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Storia di Benvolio 16 Jan 2018 18:06 #1

  • Zucc85
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PREFAZIONE

*si odono dei versi*

“Dannazione questi topi hanno seriamente rotto il cazzo! Bernard prendi una maledetta scopa e ammazzali! Sto cercando di dormire!” Allungò il braccio cercando la bottiglia affianco a sé, una volta presa diede un sorso e si rigirò in quel letto improvvisato.

“Agli ordini Capitan Buckenham!” Il mozzo si alzò, grattandosi fondoschiena e sistemandosi i calzoni prese una scopa ed uscì dalla stiva. Si guardò intorno “Maledetti topi, venite qui! Adesso ve la farò pagare!” Mentre cercava di scovare i roditori, la sua attenzione su attirata da una grossa cesta in vimini. Si avvicinò lentamente, guardandosi intorno e allungò lo sguardo tenendo la scopa ben salda per guardare cosa contenesse quella cesta. “COSA CAZZO SONO QUESTI?!” urlò Bernard. Tornò di corsa in stiva a chiamare il capitano.


◕‿◕ ◕‿◕ ◕‿◕

La cesta era lì, sul tavolo. Il Capitano, il suo mozzo e alcuni membri della ciurma, tutti confusi, guardavano l’interno della cesta.

“Capitano, io direi di ucciderli e gettarli in pasto ai pescecani!” disse Cammok, il più temibile e sanguinario della nave.

“Forse sarebbe meglio lasciare questa cesta ed il suo contenuto sul pontile prima di salpare!” propose Cobham, l’ultimo uomo aggregatosi alla nave.

“Ma che diamine dite? Siete forse tutti impazziti! Non possiamo lasciarli qui. Fa un maledetto di freddo fuori? Morirebbero!” si intromise Samuel il cuoco che preparava la peggiore sbobba che avessero cucinato su tutte le navi ma pur sempre mangiabile. Si avvicinò alla cesta “Deve esserci scritto qualcosa, chi ha abbandonato questa cesta deve aver lasciato un messaggio, un cazzo di foglio, una pergamena…” Allungò le mani con l’intenzione di esplorare all’interno il suo contenuto.

“Fermi tutti!” La voce ferma del capitano ammutolì la ciurma. “Adesso guardo io! Samuel, Bernard! Prendete sti cosi, toglietemeli dalle palle!” Il mozzo ed il cuoco presero maldestramente in braccio due bambini dalla cesta, mentre il capitano iniziò a cercare nell’interno, alla fine trovò una pergamena.

“Buckenham,

maldetto bastardo questi figli sono tuoi. Io ho già perso troppi soldi a causa della gravidanza.

Vedi cosa farci, io sicuramente non li posso tenere. Magari mi fosse nata una femmina, l’avrei messa a fare la serva a casa di qualche nobile, invece no, sono nati due schifosi bastardi come te!

Dio maledica il giorno che ho deciso di scoparti! Non farti vedere più da queste parti.

Non hanno nome, per me non esistono. Il loro destino è nelle tue mani!”

*firmato*

Rose

“Maledetta puttana! Cosa cazzo me ne devo fare di questi due cosi!” Il Capitano era palesemente arrabbiato, infastidito da quel problema gravoso che gli si era presentato. “Cammok, prendi la cesta e quei due cosi e buttali in mare. Siamo pirati cazzo, non balie! Non abbiamo certo le tette per dar loro da mangiare!” Cammok si avvicinò al cuoco e al mozzo per riprendere i bambini, ma Samuel allungò la mano per distanziare il sanguinario pirata dal bambino “Fermo! Non mi sembra assolutamente necessario buttarli in mare.” Si voltò verso il Capitano e gli disse “Capitano, col tuo permesso vorrei occuparmi io dei bambini. Mia moglie è sola in casa e sarebbe ben disposta ad occuparsene. Lei, capitano, non dovrà nulla né a me, né a mia moglie, né ai due bambini. Ma lasci che queste due creature vivano.” Il capitano lo guardò e con tono distaccato disse al cuoco “Fanne quello che vuoi. Da ora in poi sono una tua responsabilità!”.

STORIA DI BENVOLIO

CAPITOLO I

“Mercuzio vieni a tavola, la cena è pronta!” Urlò dall’altra stanza Benvolio. “Smettila sempre di tenere il capo su quei libri o prima o poi ti scoppierà la testa!”.

Benvolio, oramai quindicenne, aveva intenzione di seguire le orme di suo padre, Samuel, cuoco di una nave sempre in viaggio ad esplorare Sosaria. Il padre di Benvolio e Mercuzio non si vedeva spesso a casa, lavorava sempre sulla stessa nave anche se non era mai stato detto loro su che tipo di nave, il padre lavorasse.

