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Racconti e avventure dedicati al mondo di Ultima Online Italia Reborn
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Diario di un Viaggio - La Storia di Alucard 25 Jun 2015 16:54 #1

  • egolollo
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Il mio nome è Alucard e qui di seguito intendo riportare le mie memorie, fiducioso che un giorno qualcuno potrebbe servirsene per riordinare e meglio comprendere il nostro tempo ed alcuni dei fatti che ho avuto l'onore e l'onere di vivere in prima persona.
Poco posso dire della mia famiglia di origine, se non riferendo quanto in passato è stato raccontato anche a me. Alcuni anni fa, una terribile febbre mi ha dapprima spinto a vagare senza meta e in seguito costretto ad un sonno simile alla morte. Solo la provvidenza, strumento sommo a riprova della grandezza di Idior, ha potuto destarmi da quel sonno e riportarmi sulla retta via. Il fio da pagare tuttavia fu molto elevato: la febbre cancellò in me quasi ogni ricordo precedente. Tutto quello che so mi è stato narrato dalla amorevole Discordia, un'elfa dei boschi che mi accudì durante il periodo più difficile della mia vita, e poi confermato ed arricchito di dettagli da chi mi conobbe prima dell'amnesia. Vi confesso che sono molte le cose di cui scriverò e di cui mi vergogno profondamente, ciononostante sono fermamente convinto che questa mia consapevolezza sul mio tremebondo passato abbia contribuito a rendermi dapprima un uomo migliore, un buon servitore per il Buon Pastore ed infine uno dei suoi Sacerdoti.
Come già scritto, ho intenzione di riportare tali e quali le testimonianze dei miei passati diari, senza nasconderne gli scabrosi dettagli. Possa Idior concedermi ancora una volta il perdono per queste terribili azioni.

Mio padre rispondeva al nome di Matthias Cronqvist, unico discendente di una famiglia della piccola aristocrazia nata nella laguna di Vesper e successivamente stabilitasi nella fitta foresta situata al confine tra i territori di Yew e Minoc. Alcuni anni fa intrapresi una modesta ricerca sulla storia della mia casata dal titolo "Albero Gentilizio della Casa dei Cronqvist" che vi consiglio di leggere se siete alla ricerca di maggiori informazioni su questa antica famiglia.
Prima di incontrare mia madre, Matthias Cronqvist si ritrovò ad essere l'unico erede delle fortune di una grande dinastia ed attorno al palazzo nella foresta si era formato un piccolo villaggio. Inoltre, in virtù della posizione strategica dell'insediamento e dei legami di parentela con la famiglia reale di Minoc e con alcuni membri del consiglio di Yew, godeva di una grande influenza all'interno delle due corti e spesso veniva coinvolto per appianare i diverbi che spesso si venivano a formare.

Mia madre invece, Lisa Van Schoeneberg, unica figlia del capitano dei cavalieri della Rosa Nera di Stirling, era da poco rimasta orfana quando il padre trovò una morte onorevole in battaglia. Lui ed i pochi cavalieri arrivati a corte si immolarono in una disperata difesa per dare il tempo a lei e ad altri civili di fuggire attraverso il dedalo di segrete che si celavano sotto alla città. Lisa era una creatura pura, di una rara bellezza e dai modi gentili, tuttavia qualche spirito vendicativo doveva essere in collera con lei a causa di tutte queste virtù. Fin da giovane età la ragazza aveva manifestato una incredibile debolezza fisica, fatto che aveva reso il di lei padre, rimasto vedovo, particolarmente protettivo nei suoi confronti. Dopo questi tragici eventi si era stabilita a Britannia presso il palazzo del suo padrino, un ricco mercante che altro non cercava se non un giovane sufficientemente facoltoso per dare in sposa la fanciulla.
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Diario di un Viaggio - La Storia di Alucard 25 Jun 2015 17:12 #2

  • egolollo
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Gioie e Dolori

La gioia ed il dolore, sentimenti o semplici illusioni di un'umanità consapevole della sua condanna a morte. Gli Déi ci concedono il dono sacro della Vita e ci lasciano liberi di farci ciò che più vogliamo, consapevoli del fatto che il loro dono in realtà non è altro che un prestito a breve termine...


Ventisei anni or sono Lisa, bellissima e fragile figlioccia di un ricco mercante di tessuti di Britain, conobbe un uomo misterioso e molto affascinante alla corte di Lord British III. Quest’uomo le disse di chiamarsi Matthias Cronqvist e di appartenere ad un nobile casato vesperiano stabilitosi nelle foreste di Yew. Dopo alcuni mesi di corteggiamento chiese al padrino della ragazza il permesso di poterla avere in sposa. Il mercante accettò senza pensarci due volte e pochi giorni dopo, a Nujel’m furono celebrate le nozze più fastose che Sosaria avesse mai visto da secoli.
Quella notte Matthias e Lisa hanno giacquero assieme, attingendo al miracolo della creazione e concependo una nuova forma di vita per Sosaria.
Solo otto mesi e mezzo dopo, Matthias perì in un’imboscata che gli venne tesa mentre attraversava con i suoi uomini l’infido e pericolosissimo territorio di Buccaneer’s Den, patria malfamata di pirati, ladri e assassini. Venuta a conoscenza dell’accaduto, Lisa, tentò il suicidio e salì sulla torre più alta del suo palazzo a sud del grande ponte di Britain, ma proprio mentre stava per compiere l’insano gesto una mano le apparve sulla spalla. La mano emanava un tepore in grado di riscaldare anche il più freddo degli animi e Lisa si girò bruscamente per vedere in viso chi la voleva fermare...
A volte il destino è proprio crudele, infatti quando la ragazza si voltò vide quello che era sicuramente il volto di una divinità ma allo stesso tempo si rese conto di aver perso l’equilibrio e di precipitare dalla torre.
“Il bambino...” queste furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Lisa, “Salva almeno il bambino...”
Gli occhi speranzosi della donna gravida si posarono nuovamente sull’idolo che la guardava cadere. L’uomo, lasciò che alcune lacrime per la donna in procinto di morire solcassero il suo volto. “Vivrà...”
Al suono di quest’ultima parola, la suicida, accennò un sorriso e un istante dopo il suo corpo ebbe un tragico impatto con il suolo, lasciandola in fin di vita. Il dio scese in volo dalla torre e si accostò alla ragazza, la toccò in grembo e senza alcuna difficoltà prese tra le sue braccia un neonato che senza attendere nemmeno un secondo iniziò a dimenarsi ed a piangere, forse in cerca di sua madre.
“Al... Alucard...” disse la donna rivolta al bambino, dopodiché spirò.


Il Parto

Il parto è la manifestazione più pura del potere delle divinità: una forma di vita, una femmina gravida, si rende portale di ingresso al mondo per un’altra creatura. Se solo sapesse che vita la aspetta forse tale creatura non sarebbe così felice di varcare tale portale…


Lo stesso giorno in cui Sosaria vide la nascita di Alucard, nella foresta di Yew, Ailynn l’orca era distesa su di un tavolo e gridava per il dolore. Stava partorendo. Di fianco a lei Cirodiel, un’elfa dai lunghi capelli dorati, le teneva una mano incitandola ad effettuare respiri profondi.
Chiunque assista ad una scena del genere senza conoscere bene Aylinn ed il suo sposo potrebbe pensare che su Sosaria siano tutti impazziti, ma non è affatto così!
Aylinn era la sposa di Derek, guerriero orco che da quando la aveva presa in moglie aveva deciso di fare una vita più tranquilla, lontano dagli orrori della guerra. Derek era così diventato un taglialegna ed insieme alla sua orchesca metà aveva costruito una modesta casetta nel cuore della foresta. Generalmente si può dire che gli orchi non siano molto ben visti dalle altre razze, un po’ per il loro essere di indole malvagia, un po’ per il fatto che mangiano carne cruda (il più delle volte umana!). Ma Derek era comunque riuscito ad avere un buon rapporto con gli elfi della foresta e con gli esseri umani, a tal punto da essere accolto a Yew come uno di loro.
Ci volle molto tempo perché il piccolo orco uscisse dal grembo della madre, talmente tanto tempo che questa quasi credette di morire. E ci andò molto vicino…
Dopo sei ore di parto Cirodiel prese tra le sue mani il neonato e lo porse alla madre abbassando la testa in segno di rispetto, dopodiché aprì una piccola porta di legno che dava sull’ingresso della casa. Qui Derek stava aspettando impaziente e, appena vide la porta aprirsi, corse all’interno della camera ad abbracciare la devota moglie e suo figlio.
Decisero di chiamarlo Joker, in onore del padre di Derek che era morto alcuni anni prima in una terribile battaglia che il suo villaggio combatté contro un possente drago.

La Casa nella Foresta

Gli alberi sono le grandi costruzioni della Natura, opere architettoniche che si possono definire perfette. Nemmeno i più abili costruttori elfici possono creare qualcosa che sia talmente armonico ed allo stesso tempo esageratamente bello…


Due giorni dopo la terribile morte di Lisa, in una notte fredda e cupa, urla e pianti interminabili rompevano la magica quiete di una delle tante radure della grande foresta di Yew... Il taglialegna orco di nome Derek e sua moglie Ailynn, furono benedetti dall’arrivo di un’altro figlio. Il bambino, di sicuro appena nato, era avvolto in una coperta ricamata con il nome “Alucard” ed i suoi nuovi genitori decisero di chiamarlo proprio con quel nome...
Insieme ai suoi genitori addottivi Alucard crebbe sano e forte, anche se la sua forza era sempre minore a quella del suo orchesco fratellastro Joker... Gli anni passarono veloci nella foresta di Yew ed il bambino di nome Alucard trascorreva la maggior parte del suo tempo insieme a Joker ed alla sua cugina orca Tiamat ad allenarsi nelle radure intorno alla casa dei genitori anche se, normalmente, i due orchi simulavano duelli con armi di legno mentre Alucard passava le ore a fantasticare di essere un grande mago, il più grande mago di Sosaria.
Le giornate ad allenarsi scorrevano spensierate per i ragazzini che non potevano certo immaginare che il destino, forse geloso della loro gioia, fosse intenzionato a appropriarsene... Infatti, una torrida mattinata estiva, in una delle tante radure di Yew, i tre giovani furono attaccati da un drago rosso. Tiamat, la più anziana dei tre, cercò di evitare che i ragazzini corressero nella foresta in preda al panico ma non ci fu nulla da fare... L’enorme figura del drago separò il giovane umano dalla vista dell’orca che dovette cercare di salvare almeno Joker.
Alucard nel mentre correva, correva a più non posso in una parte della foresta a lui del tutto sconosciuta.


Un figlio per Hector

Non c’è dolore più grande per un padre di dover seppellire i propri figli e la propria consorte. Ma se davvero fosse un buon padre ed amasse in modo sincero ed onesto le persone che la Morte gli ha portato via, non convenite anche voi che dovrebbe ricercare la Morte in ogni modo per potersi ricongiungere a loro.


Pochi giorni dopo, a Minoc, l’argomento di conversazione tra i cittadini era solo uno. Chi era quel ragazzino che era stato trovato vicino al portale di trasporto a sud della città.
Mentre tutti si sforzavano di trovare risposta a questo interrogativo, il piccolo Alucard se ne stava disteso su di un letto, febbricitante a causa dei giorni passati a fuggire prima dal drago e poi dai pericoli della foresta.
Il Re di Minoc, capo della Lega dei Minatori, doveva decidere cosa fare del ragazzo. Di certo la decisione non era tra le più semplici da prendere, ma si può affermare che la sua esperienza di politico e il suo grande intuito contribuirono a trovare per Alucard una sistemazione più che dignitosa.
Del resto era a conoscenza di tutti i fatti che avvenivano nella regione e quindi decise di affidare il ragazzo alle cure del capo di un piccolo insediamento rurale a sud di Minoc, in direzione della potente Vesper. Era risaputo che la moglie di quest’uomo era morta col figlio in un agguato dei non-morti mentre si recava alla città nella laguna, e da quel giorno l’uomo viveva solo, stanco di una vita che con lui fu anche troppo dura!
Passarono altri cinque giorni ed in questo lasso di tempo Alucard recuperò le forze, ma non la memoria… Infatti, forse a causa del grande spavento per l’attacco del drago o forse per i giorni passati da solo al freddo, il bambino non ricordava nulla di ciò che gli era successo né tanto meno della sua precedente famiglia. Come se non bastasse asseriva di vedere accanto a sé una sfera di luce che gli parlava in continuazione, ma a parte lui nessuno poteva vederla…
Il sesto giorno, Hector, il suo padre adottivo, si recò alla casa di guarigione e prese con sé il giovane ragazzo portandolo nel suo piccolo villaggio…
Gli anni passarono ancora una volta molto velocemente su Sosaria e per Alucard giunse così il sedicesimo compleanno.


Sepher e la Magia

La magia altro non è che la forza di volontà degli esseri mortali che, possente, riesce a piegare il potere proprio degli Déi quando si manifestano ai loro seguaci: gli Elementi. Quello di cui probabilmente l’incantatore non si accorge è che per piegare al proprio volere questo enorme potere, la sua sola volontà non basta ed è lì che si presenta il desiderio di sopravvivenza, il desiderio di uccidere…


Di sicuro Alucard non era un ragazzo “normale”. Al suo nuovo villaggio era temuto e continuamente allontanato da tutti, cosa che tra l’altro al giovane non dispiaceva molto visto che non ne poteva più di quella marmaglia di stolti contadinelli e boscaioli. Lui mirava più in alto, e poteva farlo! D’altronde anche Sepher glielo ripeteva sempre durante le sue notti passate insonni per esercitarsi... Erano ormai anni infatti che Alucard aveva conosciuto questo misterioso Wisp che, con una tenacia fuori dal comune e delle capacità sorprendenti, lo aveva introdotto alle arti arcane fino a portarlo ad un livello sicuramente considerevole. Ma questo non gli bastava, egli voleva una completa padronanza di quei poteri, voleva la perfezione e questa sua insaziabile sete di conoscenza rallegrava oltre ogni limite Sepher, che non perdeva occasione per galvanizzare il giovane ragazzo ed aumentare così il suo già grandissimo desiderio di potere...
Alucard crebbe forte e soprattutto intelligente; era orgoglioso dei suoi poteri che all’insaputa del padre lo avevano reso ormai il mago del villaggio, temuto ed al tempo stesso rispettato da tutti!
I contadini si recavano segretamente da lui e, con timore reverenziale lo pregavano di utilizzare parte del suo potere per aiutarli nei modi più svariati. Sepher era ancora al suo fianco ed insieme si esercitavano su quelle formule che ormai il giovane mago sapeva a memoria evocando strane e potenti creature, invocando il potere dei cinque elementi e spostandosi senza alcuna difficoltà nello spazio e nel tempo. Ma ogni saggio sa bene che le cose belle non sono fatte per essere durature e anche questa situazione che per il mago novizio poteva sembrare idilliaca era destinata ad un epilogo.


Antiche Memorie e Nuovi Dolori

In un mondo perfetto le memorie probabilmente non esisterebbero, infatti esse non servono ad altro che a rievocare il dolore e la sofferenza che abbiamo patito nel passato. I ricordi felici, pochi, sono solo illusioni di un mondo appena accettabile che però appare quasi perfetto a coloro che sono reduci da un periodo di grande sofferenza! Quindi perché ricordare?


Mentre Sepher vedeva crescere inarrestabili i poteri di Alucard, notò che qualcosa non andava secondo i suoi piani… L’oscura forza chiamata magia stava dando al ragazzo la capacità di ritrovare i ricordi che da tempo aveva perduto. Quindi il Wisp decise di agire: Alucard non era ancora pronto per sapere… Fece quindi in modo che il giovane mago potesse accedere ad alcuni dei suoi ricordi, solo alcuni.
Una notte Alucard fece un sogno terribile, vide una donna bellissima che si lanciava dalla cima di una torre, un ragazzo che scappava rincorso da un drago rosso e poi si trovò, infreddolito e da solo, in una piccola radura mentre la luna piena sembrava diventare rossa, sanguinare.
Quando si risvegliò nel suo letto, sudato, vide sulla soglia della camera il padre. Il suo volto era rabbuiato, colmo d’ira.
“Che vi è successo, padre?” chiese Alucard cercando di calmarsi. L’espressione del padre si fece più dura.
“Queste…” e così dicendo alzò alcune pergamene che teneva tra le sue mani. Alucard sobbalzò, pensava di averle nascoste bene… Sapeva quanto il padre odiasse la magia! “Queste le ho trovate tra i tuoi vestiti! E’ così che onori tuo padre? Praticando ciò che egli ti ha più volte proibito?”
“Padre, io…” non fece nemmeno in tempo a terminare questa frase.
“Vattene!” gridò Hector infuriato, “Vattene e non tornare mai più! Questa non è più la tua casa ed io… Io non sono più tuo padre!” Alucard vide che stava piangendo mentre pronunciava queste parole ma i suoi occhi erano comunque decisi e fermi, nonostante le lacrime.
All’alba il giovane mago uscì di casa e se ne andò per sempre da Minoc. La sua meta: sconosciuta; il suo unico accompagnatore: Sepher.


Un Mago Vero

Un mago è una figura dal potere pressoché illimitato, i lunghi anni passati a studiare ogni genere di materia lo rendono un vero e proprio maestro del sapere. La sua fronte è rigorosamente attraversata da una lunga ruga, marchio inconfondibile di ogni studioso e ricercatore. Tuttavia, il suo status di mago, rende l’incantatore bersaglio di molti pericoli, talvolta mortali. Ogni anno molti apprendisti maghi superano la prova eppure il numero degli appartenenti a questo ordine è sempre molto limitato su Sosaria.


