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Memorie di Epitaph 06 Oct 2017 13:40 #1

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I

Silenzio. Ora non s'ode null'altro che silenzio in questa città desolata.
Sento i polmoni contrarsi incessantemente ad un ritmo mai provato prima, credo che siano sul punto di esplodere da un momento all'altro. Le braccia si contraggono nervosamente come in un continuo spasmo muscolare. La bava mi gronda dalla bocca... non ho più nemmeno le forze per tenere le labbra chiuse. Intorno a me polvere, cadaveri e sangue. Sangue ovunque. Probabilmente sono stato ferito alla schiena, sento sulla lingua il sapore del ferro... un sapore amaro che conosco fin troppo bene. Sangue, ancora sangue.
Intorno a me i miei compagni, uomini e donne che hanno combattuto valorosamente per la loro terra, che non si sono fatti piegare dall'ennesimo esercito inviato da quel lurido verme che si fa chiamare Lord. Vogliono schiacciarci come formiche, ma non riusciranno nel loro intento finché manderanno uomini, se così possiamo chiamarli, indegni di brandire una spada.
Il dolore alla schiena si fa lancinante, la fatica annebbia i miei sensi come se stessi per crollare in un abisso profondo: un abisso senza fondo.
Buio, null'altro che buio.

II
«Chi mi ha aiutato? Quanto ho dormito?»
Mi ritrovo qui, malconcio e moribondo su una branda spoglia. La stanza è piuttosto spartana, non vedo altro che bendaggi intrisi di sangue e scodelle d'acqua sporca. Su di un tavolo, poco lontano dalla mia branda, si trovano diverse ampolle piene di strani intrugli. Probabilmente colui che mi ha salvato è un esperto alchimista o qualcuno che ne conosce gli effetti benefici, un salvatore di anime.

D'un tratto... una voce: «Hai dormito per una settimana intera. Fortuna che sono intervenuto subito altrimenti saresti già trapassato».

«Ci vuole ben altro per uccidermi. Ma chi sei?» risposi.

«Sono Leroy, il mio ruolo è quello di curare le ferite dei combattenti di Delucia. Sono stato assoldato da poco...» intonò con voce spenta.

«Non mi sembri affatto entusiasta della tua mansione... Dovresti andarne fiero.» indagai.

«In realtà non ho scelta. Il capo di questa città di tagliagole non mi uccide solamente perchè gli servo... Salvo vite... Guerrieri che a loro volta uccideranno altri guerrieri. Se mi rifiutassi di farlo certamente farei una brutta fine e verrei sostituito da qualcuno che ha più cara la pelle di me» rispose con tono rassegnato.

«Ad ogni modo io ti ringrazio e mi ricorderò del tuo nome».

Ad un tratto, come trafitto nuovamente alla schiena, svenni.
Buio, null'altro che buio.


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III

«Svegliati imbecille!» una voce roca mi destava. «È ora di alzarsi scansafatiche! I figli della luce sono tornati e vogliono schiacciarci. Gli farò ingoiare la loro stessa merda!»

Riconobbi subito il modo di parlare. Il capo di Delucia era un uomo possente, tanto grande quanto maleducato. Il suo peggior difetto era senz'altro di non riuscire a trattenere la rabbia, senza dubbio una delle persone più iraconde e rissose che io abbia mai conosciuto in vita mia.

«Alzati stupido, non stare lì a fissarmi o ci scuoieranno come bestie!» ed uscì di corsa.
Inizialmente rialzarmi dalla mia branda fu estremamente difficile, se non quasi impossibile. La ferita nella mia schiena era ancora fresca e ad ogni movimento pareva di venir trafitto nuovamente da una lama elfica. Un dolore infinito. Trovai immediatamente la mia armatura e le mie armi vicino al giaciglio. Mi preparai alla battaglia.

