Seguendo le informazioni del cavaliere mi diressi verso le porte della città, per raggiungere il cimitero avrei dovuto camminare molto, e non ero certo fisicamente in grado di affrontare un viaggio lungo e pericoloso, pregai la Dea affinchè mi aiutasse ancora, come un povero stolto mi inginocchiai davanti a un grosso albero, e fu allora che mi accorsi che sopra di esso c'era il bardo dai capelli blu che avevo incontrato nella locanda.
"Ci rivediamo buon sacerdote" mi disse
Lo guardai stupito, stavo raccogliendo dei frutti.
"Cosa ti porta fin qua?" mi chiese
"Devo raggiungere il tempio vicino al deserto, ma non so come arrivarci mio buon amico"
"Ah, sorrise lui vado giusto in quella direzione, vieni con me allora."
"Come vi chiamate?" Chiesi
"Kit" rispose lui, mentendo, come scorpii in seguito.
Mi affidai alla dea, non avevo altra possibilità, così mi alzai, radunai le mie poche cose e partimmo.
Dopo un giorno di viaggio avevo iniziato a conoscere questo bardo che si faceva chiamare KIt, era molto allegro e mi disse di aver ereditato fede e strumenti da un suo vecchio maestro. Non mi fidavo molto di lui, dopo aver vissuto la scena alla taverna, anzi non credevo quasi a nessuna delle sue parole, ma era l'unica persona che mi aveva aiutato, senza motivo apparente, non sapevo da dove arrivasse ne me lo disse.
Viaggiammo per boschi e paludi, sempre attenti a non essere seguiti, dalle orripilanti creature figlie di Elohim credevo io, mentre il mio amico temeva più i forsennati seguaci del signore dell'odio stesso. Non facemmo la via più breve, sembrava che conoscesse bene le rotte dei banditi, forse era uno di loro, ora redento? o forse mi avrebbe ucciso da li a poco, ma perchè non lo aveva già fatto?
Dopo aver costeggiato una montagna, egli mi disse, "adesso ci attende il deserto, una volta superato questo breve distesa, vedrai in lontananza una costruzione, quello è il tempio".
Tirai un sospiro di sollievo, e nell pause del viaggio iniziai a scrivere una lettera che avrei pensato di consegnare una volta giunti all'ingresso, indirizzata al reggente del tempio. Non avevo idea di come si facesse nè di cosa scrivere di preciso, così cercai di essere breve, la infilai in una tasca della sella del cavallo, Kit mi chiese cosa fosse e gliela mostrai, annuì sorridendo come sempre " la porteremo a destinazione, una volta ho fatto il messaggero per un ricco signore" mi disse.
Quando finalmente dopo un altro giorno di viaggio uscimmo dal deserto e arrivammo a un crocevia, Kit mi disse: "ecco, laggiù in fondo puoi scorgere una grande muraglia, quello è il tempio che cerchi." Rincuorato, pensai tra me e me, "finalmente saprò".
Ci eravamo lasciati alle spalle un portale magico, pensai che avrei dovuto riprenderlo per tornare ai miei boschi, ma proprio in quel momento sbucarono dal nulla alcuni uomini su cavalli neri, "MORTE E SANGUE" urlarono, io fui preso dal panico mentre Kit imbracciò il suo arco e iniziò a canticchiare delle strane melodie. Un attimo dopo mi urlò, "Scappa, nel portale! presto!"
Saltai giù dal cavallo reggendomi il saio, ma vidi i due uomini in nero dividersi, uno puntava me l'altro Kit, urla disperate uscivano dalle loro gole, sembravano indemoniati "Morte per il dio della Morte, Sangue per il dio del Sangue".
Corsi a perdifiato, con il cuore che scoppiava, il saio non mi aiutava nei movimenti, mentre Kit continuava a scoccar frecce correndo in cerchio e a salmodiare litanie.
Quando fui a un passo dal portale, cercai di mandare a mente le parole di Bellantius per gestire il vortice magico che mi avrebbe ricondotto a casa, ma mentre il colore brillante mi avvolgeva un colpo arrivò al mio braccio, una freccia mi aveva colpito.
"Kiiit" urlai, lancinato dal dolore "Aiuto non mi abbandonare!"
Poi il mondo si fece scuro e svenni.
Quando riaprii gli occhi ero vivo, avevo attraversato il portale, non c'era traccia di uomini in nero, cercavo di capire se ero arrivato vicino al moongate dei boschi di casa ma non riconoscevo il paesaggio. Vidi Montagne, e dei fumi in lontananza, e un forte rumore di acqua, e degli uomini vestiti di verde che venivano verso di me. Svenni di nuovo.
Mi risvegliai in un letto, in una stanza la cui parete posteriore era roccia viva, un rumore di una fonte scrosciava al di la del muro della stanza. La luce di una lanterna illuminava il mio ricovero.
Provai ad alzarmi e dalla finestrella vidi un posto che non conoscevo. Ero bagnato di sudore, Svenni ancora.