Alucard viaggiò con Sepher per alcune ore, camminando sulla strada che da Minoc conduceva verso sud. La fame lo stava ormai sfinendo quindi il giovane ragazzo si procurò in un qualche modo quello che sarebbe stato il suo pranzo: alcune bacche e due mele selvatiche. Certamente come pranzo non era certo paragonabile a quelli che Hector gli preparava ma fu comunque sufficiente a fargli recuperare un po’ di energia.
I due decisero quindi di rimettersi in marcia e proseguirono lungo il sentiero per qualche chilometro, fino a quando le orecchie del mago novizio non udirono un suono familiare, una formula di cui aveva sentito parlare ma che mai era riuscito a pronunciare correttamente: “Vas Corp Por”
Alucard iniziò così a correre in direzione della voce mentre Sepher cercava di dissuaderlo. Salì sul pendio di una collina ed una volta raggiunta la cima vide davanti a sé uno spettacolo fantastico. Un uomo vestito di una pesante veste del colore della notte stava cercando di dirigere un vortice di energia in direzione di quella che sembrava una mummia. Il mago a cavallo per un attimo sembrò notare Alucard sulla collina di fronte al cimitero, ma poi tornò a concentrarsi sul suo incantesimo. La creatura non-morta perì pochi secondi dopo e l’incantatore, prima che il vortice potesse anche solo avvicinarglisi lo congedò con un’altra formula magica.
Quindi, dopo aver raccolto una fiala violacea tra i resti della mummia, uscì dal cimitero e spronò il suo cavallo in direzione di Alucard che lo guardava ammirato.
“Sono formule pericolose. Nemmeno il più potente tra gli incantatori riesce a sottomettere queste bizzarre creature una volta evocate.” queste furono le parole del mago mentre si avvicinava ad Alucard, “Non sei un po’ troppo giovane per aggirarti tutto solo nella foresta? Dove sono i tuoi genitori?”
“Io non ho più genitori, sono solo al mondo...” disse Alucard rivolgendosi al suo interlocutore, “Sto viaggiando in cerca di un posto dove abitare, e dove studiare.”
“Bene, è difficile trovare giovani che siano disposti a studiare seriamente... Questo ti fa onore, ragazzo.” l’incantatore lo squadrò alcuni secondi e poi, notando il pesante libro incantato che si intravedeva dalla borsa del ragazzo, “Il mio nome è Saddam, ragazzo. Vedo che ti interessi di magia, dovresti stare attento. Non è roba che si può utilizzare tranquillamente senza i dovuti insegnamenti. Seguimi, ti porto a mangiare qualcosa in una taverna qui vicino così potremo parlare.”
Il ragazzo era indeciso, poteva fidarsi di questo sconosciuto? Come se non bastasse Sepher era sparito.


La Città sull’Acqua

Un antico e potente re del passato voleva rendere omaggio agli déi costruendo per loro qualcosa che pareva impossibile. Fece chiamare molti costruttori da tutti gli angoli del suo grande regno e chiese loro di costruire una città proprio al centro del grande lago di fronte al suo palazzo, in cambio offriva loro la vita. I costruttori lavorarono e progettarono per anni, ma nessuno riuscì a compiere quell’opera che sembrava impossibile. Tornarono quindi dal re e si arresero chiedendo clemenza ma, colto da un attacco di rabbia, il sovrano li decapitò comunque. Non si può costruire una città sull’acqua.


Alucard decise di seguire l’uomo di nome Saddam che lo condusse fino alla spiaggia a sud-est del cimitero, camminarono per un paio di chilometri in direzione nord-est fino a quando non si trovarono davanti ad un ponte sorvegliato da due possenti torrioni ed un cancello. Dall’altra parte dell’inferiata, un uomo li osservava immobile.
“Guardia cosa aspetti ad aprirmi? Sono qui con un ragazzino e siamo entrambi affamati!” strillò il mago spazientito. La guardia del cancello non replicò ma si limitò ad aprire molto lentamente il passaggio per il ponte. Nonostante fosse mezzogiorno passato una pesante nebbia impediva loro di vedere al di là della metà del ponte.
“Ecco è aperto, entrate pure Messeri!”
“Bene ragazzo,” disse Saddam facendo segno ad Alucard di entrare, “benvenuto a Vesper! La città sull’acqua.”
Mentre percorrevano il ponte la nebbia si diradò ed uno spettacolo magnifico si presentò agli occhi del giovane: una città immensa dai possenti edifici in pietra costruita su una miriade di piccole isole collegate da ponti. I grandi palazzi, dallo stile severo, davano su piazze ghermite di gente i cui vestiti rispecchiavano in tutto e per tutto la grande ricchezza della città.
Saddam disse al giovane di seguirlo e lo condusse in una lussuosa locanda su una delle tante isole della città.


Il Giuramento

Giurare significa promettere qualcosa a se stessi ed agli déi. La pena per lo spergiuro è l’eternità passata negli inferi a bruciare tra le fiamme e le braci ardenti, tuttavia solo gli déi hanno la facoltà di distinguere uno spergiuro da un giuramento rispettato, in quanto solo loro possono leggere nel più profondo delle nostre anime. Quindi, se mai dovessi prestare un giuramento, soppesa per bene le tue parole e sii sincero con te stesso poiché un giorno tutti saremo giudicati, tutti.


Mentre si trovavano alla locanda a Vesper, Alucard si presentò al mago e gli raccontò le vicende che lo avevano condotto al loro incontro. Saddam ascoltava interessato la storia del ragazzo ed una volta conclusa gli fece un’unica domanda. “Perché non ti fermi qui a Vesper? Potresti studiare nuovi incantesimi al sicuro fra le sue isole ed inoltre se mai potessi aver bisogno ti potrei aiutare...”La proposta dello stregone prese Alucard alla sprovvista e questi iniziò a balbettare qualcosa mandando di traverso quello che stava mangiando.
“Restare qui a Vesper? Mi sembra incredibile! Ma non voglio approfittare della sua gentilezza!” rispose il ragazzo.
“Non preoccuparti. Il Granduca di Vesper, il nobile Xaw Doo, è un uomo magnanimo e credo che se glielo chiederò ti accoglierà nella sua città!” il mago sorrise per un attimo ma poi la sua espressione cambiò radicalmente. “Ah, quasi dimenticavo! Cerca di non mostrarti troppo invadente con il Granduca quando lo incontrerai. Deve ancora riprendersi dal lutto per il suo cugino.”Alucard assicurò il mago che non avrebbe nemmeno accennato all’argomento e, detto questo, lui sorrise e finì la sua bistecca. Due ore dopo questa conversazione il mago novizio si trovava nell’enorme palazzo del Granducato, davanti ad un trono dorato ed adornato con moltissime pietre preziose. Xaw Doo se ne stava seduto sul suo seggio sorseggiando un bicchiere di vino mentre Saddam presentava Alucard al nobiluomo. Non ci volle molto perché lo stregone lo convincesse a concedere la cittadinanza al ragazzo anche se il Granduca pretese comunque un giuramento, “...un atto di sottomissione agli ideali della città, che si trova sola ad affrontare tempi bui...” queste furono le parole di Xaw Doo.
Alucard quindi giurò, giurò davanti al Granduca ed alla sua ricca corte di nobili e guerrieri, ma soprattutto giurò di fronte a Saddam. Nessuno si accorse che in realtà il ragazzo non stava promettendo fedeltà a Vesper ma solo al suo signore ed allo stregone che lo avevano accolti. Nessuno notò questa piccola ed innocente menzogna negli occhi del giovane mago.


Un Padre ed un Maestro

Tutti nella vita abbiamo avuto almeno un maestro, un mentore. Per i più abbienti il maestro è un uomo pagato per trasmettere le sue esperienze, il suo sapere; per coloro che invece non vantano grandi ricchezze la maestra è la vita stessa, una donna severa e dura, ma la miglior insegnante che ci sia! Dovremmo tutti imparare da lei…


I dodici anni successivi furono i più belli della vita del giovane: abitava nella grande e fastosa casa dello stregone Saddam appena fuori dai cancelli di Vesper. Tutti in città lo trattavano con grande rispetto ed egli passava giornate intere all’interno delle grandi biblioteche del palazzo ducale studiando antichi testi e trattati di magia.
Lo stregone, che per motivi di affari doveva viaggiare molto, non era sempre molto presente ma presto Alucard vi si abituò. Inoltre quando tornava dai suoi lunghi viaggi portava sempre dei meravigliosi doni al ragazzo che oramai lo adorava come se fosse stato suo padre, oltre che il suo maestro…
Più il tempo passava, più il mago riusciva ad aumentare le sue doti magiche, tanto che non sbagliava più le parole di potere, anzi le padroneggiava alla perfezione.
Venne quindi il giorno del suo ventiseiesimo compleanno e Saddam gli aveva preparato la più meravigliosa delle sorprese…
“Sai, penso che ormai tu ti sia impratichito abbastanza con la magia…” esordì lo stregone durante la colazione, “Non ti piacerebbe entrare a far parte dell’Ordine dei Maghi?” Appena finì questa frase gli occhi di Alucard si illuminarono.
“Se il mio maestro ritiene che io sia pronto…” rispose Alucard cercando di mascherare il suo entusiasmo.
“Risparmiami i tuoi giochetti da diplomatico, ragazzino!” disse Saddam sorridendo, “Se Vesper avesse ambasciatori come te potrebbe allearsi pure con Onyx, il Signore dei Draghi!” Alucard non riuscì a trattenere una risatina ma poi, una volta tornato alla serietà, accettò di buon grado l’offerta dello stregone.


La Città della Magia

Grandi palazzi del colore dell’oro ed enormi biblioteche che traboccano di libri, di sapere. Le sue strade un tempo erano affollate da innumerevoli maghi, illusionisti, prestigiatori. Nessuna città poteva vantare una popolazione del genere, fatta eccezione per la grande Magincia, la più potente tra le roccaforti dei maghi. Ora, in questi tempi bui, il colore dell’oro si è spento e le biblioteche della città sono colme di scaffali vuoti, desolati.


Una volta passato il mezzodì, Saddam ed Alucard, partirono alla volta della Città della Magia: Magincia. Usciti dal palazzo di Saddam si recarono verso Minoc per poter usufruire del portale di trasporto. Questo sistema di viaggio incantato, creato dai grandi maghi del passato, li condusse appena fuori dalla città di Magincia.
Alucard rimase esterrefatto alla vista della grandissima città. Da qualsiasi parte si girasse poteva vedere imponenti palazzi costruiti con pietre del colore della sabbia, alcune piccole piramidi, arcani simboli di magia, si alternavano alle grandi abitazioni ed ai negozi. Ma l’edificio più grande di tutti era sicuramente la biblioteca.
Attraversate le grandi strade della città lo stregone ed il suo allievo giunsero infine di fronte alla spiaggia di Magincia. La sabbia aveva lo stesso colore degli edifici cittadini ed il mare, tranquillo, piatto, sembrava voler far da cornice all’isola incantata. Davanti ai due, in direzione nord, una piccola lingua di terra ospitava un minuscolo tempietto dal quale proveniva un’intensa luce bluastra.
Saddam senza proferire parola si mosse verso la piccola costruzione e fece segno ad Alucard di seguirlo. Allievo e maestro si avvicinarono al tempietto in reverenziale silenzio ed, una volta arrivati di fronte al suo ingresso, scesero da cavallo.
“Ora tocca a te…” disse l’anziano mago, “Entra nel santuario, spogliati e medita. Terminata la meditazione entra nel portale magico che si trova al centro del tempio.”
Alucard ascoltava attentamente quindi Saddam riprese a parlare. “Se ne sarai degno, se il tuo potere arcano è sufficientemente sviluppato, quando avrai attraversato il portale questo ti renderà un Mago proprio come me; se i tuoi poteri fossero invece insufficienti, allora uscirai di qui tale e quale a quando vi sarai entrato.”
L’allievo deglutì a fatica, ma in cuor suo sapeva che ce l’avrebbe fatta: non lo avrebbe deluso!


I Dubbi ed il Ritorno di Sepher

Un tempo quando gli déi crearono gli uomini a loro immagine videro che questi, pur non essendo dotati dell’immortalità, erano perfetti e quindi non avevano bisogno di venerare i loro creatori. Questo fatto fece infuriare le divinità che riuscirono, dopo molte ricerche, a trovare la fonte del problema: la certezza. Gli déi capirono infatti che non avere incertezze portava le loro creazioni ad essere indipendenti, autonome… Fu così che Elhoim, allora grande tra gli déi suoi simili, concepì la più terribile delle invenzioni: il dubbio, la fonte del potere divino sul mondo, e lo introdusse nel primo uomo.


Alucard entrò nel tempio, il piccolo cancello alle sue spalle si chiuse immediatamente e lui si ritrovò quindi da solo. Quello che vide davanti a sé non era certo ciò che si aspettava: il tempietto era in realtà solo un piccolo pezzo di molo al centro del quale si trovava un piedistallo con un portale magico.
Con tutto il fasto che c’è nella città non penso che costasse molto abbellire un po’ questo tempietto…, pensò l’adepto che senza perdere altro tempo si svestì e si sedette a meditare. Non era la prima volta che lo faceva, al palazzo di Saddam infatti poteva passare anche delle ore in profonda meditazione, senza pensare a nulla.
Passarono dieci ore, ma Alucard non si sentiva ancora pronto. E se non fosse stato abbastanza potente? Se avesse deluso le grandi aspettative del suo maestro? Cercò di scacciare questi pensieri, ma più li allontanava più questi si rafforzavano… Fu proprio allora che ebbe la più inaspettata delle sorprese!
“Concentrarti in quel modo non aumenterà di sicuro il tuo potere, sai?” la voce gli era familiare e proveniva da dietro di lui. Alucard si girò di scatto e lo vide, lo riconobbe.
“Sepher!” il mago novizio pronunciò a voce alta il nome del Wisp che lo osservava.
“Silenzio, non vorrai che scopra che non sei da solo…” disse saggiamente la sfera di luce, “Sono qui per aiutarti, sempre che tu lo voglia…”
Ad Alucard quello sembrò un segno del destino e facendo il minor rumore possibile disse al Wisp che accettava ovviamente il suo aiuto.
“Bene,” rispose Sepher, “allora avrai il mio aiuto ma ad una condizione: mi porterai sempre con te ma senza dire nulla a nessuno.”
La cosa sembrò molto ragionevole ad Alucard che accettò nuovamente. Il Wisp iniziò quindi a roteare intorno al suo compagno umano ed ad un certo punto l’uomo emanò una misteriosa luminescenza.
“Mi sento più forte… Ora posso entrare nel portale!” in effetti il potere magico che Sepher aveva infuso al suo protetto era grande, tanto che gli permetteva di superare di gran lunga i requisiti per entrare a far parte dell’ordine dei maghi.
Alucard superò la prova senza alcuna difficoltà. Uscì quindi dal tempietto e trovò Saddam che si era addormentato dinnanzi al piccolo cancello, una fiasca di vino semivuota tra le sue gambe, lo svegliò ed insieme tornarono a Vesper. Il nuovo mago vide che Sepher li stava seguendo ma non disse nulla al suo maestro.


La Morte di Saddam

La morte non è la fine. Una vita ultraterrena ci attende tutti, una volta abbandonato questo mondo infelice. Verremo accolti dagli déi nei loro palazzi splendenti e passeremo l’eternità potendo godere di tutto ciò di cui siamo stati privati in vita. Quindi è inutile fuggire dalla Morte, la divina cacciatrice. Noi siamo le sue prede, agili cervi che la rifuggono in un’immensa landa desolata priva di alcun riparo; è solo questione di tempo perché una delle sue frecce mortali ci colpisca…


Passarono altri due mesi per Alucard e Saddam a Vesper. Nonostante l’arrivo di Sepher, tutto procedeva tranquillo ed Alucard era felice.
Purtroppo però pare che il destino tenda ad accanirsi sempre sulle stesse persone quando si tratta di provocare dolore… Ed anche questa volta non volle fare eccezioni. Come il maglio del fabbro batte con estrema potenza sul metallo incandescente che, inerme, non può fare altro che subire il colpo, il destino colpì con tutta la sua forza Alucard che fu travolto dal suo potere distruttivo…
Una nebbiosa mattina di inverno Saddam doveva partire per uno dei suoi numerosi affari. La meta del suo viaggio era questa volta l’Isola di Ghiaccio, l’uomo che doveva incontrare era un misterioso nobilotto di Britain che aveva appena fatto ristrutturare un immenso castello nella parte occidentale dell’isola.
Alucard decise di accompagnare il suo maestro fino al portale magico a ovest di Vesper, lo avrebbe seguito anche oltre se gliene avesse dato la possibilità ma Saddam fu chiarissimo a riguardo: sarebbe andato da solo.
I due si salutarono quindi nella foresta tra Minoc e Vesper e, Saddam scomparve all’interno del portale. Alucard quindi galoppò fino al palazzo di Saddam, era deserto… I servitori erano andati a comprare le provviste al mercato cittadino e non sarebbero tornati prima del tardo pomeriggio.
“Sepher!” la voce di Alucard tuonò all’interno del palazzo, “Sepher ho bisogno di te adesso!”
Il Wisp comparve alle sue spalle, “Come posso aiutarti?”
“Voglio che tu mi riferisca qualsiasi cosa succeda a Saddam! Puoi farlo?” Alucard era molto preoccupato, aveva paura potesse succedere qualcosa al suo maestro.
“E sia. Seguirò i suoi movimenti!” Sepher cedette subito, non riusciva a dire di no ad Alucard ed il mago questo lo sapeva bene.
Rimasero delle ore dentro al palazzo, il Wisp era chiaramente concentrato, non parlava mai ma il mago era molto contento di questo: se non parlava e rimaneva in concentrazione voleva dire che andava tutto bene!
Ad un certo punto, quasi a confermare i timori del mago, Sepher emise un forte bagliore seguito da un momento in cui la sua luminescenza si esaurì.
“Mi dispiace…” queste furono le parole del Wisp.

Il Lutto

Solo gli stolti e gli immortali non comprendono il dolore di una persona in lutto. La sofferenza che la Morte provoca a coloro che in vita sono stati vicini al defunto è forse il sentimento più reale e sincero che si possa provare! A meno che questo mondo in cui viviamo non sia ghermito di immortali, allora sono proprio tanti gli stolti…


Giorni, settimane, mesi… Il tempo per Alucard passava ma il dolore era sempre presente, non solo il dolore per la perdita di un maestro ma anche di un padre. Continuò a vivere al palazzo di Saddam ma in realtà era come se non vivesse: mangiava di rado e poco, dormiva quasi tutta la giornata e, soprattutto, piangeva.
Solo dopo alcuni mesi tornò ad andare a Vesper, solo per recarsi dal Granduca, che in tutto quel dolore gli era sempre rimasto accanto. Del resto pure Xaw Doo aveva perso un amico.
Alucard si recò a palazzo e conferì con il signore della città. “Voglio che voi sappiate, mio signore, che la scomparsa del mio maestro non influirà comunque nel giuramento che a Voi ho prestato.” Mentre pronunciava queste parole il viso di Alucard fu solcato da una lacrima amara, “Quindi potete continuare a considerarmi vostro suddito… Come se nulla fosse cambiato.”
L’espressione sul viso del Granduca si addolcì ma si limitò solamente a ringraziare il mago per il suo rinnovato giuramento. L’incantatore uscì quindi dal palazzo ed al suo esterno incontrò Hennet, un altro mago che aveva conosciuto alla biblioteca di Vesper.
I due rimasero alcuni minuti a parlare fino a quando Alucard non prese congedo e tornò a palazzo.
Passò ancora un anno ed il mago continuava a vivere a Vesper ma un altro triste evento avrebbe presto turbato la sua vita. Infatti in estate accadde la più inaspettata delle cose: Xaw Doo, il nobile signore di Vesper scomparve durante una battuta di caccia. Di lui non fu trovato nemmeno il corpo ma non ci volle molto perché a Vesper infuriasse una vera e propria guerra civile per il diritto di successione al trono.
Alucard non poteva e non voleva crederci. Sepher cercava di dirgli di non pensarci ma era tutto inutile. Come poteva ignorare il fatto che in due anni aveva perso le uniche due persone al mondo che lo avevano aiutato?
Oramai Vesper per lui era diventata solo un simbolo di morte e dolore.