Una scena già vissuta, un déjà vu. Da dietro le fragili mura in legno partivano proiettili infuocati, colpi di onagro, catapulte e baliste. Stavolta si fa sul serio. I seguaci della luce stanno scatenando tutto il loro arsenale per distruggere questo ultimo angolo di libertà che ci resta. Credono di averci schiacciati come scarafaggi.
Noi, schierati alla bene e meglio ci accingevamo allo scontro frontale. Solitamente la proporzione tra loro e noi era di due a uno. Stavolta, contro ogni previsione, erano almeno il doppio.

«Si moltiplicano come conigli questi bastardi!» urlò pieno di rabbia Nail, il nostro capo.
Ad un tratto iniziarono ad aprirsi uno dietro l'altro una moltitudine di portali vicino a noi... portali magici blu come il cobalto. «Hanno chiamato anche la gilda dei maghi queste mezze cartucce... Presto Epitaph, corri dai guardiani vicino alla statua della città! Attivate lo scudo divino! Li chiuderemo in trappola e questa città sarà la loro tomba.»

Corsi con tutta la forza che avevo in corpo, il fiato iniziava a tirare gli ultimi ma non potevo mollare.

«Att..vat... lo...» non avevo nemmeno la forza di pronunciare tre parole. Inspirai profondamente.
«Attivate lo scudo!»

«Faremo di meglio, ancora non sanno che cosa gli aspetta...» risposero ghignando i guardiani.

IV

Non potevo credere ai miei occhi. Una crepa oscura si era aperta sotto all'esercito dei figli della luce e una creatura nera come la notte li stava trucidando a colpi di frusta e spada. Un demone, alto come un gigante stava schiacciando letteralmente tutto l'esercito avversario. Stavolta non avremmo nemmeno dovuto combattere.

«Questo è quello che si meritano...» dissero compiaciuti i guardiani della città.

Che cosa sta succedendo? Mi avvicinai a grandi passi verso il capo dei protettori di Delucia e lo intimai: «Che diavolo sta accadendo? Da quando combattiamo coi demoni? Che diavolo è lo scudo divino che abbiamo utilizzato?»

«Epitaph, i tempi stanno cambiando. Nail è stanco di strappare i giorni della propria vita con infinite battaglie. Le nostre forze si stavano assottigliando, non c'era più speranza per noi. Abbiamo abbracciato la causa dell'Oscuro, lui ci fornisce protezione in cambio di vite... vite che noi spezzeremmo comunque, volenti o nolenti!» rispose ridendo.

«Ma Delucia l'abbiamo fondata con il chiaro impegno di non partecipare agli scontri divini. Quando occupammo questo angolo delle terre perdute giurammo solennemente di vivere come senzadio, di contare solamente sulle forze del guerriero accanto a noi. Nail ha infranto il patto senza consultare nessuno. È inaccettabile!» risposi con fermezza.

«L'Oscuro è già tra noi, accettabile o meno. Adattati a lui o perirai come chiunque si sia messo contro. La sua forza va oltre al comprensibile, va oltre alla tua morale... Epitaph, fidati di noi o ti farai ammazzare.» mi intimò il guardiano.

Qualcuno da dietro mi pose una mano sulla spalla e disse: «Lascia che ti mostri...».

Nuovamente persi i sensi.
Buio, null'altro che buio.
V

Una linea rossa nell'oscurità più totale. Ondeggia senza sosta, ondeggia con la stessa cadenza. Una linea che si trasforma, prende le sembianze di un demone che si scaglia contro di me. Un demone rosso come il fuoco: mi brucia, mi attraversa, mi possiede. Le vene delle mie braccia diventano nere come la pece. Sembra che scorra il male dentro me, il buio si è impossessato del mio cuore e ha sostituito il sangue con l'odio.
Una linea nera nell'orizzonte rosso. Ferma, immobile... mi pare di osservarla da anni. Una linea che non si trasforma, rimane lì... costante e certa. Le mie mani sono nere, enormi e pelose.
“Che sta succedendo? Sto forse sognando?”
Una figura nera corre verso di me, mi passa affianco e svanisce. Il niente in cui sono immerso inizia a divenir opprimente, mi sento schiacciato come in una morsa. Mi manca il respiro. Soffoco.
Buio, null'altro che buio.