La madre di Benvolio, era una donna molto religiosa. Aveva sempre avuto una fede quasi cieca in Idior. Lei era sempre stata abbastanza taciturna… affettuosa, materna ma davvero silenziosa. Non aveva mai gradito che il marito lavorasse in alto mare. Non lo vedeva mai, non sapeva mai cosa combinasse e soprattutto ogni qualvolta tornava dopo mesi, a volte dopo anni portava con sé sempre qualche novità...

Il giovane trascorreva le sue giornate raccogliendo erbe aromatiche per arricchire i suoi piatti. Cibi poveri, ma sempre saporiti.

Erano seduti a tavola tutti e tre mentre erano intenti a mangiare quella zuppa e a parlare del più e del meno quando la porta di casa si aprì “Ciurmaaaaaaa… sono tornato!” Un uomo entrò e posò una sacca dietro alla parete, affianco alla porta. Il tono della voce era allegro, stanco ma allegro.

“Padre!” esclamò Benvolio “Finalmente sei tornato! Vieni, siediti al posto mio, sarai sicuramente affamato!” il giovane si alzò e gli cedette il posto.

Samuel salutò la moglie Coraline, il figlio Mercuzio, ed infine diede una pacca sulla spalla a Benvolio.

“Vediamo cosa hai combinato!” Assaggiò la zuppa e ne rimase sorpreso. “Il sapore è ottimo, non capisco cosa tu abbia messo, ma il sapore è veramente buono. Hai davvero preso tutto di tuo padre, ragazzo!” Gongolò il padre con un’espressione più che soddisfatta. “E tu cosa mi raccontì, Mercuzio?”

Il fratello di Benvolio era molto riflessivo ed introverso. Aveva forse preso dalla madre. Mercuzio guardò il padre e gli rispose “Ho terminato gli studi in geografia e storia. Attualmente mi sto dedicando alla cartografia ed anche alla teologia. La cartografia va ad integrarsi ai miei studi di geografia e la teologia… Beh… Sono affascinato da tutto ciò che narra del nostro Signore Idior, per cui è più un piacere che un reale studio.”

Samuel cercava di prestare attenzione a quello che diceva il figlio, ma Coraline da sotto al tavolo gli stava dando dei calci e lo fissava negli occhi per fargli capire che avrebbero dovuto parlare.

Finito di mangiare il padre invitò i due giovani ad andare fuori a spaccare della legna, prima che il cielo si imbrunisse del tutto, per alimentare il fuoco del camino.

Coraline si diresse verso la camera da letto ed invitò il marito a seguirla. “Samuel, sai bene che tengo tanto a questi ragazzi, sai bene che li ho cresciuti come figli miei ma… è accaduto quello che non credevo potesse più avverarsi. Nostro Signore Idior ha ascoltato le mie preghiere, ed ora, io sono incinta. Capisci Samuel? Avremo un figlio. Tutto nostro!” Il volto della donna era emozionato nel rivelare la sua condizione all’uomo e cercava, guardando negli occhi di lui, una conferma, una gioia che venne manifesta con delle lacrime.

“Sei sicura tesoro di aspettare un bambino?” Disse il cuoco. La donna annuì con un movimento del capo deciso in senso affermativo.

“Ora Samuel, le nostre risorse sai bene che non siano molte, ed io nonostante i soldi che mi porti ogni volta, non sempre riesco a far quadrare i conti. Con l’arrivo di questo bambino poi… Le spese aumenteranno e non ce lo possiamo permettere di mantenere tre figli. Samuel quello che ti sto dicendo è che i due ragazzi se ne devono andare. Decidi tu dove e come, ma prima che nasca nostro figlio, loro non dovranno più essere qui.”

L’uomo ascoltando le parole della donna si dispiacque molto. Sapeva bene che le loro finanze non erano in gradi di gestire tre figli. D’altronde egli aveva dato a questi due giovani, rinnegati da padre e madre, più di quello che avrebbero ricevuto dai veri genitori ed oramai non erano più tanto piccoli da necessitare il sostentamento di un adulto. Entrambi erano in grado di poter badare a loro stessi. Dopo questo flusso di pensieri, concordò con la moglie che avrebbe parlato i ragazzi. Il problema era un solo: dire o non dir loro la verità sui veri genitori. Alla fine Samuel decise che non era il caso di rivelare loro qualcosa che avrebbe potuto turbarli. La mattina dopo gli avrebbe parlato.

Un nuovo giorno, una nuova alba, un nuovo sole. La famiglia di Samuel era tutta in piedi. Coraline come al solito si era diretta al tempio a pregare, aveva preparato delle cose per i ragazzi, ma non se la sentiva di vederli andar via. In fondo anche se la decisione di mandarli via, era la sua, un po' ci si era affezionata e per questo provava un profondo dispiacere.