Addio Vesper

Cosa è più romantico ed al tempo stesso nostalgico di un addio? Tuttavia questa è una parola molto difficile da utilizzare in modo corretto… Solo una persona prossima alla morte e consapevole della sua situazione può realmente dire addio a qualcosa! In tutti gli altri casi è più un “arrivederci”…


Hennet si svegliò presto quella mattina di estate, era ormai agosto e la temperatura torrida aveva trasformato la laguna di Vesper in un allevamento per zanzare ed altri inutili insetti. In più, come se non bastasse, non era più sicuro girare per le strade ed i canali della città: infatti bastava un minimo sospetto, una voce, che un possibile erede al trono fosse vivo per le strade della città, e subito i candidati più in vista inviavano squadroni di sicari ed assassini ad ucciderlo. L’alba era già passata da almeno un’ora ed Hennet, coperto da un pesante mantello cercava di attraversare non visto le strade della città per raggiungere il palazzo in cui dimorava Alucard.
Alucard stava facendo colazione quando sentì bussare al pesante portone. Nancy, la fidata cameriera, andò immediatamente a vedere chi fosse e tornò subito dopo nella sala da pranzo.
“Mio signore, messer Hennet è nell’ingresso.” disse la cameriera, “Lo faccio accomodare qui in sala da pranzo o gli dico di attendere?”
“Fallo pure entrare ed offrigli qualcosa da mangiare.” Nancy abbassò il capo, “Grazie Nancy…”
Pochi secondi dopo Hennet varcò la soglia della sala da pranzo e, dopo aver salutato il padrone di casa, si sedette a tavola.
“Posso sapere perché mi avete fatto chiamare, Alucard?” chiese in tono molto pacato il mago.
“Mi sembra doveroso…” rispose Alucard sorseggiando una tazza di buon tè, “Ecco, io sono in partenza.”
“Ah, fate un viaggio?” esordì subito Hennet, “Non siete certo da biasimare. La laguna diventa terribile in questo periodo dell’anno! E dove vi recate?”
“Ancora non ho deciso.” ribatté il mago, “Pensavo di andare a Yew, visitare la grande foresta.”
“Davvero una meta eccezionale!” il buon vecchio Hennet non perse tempo, “E quando vorreste tornare?”
Alucard trattenne per un attimo il respiro, aveva gli occhi gonfi. Seppe che Hennet aveva intuito intuto la risposta mentre ancora stava pronunciando la sua domanda.
“Mai…” disse Hennet, “Ve ne andate per sempre, vero?”
La risposta fu un cenno affermativo della testa.
“Mai non esiste, amico mio. Eppure non ho più nulla qui a Vesper, solo fantasmi del passato e dolore…” queste furono le ultime parole di Alucard a Vesper.


Il Richiamo dei Boschi

La foresta è viva: i suoi infiniti alberi offrono, a tutti coloro che la visitano, frutti e bacche dall’aspro sapore selvatico. La foresta è viva: tra i suoi anfratti e sulle chiome delle piante dimorano mille e più creature, sue figlie. La foresta è viva: i tanti rivi che la attraversano ospitano creature acquatiche ed abbeverano gli alberi assetati. La foresta è viva e gli Elfi la proteggono…


Solo alcune ore dopo quella triste conversazione, un uomo incappucciato seguito dalla fedele Nancy stava lasciando l’antica dimora dello stregone Saddam. Il grande palazzo che si lasciavano alle spalle sparì come per incanto tra la pesante nebbia mattutina ed i due si inoltrarono quindi nella foresta in cerca del portale di viaggio. Accanto all’uomo avvolto nel mantello, invisibile agli occhi di Nancy, Sepher seguiva silenzioso il suo pupillo, in attesa.
Arrivati al portale, Alucard stette alcuni minuti a rimuginare, dopodiché rivolto alla servitrice: “Ho deciso di recarmi a Yew…” il volto del mago era serio ma cordiale al tempo stesso, “Tra gli antichi alberi della grande foresta spero di trovare finalmente la pace. Tu sei libera di scegliere: puoi seguirmi oppure andare a vivere la tua vita come meglio credi…”
“Voglio seguirla, mio signore.” fu la risposta dell’umile cameriera, Alucard tirò un respiro di sollievo.
Varcarono così il portale e solo alcuni istanti dopo si ritrovarono immersi in una foresta molto più fitta di quella che avevano appena lasciato. In lontananza potevano scorgere quella che sembrava una cinta di mura fatta da pesanti tronchi, al suo interno un piccolo paese con le case in legno ed i tetti di paglia.
“Yew…” sospirò Alucard, “Vieni, dobbiamo recarci dal signore della città per presentarci.”
Alucard e Nancy arrivarono così, senza incontrare alcuna difficoltà, alla cinta di mura. I guardiani dei cancelli non esitarono nemmeno un momento ad aprire ed i viaggiatori furono così condotti alla sede del governo cittadino.
Una volta entrati nel palazzo, un elfo dai lunghi capelli castani sembrava attenderli.
“Benvenuti stranieri, il mio nome è Maedhroth e sono l’aiutante di sire Denethor.” il nobile elfo fece un profondo inchino, si rialzò e continuò a parlare, “Posso sapere che cosa vi porta qui a Yew, miei signori?”
“Veniamo da Vesper.” rispose Alucard ricambiando l’inchino, “Il mio nome è Alucard e lei è Nancy,” la cameriera si inchinò anch’essa, “chiediamo il permesso di acquistare una casa nella foresta, al di fuori delle mura cittadine e di abitarvi.”
Maedhroth guardò alcuni momenti l’umano, “Alucard…” poi fece una smorfia divertita, “Avete il mio benestare! Recatevi dal falegname qui di fronte, lui saprà indicarvi alcune case ed antichi palazzi disabitati nella foresta. Ovviamente tutto ha un prezzo…”
Il mago accennò un sorriso sforzato ed inchinatosi nuovamente uscì dalla sala in cerca del falegname.
“Celedeth!” la voce dell’elfo rimbombava nella grande sala, “Celedeth! Dove ti sei cacciato?” gridò Maedhroth spazientito, “Celedeth! Maledizione a te ed a tutti i Silvani tuoi simili!”
Pochi istanti dopo, un minuto elfo dei boschi entrò correndo nella sala. “Ai suoi ordini, nobile Maedhroth…”
“Se fossi stato assalito dai briganti avrei fatto in tempo a morire ed essere sepolto, prima del tuo arrivo!” disse sarcasticamente il nobile, “Vai a cercare il tuo compagno di scazzottate e portamelo qui. Devo conferire con lui…”
Il silvano deglutì a fatica, “Ai suoi ordini, mio signore.” ed abbassando il capo indietreggiò fino ad uscire dalla sala.


Un Palazzo Incantato

Casa. Quanti sono i posti che una persona può chiamare “casa”? Nella nostra vita, per quanto possa essa perdurare nel tempo, sono veramente pochissimi i luoghi che possiamo definire degni di essere chiamati con tale nome. Casa è un posto che riteniamo completamente sicuro, tra le sue calde mura non temiamo nulla. Nemmeno la morte…


Alucard fu quindi condotto nella foresta da un silvano che lo aiutò, mostrandogli tutte le abitazioni diroccate ed i grandi manieri di cui la città disponeva. Camminarono per quattro ore e visitarono ben dodici edifici quando, finalmente, si trovarono davanti ad un antico palazzo fortificato in rovina. Il grande portone in metallo decorato era ricoperto da un sottile strato di ruggine ed i suoi cardini sembravano essere sul punto di cedere, forse a causa del peso della porta, forse invece per la ruggine che aveva indebolito il metallo.
Le numerose finestre erano rimaste senza vetri, vetri che invece si potevano trovare sul perimetro del castello, frantumati tra l’erba incolta. Il panorama dalla sommità del palazzo doveva essere incantevole, una distesa immensa di alberi, talvolta interrotta da rari fiumiciattoli.
Con i suoi merli, usurati e modellati dalle intemperie, ritagliava il cielo e la sua imponente figura troneggiava sulla foresta circostante… Poco oltre la fortezza, un rivo con acqua limpida e pura rompeva la quiete della radura ed offriva abbeveraggio agli animali, intimiditi dai forestieri.
“E’ meraviglioso…” mormorò Alucard, incantato da quella visione paradisiaca, “Mastro carpentiere!”, esclamò rivolto al loro accompagnatore, “E’ mio desiderio che vi mettiate al più presto al lavoro!”
“Come desiderate, mio signore.” rispose umilmente l’elfo, “Sire Maedhroth sarà molto compiaciuto della vostra scelta! E’ da molto che egli desidera risistemare l’antico maniero dei Cronqvist.”
“Eccellente. Allora io e Nancy vi riaccompagneremo a Yew e lì ci recheremo a parlare con chi di dovere per discutere dell’acquisto della proprietà.”
Detto questo i tre ripartirono alla volta della città dei boschi. Alucard finalmente aveva trovato una dimora, un luogo che potesse veramente chiamare casa…
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Last edit: by egolollo.

Diario di un Viaggio - La Storia di Alucard 25 Jun 2015 22:38 #3

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Il Solitario e il Traditore

L'aria era fredda, pungente, intorno a me solo il silenzio. Mi risvegliai nella cupa foresta di Yew, davanti ai miei occhi stanchi l'immensità dell'oceano che con la sua gelida brezza notturna mi accarezzava il viso con la grazia di mille lame. Riuscii infine a distogliere lo sguardo da quella visione incantevole e mi avviai sulla strada per Yew, dovevo avvertirlo prima che fosse troppo tardi di quel terribile tradimento. Dovevo trovare lui prima che fosse il traditore a trovarlo, dovevo trovare Joker prima che a trovarlo fosse... Per tutti gli déi non riesco nemmeno a pensarlo!
Saddam era stato per me quello che si potrebbe definire un vero maestro, fu lui a salvarmi a Vesper dal terribile Signore dei Liche che si trova nella cripta del cimitero, fu sempre lui ad insegnarmi come canalizzare i miei poteri spirituali per poter controllare al meglio il potere del fulmine o del fuoco! Ricordo che veniva dalla grande città nella laguna e per poter imparare tutto da lui io lo seguii e ne divenni un abitante come lui. Per la seconda volta nella mia vita ero felice, avevo un grande maestro e vivevo in una grande città con lui! Non ero più solo.
Poi il dramma. Tutto nella mia vita, le persone e gli eventi, mi riportarono alla solitudine che per così poco tempo ero riuscito ad evitare! La ruota del destino stava girando e come sempre gli déi non furono per nulla clementi con me. Saddam scomparve, forse venne ucciso o magari semplicemente morì solo, come anche io, il suo allievo sarò destinato a fare. Per la disperazione lasciai Vesper, troppi i ricordi e rimasi nuovamente solo.
Ora l'incubo ricominciava, ma questa volta non ero solo! Dovevo trovare Joker prima che a farlo fosse Saddam!


Un nuovo Saddam
In questo frammento di testo Alucard ricorda come il suo vecchio maestro è diventato suo nemico... I fatti qui narrati sono quelli che cronologicamente antecedono il racconto "Il Solitario ed il Traditore"


Contrariamente a quello che pensavo Saddam non era affatto morto. La notizia mi fu riferita da un mio fidato informatore, Hennet, il giorno dei morti dell'anno precedente. Hennet, che già conosceva Saddam, mi disse che il mio perduto maestro era strano, quasi posseduto! Dapprima non diedi molto peso a quelle parole ed i mesi per me passarono tranquilli, fino a quando non lo incontrai di persona.
Mi trovavo al cimitero di Vesper e stavo combattendo uno degli antichi re dei Liche, fu lì che ci incontrammo, lo stesso luogo del nostro primo incontro, davanti alla medesima creatura immonda! Questa volta però non mi salvò, anzi pronunciò alcune parole che conoscevo molto bene: "Kal Vas Flam" la sua voce risuonava potente nel cimitero come se tutto intorno a noi si fosse fermato. Fortunatamente le difese magiche che avevo approntato per affrontare il Liche resistettero ed il possente attacco infuocato del mio maestro gli si rivoltò contro.
Non sapevo cosa pensare o cosa fare. Lui era lì davanti a me, vivo, ma mi stava cercando di uccidere!
"Perchè mi attacchi? Non mi riconosci?" il suono di queste parole uscì debolmente dalla mia gola.
"Flam Kal Des Ylem"
Questa volta non avevo alcuna protezione e dal cielo caddero tre massi infuocati che mi colpirono in pieno petto. Mi sentivo bruciare dentro, non potevo pensare a nulla se non al dolore così feci la prima cosa che mi venne in mente! Iniziai a correre verso l'uscita della cripta ed una volta arrivato all'aperto murai magicamente l'ingresso. Avevo poco tempo per trovare un modo per mettere in guardia Joker, il mio fratellastro, del nuovo pericolo. Richiamai il più velocemente possibile il potere di una delle rune che avevo nella sacca e in pochi secondi ero in mezzo alla foresta di Yew. Sempre di corsa mi diressi verso la città ma il dolore inflittomi da quel colpo era troppo forte e così svenni in una piccola radura che dava sul mare, nei pressi della casa degli Elfi.
Perdona la mia debolezza, fratello mio...


Perdite di tempo
Qui il racconto riprende normalmente dalla cerca iniziata ne "Il Solitario ed il Traditore".


La caccia era iniziata. Dovevo trovare Joker al più presto, o sennò uccidere Saddam con le mie mani! Era un giorno triste e mi avevano riferito di aver sentito dire che Saddam frequentava le terre che circondano la grande città di Trinsic. Trinsic, la sua luce mi disgustava, una città enorme e decadente abitata perlopiù da fanatici boriosi che si sentivano protetti all'interno di quelle loro mura, talmente protetti da insultare un servo di Elhoim apertamente.
Incontrai il re di Trinsic proprio quando io ed il fido Hennet stavamo entrando nella città per poi proseguire la nostra ricerca. Il nobile Kira Von Hosterm era accompagnato da un certo Rosiel, probabilmente un tirapiedi, un lacchè.
"Portate con voi il fetore della vostra città!" esordì subito il vermilinguo rivolgendosi a me.
Decisi di non considerarlo degno di alcuna risposta e così porsi i miei omaggi al sovrano. Questi ricambiò dicendomi che il suo "braccio destro", almeno questo era quello che il povero Rosiel sperava, non amava vedere abitanti di Midian all'interno delle mura di Trinsic.
"Lasciate a me il compito di disfarcene..." proseguiva imperterrito il poveretto come un animale da compagnia che cerca l'attenzione del suo padrone.
"Perdonatemi ma vi devo chiedere di lasciare la città." disse Kira senza però badare alle parole del suo concittadino.
Decisi di non protestare e mi congedai dal sindaco senza dire altro. Hennet mi seguì. A quanto pare la caccia sarà più lunga del previsto.


Dal giornale di Kira Von Hosterm

Quella sera a Trinsic si respirava un aria frizzante, oltre alle faccie conosciute, abituari fannulloni che amavano passare il tempo davanti alla banca Reale di Trinsic, come Vulvay si erano recati li alcuni occasionali amici per scambiare quattro chiacchiere e approfittare del mio braccio e della mia forgia per farsi fare qualche nuova armatura e arma.
La sera scorreva tranquilla e i colpi di martello erano spesso intervallati da scenette e fragorose risate, una atmosfera gioiosa regnava a Trinsic fino a che da un portale apparso poco distante apparvero le facce di due stranieri.
Non li riconobbi, il mio sguardo si poso sui loro visi ma fu subito rapito da qualcosa ...
Uno dei due portava vesti con simboli inconfondibili, erano le insegne di Midian!
Mille immagini mi passarono davanti agli occhi in un secondo, immagini che ancora mi tormentano nei giorni più neri, immagini di recenti battaglie, uomini con quelle stesse vesti hanno mietuto decine di miei uomini, uomini che hanno dato la vita per difendere quello in cui credevano, per difendere questa città che impunemente quest'uomo stava calpestando.
Tutta l'ilarità che avevo in corpo spari di colpo, mi girai verso di lui per fronteggiarlo, non sentivo ostilità nella sua persona ma quelle vesti e quell'aura che emanava erano come il pianto disperato di una fanciulla in un giorno di festa, come una lama spezzata in una battaglia ... feci un profondo respiro per mantenere il mio sangue a freno e nella maniera più cortese gli chiesi di andarsene spiegandogli che i cittadini di Midian non erano "ben accetti" a Trinsic.
Alcuni cittadini indignati dalla presenza di tale persona inveivano contro di lui, sentivo le parole ma non le capivo, ero concentrato sulla persona, temevo che la situazione mi sfuggisse di mano, quando con uno sbuffo indignato l'uomo salutò cortesemente e se ne andò così come era venuto.
Curiosamente poco dopo fece apparizione un altra visita insolita, un ennesimo portale si apri in mezzo a Trinsic e ne uscì un grosso guerriero, le sue possenti braccia, l'imponenza del suo busto e i suoi lineamenti denotavano inconfutabilmente l'appartenenza alla razza degli Orchi, sul suo scudo troneggiava il simbolo di Morgoth.
Senza scendere da cavallo si rivolse a me con tono molto poco educato, se mai fosse esistito un orco educato, non era lui.
Non era semplice capire quello che diceva, il suo comune non era perfetto e spesso intervallato da grugniti che facevano perdere intere parti di frasi.
Quello che capii dalle sue parole fu che era arrabbiato perche Trinsic non era più una città ospitale, si chiedeva perche gente come lui non era ben accetta a Trinsic e mi sfidava a prendere provvedimenti contro di lui per far si che l'intera Morgoth sfogasse la sua furia su Trinsic.
Pensai subito che fosse un amico dell'uomo di Midian e mi balenarono in testa molti pensieri.
Ospitalità?!? Ospitalità per un nemico??? ma quale sorte mi sarebbe capitata se mi fossi presentato alle porte di Midian? di certo non mi avrebbero aperto per offrirmi un bicchiere di buon vino, nel migliore dei casi sarei morto senza soffrire!!!
Quanta arroganza nelle sue parole, minacce da parte di Morgoth!!! Minacce di rovinare i nostri rapporti!!! ma Morgoth è alleata a Midian e quindi nostri nemici e quali rapporti potremmo rovinare??? forse gli ultimi rapporti commerciali tra me e alcuni orchi in cui nonostante le differenze di pensiero ho condiviso numerose battaglie con o contro e che stimo.
Provai a spiegargli questi concetti ma l'orco pareva non capire o più probabilmente non voleva capire e fiero delle sue convinzioni se ne andò attraverso un portale che si aprì poco dopo la fine del nostro discorso.
Dopo questi due incontri nessun altro "nemico" venne a rompere la quiete di Trinsic, terminai gli ultimi ordini, riposi in banca il martello e appuratomi che fosse tutto tranquillo mi ritirai a palazzo per godermi un meritato riposo.
Combattere non è tutto ...
E’ la sola cosa che esiste!!!