«Impara a veder nell'oscurità... la luce è solo un mezzo non necessario...» disse una voce grave.

«Che cosa mi stai facendo? Sono morto?» risposi impaurito.

«No, Epitaph... stai rinascendo. Una nuova vita di aspetta al mio servizio, al mio volere...» rispose.

«Mi sento morire! Oddio!»

«La vita passa attraverso la morte Epitaph. Prima accetterai il dolore prima trapasserai, allora verrai da me per servirmi. Non fare resistenza o soffrirai per niente. Accetta la morte.» disse svanendo.

Caddi infinite volte nell'abisso, nel vuoto più totale. Una caduta che parve durare una vita intera.
Buio, null'altro che buio.

VI

All'età di 35 anni rinacqui. Tornavo alla vita partorito dal buio, tornavo alla vita come seguace dell'Oscuro signore. La luce iniziava a darmi fastidio, solo nelle notti più buie trovavo la pace dei sensi. Una nuova vista mi era stata donata.

Così noi abitanti di Delucia continuammo a difendere le nostre terre, ma non più subendo brutali attacchi alle nostre mura e alle nostre famiglie. Ora eravamo noi gli aggressori, Britain sarebbe caduta e con lei le città che tanto avevano contribuito alla guerra. Con il sostegno delle forze oscure piegheremo una volta per tutte il regno della luce al nostro volere. Un mondo nuovo, buio e oscuro.

Qui io rinacqui e con me Delucia intera!


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Memorie di Epitaph 18 Oct 2017 15:03 #2

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VII

Ricordo ancora Delucia quando la colonizzammo. Eravamo in fuga dall'esercito della luce quando entrammo in un portale magico aperto da un mago amico per garantirci una fuga sicura senza che il Lord ci trovasse immediatamente. Eravamo tutti esausti e malconci, avevamo sostenuto una battaglia a dir poco infinita nelle fogne di Britannia, unico luogo che per noi era stato sicuro ma che avevamo perso in poco tempo. Non potevamo di certo restare sotto la città del nostro acerrimo nemico per tramargli contro: troppe spie, troppi maghi, troppe persone malfidate avevamo attorno.

Quando arrivammo in quest'angolo di terra dimenticata trovammo dinanzi a noi un accampamento in rovina, forse di qualche antica tribù orchesca che era stata sconfitta dallo stesso Lord decenni prima. Ormai nessuno più osava mettersi contro il signore di Britannia, tranne noi stupidi furfanti.

Questo accampamento era naturalmente protetto ai lati da montagne altissime, che poi in futuro chiamammo colli ferrati per la natura estremamente dura della loro pietra. Questo ci dava un enorme vantaggio nei confronti dei nostri nemici: avremmo dovuto chiudere poche insenature e ci saremmo trovati naturalmente coperti come in un castello dei più solidi. Le pareti delle montagne cadevano a strapiombo verso l'esterno e non era assolutamente possibile scalarle, nemmeno per i guerrieri più agili, nemmeno per i silvani.

Sapevamo che ci avrebbero trovati dopo pochi mesi. Gli occhi del Lord sono ovunque, nulla sfugge alle sue spie, nulla sfugge ai suoi maghi.