Benvolio era appena tornato dal raccogliere alcune erbe che avrebbe utilizzato per preparare il pranzo quando trovò il padre ed il fratello seduti al tavolo. Il volto del fratello era stranamente triste. Serio e triste.

“Benvolio sei tornato, vieni siediti al tavolo con noi!” disse il padre, che iniziò a spiegare loro la grave crisi economica sulla quale andava incontro la famiglia, sull’arrivo del fratello e sull’impossibilità di sostenere tutti e tre.

Il giovane si arrabbiò, non riusciva a capire perché dovessero essere cacciati di casa quando avrebbero potuto contribuire economicamente alla famiglia. Non accettava quella situazione così senza dire nulla, si alzò dal tavolo e si diresse in camera sua. Mentre preparava la sacca con i suoi pochi panni, sentì alle sue spalle il fratello che gli disse “Vengo con te, dobbiamo stare uniti!”

“Lasciami stare, non voglio sapere più nulla di nessuno!” la rabbia si manifestava attraverso la voce del ragazzo. Benvolio era ferito, profondamente dispiaciuto.

“Fratello mio, dovremmo stare uniti, ora più che mai. Non dovremmo separarci. Vieni con me. Al tempio di Yew, Ezra, un sacerdote, mi ha proposto di continuare gli studi lì, tu sei un ottimo cuoco, potresti sicuramente essere d’aiuto là alla mensa.” Con tono accomodante Mercuzio cercava di convincere il fratello. Ma nulla. Il fratello non sembrava nemmeno ascoltarlo.

“Ho deciso che malgrado tutto, seguirò le orme di nostro padre… Andrò al porto e cercherò una nave sulla quale salpare.” Chiuse la sacca, guardò il fratello, lo abbracciò e gli disse “Se Idior vorrà prima o poi ci incontreremo di nuovo!”.

Benvolio guardò di sfuggita il padre, nemmeno un cenno di saluto e lasciò chiudere per l’ultima volta la porta di casa alle sue spalle.

CAPITOLO II

“Benvolio che cazzo è questa merda che hai cucinato? E’ troppo salata! Cos’hai perso le papille gustative?” disse il capitano della nave lanciandogli la ciotola con la minestra addosso.

“E’ tutto quello che posso permettermi con quella manciata di monete d’oro che mi dai ogni volta che approdiamo!” la voce di Benvolio biascicava. Era ubriaco. Come sempre.

“Per tutti i mari! Maledico il giorno che ho deciso di farti salire su questa nave da carico! Sei ubriaco, di nuovo! Cazzo, se tu la smettessi di spendere tutti i soldi che ti do per la spesa, per comprare cibo, e non, per bere tutto quel fottuto rhum che il tuo corpo riesce a reggere, magari riusciremmo anche a mangiare qualcosa di decente!” Il capitano era palesemente adirato.

“Non è rhum, sono influenzato!” Benvolio si alzò ma barcollava. Non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.

“Appena attraccheremo, farò uscire il tuo culo a calci da questa nave. Non ci metterai più piede. Sono stanco di pagare un ubriacone per mangiare della merda!”

◕‿◕ ◕‿◕ ◕‿◕

Arrivati al porto alcuni membri della nave si caricarono sulle spalle il giovane e lo cacciarono di peso dalla nave, buttandolo sul pontile del porto. Alcuni gli sputarono addosso e lo presero a calci. Altri lo insultarono.

Benvolio fu svegliato da un grosso scroscio d’acqua gelida. “Non puoi stare qui, levati dai coglioni subito o ti butteremo in mare!” Il ragazzo aprì gli occhi e si sollevò pesantemente. Era pieno di lividi e con i postumi di una sbornia di quelle epocali. Lo avevano buttato dalla nave ma quel rhum che aveva bevuto era buono, maledettamente buono. Ne era valsa la pena pensò lui.

Iniziò a trascinarsi per il pontile, e si guardava intorno cercando di capire dove fosse. L’ultima rotta che stavano seguendo, se non ricordava male, era una meta che lui conosceva bene: Skara Brae. Eppure quel posto non gli sembrava conosciuto. Era un piccolo porto. Si guardò intorno e si rese conto di essere giunto a Cove. Un porto poco dedito agli scambi commerciali, poiché le navi di una certa portata erano impossibilitate a fare certe manovre.

Il giovane iniziò a chiedere informazioni circa una taverna, una panetteria, aveva pochi spicci con sé, che, gli sarebbero bastati per circa una settimana, Doveva lavorare. Ma il suo alito pestilenziale ed il suo abbigliamento trasandato lasciavano presupporre che fosse un barbone. “Vai al tempio a chiedere l’elemosina! Non abbiamo niente per te!” disse sgarbatamente un passante guardandolo inorridito mentre portava la mano al naso come per evitare di sentire il puzzo provenire da Benvolio.