Sulle tracce di Joker
Le vicende seguono direttamente ciò che successe in "Perdite di Tempo".


Non potendo continuare la mia cerca nel territorio di Trinsic a causa delle forti ostilità tra questa città e la potente Midian, la mia Midian, decisi di cambiare l'oggetto da trovare. Se non potevo uccidere Saddam prima che questi trovasse Joker, allora avrei trovato Joker e lo avrei aiutato a neutralizzare Saddam!
Mi trovavo di fronte alla banca di Yew, l'aria attorno a me era ferma e si sentivano solo in lontananza lo sbattere d'ali ed i canti soavi di alcuni uccelli insieme al rumore delle onde che incontrano la compattezza della costa. In quel momento mi ricordai il perché amavo tanto questa città, qui tutto è sempre in perfetta armonia, non vi è la lotta continua del male contro il bene, nessuna di queste due forze cerca di prendere il sopravvento anzi si fondono in una perfetta sinfonia di suoni e rumori!
Tutto ad un tratto però questa atmosfera idilliaca venne frantumata dal rumore degli zoccoli di un cavallo. Mi girai di scatto e vidi un uomo incappucciato che veniva verso di me sul dorso di un oscuro destriero. L'uomo si sfilò lentamente il cappuccio e riconobbi il viso del buon Hennet.
"Salve Sir Alucard," disse l'elfo oscuro abbassando lo sguardo "vi porto notizie del vostro fratellastro Messer Joker."
Questa frase fu come un uragano che mi prese e mi riportò alla realtà. Lo guardai attentamente, i suoi occhi erano sinceri e l'espressione sul suo viso indicava che attendeva una mia risposta.
"Ben fatto, mio buon vecchio amico! E ditemi, che cosa siete venuto a sapere?" gli chiesi con lo spirito di un padre che ha perduto il proprio figlioletto.
L'elfo si schiarì la voce. "Proprio stamane, poco dopo l'aurora, ho veduto con questi miei occhi il nobile Joker che entrava nel portale a nord di Vesper e sembrava diretto a Nujel'm!"
Centinaia di pensieri si accavallarono nella mia mente. Da quando i falsi dei Idior e Nephil erano finalmente caduti, questa città che una volta era la loro città santa, il centro del loro culto, era caduta in rovina. D'altronde i seguaci di Idior e Nephil strapparono questo territorio ad un'isola ricoperta dal deserto e dovevano essere proprio pazzi a pensare che la natura o Elhoim non rimediassero prima o dopo a questa loro presunzione! Ora neppure quelle che una volta erano le guardie cittadine avevano il coraggio di passeggiare per le sue strade o di entrare nei suoi edifici! Lì si poteva incontrare ogni genere di individuo dal fanatico religioso, ancora legato ai suoi dei caduti, al possente necromante, alla ricerca di nuovi avversari da battere o di nuove anime da sacrificare. Perfino i mercanti che risiedevano in quella città si diceva che in passato furono cacciati dalla loro patria perché commisero azioni terribili! Perchè mai Joker sarebbe andato a Nujel'm da solo? Forse doveva incontrare qualcuno? Forse qualcuno lo aveva chiamato là? Magari proprio Saddam?
"Messere, come avete intenzione di agire?" mi chiese Hennet distogliendomi per la seconda volta dai miei pensieri.
Aveva pienamente ragione, dovevo fare qualcosa! L'unica soluzione era proprio recarsi a Nujel'm e non potevo certo permettermi di aspettare un secondo in più!
"Se mio fratello si è diretto a Nujel'm allora io lo seguirò!" dissi con voce ferma. "Hennet, la ringrazio infinitamente per i servigi che mi ha prestato fino ad ora ma non voglio coinvolgerla di più! Ora devo andare a Nujel'm e non voglio che anche lei corra questo pericolo per niente."
L'elfo rimase impassibile. "Vi aspetterò qui a Yew, ma vorrei che abbiate il coraggio di fuggire se la situazione dovesse essere disperata."
"Non credo vi sia tanto coraggio in me..." Queste furono le ultime parole che rivolsi a Hennet, lui sorrise, come se già fosse consapevole della mia risposta. Poche parole: "Kal Ort Por" e sparii dalla sua vista.


Inseguimento a Nujel'm
Questo frammento di racconto si lega a "Sulle tracce di Joker" e ne prosegue la narrazione.


L'incantesimo di trasporto mi fece apparire davanti al portale magico di Nujel'm. Da lì potevo vedere la sede decadente della banca ed alle mie spalle l'oceano. Erano all'incirca le due del pomeriggio ed il sole batteva sull'isola come se stesse cercando con il suo calore di distruggere quel poco che rimaneva della città. Mi chiesi come potevano delle persone vivere con un clima così inospitale e poi avere anche l'energia per poter alzare il capo contro Elhoim! Probabilmente devono avere davvero molta fiducia nella forza dei loro idoli pagani.
"Vas Rel Por" la voce era lontana ma possente. Non poteva essere che Saddam!
Iniziai a cavalcare in direzione della voce, davanti a me si poteva vedere la sagoma del cimitero di Nujel'm sempre più vicina, dentro al cimitero solo due persone: Saddam ed un uomo imponente dall'armatura grondante di sangue, Joker!
"Joker, aspetta!" gridai con tutte le mie forze, ma ormai stava entrando nel portale. "Lui non è più..." Troppo tardi, era già entrato! "...nostro amico..."
Proprio in quel momento Saddam si girò verso di me e mi fissò, facendo un'espressione che non credo potrò mai dimenticare. La sua bocca accennò un mezzo sorriso che avrebbe gelato il sangue anche al più terribile dei signori infernali.
"Tu sei il prossimo." e detto questo seguì Joker all'interno del portale.
Quest'ultima frase fu un colpo durissimo, mi chiesi come aveva potuto il mio maestro essere cambiato a tal punto da voler uccidere il suo unico allievo! Cosa potevo fare io per fermarlo? Al momento opportuno avrei potuto trovare la forza necessaria per ucciderlo? Non potevo e non volevo pensarci, quindi decisi di farmi forza ed entrai nel portale proprio quando questo stava ormai richiudendosi.


Il Duello
Alucard, dopo essere entrato nel portale creato da Saddam a Nujel'm, cerca di salvare la vita a Joker avvertendolo del tardimento del suo antico maestro.


Il portale magico si richiuse immediatamente alle mie spalle. Davanti a me vidi un luogo familiare, ne ero sicuro, eravamo nella piana che si trova alle porte di Cove!
"Kal Vas Flam" la sua voce mi era ormai incofondibile. "Kal Vas Flam" il suono di queste parole proveniva da Nord-Est, mi lasciai guidare.
In un piccolo spiazzo tra il mare ed i monti dietro Cove, Joker stava cercando di resistere agli attacchi magici di Saddam. L'armatura in solida Evil Rock stava iniziando a cedere sotto il potente fuoco incantato del mago.
"Kal Vas Flam" un'altro colpo infuocato investì in pieno l'orco che emise un urlo assordante! Joker mi vide ed i suoi occhi sembrarono infuocarsi. Riconobbi in lui il vero volto dell'ira.
"In Vas Mani" la mia voce fu più possente di quanto non credessi e risuonò nella piccola valle. Dopodichè lanciai a Joker una fiala contenente una pozione curativa.
"Dove è finita la tua lealtà, Alucard?" la voce era quella di Saddam, "Non pensi che se lo aiutassi non sarebbe un duello alla pari? Dove hai messo tutti i tuoi ideali?"
"Non parlarmi di lealtà!" urlai io, "Proprio tu? Vuoi farmi soffrire? Uccidimi! Ma Joker non c'entra!" ero disperato! Non potevo più sopportare quella situazione. Preparai tutte le mie energie e sentii il fuoco scorrermi nelle vene, "Kal Vas..."
"Fermo! Ce la posso fare..." il suo sguardo era sicuro, aveva in mente qualcosa! "Dammi ancora un minuto, nessuno può battermi così!"
"Ah bene! Hai ancora energie sufficienti per combattere? Sarà più divertente del previsto!" il suo sorriso era identico a quello che vidi a Nujel'm. "Por Ort Grav"
Non finì di pronunciare la formula che Joker sparì nel nulla, il potere accumulato da Saddam sfuggì dal suo controllo e l'incantesimo fallì. Poco dopo Joker riapparve alle spalle del mago e lo colpì con il suo grande martello. Saddam venne disarcionato!
"Presto non abbiamo un secondo da perdere!" mi gridò Joker, "Le guardie di Cove ci proteggeranno da ogni pericolo, almeno per un po'..."
Cavalcammo alcuni minuti e giungemmo davanti ai cancelli della piccola città. "La prego messer Amiel, ci apra!"
"Buongiorno messer Alucard, vi do il benvenuto a Cove! Fermatevi pure quanto volete." disse il guardiano della città mentre faceva aprire i cancelli.
"La ringrazio" risposi io. Joker chinò solo il capo in segno di saluto, era ferito gravemente.
Eravamo in salvo alla banca di Cove, Joker era ferito gravemente e sceso da cavallo si sedette su una panchina e si tolse l'armatura insanguinata. Stavolta ce l'avevamo fatta ma il pericolo non era sventato! Saddam era ancora vivo...


Il pericolo in agguato
Questi fatti seguono quelli narrati ne "Il Duello" e si collocano due giorni dopo la fuga di Alucard e Joker a Cove.


Erano ormai due giorni che io e Joker ci eravamo rifugiati a Cove, ed il mio fratellastro si era ormai completamente ristabilito. La sua razza è forte e le sue ferite si sono rimarginate velocemente. Invidio molto la sua forza, ma il destino mi ha voluto più debole.
Il nostro soggiorno a Cove è stato abbastanza piacevole. La cittadina di mare, anche se piccola, è piuttosto trafficata e navi da tutta Sosaria ogni giorno attraccavano al porto portando con loro merci di ogni tipo! Eravamo apparentemente felici e cercavamo di sostenerci a vicenda ma entrambe eravamo a conoscenza delle preoccupazioni e dei pensieri dell'altro... Saddam!
Fu così che dopo due giorni e mezzo dall'ultimo combattimento con lo stregone ebbi di nuovo sue notizie, ma questa volta fu lui a cercarmi.
Al tramonto giunse a Cove un destriero da guerra sormontato da un cavaliere in arme che pareva svenuto. Amiel, il guardiano della porta, fece aprire immediatamente i cancelli, ma appena giunto all'interno delle mura il cavaliere cadde da cavallo, esanime. Ci avvicinammo tutti per cercare di capire chi fosse ma nessuno di noi, neppure Amiel riconobbe il cadavere! L'armatura grondava di sangue ed il suo viso era irriconoscibile.
I guaritori di Cove lo presero per preparare la salma ad una degna sepoltura ed ognuno tornò alle proprie occupazioni, nonostante fossimo tutti molto turbati dallo spettacolo a cui avevamo appena assistito.
Solo dopo cena Dunkan, un'apprendista guaritore, un ragazzino di appena nove anni, entrò di corsa nella mia tenda urlando il mio nome!
"Messer Alucard, Messere!" gridava il ragazzo a squarciagola, "Presto, dovete seguirmi dal mio maestro! Non c'è tempo da perdere!"
Senza fare domande corsi alla casa della guarigione lì vicino ed incontrai subito il maestro guaritore della città. "Che cosa sta succedendo?" chiesi all'uomo, che sembrava impallidito.
Lui senza neanche guardarmi, alzò un braccio indicando un tavolo all'interno della casa "Là dentro! C'è un messaggio per voi, Messere."
Diventai nervoso. Che messaggio potevo mai aver ricevuto? Aveva forse con sé una pergamena? Cosa mai poteva esserci scritto da provocare una tale reazione da parte del guaritore?
Entrai nella stanza, la luce era fioca ma riuscivo comunque a vedere bene. Sul tavolo c'era il corpo nudo del cavaliere, supino, solo una fascia di lino copriva le sue nudità. Mi avvicinai ulteriormente e capii, avevo compreso il perché di quello sguardo perso del guaritore ed il motivo di tanta fretta da parte del ragazzo! Il cavaliere era il messaggio. Le lettere erano scavate nel suo torace, forse da un pugnale, probabilmente era ancora vivo quando il suo torturatore lo stava letteralmente scrivendo!
"Hennet sarà il primo! Se vuoi goderti lo spettacolo vieni alle nove alla cripta." Alla cripta. Parlava forse di Vesper? Fu lì che ci incontrammo la prima volta e nello stesso luogo tentò di uccidermi.
Dovevo correre, non mancava molto alle nove! Mi recai al portale nella foresta a Sud-Est di Cove e mi diressi di tutta fretta alla città lagunare! Dovevo arrivare in tempo al cimitero!


La Forza del Maestro
Alucard in questo racconto cerca di raggiungere il cimitero di Yew per salvare la vita ad Hennet prima che questi possa morire per mano di Saddam. La storia è il proseguimento delle vicende di "Il pericolo in Agguato".


Giunsi a Yew cavalcando al massimo della velocità, mancavano pochissimi minuti alle nove. Tutto nel bosco taceva, nemmeno il richiamo isolato di un gufo, animale così comune nella foresta intorno a Yew, osò spezzare il silenzio! I secondi, divennero minuti ed i minuti ore, il silenzio stava diventando opprimente ed io avevo totalmente perso la cognizione del tempo. Mi trovavo come in un sogno, una leggera nebbiolina in mezzo al bosco, la luna piena e il rumore delle onde in lontananza rendevano tutto surreale! Pensavo di seguire la direzione giusta per il cimitero ed un urlo agghiacciante me lo confermò! Veniva da poco distante e riconobbi quasi con assoluta certezza la voce di Hennet.
"Flam Kal Des Ylem" anche questa volta la voce era di Hennet e poco dopo la stessa formula fu pronunciata una seconda volta, "Flam Kal Des Ylem"
"Di sicuro sei migliorato molto dall'ultima volta," la voce di Saddam era tremante, affaticata "ma non sei certo ancora al mio livello... Non lo sarai mai! Flam Kal Des Ylem"
Arrivai proprio mentre Saddam stava finendo di pronunciare la formula, tre massi infuocati colpirono Hennet che cadde in ginocchio, sfinito.
"Saddam fermati," esclamai con tutto il coraggio rimastomi "non è lui che vuoi uccidere! Sono qui, per te..."
"Cosa vai dicendo?" la voce di Saddam era fredda e terribile al tempo stesso! "La tua testa sarà un mio trofeo ma prima voglio che tu soffra, solo dopo toccherà a te... Osserva!"
Il potente mago puntò la mano verso Hennet, inginocchiato, inerme. "Kal Vas Flam"
A quelle parole il corpo di Hennet fu circondato da fiamme magiche che lo consumarono interamente. Mentre bruciava l'elfo oscuro alzò gli occhi verso di me e, tra le grida di dolore, riuscii a distinguere una sola parola: "Scappa..."
Saddam scoppiò a ridere come se lo spettacolo e le ultime parole dell'elfo fossero state di suo gradimento. "Forse il tuo focoso amico non ha tutti i torti. Spero che la serata sia stata abbastanza divertente! A presto."
Dette queste parole le sue risate si placarono ed il suo viso si fece più serio. "Kal Ort Por" e sparì nel nulla.
Con il capo chino andai verso il corpo di Hennet e lo portai in riva al mare. Ho voluto seppellirlo sotto alcuni rami di modo che l'acqua del mare potesse accarezzare il suo corpo con l'alta marea. Sono sicuro che lui avrebbe voluto così. Almeno penso...
"Riposa in pace, amico mio"


Il Vero Dolore
Alucard ha appena assistito all'uccisione del suo amico ed informatore Hennet per mano di Saddam. Dopo aver seppellito l'elfo oscuro in riva al mare, si reca a Yew poco prima del sorgere del sole. Segue gli eventi narrati ne "La Forza del Maestro".


Li stavo perdendo. Uno ad uno, Saddam li stava eliminando tutti. Hennet era morto, Joker gravemente ferito. Voleva forse che fossi nuovamente solo? Lui mi aveva salvato la vita ed era diventato parte della mia famiglia, molto tempo fa. Ed ora... Voleva forse riprendersi ciò che mi aveva dato? Allora anche la mia vita.
La città di Yew era più triste del solito, il sole sorgeva rosso ed il cielo pareva essere inondato di sangue, il sangue dei morti. Forse fu solo una mia sensazione, probabilmente causata dalla recente dipartita di Hennet, ma ebbi come il sentore che la piccola cittadina, la patria degli elfi su Sosaria, si fosse tramutata nella spettrale Midian. Intorno a me vedevo solo la Morte. Morte e disperazione.
Non so esattamente quanto tempo rimasi a Yew, fissando il vuoto, ma ad un tratto venni svegliato dal canto lontano di alcuni, solitari uccelli. Era quasi mezzogiorno e la città di Yew, pigra, sembrava essersi finalmente svegliata, ignara dei tragici avvenimenti che ebbero luogo la notte precedente.
"Mastro Alucard!" la voce era quella giovane e spensierata di un ragazzino elfo, "Signore, unitevi a noi per il pranzo!"
Mangiare... Cibo... Come avrei mai potuto io trovare il coraggio di mangiare dopo quello che era successo? Con che coraggio potevano chiedermi una cosa del genere dopo questa notte? Mi sentii irato come non mai! Saddam doveva morire, dovevo uccidere Saddam! Non potevo tollerare una cosa del genere e poi restare qui inerme!
"Mio Signore..." la voce del ragazzino tremava, un movimento brusco mi risvegliò dal mio pensare. Cosa stavo facendo? La mia mano sul collo del bambino, il suo volto in lacrime, stringevo con molta forza.
Mi fermai. Cosa stavo facendo? Ero impazzito? Lasciai il collo del ragazzino, mi coprii il volto. "Perdonami..."
Scappai di corsa dalla città, il mio unico obbiettivo era uccidere Saddam. A costo della vita!