Fu un lavoro durissimo rimettere in sesto l'accampamento. Quelle bestie degl'orchi non avevano fatto altro che erigere delle capanne, oltretutto spoglie, unendo il legno con terra e feci. Un inizio alquanto incerto per un gruppo che ormai aveva già perso tutte le speranze.
Nail sembrava nato per erigere strutture di ben altra portata e grazie alla sua immensa forza e conoscenza della tecnica fummo in grado di costruire diversi grandi casolari che potessero ospitarci tutti. I pilastri di legno dei muri di cinta fu lo stesso Nail a piantarli uno ad uno. Con l'ausilio di diversi tiranti per ogni pilone riuscimmo a creare una struttura solida che poteva resistere alle cariche dei cavalieri e ai colpi delle baliste.

Per nostra immensa fortuna il Lord si era impegnato a bonificare le paludi a Est di Papua e lì aveva riscontrato diversi problemi. Strane creature dimoravano dentro gli acquitrini e stavano assorbendo diverse energie del suo esercito. Senza dubbio all'inizio avremmo subito attacchi lievi. Il Lord, pieno nella sua superbia, tendeva a sottovalutare i propri avversari.

Inizialmente ci mandò piccole squadre di sabotatori per darci filo da torcere ed impedirci di stabilizzarci. Ci attaccavano la notte, sfruttando l'oscurità e la poca visibilità che offriva il chiaro di Luna. Arrivarono addirittura a farci esplodere un dormitorio pieno dei nostri guerrieri. Da quel giorno Nail intensificò i turni di guardia, costruì dei ponteggi sopra la cinta del forte e organizzò un sistema di vedette.

Presto la voce della nostra defezione si sparse in tutto il reame e iniziarono a confluire diverse comunità di fuorilegge che a lungo si erano nascosti nelle terre dimenticate, vicino al grande cimitero di Midian, un nome che molti non pronunciavano per paura dell'Oscuro signore che l'abitava.
Fu necessario sottomettere i capitribù più riottosi e imporsi come capi della città di Delucia. Creammo così un concilio di fondatori che dovevano prendere le decisioni per il forte e ci affidammo a Nail riconoscendolo Grande capo.

In particolare il capo dell'ultimo gruppo ci diede molto da fare, non tanto per la sua forza in battaglia, ma piuttosto per il modo mellifluo con cui agiva. Prima di andare in rovina era un uomo abituato a vivere nelle corti delle grandi città e lì imparò i trucchi più astuti della diplomazia. Era in grado di mettere l'uno contro l'altro soltanto pronunciando poche parole. Una personalità di così grande astuzia ci creava solo dei grandi problemi.

Conrad, ricordo ancora il suo nome. Un infame di prima categoria. Purtroppo per lui si scontrò con lo zoccolo duro della popolazione di Delucia. Una notte infatti inscenò un aggressione incolpando le guardie di Nail, arrivando ad accusare lo stesso Grande capo di barattare fuorilegge con il Lord e, secondo lui, solamente per quel motivo non venivamo attaccati con estrema durezza dalle sue guardie.

Nail non era certo un uomo diplomatico e non cercò nemmeno di discolparsi, non c'era modo per scrollarsi di dosso le accuse fatte dal sudicio Conrad. Non servì un tribunale per risolvere la questione, bastò un ascia piantata nella testa dell'infame: un monito per tutti. Il suo corpo venne impalato e affisso fuori dai cancelli del forte. Nessuno poteva mettere in discussione la parola del Grande capo di Delucia, tanto meno un uomo che non faceva parte dei fondatori.

Da quel momento fu chiaro che le decisioni venivano prese dal più forte e non dal più intelligente. Spesso le due qualità non coincidono, almeno per il caso di Nail. Colonizzando il vecchio accampamento degli orchi avevamo ereditato anche il loro modo di rapportarsi. Le nostre condizioni primitive si rispecchiavano nei comportamenti sociali. La forza divenne l'unica qualità in grado di tener unito e protetto il villaggio. Un capo forte voleva dire prosperità e sicurezza, al contrario, un capo debole significava morte certa. Per mia fortuna facevo parte del gruppo che scappò da Britannia e questo mi garantì sicurezza in più occasioni.

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