Benvolio si sentiva perso, senza nessuno. Aveva perso i contatti con tutto e tutti. Non avrebbe mai voluto andare al tempio, gli ricordava troppo la madre, quella stronza che l’aveva abbandonato. Ma aveva bisogno di un posto dove dormire e del cibo da mangiare e suo malgrado decise di dirigersi lì.

CAPITOLO III

Erano passati anni, Benvolio non era più un ragazzino, anzi un uomo, che, aveva ritrovato grazie all’affabilità dei chierici, una tranquillità perduta quindici anni prima. Aiutava come poteva i cittadini di Cove. Era diventato un ottimo cuoco e grazie ai sacerdoti la sua fama si era diffusa non solo in tutto il regno ma in tutta Sosaria. Aveva abbandonato l’alcol, o meglio, si concedeva ancora qualche bicchierino, ma raramente esagerava. Non l’aveva più toccato grazie alla fede in Idior. Aveva vissuto da solo per troppo tempo, circondato solo dalla rabbia, dal rancore e dalle troppe bottiglie di rhum. Si era chiuso in sé stesso, ma, la luce lo aveva irradiato, gli aveva dato speranza e gioia e gli aveva anche dato la voglia di avvicinarsi a quel Dio che per troppo tempo aveva detestato a causa della madre. Egli ora era un figlio di Idior e come tale aveva deciso di intraprendere gli studi di teologia, seppur in tarda età, per poter dimostrare come potesse essere magnanimo il suo Signore anche con coloro che per un breve o lungo periodo abbandonano la retta via. Fu così che decise di scrivere al fratello Mercuzio. Era qualche annetto che comunicavano. Le ultime notizie che gli erano giunte gli avevano detto che il fratello da Yew era passato alla vicina Britain, ed ora, era prossimo a trasferirsi a Cove per terminare gli ultimi studi e diventare a tutti gli effetti un sacerdote.

Benvolio decise così di scrivergli una lettera.

“Mio caro fratello Mercuzio,

so bene che in questo periodo ci siamo avvicinati parecchio e non vedo l’ora di poterti riabbracciare.

Troppo spesso ho detto e fatto cose sbagliate ma la fede in Idior mi ha donato una seconda vita.

Sono sempre stato il più passionale e verace dei due. Sono sempre stato quello più impulsivo.

E tu, mio caro fratello, sempre calmo e posato, sempre placido e mai troppo coinvolto dalle cose terrene.

Ti ho assai deluso in questi anni, me ne rendo conto. So bene di non essere stato un esempio per nessuno. Eppure… Adesso che ho fede in Idior mi rendo conto del male che ho arrecato implicitamente ed esplicitamente a tutti. So bene che nonostante tutto, tu hai continuato a tenere i rapporti mediante missive con i nostri genitori. Io ho tentato, ma provo ancora troppa vergogna per i miei comportamenti.

Ed è per questo che non vedo l’ora che tu venga qui, per aiutarmi a sconfiggere il mio ultimo demone: l’odio per nostra madre e per aiutarmi a studiare teologia affinchè possa io diventare presto, uno strumento di pace e fede attraverso il quale, nostro Signore Idior potrà attuare il suo volere.

*firma*

Benvolio”


FINE

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Storia di Benvolio 29 Jan 2018 22:40 #2

  • LaxmiUOI
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All'attenzione del cortese Sir Benvolio.

Mio buon fratello,

Ho letto con grande ammirazione la tua storia e sono rimasta molto colpita dalla grande forza di volontà che hai dimostrato assieme a tuo fratello Mercuzio.
Ci tengo in modo particolare a farti sapere che, e questo vale sia per te che per tuo fratello, siamo artefici del nostro destino e che le azioni dei nostri padri non possono in alcun modo allontanarci dalla luce se il nostro cuore ha la forza di seguirla.

Ti informo inoltre che, grazie all'appoggio del nostro buon Lord British ed alla cortese disponibilità dei sacerdoti di Idior a Yew, stiamo ampliando il corpo sacerdotale e con l'aiuto della preziosissima Lucine stiamo valutando l'eventualità di inserire novizi in un percorso di fede.
Tra le possibili richieste prese in esame figura anche la tua e quella di tuo fratello.

Entro breve riceverai una nuova missiva con l'esito di questa nostra valutazione e la conferma se potrai procedere con il tuo percorso di fede nella luce di Idior.
Possa il Radioso proteggerti ed aiutarti nell'individuare la via.

In fede,

Laxmi, Custode della Fede


- GDR-OFF -

Si conferma a Benvolio che la sua candidatura a sacerdote di Idior è sottoposta a valutazione e che entro breve riceverà una nostra risposta con l'esito.

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