Il Cacciatore e la Preda
In questo frammento di storia Alucard cerca di rintracciare Saddam per vendicarsi di tutto ciò che lo stregone gli ha fatto subire. La narrazione prosegue normalmente e si riallaccia a "Il Vero Dolore".


Gli eventi di questa mattina mi avevano lasciato senza parole. Come avevo potuto, anche se non me ne resi conto, aver cercato di strangolare quel giovane elfo? Tutto questo ormai non aveva più alcun senso! Quello che era iniziato come il peggiore degli incubi stava man mano tramutandosi in una tragedia. Ma c'era una soluzione. Questa volta non avrei indugiato.
Fuggendo da Yew mi ero recato nella grande Britannia ed alcuni ubriaconi, nella taverna che si trova nel quartiere del porto, mi vendettero ad un prezzo modico molte informazioni su Saddam -fu sufficiente offrire loro un paio di bottiglie del miglior vino.
Lasciai la locanda alcune ore dopo ed era notte fonda ma avevo ottenuto ciò che mi interessava. Sapevo dove si rifugiava! Mi recai quindi in banca per poter utilizzare l'incantesimo di trasporto su quella runa, proprio la stessa runa che Saddam mi diede quando ero ancora suo allievo. "Kal Ort Por"
La città di Wind è l'esempio perfetto di una città fantasma, anch'essa era uno dei bastioni dei falsi déi, ma il suo destino fu più crudele di quello di Nujel'm. La città venne saccheggiata e gli abitanti epurati uno ad uno dai potenti servitori di Elhoim. Ora nemmeno i mercanti più disperati hanno il coraggio di recarsi a vendere la loro merce a Wind e le poche guardie rimaste bastano a malapena per impedire che vengano commessi omicidi in quello che una volta era il centro cittadino..
Per trovare Saddam dovevo entrare nelle gallerie e sterminare quei pochi e stolti che si sarebbero frapposti tra lui e me!
Poche parole di potere e tutte le creature empie che mi ostacolarono furono distese a terra, esanimi. La porta di ferro era sbarrata davanti a me, lui era oltre di essa! La aprii e come mi aspettavo la sua figura si ergeva al centro della stanza. Fu sorpreso di vedermi in quel luogo ma cercò di mascherarlo.
"Adesso non saluti più il tuo maestro, Alucard?" La sua voce lasciava comunque trasparire un filo di inquietudine.
Cercai di trattenermi ma non ce la feci, non quella volta! "Hai oltrepassato ogni limite! Questa volta non ti salverai con i tuoi sporchi trucchetti, siamo solo io e te." Fui sorpreso io stesso di quello che gli dissi e, senza attendere oltre alzai le braccia e pronuncia la formula più potente che conoscevo. "Flam Kal Des Ylem"
Il potere scorreva come un fiume in piena nelle mie vene, il cuore accelerò il suo battito e sopra Saddam si scatenò una pioggia di rocce incandescenti. "In Jux San..." Non riuscì a finire di pronunciare la formula e i proiettili magici lo colpirono facilmente.
La veste di Saddam sembrò danneggiarsi molto con quell'incantesimo ma lui ebbe comunque la forza di rialzarsi. Era davvero un avversario temibile!
"Così sei venuto qui tutto solo, nel mio rifugio, ed avresti anche la presunzione di sconfiggermi?" la sua voce era profonda e roca, i suoi occhi brillarono di un rosso fuoco, "Non hai paura? Non temi per la tua vita, Alucard?" puntò un braccio verso di me, "Kal Vas Flam"
Il fuoco divampò intorno al mio corpo, tutto in me stava bruciando e contorcendosi dal dolore, anche la mia anima. Caddi in ginocchio, dolorante, nella stanza si sentiva il forte odore della carne bruciata, la mia carne! "Io non ti temo più! Non temo nemmeno la morte perché ciò che mi hai fatto provare è molto peggio... Io ho provato il vero dolore! Ma Elhoim è un dio clemente ed io seguirò la sua dottrina fino in fondo: ti farò provare ciò che tu hai fatto a me!" I miei pugni a terra strinsero poche rocce bruciate dal fuoco magico di prima, mi rialzai barcollando, "Io oramai ho perso tutto, non ho più niente che valga, nemmeno la vita... Tu invece, ci tieni alla vita?"
Il viso di Saddam cambiò improvvisamente espressione, riconobbi la paura in esso. Lanciai due incantesimi con grande velocità, "Flam Kal Des Ylem", il potere mi inebriava, "Flam Kal Des Ylem", il sangue mi ribolliva nelle vene. L'esplosione magica non gli diede scampo e Saddam cadde a terra svenuto, ma non lo uccisi. Andai a Cove, dovevo occuparmi di Joker. Stargli vicino.
L'incubo non era certo finito ma la situazione era diversa: ora ero io il cacciatore e Saddam la preda! Ma non lo avrei ucciso subito. Prima avrebbe dovuto soffrire.


La Sfida
Alucard fa ritorno a Cove dopo aver battuto Saddam a Wind. Qui accudisce il fratello Joker che aveva riportato gravi ferite durante il suo ultimo scontro con Saddam proprio vicino alla cittadina di Cove.


Erano passati tre giorni da quando sconfissi Saddam a Wind e di lui fino ad ora non avevo avuto alcuna notizia. Joker si era completamente ristabilito e dal momento in cui era venuto a conoscenza delle ultime vicende, compreso il duello magico nelle gallerie di Wind, soprattutto di quel duello, non faceva altro che definirmi un povero pazzo, un suicida. Comunque la cosa mi rese felice perché significava che, sotto la sua dura e ruvida scorza orchesca, si preoccupava per me!
"Da adesso ci penserò io! Hai visto come l'ho battuto l'ultima volta, no? Tu pensa solo a farmi sapere dove si trova!" continuava a ripetermi l'orco raccontandomi ogni volta di come aveva ideato lo stratagemma che gli permise di sconfiggere Saddam durante il loro ultimo incontro a Cove. Notai che ogni volta che l'orco tornava a raccontare la storia molti dettagli cambiavano: alla fine della giornata, quando Joker raccontò per l'ultima volta quella storia era così diversa dalla realtà che quasi sembrava un'altra, totalmente differente. Grandi demoni che lo ostacolavano, Saddam che si nutriva di fanciulle e che soffiava fuoco dalle narici, il cielo che si oscurava con due semplici gesti delle braccia dell'orco ed infine, a coronare questa versione molto pittoresca della realtà, lo stregone si inginocchiò davanti a Joker chiedendo umilmente pietà. Comunque decisi di non rovinare il suo momento di gloria e rimasi in silenzio.
Stavo pensando a quanto sarebbe stato bello tornare a vivere in pace, senza dover temere nessuno.
Ma noi avevamo un nemico e lui, astutamente decise di agire nottetempo. La notte a Cove è surreale: tutto tace, nessun rumore. Anche il mare, che dista pochi metri dalla città, era così fermo da non produrre neanche il dolce suono delle onde. Io e Joker dormivamo in una tenda appena fuori delle mura della città, o almeno lui dormiva. E' sorprendente quanto rumore possano fare le narici di un orco che riposa!
All'improvviso un lampo di luce bianca fuori dalla tenda! Corsi fuori e ad alcuni metri da me vidi un cerchio magico disegnato sul terreno, brillava. Un'evocazione! Al centro del cerchio, il terreno sembrò aprirsi ed uscì un'imponente figura demoniaca, il suo sguardo fiero, un ghigno terrificante e gli occhi infuocati. Grandi ali da pipistrello fuoriuscivano dal suo corpo possente e muscoloso. Con voce roca si presentò: "Il mio nome è Azrael, porto notizie di Lord Saddam ad Alucard e Joker."
"Hai davanti a te Alucard. Riferisci il messaggio di Saddam e tornatene da dove vieni!" dissi con voce ferma. Per fortuna Saddam mi aveva insegnato a trattare con queste creature. Bisogna essere decisi, non mostrare loro alcuna paura.
"Il giorno venturo, al tramonto, Lord Saddam ha deciso di sfidare l'orco Joker ad un duello all'ultimo sangue. Tale duello si svolgerà all'arena di Vesper. Ed ora liberami da questo cerchio, mago!"
Sconvolto per ciò che aveva appena detto il demone dovetti fare appello a tutte le mie forze per rimandarlo nel suo abisso infernale. "An Ort"
Il cerchio scomparve e con esso il demone. Tornai nella tenda e svegliai Joker.


Il Duello nell'Arena
Joker e Alucard si recano a Vesper per accettare la sfida lanciata dal mago a Joker all'arena della città. Questo racconto narra i fatti accaduti nel giorno successivo a quelli descritti in "La Sfida".


Era quasi il tramonto. La giornata era passata troppo velocemente, quasi senza che ce ne rendessimo conto. Io e Joker eravamo appena giunti davanti al portone dell'arena di Vesper, che si trova su una delle tante isolette che compongono la grande città lagunare. Da lì si godeva di un'ottima vista dell'intera città, bellissima come sempre. Il grande cerchio solare che, rosso, tramontava lentamente dietro agli eleganti edifici e si rispecchiava nei canali, trasformandoli in fiumi infuocati. Questa visione che ebbi la fortuna di vedere venne però interrotta dopo pochi istanti: un portale magico apparve ad un paio di metri davanti a me. Un paio di secondi e da esso uscì Saddam a cavallo di uno Zostrich. La creatura cercò subito di colpire il muso del mio destriero ma venne bloccata dal suo cavaliere che tirò le redini, "Dopo Infernus, dopo..." e, tranquillizzata la creatura, si rivolse a Joker "Sei pronto a lasciare definitivamente questo mondo, orco?"
Joker sembrò non dar peso a quelle parole ed entrò con fare sicuro nell'arena che intanto aveva aperto le sue porte. Saddam lo seguì.
Io cercai subito di trovare un posto in tribuna che mi permettesse di seguire il duello senza intralci visivi. Avevo con me una gran quantità di reagenti e pergamene. Anche se l’orco mi aveva fatto giurare di non intervenire, non sapevo se avrei rispettato la parola data.
L'arena era tremendamente, terribilmente piccola. I due contendenti si posizionarono uno di fronte all'altro a pochi metri di distanza.
"Possiamo iniziare!" ruggì l'orco. Il giudice di gara alzò un braccio e subito Saddam e Joker iniziarono a cavalcare a più non posso. Saddam cercava, correndo in tondo, di tenere le distanze da Joker che lo inseguiva menando in aria la sua mazza.
"Des Sanct" Saddam lanciò una maledizione sull'avversario con lo scopo di indebolirlo e pochi istanti dopo, "Por Ort Grav"
Un fulmine si abbatté su di Joker che fece una smorfia di dolore ma continuò a galoppare, fermarsi significava morire!
"Pensi davvero di farcela?" chiese Saddam all'orco, "Quanto credi di poter resistere... Uno, due minuti?" il mago sembrava serio, in effetti Joker era in balia delle sue magie.
"Kal Vas Fla..." non fece in tempo a terminare la potente formula, lo Zostrich infatti si era sbilanciato in una curva ed era stato costretto a rallentare. Errore fatale. Infatti Joker si era affiancato a lui e con un terribile colpo del suo martello aveva provocato quello che i guerrieri definiscono un "attacco devastante".
"Non sarai certo tu a fermarmi, Saddam!" la voce rude dell'orco tuonò nell'arena, ora il duello era di nuovo alla pari!
L’incontro durò un’eternità. Più volte i potenti incantesimi dello stregone avevano squarciato il cielo col potere del fulmine o liberato lingue di fuoco infernale dagli abissi della terra. Eppure l’orco non si dava per vinto. Le sue capacità di curatore erano divenute incredibili e in più di una occasione lo vidi bere al volo alcune fiale dal liquido dorato che gli avevo donato.
Allo stesso modo lo stregone fu colpito dai terribili colpi delle armi di Joker. Gli impatti dovevano essere terribili, ciononostante Saddam riusciva sempre a pronunciare potenti incanti di guarigione.
Fu allora che tutto andò storto: mentre osservavo il duello mi accorsi che lo stregone aveva iniziato a fare strani gesti, come se stesse dando un segnale a qualcuno. Istintivamente mi sporsi dalla tribuna per vedere cosa stesse succedendo mentre in modo del tutto automatico le mie mani andavano ad aprire il libro per trovare gli incantesimi di protezione più potenti per salvare la vita all’orco.
Tuttavia non vidi nulla e senza rendermene conto era troppo tardi: sentii un dolore lancinante al capo e improvvisamente tutto fu buio.
ICQ: 310162582

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Diario di un Viaggio - La Storia di Alucard 30 Jun 2015 16:26 #4

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Prigioniero

Questo racconto tratto dal diario di Alucard è il proseguimento de "La Sfida". La scrittura è incerta e la calligrafia tremolante.


Era successo di nuovo... La mia testa doleva, ancora una volta quel dolore lancinante!
Plic
Quel rumore... Lo avevo sentito molte volte di recente ma non capivo cosa lo provocasse. Provai ad aprire gli occhi, tutto era buio...
Plic plic
Tremai. La stanza era molto fredda e c'era una forte umidità al suo interno. Dopo pochi secondi la mia vista si adattò all'oscurità soffocante, un'antro roccioso, forse una grotta... Il dolore alla testa era diventato insopportabile, tornai a sdraiarmi su quell'angusto giaciglio! Chiusi gli occhi... Dovevo riposare.
Plic
Il rumore della goccia d'acqua questa volta fu però accompagnato da un'altro suono, più forte, metallico. Aprii gli occhi come un'animale indifeso pronto alla fuga... Il rumore si ripeteva sempre più insistentemente e sembrava sempre più vicino. Dei passi, dovevano essere dei passi! Chi mai poteva essere? Come potevo essere arrivato qui?
Mi alzai nuovamente e mi guardai intorno. La caverna era chiusa da una piccola porta, il legno sembrava massiccio... Trovai un sacchetto con alcuni reagenti.
Plic Plic Plic
La mia testa sembrava essere sul punto di scoppiare! Caddi in ginocchio. Che mi stava succedendo? Cercai di rialzarmi... Qualsiasi cosa fosse entrata da quella porta non l'avrebbe avuta vinta facilmente! Attesi... I passi erano sempre più vicini, sentii un vocio avvicinarsi. A quanto pare il mio carceriere non era solo! Attesi in silenzio, non sapevo quanto potevo ancora rimanere concentrato in quelle condizioni ma non sarei mai morto senza battermi!
Plic
La maniglia si mosse, dopo alcuni colpi come se fosse rimasta incastrata, la porta si spalancò emettendo un cigolio fastidiosissimo. Lo vidi! Il mio aguzzino era un uomo anziano vestito con abiti abbastanza poveri...
"Nessuno può cercare di imprigionarmi e sperare di farla franca! Ditemi il vostro nome Messere, cosicché io possa scriverlo sulla vostra lapide!"


Un Potente Protettore

Questa pagina tratta dal diario di Alucard è piena di correzioni e parole cancellata, come se il suo autore non ricordasse bene ciò che era accaduto.


Plic
Il mio carceriere era ancora lì, stava in piedi davanti a me con una grossa sacca di pelle sulla spalla, la sua espressione era confusa... Sembrava non capire il mio astio nei suoi confronti, era quasi stupito della mia aggressività! Del resto cosa si aspettava? Che lo accogliessi a braccia aperte?
Non avanzava, come se non avesse voluto entrare. Non capivo e, guardandolo bene negli occhi mi chiesi se non fossimo stati in due a non capire!
Plic Plic
"Che cosa volete da me? Perchè mi tenete qui rinchiuso?" la mia voce rimbombava potente nella caverna. L'uomo mi guardò con aria spaventata, notai un'altra mano sulla sua spalla... Quella mano sembrava spingerlo in avanti, cercò di ribellarsi ma chi lo spingeva era più forte di lui!
Raccolsi tutte le mie forze ed invocai tutto il potere che mi era rimasto, "Kal Vas Xen Corp".
Plic
La grotta tutto ad un tratto si fece più buia ed un pentacolo di luce vermiglia apparve sul terreno di fronte a me. La mia testa sembrava iun fiamme, il dolore era insopportabile! Il pavimento della grotta scomparve all'interno del pentacolo e da esso fuoriuscì una immensa figura con ali di pipistrello. Il demone abbassò la testa sottomettendosi alla mia volontà e si rivolse a me con la sua roca, corrotta voce.
"Il mio nome è Bael, signore immortale di molte legioni demoniache e possente agli occhi di Elhoim. Dimmi come posso servirti, mio mortale padrone!"
La testa mi stava per scoppiare, riuscii a pronunciare solo una parola e poi il buio.
"Proteggimi..." Dopodichè persi i sensi.
Plic


L'Aguzzino e la Cura

La storia si ricollega agli avvenimenti de "Un potente protettore". Alucard, l'autore, continua a scrivere con una calligrafia tremolante, in alcuni punti quasi illeggibile.


Perché? Perché noi mortali esistiamo? Per quale futile motivo viviamo la nostra breve ed insignificante vita? Forse siamo solo il giocattolo di una qualche creatura a noi superiore, un passatempo... Ma perché, perché dobbiamo soffrire? Cosa rimarrà di noi dopo la nostra dipartita, qualcuno ci ricorderà? Sosaria, come fa questo mondo incantevole ad essere così crudele nella sua bellezza, nella sua perfezione? Chi ha deciso che dobbiamo soffrire?
Il dolore alla mia testa sembrava acuirsi, non riuscivo ad aprire gli occhi.
"Forse dovrebbe lasciargli tempo per riposare prima di parlargli, Mio Signore..." la voce era quella di un vecchio e sembrava fosse di fianco a me, evidentemente Bael aveva fallito... Stupido demone! Lo sapevo che non potevo fidarmi di un semplice infernale...
"Tempo per riposare?" ruggì un'altra voce totalmente diversa dalla prima, "Ha già riposato abbastanza, cerca di svegliarlo e non fare storie!"
"Ma... Nelle sue condizioni? Lo sa che non deve sforzarsi..." il tono del vecchio si era fatto tremolante, impaurito.
"Io mi preoccuperei di più delle tue future condizioni se non mi obbedisci e lo svegli immediatamente!" il suono di queste parole mi fece gelare il sangue nelle vene... Che voleva da me? "Dai retta a me, vecchio, pensa al futuro!"
Subito dopo questa frase mi sentii scuotere, dapprima debolmente e poi sempre più forte, probabilmente il mio aguzzino stava perdendo la pazienza.
Plic
Aprii di colpo gli occhi. Alcune torce illuminavano la stanza e vidi il vecchio di poco prima chino su di me intento a svegliarmi. Ero stato adagiato su un giaciglio e avevo una benda bagnata sulla fronte... Un paio di metri davanti a me una creatura torreggiante in armatura pesante sembrava fissarmi, cercai di mettere a fuoco la sua figura.
Plic Plic
"Finalmente, il principino si è ripreso... Non sei stato molto cortese prima ad evocare quel demone quando siamo arrivati! In fondo io non ho mai levato la mia arma su di te, fratellino!" Joker? Poteva essere lui? Il mio cuore riprese a battere. "Il vecchio afferma di essere un guaritore, dice di averti strappato alla morte!"
"Il mio nome è Joseph, Messere..." il vecchio guaritore accennò una specie di sorriso con la sua bocca sdentata, "Padron Joker mi ha condotto qui da voi, sembrava molto..."
La voce dell'orco ruggì, "Non mi sembra di averti detto che puoi parlare, vecchio! Fai il tuo lavoro e basta!"
Decisi di stare in silenzio, la testa mi doleva moltissimo...
"Ad ogni modo hai una bella scorza e pare anche che la fortuna ti sorrida! Per un po' abbiamo pensato che fossi morto..."
"Lo ho pensato anche io, fratello... La testa continuava a farmi molto male e pensavo veramente di essere arrivato alla fine!"
"Deve stare molto attento, Messere, il dolore che prova non guarirà molto facilmente." il vecchio si fece improvvisamente molto serio, "Ora vi preparerò una medicina che dovrete prendere ogniqualvolta doveste avere uno dei vostri attacchi."
Il guaritore iniziò così a macinare alcune foglie ed altri strani ingredienti nel suo mortaio e sembrava non far più caso alla mia presenza o a quella dell'orco. Dopo pochi minuti la stanza venne invasa da un odore molto pungente proveniente dall'interno dell'attrezzo dell'alchimista.
Plic Plic
Non appena notò che Joseph era troppo preso dai suoi intrugli per ascoltarci, Joker, si avvicinò al mio giaciglio e iniziò a parlarmi con voce bassa, quasi preoccupato che qualcuno potesse sentirlo o spiarlo. "Dimmi, lo sai perché ti trovi qui? Te lo ricordi?"


