostro animo troverete Idior. Andate a chiamare gli altri fratelli, al calar del sole saremo riuniti in questo Tempio e pregheremo insieme, chiederemo redenzione, la luce di Idior tornerà a illuminare il cammino di chi è veramente pentito. - Grazie, vado subito, le vostre parole mi sono sempre di conforto. A presto, Padre Duncan. Con un cenno si voltò e si diresse verso la piazza principale. Padre Duncan, ancora non mi sono abituato ad essere chiamato così. Avevo trovato ormai da giorni la via di Dregoth, la città prosperava sotto la guida della fede, molti cittadini, elfi, orchi, fremen, siano essi maghi, guerrieri o menestrelli affollavano i negozi e le piazze. Quanta pazienza stava portando nella mia educazione alla fede il saggio Padre Friar Tuck, ogni parola era una lezione, ogni sguardo una punizione o ammonimento. La storia ci aveva insegnato molte cose, io ero fortunato, avevo l’opportunità di ascoltarla da chi aveva vissuto sulla propria pelle tutto, dagli anni più bui sino agli splendori della pace. Quando raccontai delle mie avventure in quel di Wind, vidi molti ricordi che riaffiorarono alla sua mente, anche qualche lacrima, un’utopia durata il tempo di un sogno, opera di chi credeva nella pace e tutto faceva per mantenerla salda. Dal giardino antistante alla mia dimora, seduto su uno sgabello di legno che avevo comprato al mercato da quello che si vendeva come buon carpentiere, non ricordo bene il suo nome Nervo o Neuro che fosse, scomodo e molto rannicchiato, mi dilettavo alla lettura. Vidi un giovane a cavallo dirigesi verso di me, portava una missiva con un sigillo. La mia mano nel ricevere quel messaggio si fece meno salda del previsto, tremavo, ma presi la pergamena, diedi qualche spicciolo al ragazzo e decisi di entrare in casa. La mattina del giorno più importante della mia seppur breve esistenza, era arrivata. Il sigillo era di Padre Mikael, Pontifex della Chiesa di Idior, mi aspettava al Tempio di Dregoth, li avremmo parlato delle mie scelte e avrebbe ascoltato il sermone che avrei dovuto pronunciare di fronte ai fedeli. L’ultimo compito assegnatomi dal mio insegnante fu comporre il sermone, Friar Tuck conosceva qualche episodio legato alla mia famiglia, decise di assegnarmi come argomento l’incomprensione. Quando mi recai a Dregoth, incontrai gli altri padri, mi attendevano in abito Sacro, mi scrutarono a dovere, erano lì per un’ulteriore valutazione delle mie parole. Feci una richiesta particolare, chiesi espressamente che la funzione si svolgesse al Sacro Tempio di Idior laddove avevo trascorso la fase più importante del mio percorso di fede. Non molti ci seguirono, ma nonostante ciò ricordo ancora oggi quei momenti. Preso dall’emozione, stavo leggendo la mia stesura quand’ecco che un elfo oscuro, giunto ad ascoltare, cominciò a distribuire ai presenti bontà e leccornie: torte, pane fresco, frutta. La sacralità del momento stava per essere spezzata, lo sconforto mi assaliva, Padre Friar Tuck lo vidi assumere un colore dal rosso al viola fino al blu, non so come fece a trattenersi, qualche cittadino di Dregoth si avvicinò all’incauto agitato provando a spiegare che la festa sarebbe avvenuta successivamente, ma sfortunatamente non comprendeva a dovere il nostro dialetto. Solo con l’intervento di Alasondro e Padre Alucard, lo straniero si convinse a calmarsi. La funzione riprese, la missiva consegnata e con l’aiuto di molti compagni, oggi fratelli, portai a termine la missione. Al cospetto di Idior ero un suo servo, servo della luce e dei suoi fedeli. - …Idior reacquaint te in viam fidei. “Abigo Tenenbrae” - Andate e seguite la luce sul vostro cammino.
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Oceano di Fuoco 03 Oct 2016 09:47 #11
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(brusio di sottofondo) - Possiamo cominciare. Dunque come posso aiutarvi figliolo, io umile servo della luce in questo sacro tempio. - Padre, il mio nome è Aphokalips della città di Jhelom, mio desiderio sarebbe essere battezzato, un nuovo nome per un nuovo inizio sulla strada indicata da Idior. - Quanta gioia portate in queste sacre terre, una buona notizia, una nuova vita sulla via della luce. Noto con piacere che molti hanno deciso di partecipare alla funzione ed è a loro che rivolgo le prime parole. Con il battesimo di quest’uomo, siamo noi che prendiamo un impegno, una promessa di aiuto, di sostegno. Il nostro compito di testimoni, decidiamo di accompagnare sulla via della luce questo fratello e così lui farà con noi. (presi fiato) - Osservate questo tempio, umile e spoglio, simbolo della semplicità della vita sulla strada illuminataci di Idior, una strada di pace e giustizia, di pentimento e redenzione, la via del perdono. Al centro una statua, semplice anch’essa, centrale, geometricamente perfetta. Ecco dunque la geometria della fede, la centralità, Idior fulcro delle nostre vite. (mi avvicinai) - Come desiderate essere chiamato ? - Ganjalf (rispose timidamente) - E sia: con questa acqua benedetta ti battezzo, da oggi il tuo nome sarà Ganjalf, che Idior ti accompagni sulla tua strada. (i presenti si prodigarono in un caloroso applauso) - andate ora e siate esempio. Quanta strada avevo percorso. Dopo il lungo cammino di fede una prova ancora più difficile avevo deciso di intraprendere. Nel mio viaggio intorno al mondo, nella mia missione, avevo trovato la vera fede, quanto male su queste terre, ero stato guidato, servo del signore della luce, ora il mio compito era più chiaro, ma al mio ritorno qualcosa era molto cambiato. La cara città di Dregoth ormai era abitata da pochi superstiti, primogeniti delle loro casate un tempo nobili e floride, le piazze gremite di giovani ardenti, di saggi pastori e valorosi guerrieri erano solo un ricordo sbiadito sulle desolate vie che vidi attraccando al porto. Non vi era traccia del decano sindaco, lessi qualche missiva sulla bacheca della città, senza risposta, solo un elfa silvana, il viso mi era familiare, la vidi intenta a consumare un pasto frugale alla taverna, di poche parole, decisi di non disturbarla oltre. Tutto passa, rimane solo la storia, nella memoria dei meno giovani e sugli scritti: le grandi imprese, le sconfitte brucianti o le invasioni più cruente così come le conquiste gloriose. Per lungo tempo queste terre e queste mura hanno racchiuso un baluardo della fede, un esempio, una roccaforte della sacra luce di Idior; al tramontare del sole, anche la città di Dregoth si volgeva alla fine, una conclusione nostalgica che profumava però di rinascita, di nuova vita. Quand’anche l’ultimo capostipite decise di intraprendere una nuova strada, ecco ritirarsi i vessilli, troppe poche araldiche al tavolo del sindaco, troppi pochi primogeniti e nessuna casata rimasta, arrivederci Dregoth. Con qualche rimpianto nel cuore, fiducioso della guida della fede, mi diressi verso l’alleata Nujel’m antica sede di molti confratelli, non sapevo ancora quante avventure mi stavano aspettando. - Grazie Padre Duncan, è una vera gioia il vostro arrivo Usciti tutti i fedeli dal tempio, rimasi a pregare, quanta vita su quest’isola sabbiosa, sono nel posto giusto, qui cercherò di fermarmi per un po’. |
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