Sono nato in in buco poco più grande di una stalla,
con la mia famiglia si campava delle poche fogli verdi che
il campo vicino casa produceva se andava bene.
Ricordo ancora gli inverni freddi in cui il legno non bastava,
e a dire il vero non bastava in nessun inverno.
Quando il Duca, il gran sovrano, quel pezzo di fango
ci levò anche il piccolo appezzamento che ci sostentava,
mio padre non cedette ad ammazzare una guardia del regno.
Fu impiccato davanti a tutto il paese, dichiarato un infame,
venne trascinato alla forca come un maiale.
Mia madre non sopportò mai il colpo,
dal giorno dell'impiccaggione non pronuciò una parola...
io rimasi solo e avevo solo 9 anni.
Inizialmente era solo paura,
paura di essere solo,
paura di non sapere cosa mangiare,
paura di uscire,
paura di restare,
paura di dormire, perchè chi dorme sogna e non sa cosa sognerà.
La morte di mia madre sopraggiunse presto,
la pazzia se la mangiava da dentro da troppi anni,
solo guardarla era una sofferenza.
Partì, abbandonai quella stalla fetente in cui ero nato.
Avevo 13 anni, la zappa di mi padre,
un ciondolo di mia madre,
e il mio nome: Tumax.
Furono anni difficili, la vita da strada non è da tutti,
lo imparai presto e presto imparai a distinguere i fetenti dai giusti,
I ladri dai mercanti e i ciarlatani dai predicatori.
Conobbi e girai con tutte le carovane di Sosaria,
ho ballato sotto le stelle con vino e giovani zingare,
ogni cosa che mi facesse dimenticare il passato era perfetto.
Tra due giorni uscirò da questa cella.
Sono due anni che giaccio in questo buco.
A differenza di mio padre non ho ucciso nessuno,
ho solo insultato il sindaco di questa orrenda città.
Può un insulto valere settecento giorni di un ragazzo?
La risposta non la conosco, so una cosa però:
Stava offendendo l'elfa più bella che abbia mai visto in vita mia...