L'Assassino

In questo pezzo di racconto la scrittura è molto più sicura e si ricollega ad i fatti narrati ne "l'aguzzino e la cura".


L'espressione sul viso di Joker era seria, più seria del solito ed i suoi occhi tradivano una certa tensione, Joseph intanto era andato a raccogliere alcune erbe per la sua pozione fuori dalla grotta.
"Ricordi perché ti sei risvegliato qui? Ricordi cosa successe durante il duello con Saddam all'arena di Vesper?" l'orco mi fissava attendendo una mia risposta.
Molti ricordi si fecero largo nella mia mente. Memorie di duelli, omicidi, inganni e tradimenti... Saddam ci aveva fatti soffrire, aveva tentato più volte di ucciderci, perché? Il dolore alla testa si fece man mano più forte ma non trovai comunque una risposta alla domanda dell'orco.
"No, non ricordo..." ammisi con tono dispiaciuto.
"Il duello era giunto ad una fase di stallo, ma evidentemente il "nobile" Saddam non voleva rischiare di perdere sia il duello che le sue prede." la voce del mio fratellastro era amareggiata, come se lui stesso si fosse sentito colpevole in parte dell'accaduto, "Io dal terreno di combattimento ho visto tutto: il gesto delle mani di Saddam ed un'ombra oscura apparsa alle tue spalle, dopodiché il potente colpo che quest'ombra ha inferto alla tua nuca. Ti vidi cadere a terra privo di sensi e cercai di risolvere il combattimento alla svelta. L'assassino pensava di averti ucciso, tutti pensavamo ti avesse ucciso, ma evidentemente la tua fortuna sfacciata ancora una volta ha deciso di venire in tuo soccorso e ti ha salvato!"
"E così mi hai portato qui in questa grotta... Da quanto sono qui?"
"Sei o sette giorni se non ricordo male. Aspetta..." L'espressione sul viso dell'orco parve rabbuiarsi, iniziò a guardarsi intorno ed a fare strani gesti con le mani, come se fremesse. Che avesse notato qualcosa? C'era qualcuno nella grotta?
"Sei! Sei lunghi giorni!" Il viso del mio fratellastro tornò alla sua espressione di sempre. "Comunque sia ho avuto il tempo necessario per fare qualche indagine in giro e sono riuscito a trovare il sicario di Saddam, l'ho trovato due giorni fa! Faceva la bella vita a Buccaneer's Den con i soldi che gli aveva dato lo stregone, ora la sua testa è in quel baule!" e così dicendo mi indicò un grosso cesto che si trovava in fondo alla stanza.
"E Saddam? Lo hai ucciso alla fine?"
"A quanto pare no. Però devo averlo ridotto molto male! Sembrava svenuto e quando sono venuto a vedere come stavi dopo l'attacco del sicario è scomparso dall'arena! Maledetto stregone, ma verrà il giorno..." l'orco iniziò così a grugnire qualcosa in una lingua a me del tutto sconosciuta menando i pugni verso l'alto. Qualche momento dopo tornò in sé, proprio mentre rientrava Joseph.
"Ora sarà meglio che tu ti riposi, domani ti aspetta una giornata pesante," Joker emise una risata agghiacciante, "domani si va a caccia!"


Il Desiderio dell'Uomo di Acciaio

Questo frammento del diario di Alucard narra degli avvenimenti del giorno successivo a quelli raccontati in "l'assassino".


Il giorno seguente mi risvegliai presto, l'aria dentro la caverna era pungente e solo l'orco riusciva a continuare a dormire. Io e Joseph, il guaritore che si era curato di me da qualche giorno a questa parte, uscimmo dalla grotta in cerca di un po' di quel tepore offerto al mondo dal sole, che da tanto tempo ormai non vedevo più!
Appena giunti sulla soglia della caverna vidi un paesaggio spettacolare davanti ai miei occhi: la grotta, che si trovava sul pendio di un monte molto alto, offriva un panorama impagabile della baia di Britain. La grande città, centro indiscusso della civiltà su Sosaria, appariva minuscola ed insignificante da lassù... Il Sole, re del cielo, sorgeva dal mare oltre la città e proprio come un sovrano si levava per reclamare il suo dorato trono celeste che avrebbe lasciato solo alla sera per far spazio alla Luna, madre di tutte le creature notturne ed incantevole signora della magia.
Aiutai tutto il giorno Joseph a raccogliere ingredienti per i suoi filtri ed egli mi raccontò di come Joker si prese cura di me fino ad oggi. Poveretto, doveva essere esausto dopo tutte quelle notti passate a vegliare.
Verso le sei del pomeriggio finalmente Joker si destò dal suo improvvisato giaciglio, aveva un'espressione serena, i suoi duri tratti orcheschi erano rilassati rendendo il suo viso molto più umano. La sua figura era davvero imponente, ricoperta da una scintillante armatura metallica. Un colosso di acciaio! "Questa notte andremo a caccia!" ruggì l'orco soddisfatto, "Andremo a caccia di draghi!"
"A cacciare i draghi? Fratello mio siete sicuro di ciò che andate dicendo?" chiesi io colto di sorpresa dall'affermazione del mio fratellastro, "I draghi sono antiche creature, potenti e dalla grande intelligenza, che beneficio potremmo trarre dalla morte di uno di loro?"
"Oh ma noi non ne uccideremo uno qualunque, fratellino..." gli occhi dell'orco parvero ardere di fiamme roventi, "La nostra vittima è il drago del tunnel di Wind!"
"Wind?" E' lì che ho avuto uno dei miei incontri con Saddam, nella tana del Liche. La nuca mi bruciò improvvisamente, mi sforzai di non mostrare la mia situazione a Joker che parve non rendersi conto di nulla, "Volete forse, volete forse dire che avete intenzione di uccidere il drago leggendario di Wind? Si mormora in giro che chiunque lo uccida entrerebbe in possesso di oggetti molto rari e potenti, ma vale la pena di correre il rischio?"
Joker non rispose alla mia ultima domanda ma dal suo sguardo capii che voleva trovare il modo di mettere fine alla questione di Saddam, definitivamente.


La Vita del Drago

Joker e Alucard stanno partendo alla volta del tunnel di Wind, questi avvenimenti non sono che la prosecuzione di quelli descritti in "il desiderio dell'uomo d'acciaio".


Il tunnel di Wind è ormai un luogo freddo ed oscuro, i suoi abitanti ormai lo hanno completamente abbandonato e la città da cui il tunnel prende il nome, un tempo fiero e potente bastione delle forze di falsi déi, è costantemente sotto l'assalto di creature demoniache e non-morte. A difendere la città non rimane che un manipolo di stolte guardie che riesce a malapena ad arginare la marea di distruzione, marea che un giorno li sommergerà...
Quella notte un solitario portale magico si aprì appena al di fuori della protezione offerta dalle guardie cittadine illuminando debolmente una delle tante nicchie ed anfratti che compongono il tunnel di Wind.
"Questo portale ci porterà lontano dalle guardie di Wind, vero?" mi chiese l'orco fissando il mezzo di trasporto magico che avevo materializzato al centro della radura in cui ci trovavamo, "Perché lo sai vero che c'è una considerevole taglia sulla mia testa."
"Non vi preoccupate, le guardie non ci vedranno neppure..." risposi a Joker cercando di tranquillizzarlo, "Piuttosto io mi preoccuperei delle creature immonde che ci attendono dall'altra parte!"
L'orco alzò le spalle borbottando qualcosa e senza nemmeno ribattere entrò nel portale, lo seguii. Mi ritrovai così completamente al buio, l'aria intorno a noi era pesante e decisamente glaciale. Aprii lo zaino e ne tirai fuori due ampolle, una la porsi a Joker che senza fare domande mi fece compagnia nel berla... Il liquido argentato all'interno della boccetta aveva un sapore veramente disgustoso e dopo pochissimi istanti mi strofinai gli occhi che sembravano in fiamme, le palpebre cercavano di chiudersi ma non riuscivano nel loro intento, come se la superficie dell'occhio fosse aumentata notevolmente. Pochi secondi dopo riuscii a guardarmi intorno, vidi Joker, anche i suoi occhi erano diversi, come quelli di un gatto e proprio come due felini potevamo vedere perfettamente nell'oscurità.
Ci addentrammo così all'interno del tunnel, allontanandoci sempre di più dalla città di Wind. Una dozzina di metri più avanti, trovammo i primi ostacoli: due arpie si pararono davanti a noi pensando scioccamente di poterci fermare. Stolte! Neanche mezzo minuto dopo i loro corpi giacevano inermi a terra, una lacerata dal potere del fulmine e l'altra con il cranio sfondato.
"Se il signore dei draghi che dimora in queste grotte è pericoloso come i suoi servitori sarebbe molto più saggio per lui consegnarci direttamente il suo tesoro, non trovate fratello mio?" Joker trattenne a stento una smorfia che interpretai come un sorriso.
"Se lui la pensasse così non cercherei certo di dissuaderlo ma credo che lo ucciderei ad ogni modo!" grugnì l'orco menando in aria i pugni protetti da possenti manopole di metallo.
Arrivammo così tra una chiacchiera e l'altra davanti alla porta dietro la quale si dice ci sia l'antro del drago leggendario di Wind, la pesante porta di metallo rifletteva in parte le nostre sagome, stavamo per aprire la porta quando una terza sagoma apparve nel riflesso metallico...
"Fermatevi!" ci intimò un cavaliere con una bardica che emanava una pallida luminescenza azzurrognola, "Deponete le vostre armi, Messeri. La vita di quel drago mi appartiene!"


Una Nobile Cerca

La storia narra dei fatti che seguono "la vita del drago".


La voce dell'uomo era risoluta, era evidente che non ci eravamo imbattuti in un novellino. Girai il mio cavallo ed abbassai lievemente la testa senza mai distogliere lo sguardo dalla sua figura.
"Salute a voi, Cavaliere," dissi mantenendo il tono sicuro di chi è consapevole di essere in netto vantaggio, "ditemi il vostro nome ed il motivo che vi spinge a reclamare per voi la vita del drago."
L'uomo in armatura non si mosse di un millimetro, sembrava pietrificato, e con lo stesso tono in cui ci aveva avvertito di non intralciarlo poco fa, mi rispose: "Il mio nome è Polez, antico maestro dell'Ordine della Rosa Nera, cavaliere errante di Sosaria! E voi due chi sareste?"
"Io sono Alucard, studioso delle arti arcane, un tempo discepolo del grande mago Saddam ed ora suo mortale nemico. Questo invece è il mio fratellastro Joker, guerriero orco di Morghot." Dissi chinando il capo e poi indicando l’orco.
"Ahahah, hai una famiglia piuttosto originale, mago!" l'uomo fece una smorfia di disprezzo e poi sputò sul terreno, "Gli orchi sono stati il flagello delle nostre terre fin dai tempi antichi, spostati mago o dovrò occuparmi anche di te! Comunque su qualcosa siamo d'accordo."
"Che seccatura!" ruggì l'orco, "Non preoccuparti Alucard, lo sistemo e poi pensiamo al drago!"
Li lasciai duellare. Più e più volte la raffinata bardica del cavaliere si scontrò con il pesante martello orchesco, numerose volte la pura forza bruta dell'orco fu elusa dalla grande maestria dell'uomo. Il duello a cui stavo assistendo era la rappresentazione più genuina della continua lotta del bene contro il male, del caos contro l'ordine... Le forze scatenate dai due guerrieri erano pressoché equivalenti, mi chiesi se ci sarebbe mai stato un vincitore. Pochi istanti dopo la mia domanda ottenne una risposta, un possente colpo di Joker superò le difese di Polez che venne così disarcionato dalla sua nobile cavalcatura e scaraventato a terra, vicino ad una delle pareti della caverna.
L'orco scese da cavallo e si erse torreggiante sul suo avversario, si preparava al colpo di grazia... Alzò in aria il martello da guerra e...
"Fermo!" la voce mi uscì dalla gola quasi involontariamente, "Sir Polez, su che cosa siamo d'accordo? Voglio saperlo."
L'uomo sputò alla propria destra, doveva avere qualcosa di rotto perché insieme alla saliva si poteva notare anche qualche macchia di sangue. "Voi prima mi avete detto di essere nemico di Saddam, giusto?"
Feci un cenno di assenso e lo invitai a proseguire, "Ebbene anche io, un tempo grande amico dello stregone di nome Saddam, mi ritrovo ora ad essere un suo nemico. Non ne ho capito la ragione ma, pochi giorni fa, mi ha attaccato senza alcun motivo pur potendo vedere chiaramente il mio viso! Ora io devo trovare i miei concittadini e chiedere loro che è successo durante la mia assenza!"
"E pensate di trovare i vostri concittadini qui a Wind? Non sarebbe molto più saggio andare a cercarli nella vostra città, a Stirling?" chiesi fissando l’uomo a terra.
Il suo volto si rabbuiò, "Torno ora da un lungo viaggio che mi ha portato in terre lontane, quando sono arrivato a Stirling dei miei compatrioti non vi era alcuna traccia, se non una lettera in cui affermavano di essersi recati qui a Wind per sconfiggerne il drago..."
"Allora forse avreste dovuto aspettare a Stirling il loro ritorno, cavaliere!" ribattei io.
"Certo, solo che la lettera in questione era stata scritta due mesi fa! Ora non mi importa nulla del tradimento di Saddam, devo solo..." l'espressione del guerriero umano era disperata, "Devo scoprire se il drago... Se il drago li ha uccisi tutti!"


L'Artefatto

Dopo aver fronteggiato un misterioso cavaliere davanti alla porta che conduce all'antro del drago leggendario di Wind, Alucard e Joker si preparano al duello con la pericolosissima creatura nella speranza di poter trovare, all'interno del ricco tesoro del drago, un qualche potente artefatto che li aiuti nella loro lotta contro lo stregone Saddam. Il racconto seguente non è altro che il proseguimento de "una nobile cerca".


"Kal Vas Flam", il corpo del drago leggendario fu avvolto dalle terribili fiamme magiche che avevo evocato proprio mentre il possente maglio di Joker rovinava inesorabile sulla sua fronte, "Kal Vas Flam"
Ancora una volta le fiamme arsero intorno al nostro epico avversario. Il duello durava ormai da diversi minuti, scorsi la fronte dell'orco imperlata dal sudore, "Rel Sanct", una fioca luce bianca circondò l'orco ed il suo maglio tornò a sollevarsi con rinnovato vigore.
La testa mi bruciò improvvisamente. Ricordando le raccomandazioni del guaritore, cercai disperatamente la boccetta con la medicina all'interno della borsa. Mi sentivo svenire, gli occhi mi si chiudevano dal dolore, sentivo solo il rumore del martello che veniva respinto dalle dure scaglie draconiche. Ad un tratto però la toccai: una piccola bottiglietta con un tappo di sughero, al tatto mi sembrò molto appiccicosa, forse perdeva... Non importava, la aprii e bevvi con avidità.
"Adesso!" la voce era distante e rimbombava con prepotenza nella mia testa, "Usa le fiamme, ora!"
Joker! Dovevo aiutarlo! Poco a poco gli occhi tornarono ad aprirsi, fu difficile ma riuscii a concentrarmi sul bersaglio. La mia mano aperta e puntata in direzione del drago ardeva, come se fosse andata a fuoco, "Kal Vas Flam", sentivo il potere concentrarsi tutto fra le mie dita e un istante dopo l'enorme creatura venne colpita da una potente fiammata. Un'ultima letale fiammata.
Il drago non ebbe scampo e pochi secondi dopo crollò pesantemente a terra, sollevando una nuvola di polvere.
Mentre Joker si gettava come un'avvoltoio sul corpo del drago io mi guardai attorno cercando di scorgere, tra i corpi dei tanti che avevano cercato di uccidere questa possente creatura, lo stemma di Stirling o quello dell'Ordine della Rosa Nera senza però alcun successo...
Tornai quindi ad avvicinarmi all'orco che appena mi vide prese tutte le fiale e me le porse, invitandomi ad utilizzarle.
"Voi non ne volete, Fratello?"
Joker non fece neanche caso alla mia domanda, alzai lo sguardo e lo vidi intento a lucidare una vecchia bardica che aveva trovato nel tesoro del drago, emanava un lieve bagliore bluastro e quando la muoveva fischiava come se fosse in grado di controllare l'aria intorno ad essa... Senza neanche fare altre domande mi avviai per cercare Messer Polez che avevamo lasciato all'esterno dell'antro del drago, volevo informarlo che tra i corpi che si trovavano all'interno della tana non sembravano esserci i suoi concittadini. Quando però spalancai la pesante porta metallica, vidi che il cavaliere era scomparso...


Memento Mori

Con questo racconto si conclude il ciclo di "Gladiatori ed Assassini", le ultime pagine della narrazione sono scritte con una calligrafia tremolante ed il testo è qua e là rovinato da una qualche goccia, forse frutto del dolore dell'autore...


