CAPITOLO 3 - VENDETTA
Mi risvegliai in mezzo al letame, con degli orchetti che mi punzecchiavano,la puzza mi dava il voltastomaco.
Ero chiuso da una palizzata di bastoni aguzzi, e in lontananza sentivo delle frustate e urla disumane.
Provai a parlare con gli orchetti, ma l'unica risposta fu un calcio diritto in faccia. Ancora stordito mi legarono con delle catene lerce di sangue e brandelli di carne ad un palo, ed iniziarono a frustarmi. Persi di nuovo i sensi.
Venni svegliato da una secchiata d'acqua, Erano 3 barbari, uno di loro era il guerriero che aveva dato il mio ordine di cattura. Senza perdere troppo tempo mi disse che ero loro schiavo, e avrei dovuto combattere nella loro arena, ad ogni vittoria avrei avuto un pasto e la possibilità di vivere un altro giorno, in caso di sconfitta, il mio destino era segnato.
Risposi che ormai non avevo nulla per cui vivere,e che non avrei mai combattuto per il loro divertimento, lui si mise a ridere e mi rispose:
Combatterai , fidati, tu combatterai o la tua sorte sarà peggiore di quella che immagini.E poi non abbatterti, se riuscirai ad uccidere cento uomini, avrai di nuovo la tua libertà.
Gli risposi che non ero interessato e gli sputai in faccia. Lui dopo essersi pulito si mise a ridere e mi colpi forte facendomi perdere di nuovo i sensi.
Quando riaprii gli occhi ero dietro delle sbarre, da cui intravedevo un arena,c'era molto clamore, era una premiazione, un uomo si era ripreso la sua libertà.
Quello che vidi mi fece ricredere sulla proposta del capo dei barbari.
Era sceso lui in persona a premiare il guerriero. Gli aveva consegnato un pugnale interamente in argento, simbolo del suo valore e della sua tenacia, e da allora sarebbe stato libero dall'arena e protetto dai barbari in segno di rispetto.
Sentivo dentro di me bruciare, bruciare per il desiderio di vendetta. Avrei ucciso anche mille uomini, per ricevere quel pugnale e avere la mia occasione di uccidereil signore dei barbari.
Da quel giorno per quasi un anno non feci altro che combattere dentro quell'arena, uccidendo un uomo dietro l'altro, e pregustando il momento in cui avrei affondato la lama nel cuore di quel codardo.
Era il mio ultimo combattimento, il più importante e davanti a me avevo un degno avversario, anche per lui sarebbe stato l'ultimo incontro,io sarei stato la sua centesima vittima, o lui la mia, ero molto teso, era un avversario temibile, armato di lancia e scudo, molto più veloce del mio martello, ma era poco corazzato dovevo giocarmela bene. la folla inneggiava entrambi e l'arena tremava.
Il signore dei barbari diede il via all'incontro. Lui sferro subito un colpo rapido alla mia gamba , ferendomi lievemente,era troppo veloce per me non potevo contrattaccare o altrimenti la punta della sua lancia mi avrebbe trafitto , rendendo vano il cammino fatto fino a quel giorno.
Attaccava incessantemente, senza mai fermarsi, io continuavo ad indietreggiare schivando qualche colpo.
Ormai il suo fiato era quasi esaurito ed era il mio momento,deviai il suo debole affondo e sferrai subito un colpo rapido allo scudo, facendolo barcollare, girandomi su me stesso ne sferrai un altro molto più potente, un colpo devastante, distruggendo il suo scudo e rendendolo inerme.
Con un colpo diretto di maglio allo stomaco lo feci piegare in due e con un pugno diritto al volto lo feci cadere a terra, ormai per lui non c'era più niente fare.
Sferrai il mio ultimo colpo alla testa , spappolandola.
La folla restò ammutolita per qualche secondo, e poco dopo si iniziò e sentire un flebile mormorio che inneggiava alla mia libertà.
Il signore dei barbari placò la folla,e scese con il suo corpo di guardia che come prima cosa mi portò via il martello.
io non ero in me, fremevo dalla voglia di uccidere quel porco,si mise davanti a me, un suo scagnozzo si avvicinò con uno scrigno dove era custodito il pugnale.
Lo prese , si avvicinò a me e mi sussurrò :
Te l'avevo detto che avresti combattuto alla fine .
E si mise a ridere. Mi diede il pugnale, io lo presi e lo guardai bene. Non era affilato, ed era leggermente spuntato, quando lo vidi la prima volta ero ancora stordito,a da quella distanza non avevo colto i dettagli.
Quel pugnale non avrebbe mai perforato la sua armatura, avrei potuto provare a perforare la gorgera che era molto più sottile del busto, lo guardai e gli dissi:
Ho combattuto, ma non per la libertà, solo per la mia vendetta.
Senza esitare affondai il pugnale nel collo del signore dei barbari. Mi guardo esterrefatto , non poteva credere a quello che era successo, nessuno aveva mai osato tanto.
La folla era come congelata da un sortilegio, nessuno si muoveva o osava dire una parola.
Mentre vedevo il possente guerriero davanti a me accasciarsi a terra , ormai prossimo alla morte ,una delle guardie mi colpì dietro la nuca, e mentre cadevo a terra venivo percosso da colpi di randello e calci.