[al cospetto di Idior, nel tempio cattedrale...]
[sospiro]
Sono Sophia,
Figlia di Laureen e Gredius di Habenut.
Di loro mi é rimasto solo l'anello che porto al collo [mostra la fine collana d'oro con un anello a banda molto larga,
con delle iscrizioni]
le orecchie a punta ed il colore degli occhi di mia madre. [gli occhi leggermente si inumidiscono, qualche lacrima dondola
ma non si lascia cadere, distoglie lo sguardo, verso il basso]
La nostra barca bruciò nella notte del 15° giorno dopo il plenilunio. Non ricordo l'anno e non ricordo null'altro.
[specificandolo quasi per evitare domande, che nessuno le farà.]
Dal giorno dell'incidente ho smesso di contarli, tutt'ora non so in che anno siamo e non mi interessa saperlo.
[di nuovo, secca.]
Ricordo il giorno perché tutti gli anni salpavamo quello stesso giorno per vendere il legname.
Habelut é un ricco paese a largo di Sosaria, posizionato su una piccola isola con gigantesche foreste.
[mimando l'andamento collinare]
Non ho mappe con me e non saprei come ritornarvici.
[le mani chiuse a pugno ora, appoggiate sulle gambe.]
Tutto quello che era... perduto per sempre.
[stringe i pugni]
Il nostro laboratorio,l'odore del legno resinoso,la lana morbida, i libri di mia madre, di cui solo uno mi rimane.
I banchetti delle feste, con gli arrosti e i fuochi.
Le casupole intonacate di bianco. L'orto di mio padre e le erbe. [sorride]
Tutto é rimasto al di là del mare. In un punto che non so ritrovare.
[pausa]
[sospiro]
Sono arrivata, rantolando nella sabbia di Britain Sud senza alcun soldo e senza veste, da rinomata famiglia commerciante di legname e...[di nuovo pausa guardando in alto]
mi son ritrovata a far parte di una famiglia che era il mondo, oscuro e spaventoso. Sdraiata sulla sabbia,
senza forze, ricordo che quella fu la notte più lunga della mia vita.
Ho conosciuto Eloet, la mia più cara amica su queste terre; mi ha donato una cavalcatura e qualche soldo.
Dei vestiti, un cappello per ripararmi. Mi ha ospitato a casa sua, e mi ha dato un tetto sotto cui vivere.
Ho conosciuto "Sophie", che ho chiamato come me ma non ha mai saputo il suo nome, un giorno mentre mi aggiravo
per Britain nord alla ricerca di campi agricoli. Con vesti da bandito, chiedeva elemosina dai fattori.
Non ho mai avuto una sorella, i miei genitori non avevano tempo per poterla istruire e crescere,
per cui ho deciso, di prenderla con me.
Le ho insegnato a fare legna, a lavorarla e crearne arredamento e oggetti, proprio come mio padre insegnò a me.
Per poter avere una sua indipendenza a questo mondo, ma ho voluto tenerla all'oscuro delle arti magiche imparate
da mia madre, abile alchimista.
Ma torniamo alla mia Sophie...
A volte non la pagano neppure, ma é faticoso stare al mondo e penso che lei lo sappia.
Si dà un gran da fare...[pausa]
Praticamente non parla quasi mai, é molto scontrosa, ma come biasimarla?
Non si sa quante ne abbia passate, ma nei suoi occhi leggo la sua storia dolorosa.
So cos'ero prima, so cosa mia madre mi ha insegnato in gran segreto e so cosa voglio essere.
Sono arrivata piena di paure e dubbi, senza conoscere la benché minima briciola di storia di questi luoghi.
Ma sono arrivata.
I primi a tendermi la mano su questa terra sono stati Mikisty e i suoi, di Magincia, la conoscete? [sorride]
So che son viva grazie a lei, so addentrarmi in quei cunicoli oscuri ed impervi contro le ignobili creature,
conosco qualche luogo e so stare al mondo.
Ma la mia anima non é sazia né tantomeno serena. La mia anima non va in quella direzione. [indicando con il palmo verso l'alto e il braccio teso, un punto a caso fuori dal grosso portone]
In cerca di quiete ora riprendo il mio vagabondare dopo aver lasciato il municipio di Magincia in cerca di speranza...e di pace.
Per la mia terra e per me.
Sogno una famiglia per me e per Sophie, ma non sotto Elhoim.
Per questo sono qui.
[china la testa ed esce...]