Era ormai passata una settimana dal duello con il drago di Wind, una settimana passata a seguire le tracce di Saddam. I movimenti dello stregone erano però piuttosto insoliti, dapprima ci fu detto che si era recato a Cove, poi da Cove a Buccaneer's Den, e poi ancora a Midian. Come se stesse cercando di fuggire da qualcosa...
Una volta arrivati a Midian chiesi al guardiano dei cancelli della mia amata città se avesse visto Saddam di recente e la sua risposta mi sorprese molto.
"Se cercate lo stregone che porta il nome di Saddam dovete procedere in direzione Sud, Milord. Non è passato di qui molto tempo fa, cavalcando velocemente dovreste riuscire a raggiungerlo!" Avrei voluto porgli altre domande ma il guardiano scomparve dietro gli spalti delle mura... Era solo? Perché era venuto a Midian? Per quale motivo viaggiava nelle terre desolate che si trovano a sud della città?
"Dobbiamo ripartire, Alucard!" la voce dell'orco lasciava trasparire una certa impazienza, "Se non andiamo ora non lo riprenderemo mai!"
Aveva ragione. Spronammo i cavalli e partimmo al galoppo verso sud. Il giorno stava ormai lasciando spazio alla notte ed in pochissimo tempo ci ritrovammo completamente al buio, il paesaggio intorno a noi era rischiarato solo dal pallido chiarore lunare.
"In Lor" il semplicissimo incantesimo creò intorno a me una luce molto intensa che iniziò subito a lottare con le tenebre che ci circondavano, fameliche.
Continuammo a cavalcare ancora qualche minuto quando infine giungemmo in vista di un colle, un unico desolato colle in mezzo ad una grande pianura. In cima alla collina notammo delle luci, forse un'accampamento di mercenari o qualcosa di simile.
Dopo averne discusso decidemmo di avvicinarci al fuoco. Magari coloro che lo avevano acceso potevano aver avvistato Saddam!
Man mano che ci avvicinavamo però potevamo udire delle voci, forse delle grida. Spronai il cavallo e mi corsi verso quelle voci. Quando arrivai però sulla cima del colle lo spettacolo a cui assistetti fu agghiacciante.
Lo vidi, vidi Saddam lo stregone, Saddam l'assassino... Anche lui mi guardò, i suoi lineamenti erano contratti, dai suoi occhi uscivano lacrime insanguinate. Era in ginocchio, una possente mano guantata lo teneva stretto, proprio sotto il mento.
Davanti a lui c'era una figura torreggiante, dalla sua armatura di ferro nero scendevano molti rivoli di sangue, i suoi lunghi capelli corvini uscivano dall'elmo ricadendo sugli spallacci dell'armatura e si mescolavano con il sangue. Con una mano teneva saldamente il viso di Saddam mentre con l'altra brandiva una grande ascia da guerra.
"Aspettate!" non feci neanche in tempo a terminare questa breve esclamazione che il misterioso guerriero spiccò la testa di Saddam dal corpo. Nel frattempo Joker mi aveva raggiunto ed era ormai pochi passi dietro di me.
Il guerriero, mise la testa dello stregone in una bisaccia alla sua cintura, poi levò la pesante ascia verso di me, puntandomi. Non feci in tempo a capire ciò che stava succedendo: vidi il guerriero gettarsi su di me con una velocità quasi soprannaturale, alzò la sua ascia sopra la mia testa, preparandosi a calare un colpo mortale.
"Flam Kal Des Ylem" le parole di potere uscirono dalla mia bocca quasi senza che me ne rendessi conto, forse poteva trattarsi di istinto di sopravvivenza oppure solo un ultimo gesto di coraggio prima di una morte certa. Tre enormi massi fiammeggianti colpirono in pieno il cavaliere scaraventandolo a pochi metri, una nube di polverone si sollevò quando il pesante corpo del cavaliere toccò il terreno.
Respirai profondamente mentre la nube di polvere si estendeva soffocando la pira da campo. Improvvisamente però il guerriero uscì dalla polvere e con un balzò molto agile, stranamente agile, già si trovava di fronte a me pronto a calare la sua arma sul mio capo. Chiusi gli occhi... La mia fine sembrava essere crudele ma io non temevo la morte!
L'arma del guerriero senza nome produsse un fischio molto acuto mentre calava rovinosamente in direzione della mia testa.
Doonn
Doonn? Aprii gli occhi: la possente figura di Joker si era frapposta tra me ed il cavaliere. Lo scudo metallico dell'orco aveva parato il colpo d'ascia del guerriero salvandomi la vita.
"Non so quanto possa ancora resistere! Questo è veramente forte!" la voce di Joker era affaticata, sotto sforzo, "Ti spiacerebbe creare una via di fuga, tu che puoi?"
Non me lo feci ripetere due volte. "Vas Rel Por"
Dopo pochissimi istanti il cerchio di teletrasporto apparve davanti alle mie braccia tese, vi entrai e magicamente mi ritovai davanti alla banca di Yew, dopo pochi istanti anche Joker apparve a Yew, ferito.
Così morì Saddam, grande maestro e potente stregone...


Ricerche a Yew

Joker e Alucard si recano a Yew fuggendo da un misterioso cavaliere che li aveva colti alla sprovvista ed aveva ucciso, forse a tradimento, lo stregone Saddam.


Ebbene Alucard entrò nel portale da lui creato e pianse, pianse per la morte del suo antico maestro nonostante questo gli avesse procurato sì tanto dolore nel corso della sua esistenza! Il mezzo di trasporto magico condusse il Mago di Midian ed il guerriero orco lontano, al sicuro tra le mura della piccola città di Yew.
"Avrei potuto ucciderlo..." grugnì l'orco mentre il mago cercava di raccogliere informazioni riguardanti il misterioso cavaliere tra gli elfi del posto.
I minuti scorrevano come in un fiume in piena, portando con loro alcune ore fino a quando, a mezzogiorno, Alucard si diresse verso l'orco che sedeva in disparte appena fuori dalle mura cittadine, forse meditando vendetta per l'affronto subito.
"Taurus..." quest'unica parola uscì dalle labbra del mago, "Gli elfi asseriscono che un cavaliere di nome Taurus è stato visto a Cove mentre indossava abiti perfettamente uguali a quelli di quell'uomo che ci ha assalito!"
Ma l'orco sembrava non ascoltare il suo fratellastro, i suoi occhi erano persi nel vuoto, le sopracciglia inarcate come se stesse pensando a qualcosa andato perduto e mai più ritrovato.
"Taurus... Potevo batterlo! Di sicuro era dotato di una forza eccezionale per un comune essere umano ma la sua tecnica di combattimento non era affatto buona."
Ripensai al loro combattimento. In effetti quel misterioso cavaliere sembrava menare colpi alla cieca solo basandosi sulla sua forza! Addirittura pareva a malapena capace di utilizzare la sua pesantissima arma! Persino Joker sembrava possedere una tecnica molto raffinata se messa a confronto con quella del cavaliere, il che è molto strano visto che di norma gli orchi non possono certo vantare una grande tecnica di combattimento e Joker non era un'eccezione!
"Non preoccuparti Alucard, ora che Saddam è morto..." gli occhi dell'orco si chiusero all'istante come se si fosse reso conto di aver detto qualcosa che poteva infastidirmi, "Ehmm... Bhé comunque questo Taurus non è altro che una piccola seccatura!"
"Sì, non sarà certo lui a crearci dei problemi..." mi dissi. Taurus, sacrificherò la tua anima sull'altare di Elhoim mentre gli avvoltoi suoi servitori si ciberanno delle tue membra straziate; il tuo spirito non troverà mai la pace eterna poiché diverrà nutrimento per il mio potente ed immortale padrone, la tua forza non ti servirà a nulla perché il mio fuoco incantato ti brucerà ogni più piccola parte del tuo corpo cosicché tu non avrai nemmeno la possibilità di supplicare pietà ai miei piedi...


L'Orco e la Penna

Dopo essere fuggito dal cavaliere di nome Taurus, Joker brama vendetta e si prepara per attuarla. Il brano contiene le due versioni della sfida lanciata a Taurus da Joker...


Data la mia esperienza credo di poter dire con estrema certezza che gli orchi sono una delle razze più testarde di Sosaria! E Joker di certo non mi ha dato nessun motivo per cambiare la mia opinione. Eravamo rimasti alcuni giorni a riposare nei territori di Yew, qui l'orco ha riparato il suo equipaggiamento, preparato pozioni e bende curative, ed infine ha scritto una missiva. In un primo momento non volevo credere ai miei occhi: un orco che impugna una penna è sicuramente uno degli spettacoli più straordinari che il destino possa offrire!
Nonostante Joker fosse visibilmente imbarazzato, riuscii infine ad avvicinarmi allo scrittoio quel tanto che mi bastava per riuscire a leggere la pergamena. I caratteri scritti a mano erano incerti, tremolanti, gli errori di grammatica innumerevoli.
Riporto qui di seguito ciò che Joker aveva scritto faticosamente sulla pergamena:
"Taurus io Joker lo orco di Morrgotth ti duellerò all'ultimo sangue e ti mangierò il fegato. Se io sarei tu troverei adesso un bravo guaritore per curarti! Vieni allo Arena di Vesper dopo dopo dopo oggi al tramonto."
Riuscii a stento a trattenere una risata ma non potei non sorridere! Joker se ne avvide e mi chiese quale che fosse il problema. Cercai in ogni modo di spiegargli dove aveva errato ma non fu così facile. Dopo ore ed ore di spiegazioni e chiarimenti, l'orco si dichiarò sconfitto e, con un'espressione stremata, mi porse una pergamena nuova e la penna perché io potessi riscrivere in modo più corretto quell'originale pasticcio linguistico...
Cercai in tutti i modi di riarrangiare al meglio la dichiarazione di sfida ma, a causa della testardaggine del mio fratellastro, non potei fare completamente di testa mia e ciò che segue è il massimo che sono riuscito ad ottenere:
"Taurus io ti sfido a duello all'ultimo sangue e mi ciberò di te.
Se fossi in te cercherei da subito un bravo chierico che possa resuscitarti con quel poco che di te rimarrà... Ti attenderò dopo domani all'arena di Vesper..."
Una volta che finimmo di scrivere la missiva la consegnammo ad un corriere dicendogli di farla avere ad ogni costo a Taurus il Fremen, dopodiché andammo a riposare. Una sfida attendeva Joker.


Gladiatori e Assassini

Alucard e Joker attendono con impazienza l'arrivo di Taurus all'arena di Vesper, dove i due guerrieri si sfideranno a duello.


Il fatidico giorno ci raggiunse più veloce del previsto. Quella mattina il sole sorgeva lento, i suoi raggi erano pallidi, malaticci. Quel giorno il sole sorgeva morente e forse necessitava della vita di un altro, di un sacrificio, per tornare a splendere in tutta la sua radiosa magnificenza. Ed un sacrificio avrebbe avuto! La vita, inutile, di Taurus il Fremen presto gli sarebbe stata tributata!
Io dal canto mio potei notare quanto l’orco tenesse a questo duello, i suoi preparativi per la sfida erano comparabili a quelli che la rude creatura avrebbe potuto fare per recarsi in guerra! Di sicuro Joker voleva riscattare il suo onore e di certo non avrebbe permesso al suo rivale di vincere tanto facilmente.
Il tempo passò molto celermente, quasi come se assecondasse il desiderio di sangue dell’orco, e senza quasi che me ne accorgessi mi ritrovai a lasciare la tranquilla Yew per raggiungere la grande e fiera città di Vesper. Con l’ausilio di un semplice incantesimo di viaggio riuscimmo a raggiungere in pochi istanti la città lagunare.
Ci eravamo preparati entrambe per l’occasione. Io vestivo una veste ed un cappello incantati neri come la notte più oscura, i miei lunghi capelli argentei ricadevano sulle spalle come i raggi della luna spezzano il buio della notte. Anche il mio destriero era stato lavato e spazzolato apposta. Joker invece di sicuro non si era lavato ma in compenso indossava una pesante e lucente armatura completa del colore del cobalto, certamente doveva avere un valore molto alto in quanto anche la lavorazione, la fattura era decisamente squisita. La sua mazza ferrata di pura agapite splendeva e si colorava riflettendo i raggi infuocati del sole del tramonto.
“Non c’è nessuno…” queste furono le parole di Joker quando arrivammo in vista dell’arena della città. La sua voce era decisamente delusa, come quella di un bambino che scopre precocemente quanto sia dura la vita. “Non c’è nessuno!”
“Siamo in anticipo, fratello.” cercai in un qualche modo di rassicurare l’orco, “Ad ogni modo ricorda che qualora non si dovesse presentare questo significherebbe un suo ritiro ed una tua vittoria…”
L’espressione dell’orco non cambiò, sicuramente doveva tenerci molto a quello scontro.
Innumerevoli momenti passarono e, solo dopo una mezzora, Taurus si decise ad arrivare all’arena. Joker era visibilmente molto teso e stringeva l’impugnatura della mazza con molta forza, come se si stesse trattenendo dall’iniziare lo scontro già al di fuori del campo da lui stesso prestabilito.
I due contendenti si recarono all’ingresso per i gladiatori mentre io, unico testimone dell’incontro, mi accingevo a salire la stretta scala che portava agli spalti.
Quando varcai la soglia dell’arena vidi che sia Joker che Taurus erano già pronti a combattere e sembrava stessero aspettando solo un mio segno. Mi diressi verso un buon punto di osservazione ed alzai un braccio. Appena lo riabbassai le cavalcature dei due guerrieri partirono al galoppo mentre i cavallerizzi si preparavano a colpire.
Taurus si voltò per un attimo e mi guardò negli occhi, potevo vedere una smorfia simile a quella di colui che ha la situazione in pugno, poi si rigirò e pronunciò alcune terribili ed a me conosciutissime parole: “Kal Vas Flam”
Joker fu subito investito da un’ondata di fuoco arcano ed emise un grido straziante. Potevo vedere la soddisfazione impressa sul volto del Fremen ed ancora una volta, prima di scagliarsi con la sua pesante bardica azzurrognola sull’orco, tornò a guardarmi, forse voleva vedere la mia espressione terrorizzata all’idea dell’imminente morte di Joker. Ma non ottenne ciò che voleva. Già la prima volta che lo vidi potei scorgere in lui una lieve presenza magica e per questo misi in guardia l’orco che si preparò quindi di conseguenza!
Proprio mentre il Fremen mi osservava, in quell’unico istante, la pesante mazza da guerra dell’orco impattò il suo elmo frantumandolo. Taurus sembrava perso, rintronato dal colpo devastante del suo nemico e fu questo unico momento di debolezza a fargli guadagnare un’amara sconfitta. Un secondo colpo messo a segno da Joker lo investì disarcionandolo e lasciandolo a terra privo di sensi.
La lezione dell’orco fu esemplare e per far sì che lo sconfitto si ricordasse di lui decise di spogliarlo della sua preziosa armatura.
“Vuoi dargli il colpo di grazia, Alucard?” l’offerta dell’orco era davvero molto intrigante e per alcuni secondi fui veramente sul punto di pronunciare quelle poche terribili parole.
“No. Lascialo in vita!” la mia voce suonò poco convincente perfino a me, “Ucciderlo qui, ora, sarebbe un atto di compassione e lui non merita certo la nostra compassione.”
L’orco mi guardò stupefatto come se avessi detto le parole che lui tanto sperava di sentire.
“Soffrirà, questo è certo! E desidererà di essere morto oggi maledicendo noi ed il destino che questo giorno lo ha salvato dalla morte priva di dolore! Questi saranno i suoi pensieri quando il mio freddo pugnale aprirà lentamente il suo torace sull’altare di Elhoim!”
ICQ: 310162582

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Diario di un Viaggio - La Storia di Alucard 16 Jul 2015 10:59 #5

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Lo Studio

E' da ore, anzi da giorni ormai, che mi sono rinchiuso in biblioteca nella mia dimora di Yew e studio incantesimi arcani; ho anche quasi rinunciato all'acqua, tanto è grande la mia sete di conoscenza, ed al cibo, infatti l'unica fame che sento è quella di potere! Tuttavia, nonostante la mia grande volontà, il mio corpo è mortale e quindi soggetto ai capricci ed ai bisogni che tutti gli uomini provano. Stavo per morire di fame ma non riuscivo ad alzarmi ed a interrompere la lettura, tanta era la mia meraviglia ed il mio stupore per la grandezza e la potenza virtualmente infinita dei grandi incantesimi.
"Tu sei pazzo!" ruggì una voce alle mie spalle. Il suo tono era rude e selvaggio, non poteva essere che lui: Joker.
"Come potete definire pazzo colui che insegue il vero sapere, fratello mio?" domandai io, quasi scocciato per l'interruzione.
"Tieni e mangia, o tu stesso diventerai cibo... Ma per gli avvoltoi!" e così dicendo appoggiò sul tavolo un vassoio contenente carne in abbondanza ed un fiasco di vino.
Senza farmelo ripetere mi avventai sulla carne e solo allora mi resi conto di quanto fosse forte la mia fame, poi il vino inondò la mia bocca, allo stesso modo in cui un fiume in piena porta sollievo alle terre colpite dalla siccità.
Dopo aver consumato questo breve pasto alzai lo sguardo e ringraziai il mio fratellastro. I suoi lineamenti sono forti e la sua pelle è del colore dell'ebano ma nonostante le nostre diversità razziali siamo pur sempre cresciuti come fratelli...
Lui mi guardava fisso e sembrava come a disagio per i miei ringraziamenti, ma ci sono abituato.
Ora ero pronto a ricominciare i miei studi e come un delfino che balza fuori dal mare della conoscenza per riprendere fiato, anche io feci un respiro profondo e mi preparai ad una nuova immersione in quel mondo magico ed infinito.



Il prezzo del Sapere

Pare che io sia giunto alla fine... Tutto ciò che poteva essere letto o studiato nella grande biblioteca della mia residenza yewita era ormai per me familiare, al punto che molto spesso potevo recitare interi capitoli della storia di Sosaria senza distaccarmi di una sola parola dal testo originale!
Mi sono dunque recato nella grande città di Britain, un tempo centro culturale dell'intero mondo ed ora solo un pallido riflesso, una parodia della meravigliosa capitale di un impero. Ero speranzoso, illuso di trovare un testo antico o una pergamena che non avessi già letto, bramavo il potere e la conoscenza come il cacciatore desidera la sua preda e gode nel momento in cui questa esala il suo ultimo respiro. Ero assorto nei miei pensieri quando incontrai davanti alla banca una vecchia conoscenza: Lilith la Somma Sacerdotessa! Ero sbalordito, non pensavo che uno degli esponenti più in vista di Midian, la mia Midian, si facesse vedere con tanta facilità dove poteva essere riconosciuta ed uccisa! Rimasi lì a parlare con lei e le raccontai dei miei studi e della mia insaziabile sete di sapere e lei mi disse che forse, recandomi a Moonglow avrei potuto placarla, almeno momentaneamente... Dopodiché mi salutò e scomparve nel nulla seguita da dama Arween che nel mentre la aveva raggiunta alla banca.
Incuriosito da questa notizia inaspettata, non potei resistere alla tentazione e mi recai immediatamente a controllare la biblioteca di Moonglow, città dei maghi, e fui colto da grande rammarico e delusione quando mi venne negato l'accesso dalle guardie ai cancelli, nonostante la mia palese appartenenza all'ordine degli incantatori arcani.
Dopo ore trascorse nel vano tentativo di convincere il guardiano ad aprire i cancelli mi arresi e tornai a Britain per poter almeno consultare la biblioteca della capitale. Non so cosa provai nel momento in cui entrai in quel luogo maledetto, i libri erano tutti stati distrutti o rovinati, gli scaffali davano asilo unicamente alla polvere ed ai topi, e l'intero edificio sembrava essere stato lasciato in balia di sé stesso! Non potevo restare lì a guardare e così iniziai a correre. Era notte fonda e per le strade buie di Britain circolavano i peggiori banditi e malfattori che Sosaria abbia mai visto.
Maghi deformi ed appestati, ubriaconi, malviventi, barboni, ladruncoli troppo timorosi di rivelarsi alla luce del giorno, e assassini di ogni sorta, si erano riuniti per le strade della città e tendevano a raggrupparsi intorno all'edificio della banca attirati dall'odore del vile denaro, come i topi lo sono dal formaggio.
Forse io ebbi la malasorte di imbattermi nel peggiore di tutti loro: un elfo oscuro chiamato Belzebhu dai suoi ignobili compari. Incominciò ad inseguirmi ed a lanciarmi addosso incantesimi di ogni sorta, la mia pelle bruciava ma io non volevo combattere.
L'inseguimento durò ancora qualche istante, dopo è il vuoto!



Il Risveglio

Da molto tempo non avevo considerato l'idea di morire, ma da quel giorno fu un pensiero fisso che mi assillava come non mai!
"Alucard! Alucard!" una voce dal profondo mi chiamava e per un attimo credetti seriamente di essere morto. Poi un forte dolore mi colpì al braccio destro e mi alzai urlando. Davanti a me c'era lui, Joker, accompagnato da un altro uomo che mi stava bendando il braccio.
"Le ferite guariranno a breve, sire, ma con molte probabilità rimarrà il segno dell'ustione..." disse il monaco con voce tremante, forse timoroso della mia reazione alla notizia. Non diedi importanza alle sue parole e mi sdraiai nuovamente.
"Sei stato fortunato!" affermò Joker "Ti abbiamo trovato svenuto sulle sponde del fiume che attraversa Britain. Per un attimo abbiamo temuto il peggio!"
Il suo tono mi colpì molto, era severo come il suo sguardo, ma al tempo stesso sembrava preoccupato. La cosa mi fece molto piacere e per un breve istante mi dimenticai delle ustioni.
Rimasi con il monaco ancora per alcune ore, fino a quando il mio rude fratellastro tornò alla capanna nella foresta con due cavalli ed alcuni abiti puliti. Mi misi i vestiti, mangiai e poi Joker mi si avvicinò e mi porse un fagotto.
"Non te ne sarai dimenticato, vero?" decisi di aprire subito lo strano omaggio ed era come pensavo: era riuscito a salvare il mio libro di incantesimi e quello strano tomo che da alcuni mesi mi porto appresso -un libro rilegato in pelle nera che ha potenti sigilli magici che me ne impediscono la consultazione.
"Ti ringrazio, fratello mio." dissi abbassando la testa in segno di riconoscenza.
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Diario di un Viaggio - La Storia di Alucard 14 Sep 2015 12:14 #6

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Un solo Dio
“Non habebis deos alienos in conspectu meo. Non facies tibi sculptile nec similitudinem omnium, quae in caelo sunt desuper et quae in terra deorsum et quae versantur in aquis sub terra. Non adorabis ea et non coles: Ego enim sum Dominus Deus tuus, Deus aemulator, reddens iniquitatem patrum super filios in tertiam et quartam generationem his, qui oderunt me.”


Avevo passato alcuni giorni nella mia Midian dopo la sconfitta di Taurus. Qui tra le sue possenti mura ho avuto il grande privilegio di parlare con la signora della città, Le ho espresso i miei desideri di potere e Le ho parlato di ciò che mi era successo in passato. Lei ascoltava con molto interesse queste vicende che per me erano così dolorose e la cosa, questo Suo interesse, mi stupì molto. Solo dopo pochi giorni compresi il motivo di tanto interessamento e fu proprio allora che la bocca di Elhoim, la signora di Midian, mi disse ciò che avrei dovuto fare.
La bocca di Elhoim aveva parlato… Avrei ottenuto il potere per distruggere ogni ostacolo, il potere di abbattere con facilità ogni nemico, e per poter accedere a questo enorme potere Elhoim mi chiedeva solo una cosa, solo un’anima.
Dovevo trovare la forza per lasciarmi tutto alle spalle, se l’avessi trovata Elhoim mi avrebbe premiato, eccome se mi avrebbe premiato!
Passai ancora alcuni giorni nella città della morte, trascorsi ore ed ore su una delle panchine di pietra nel cimitero interno di Midian, dovevo essere forte, dovevo riuscire a compiere quell’unico gesto. Ma come? Come potevo io riuscire ad uccidere mio fratello, cosa avrebbe ottenuto Elhoim con la morte di Joker? Pregai, pregai per un tempo che pareva interminabile, passai tutta la notte su quella panchina a pregare. La risposta alle mie suppliche mi giunse passata la mezzanotte, un fuoco fatuo si accese davanti ad una delle tante lapidi nel cimitero e tra le fiamme bluastre apparve un uomo, un vecchio appoggiato ad un lungo bastone. Egli mi disse che la morte di Joker avrebbe segnato l’inizio della mia nuova esistenza e che se l’orco davvero nutriva per me l’affetto che lega due fratelli allora sarebbe stato felice di contribuire a questa mia rinascita. Trovai nelle parole del vecchio la stessa gelida freddezza che potevo udire dai sacerdoti di Elhoim alle Messe Nere in suo onore, ma ciò che mi disse mi bastava, dovevo aggrapparmi a quell’unico pensiero e ce l’avrei fatta!

All’alba, mentre la mia testa si riempiva di antiche memorie mi apprestavo a lasciare Midian, la mia destinazione era Yew, città che mi ha donato tanti ricordi, tanti momenti di pace. Quest’oggi, la ridente città immersa nel verde sarebbe stata la tacita testimone di un crimine terribile…
Elhoim, tu mi chiedi tanto ed io pur di servirti sono disposto a dartelo.

Falsa Testimonianza
“Nec loqueris contra proximum tuum falsum testimonium.”


Arrivai a Yew poco dopo passato il mezzogiorno; il cielo era grigio, triste, in un certo qual modo si può dire che si addiceva a ciò che stavo per compiere. Le foglie degli antichissimi alberi nella grande foresta stavano cadendo numerosissime ad inondare il sottobosco che sembrava un mare rosso ed arancio, un mare insanguinato…
“Alucard, sei arrivato finalmente!” la sua voce era roca ma tradiva comunque una certa felicità nel vedermi. Poveretto, se solo sapesse… “Stavo per andarmene!”
“Scusa per il ritardo, ma dovevo raccogliere informazioni sul nostro nemico.” Avevo detto a Joker che avevo scoperto dove abitava Taurus, gli avevo mentito! In realtà l’unico a morire sarebbe stato lui. “Mi hanno detto che Taurus abita non lontano da qui…”
“Bene! Allora armiamoci e partiamo, staserà il suolo della foresta di Yew berrà sangue!”
“Sì Joker, hai ragione.” non sai quanto hai ragione…
Partimmo da Yew solo un paio di ore dopo, l’orco era evidentemente impaziente di poter combattere contro il suo rivale e, forse per questo motivo, non mi rivolse altre domande.
Il patto è fatto… Il dado è tratto… Ora sono nelle tue mani, mio sire Elhoim: la mia vita e la mia anima ti appartengono!

Il Furto
“Furtumque non facies.”


Mentre cavalcavamo alla volta della radura nella foresta in cui avevo detto si nascondesse Taurus, vidi che il guerriero orco portava con sé alcune boccette contenenti un denso fluido giallognolo. Le riconobbi subito: erano pozioni curative. Cosa dovevo fare? Di sicuro quelle pozioni avrebbero potuto crearmi dei problemi se gliele avessi lasciate tenere ed inoltre la bisaccia dell’orco era anche aperta e quindi rubarle non sarebbe stato certo così difficile. D’altro canto avrei tradito la buona fede di Joker che ormai i fidava a tal punto di me da lasciare la bisaccia aperta con quelle pozioni in bella vista! Pensai per molto tempo sul da farsi, se le avessi prese l’orco avrebbe avuto veramente poche possibilità di sopravvivere ai miei incantesimi. Joker d’altronde non sembrava nemmeno far caso al mio rimuginare, anzi cavalcava fischiettando un orrido motivetto orchesco.
Non mi resi neppure conto di ciò che stavo facendo, una volontà oscura e terribile, si impossessò di me! Non potei minimamente oppormi a questa forza poderosa ed in meno che non si dica mi ritrovai a far scivolare la mano destra nella grande borsa di Joker. Con un movimento repentino dell’avambraccio infilai le boccette, legate fra di loro da uno spago, sotto al mio mantello agganciandole alla cintura della veste incantata e le sostituii con delle pozioni che avevo preparato io mischiando solamente acqua con delle foglie di tè per darle il colore desiderato.
Quando riguardai nella bisaccia per controllare il mio operato notai con piacere che tutto sembrava in ordine, come se io non avessi fatto alcunché. Ora mancava solo un piccolo particolare: le bende!
Sapevo che il mio fratellastro era un vero e proprio maestro nel guarire le ferite riportate nel combattimento e quindi portava sempre con sé una quantità enorme di garze ed impacchi curativi…

La Cura di Elhoim
“Venenum substantia est, quae est perniciosa hominibus.”


La notte che trascorsi a Midian mi portò consiglio sotto molti aspetti ed il vecchio che mi apparve nel cimitero mi aveva ancora una volta aiutato, suggerendomi cosa dovevo fare. Mi rammentò che se l’orco avesse trovato il modo di curarsi certamente avrebbe resistito molto di più ai miei colpi e quindi avrebbe potuto tentare in un qualche modo di dissuadermi dal mio compito omicida!
Il vecchio mi diede la soluzione attraverso tre semplici parole: “Veleno di Aspide… Pungiglione di Scorpione… Sangue di Drago…”
Riconobbi immediatamente ciò a cui il vecchio si riferiva: "Il Bacio della Morte, la Cura di Elhoim!"
La mattina seguente prelevai i rari ingredienti di cui necessitavo dal mio forziere alla banca di Midian e li lavorai. Con mortaio e pestello, tritai finemente il pungiglione di scorpione fino a trarne una polvere quasi impalpabile; nel frattempo il veleno dell’aspide si mescolava con il sangue del drago all’interno dell’alambicco, aggiunsi la polvere di pungiglione e portai il tutto all’ebollizione, filtrai l’infuso che avevo ottenuto e ne misi una buona parte all’interno di una grossa boccetta vitrea. Il liquido, di colore verdastro, continuava a ribollire all’interno della boccetta come se il calore precedente avesse in un qualche strano modo risvegliato la natura focosa dei draghi, come se la pozione non fosse stata altro che l’essenza dell’infuocata volontà di vendetta e di morte che sono tipiche di ogni drago…
Dovevo solo rovesciare quell’infuso letale nella borsa dell’orco di modo che le bende potessero assorbirlo fino all’ultima goccia. Dovevo riuscirci, per me e per Elhoim!

Desiderio Proibito
“Nec desiderabis domum proximi tui, non agrum, non servum, non ancillam, non bovem, non asinum et universa, quae illius sunt.”


Mentre i ricordi di quella notte a Midian e della creazione del Bacio della Morte mi tornavano alla mente, i nostri destrieri camminavano lentamente verso la radura nella quale Joker pensava di poter incontrare il suo rivale Taurus. Le due cavalcature procedevano affiancate e, visto che l’orco era molto occupato a cercare tracce del Fremen sul terreno, io non ebbi alcuna difficoltà a versare il mortale contenuto della boccetta tra i bendaggi contenuti nel suo zaino…
Appena finii di vuotare il veleno provai un intenso brivido lungo la mia colonna vertebrale, fui come colto improvvisamente da una stranissima sensazione di piacere accompagnata da un incredibile desiderio di uccidere.
La mia mente cercava in ogni modo di opporsi a questo desiderio, questo capriccio: del resto Joker era mio fratello! Lo avrei ucciso come la mia Signora mi aveva chiesto, ma avrei comunque fatto a modo mio! Doveva morire in pace, senza sapere che io ero il suo assassino, non volevo che la sua anima vagasse inquieta per il resto dell’eternità. Quello era il trattamento che avrei riservato ad un nemico, non ad un agnello sacrificale…
Quel capriccio, quella voglia omicida, si fece sempre più lieve e ripresi il completo controllo di me stesso, desideravo la vita di Joker ma era una cosa preziosa e non me ne sarei appropriato su una lurida strada!

Il Velo
“Incognita verba ex incognita ore”


Finalmente giungemmo alla radura che avevo scelto per compiere la mia elevazione spirituale… Elhoim, finalmente uno dei tuoi più fedeli seguaci è pronto a dimostrarti cosa è disposto a fare pur di seguirti!
La radura era una delle più particolari dell’intera foresta Yewita infatti, se vista dall’alto, ricordava la forma di un cuore stilizzato. Quel cuore non era altro che il mio, un cuore che di lì a poco si sarebbe spezzato…
Al centro della radura un’imponente figura torreggiava fiera sugli alberi circostanti. Lo riconobbi subito, il suo nome era Molech, uno degli arcidiavoli del regno dei morti… La sua presenza non mi stupì affatto anzi, avevamo un patto: l’arcidiavolo avrebbe dovuto attaccare Joker mentre io mi sarei oscurato e gli avrei dato il colpo di grazia, a tradimento!
Non dovetti aspettare molto perché l’orco si lanciasse all’assalto del demone, d’altronde gli orchi sono una razza molto prevedibile e le loro azioni in combattimento, per quanto possenti, possono risultare scontate! Joker dal canto suo non deluse affatto le mie aspettative e sfoderò senza attendere oltre la sua pesante mazza chiodata, menandola per aria come un invasato…
Questo suo impeto combattivo mi diede l’occasione che stavo aspettando: senza dare nell’occhio rientrai nella foresta e mi nascosi dietro ad uno degli alberi secolari di Yew, tirai fuori dallo zaino un pesante mantello rosso come il sangue e lo indossai a coprire i miei vestiti. Infine pronunciai a bassa voce alcune parole di potere, “Kal in Ex”
Un velo d’ombra calò sul mio viso nascondendo i miei tratti principali e rendendomi irriconoscibile a per chiunque, solo Elhoim dall’alto della sua perfezione avrebbe potuto sollevare quel velo.
Ero così pronto a battermi con Joker e finirlo come mi era stato ordinato.

L’Omicidio
“Non occides.”


Joker era ancora impegnato a combattere con il demone che, come gli avevo detto, stava evitando i colpi dell’orco tenendolo occupato con semplici incantesimi di basso potere.
Appena Molech mi vide giungere all’interno della radura si fermò di colpo girandosi verso Joker, che ancora non mi aveva notato. Il gigantesco demone spiegò le ali ed alzò le braccia invocando il potere oscuro del dio Elhoim perché si abbattesse sul suo avversario!
Una lingua infuocata fuoriuscì dalla bocca del demone ed andò ad investire Joker, la cui armatura del colore del cobalto sembrò rovinarsi tanto da essere sul punto di frantumarsi da un momento all’altro.
Io, mi trovavo ormai alle spalle dell’orco e, raccolsi tutto il mio coraggio per pronunciare quell’arcana formula. “Kal Vas Flam”
Joker, già indebolito dall’attacco magico del demone si girò di scatto e mi vide, solo un istante dopo una vampata di fuoco incantato lo bruciò fino alle ossa e lui si lasciò sfuggire un possente grido di dolore.
“Non… Non sarà così facile…” queste furono le parole dell’orco. Tirò fuori dalla sua borsa alcuni bendaggi e li applicò su di una delle tante bruciature. Appena la garza entrò in contatto con la carne bruciata riuscii a leggere una smorfia di sofferenza sul volto di Joker, evidentemente il Bacio di Elhoim stava entrando in circolo. Nonostante il veleno però l’orco stava ancora in piedi! A quanto pareva le voci che circolavano sulla leggendaria resistenza fisica di queste robuste creature erano vere.
La stessa sensazione di prima mi colpì nuovamente, volevo uccidere, volevo spezzare una vita e volevo che Elhoim mi vedesse! Alzai un braccio verso il cielo ed invocai il potere del tuono, “Por Ort Grav”
Dal cielo cadde una saetta che colpì l’elmo del fiero guerriero orchesco che, solo un istante più tardi giaceva a terra, la testa bruciata, fumante…
Joker, possente paladino orco, devoto servitore di Elhoim, era appena deceduto per mano del suo fratellastro Alucard.


La Tomba
“Dolor amicorum et cognatorum magnus est propter mortem hominis amati.”


Joker era morto da pochi minuti ed io ero completamente accaldato, sudato… Non avevo fatto molta fatica a compiere il mio dovere ma devo ammettere che la situazione mi aveva eccitato molto!
Passò un’ora e con essa se ne andò anche la mie eccitazione, rimasi così da solo con il mio dolore e con la consapevolezza di ciò che avevo fatto… Piansi, piansi per ore ed ore.
Decisi di seppellire la salma del mio fratellastro in mezzo alla radura, al centro del cuore. Avevo preso con me una pala e così iniziai a scavare. Ad ogni nuova palata di terra che sollevavo una nuova goccia di sudore imperlava la mia fronte ed una nuova lacrima solcava il mio viso.
Una volta scavata la fossa adagiai con cura il corpo dell’orco al suo interno e lo ricoprii della terra, la stessa terra dalla quale gli orchi nascono!
Passai ancora alcune ore a piangere sulla tomba dell’orco dopodiché mi alzai, avevo compiuto la mia missione, Midian mi stava aspettando. Quella sera, al tramonto lasciai alle mie spalle il passato e mi diressi a Midian, verso una nuova vita…
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